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  1. #21
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  2. #22
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    Predefinito Re: Inizia la guerra alla Cina?

    Inserisco nuovamente questo video, dato che il giochino delle bestie usuraie è sempre lo stesso.

    ████████

    ████████

    Gli umori corrodono il marmo

  3. #23
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    Predefinito Re: Inizia la guerra alla Cina?

    ComeDonChisciotte - HONG KONG UN "ATTACCO" USA ALLA CINA

    DI MAURO BOTTARELLI
    ilsussidiario.net
    Le anime candide e democratiche hanno un nuovo simbolo e una nuova lotta per scaldare i loro cuori: un nerd di 17 anni saltato fuori dal nulla che sta guidando la rivolta studentesca di Hong Kong in nome di maggiore democrazia da parte di Pechino nei confronti dell’ex colonia britannica e di una vera riforma elettorale rappresentativa.
    Vi dico subito come la penso, onde evitare fraintendimenti: la faccia pulita e l’età del novello Che Guevara d’Oriente (chi potrebbe pensare che un diciassettenne che sembra uscito dalla pubblicità di una lozione anti-brufoli sia un destabilizzatore di professione?), quanto sta accadendo e il suo timing sono la prova incontrovertibile che questa ennesima “primavera” è eterodiretta come le precedenti - nel mondo arabo e in Ucraina - da parte degli Stati Uniti in quella che è una vera e propria guerra asimmetrica geofinanziaria per non perdere lo status di mercato di riferimento e non far perdere al dollaro quello di benchmark nel mercato valutario e negli scambi commerciali a livello globale.


    Di più, attraverso l’attacco diretto alla Cina, Washington punta a far deragliare la politica di rigore del nuovo governo di Pechino, impegnato, come vi dicevo una decina di giorni fa, in un’operazione di sgonfiamento controllato della bolla del credito attraverso iniezioni di liquidità mirate a intervallare quello che è invece un vero e proprio credit crunch strutturale. Il perché è presto detto: costringere la Banca del popolo cinese a una sua forma di Qe che inondi il mercato di liquidità per tamponare lo shortfall derivante dal “tapering” della Fed previsto per la fine di questo mese e dall’iniezione della Bce in tal senso. Non a caso, lunedì sera le autorità di Pechino hanno avvertito chiaramente gli Usa di non immischiarsi in questioni interne della Cina, dopo che la Casa Bianca aveva reso noto il suo supporto alla “rivoluzione degli ombrelli”. Insomma, i comunisti operano come la scuola austriaca, gli statunitensi come Keynes: il mondo al contrario.
    Le Borse asiatiche stanno già pagando un caro prezzo a questa rivolta per ora pacifica, ma il peggio deve ancora arrivare, visto che lunedì il capo economista di Deutsche Bank, Taimur Baig, ha dichiarato quanto segue: «Hong Kong chiaramente sta rischiando il suo ruolo di porta d’ingresso per l’investimento nella Cina continentale, visto che i timori degli investitori lasciano il Paese in una posizione molto più precaria di quella di Singapore come principale capitale finanziaria dell’Asia». Come vi dicevo, i risultati derivanti dalla prima settimana di proteste pacifiche sui mercati si sono già fatti sentire, ma un eventuale rallentamento ulteriore della crescita cinese e l’aumento dei tassi di interesse Usa potrebbero davvero far crescere pericolosamente l’insoddisfazione e il timore.
    Negli anni recenti, il combinato di flussi monetari dalla Cina continentale e i tassi sui mutui praticamente a zero - la valuta di Hong Kong è legata da un peg fisso al dollaro, quindi i tassi locali seguono quelli decisi dalla Fed - ha fatto da propellente al mercato immobiliare, i cui costi solo saliti a massimi record, più del 300% rispetto ai minimi del 2003. Certo, ogni oscillazione al ribasso renderebbe più a buon mercato quegli immobili ma colpirebbe al tempo stesso i bilanci della middle-class proprietaria di case, la quale in queste ore sta simpatizzando con i dimostranti.
    Il mercato azionario, poi, è già calato dell’8,3% da inizio settembre e anche il nuovo trading link sulle equities tra i mercati di Hong Kong e Shanghai, che dovrebbe attivarsi a fine ottobre, potrebbe non offrire molto sollievo, visto che le valutazioni dei titoli quotati a Hong Kong sono in linea con i loro pari nella Cina continentale, fornendo pochissime opportunità di arbitraggio da sfruttare. Ma soprattutto perché le manifestazioni a orologeria di questi giorni riusciranno nell’intento principale, ovvero oscurare il significato politico-economico di questo accordo: l’internazionalizzazione ulteriore dei mercati cinesi, visto che le persone che hanno attualmente un conto aperto a Hong Kong, grazie a questo link, potrebbero tutte insieme comprare fino a 3 miliardi di dollari al giorno di titoli azionari cinesi.
    Inoltre, il fatto che il programma di stimolo monetario per l’economia della Cina varato dal precedente Governo abbia ormai perso efficacia e il nuovo plenum stia resistendo in tutti i modi al lancio di un Qe in piena regola ci dicono che le possibilità di un supporto di Pechino al mercato di Hong Kong appaiono limitate. Per finire, anche chi vede nelle proteste una possibile motivazione per cui la Cina decida di scegliere la Free Trade Zone di Shanghai per il suo programma di liberalizzazione finanziaria invece di Hong Kong, deve scontrarsi contro la realtà: ovvero, che nonostante le fanfare che accompagnarono la sua inaugurazione un anno fa, i progressi legislativi per regolare inflows di capitale dentro e fuori Shanghai sono lentissimi. Insomma, ci vorranno decenni prima che Shanghai possa essere un’alternativa credibile a Hong Kong.
    Ma veniamo al punto nodale: perché attaccare, seppur con proteste pacifiche, proprio Hong Kong? E perché proprio ora? Partiamo dal primo interrogativo, a cui una prima risposta la fornisce la capo analista di Fitch a Pechino, Charlene Chu, a detta della quale «di tutte le liste relative a incidenti nel sistema bancario che aspettano di succedere, quella della Cina ha un posto al top. E se accadesse, potrebbe far schiantare l’intera economia globale». Il nodo è quello di cui vi ho parlato decine di volte, l’elefantiaco sistema bancario ombra della Cina, passato in cinque anni da 14 triliardi di dollari agli attuali 15, un qualcosa che per Chu significa una cosa sola: «Non c’è possibilità che la Cina non vada incontro a grossi problemi e ciò che è più importante e che questo potrebbe scatenare un disastro a livello globale».
    Disastro dice: esattamente come dobbiamo aspettarcelo? «Una crisi del sistema bancario ombra cinese potrebbe concretizzarsi con la fine della ripresa giapponese nonostante l’Abenomics, lo schianto di economie come quelle della Corea del Sud e del Vietnam, destabilizzazione dei prezzi di titoli azionari e commodities, fino alla conseguenza estrema di far sospendere alla Fed il “tapering” del programma di stimolo monetario dopo alcune riunioni di emergenza a Washington. È inutile continuare a guardare verso economie come Argentina e Turchia per cercare focolai di crisi, la vera “wild card” è la seconda economia del pianeta».
    Interessante, no? Si potrebbe arrivare a “obbligare” la Fed a continuare a stampare per causa di forza maggiore, ovvero una severa crisi bancaria asiatica: qualcuno a Washington potrebbe essere tentato dalla cosa, sicuramente a Wall Street sbavano alla sola idea. Tanto più che non è necessario, per ottenere questo risultato in grado di far espandere ancora un po’ la bolla, dando il tempo alla finanza Usa di scaricare la carta di cui è piena e mantenendo i corsi ancora un po’ artificialmente in “bull market”, arrivare fino alle estreme conseguenze. La Cina, infatti, alla fine dello scorso anno aveva riserve valutarie estere per 3,83 triliardi di dollari, una cifra sufficiente a tamponare la situazione sul nascere e a coprire per più di tre volte le liabilities estere di breve termine del Paese: certo, lo strizzamento dello stato patrimoniale della Banca del popolo a causa della vendita forzata di assets per finanziarie le liabilities estere porterebbe con sé una dolorosa contrazione del credito nell’economia interna cinese, ma questo processo è in parte già in atto ora.
    Per questo vi dico che per fare danni sufficienti a garantire ancora un po’ di vita al Qe non serve scatenare l’inferno: a Washington hanno studiato il piano nel dettaglio e hanno puntato su tallone d’Achille cinese, ovvero le banche di Hong Kong, le quali, come ci mostra il grafico a fondo pagina, hanno un’esposizione creditizia su net claims verso aziende e clientela nella Cina continentale spaventosa, cresciuta a dismisura a partire dal 2008 quando alle misure espansive del vecchio Governo cinese si unì prima il programma Zirp di Ben Bernanke e poi il vero e proprio Qe della Fed.
    Inoltre, la Hong Kong Monetary Authority ha puntato recentemente il dito sull’aumento sproporzionato del finanziamento in dollari da parte di soggetti della Cina continentale proprio attraverso il canale offshore di Hong Kong, quadruplicato negli ultimi tre anni e arrivato ora a oltre 1 triliardo di dollari. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti e oggi, primo ottobre, in Cina scatta una settimana di festività nazionale che a Hong Kong e Macao corrisponderanno con una grande manifestazione di piazza, cui hanno già preannunciato la loro presenza anche attivisti stranieri: l’estrema provocazione alla pazienza delle autorità cinesi potrebbe scattare quindi nelle prossime ore, sperando in una risposta dura che tramuterebbe agli occhi dell’opinione pubblica narcotizzata del mondo l’immagine di Pechino come nuovo mostro dopo la Russia di Vladimir Putin.
    Ma ora veniamo alla seconda domanda, perché proprio ora? Perché una nuova crisi asiatica è alle porte dopo quella del maggio-giugno del 2013.

    (1- segue)


    Mauro Bottarelli
    Fonte: www.ilsussidiario.net
    Link: http://www.ilsussidiario.net/News/Ec...Cina/2/535591/
    1.10.2014
    Ultima modifica di Avanguardia; 01-10-14 alle 09:10
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  4. #24
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  5. #25
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    Predefinito Re: Inizia la guerra alla Cina?

    ComeDonChisciotte - UKRAINE 2.0 - LA RIVOLUZIONE COLORATA A HONG KONG
    DI TONY CARTALUCCI
    landdestroyer.blogspot.it
    Le proteste di "Occupy Central" a Hong Kong continuano a destabilizzare la piccola isola del sud della Cina famosa come hub internazionale per gli interessi finanziari delle corporate, dopo essere stata ambizione coloniale dell'impero britannico. Sono questi gli interessi che hanno continuato a cospirare per anni per strappare l'isola da Pechino - dopo che a malincuore è tornata alla Cina alla fine degli anni '90 - e che continuano a usarla come trampolino di lancio per destabilizzare la Cina continentale.



    Foto: Gli USA ora appoggiano apertamente il caos per le strade di Hong Kong, questo dopo aver condannato le proteste di "Occupy Bangkok" di pochi mesi fa. La differenza nell'atteggiamento Usa è da ricondurre al fatto che le proteste in Thailandia tendevano a scacciare un fantoccio degli USA, mentre a Hong Kong tendono a mandarlo al potere.
    Dietro le cosiddette proteste di "Occupy Central" - mascherate come "a favore della democrazia" - agisce un movimento che vuole il "suffragio universale" e " una piena democrazia" ma che è anche una profonda ed insidiosa rete appoggiata dalla finanza, dalla politica e dei media stranieri. Tra gli sponsor più importanti c'è il Dipartimento di Stato USA ed il suo National Endowment for Democracy (NED) con la sua sussidiaria, National Democratic Institute (NDI).
    Ora gli USA hanno preso una posizione molto più dichiarata nell'appoggiare il caos provocato dalle reti che loro stessi hanno manipolato per orchestrazione la situazione attuale. La Casa Bianca ora sta ufficialmente dalla parte di "Occupy Central" . Come scrive la Reuters nel suo articolo "La Casa Bianca appoggia le aspirazioni della popolazione di Hong Kong" :

    La Casa Bianca sta osservando da vicino le democratiche proteste di Hong Kong e appoggia le "aspirazioni della popolazione di Hong Kong," ha detto lo speaker della Casa Bianca Josh Earnest, lunedì scorso. "
    Gli Stati Uniti appoggiano il suffragio universale a Hong Kong in base alla Basic Law e appoggiano le aspirazioni della popolazione di Hong Kong" ha detto Earnest, che ha anche sollecitato la massima cautela da entrambe le parti.
    Il Dipartimento di Stato USA ha creato e diretto "Occupy Central"

    Foto: Gli USA per mezzo del NED e di altre agenzie lavorano da molto tempo per promuovere sommosse e divisioni all'interno della Cina.

    I commenti di Earnest ripetono le richieste dei leader della protesta di "Occupy Central", ma cosa molto più importante portano avanti il disegno - del NDI per il dipartimento di Stato - articolato su una propria webpage che spiega le ingerenze fatte su Hong Kong. Il termine "suffragio universale", il riferimento alla "Basic Law" , con l'"interpretazione" di "vera democrazia" trova un chiao sul website del NDI :
    La Basic Law deve creare una cornice di governance, dove i gruppi che fanno riferimento a interessi speciali, o a “collegi elettorali funzionali” mantengano la metà dei posti del Consiglio Legislativo (LegCo). Attualmente il CEO, il chief executive di Hong Kong è scelto non democraticamente da un comitato designato. Nel rispetto del linguaggio della Basic Law, comunque, il “suffragio universale resta l'ultimo obiettivo”, mentre la sua interpretazione non è definita nella legge anche se i cittadini di Hong Kong credono che si tratti della vera democrazia.
    Per spingere questo programma - che essenzialmente vuole impedire a Pechino di vagliare i candidati in corsa per l'incarico a Hong Kong, aprendo così la porta a politici apertamente sostenuti, finanziati, e diretti dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti - la NDI elenca una serie di ingerenze che si stanno mettendo in atto fuori dall'isola:
    Dal 1997, la NDI ha inviato una serie di missioni a Hong Kong per prendere in considerazione lo sviluppo di un quadro elettorale "post-reversion" di Hong Kong, il suo status di autonomia, lo stato di diritto e delle libertà civili sotto la sovranità cinese, oltre che le prospettive e le sfide per la democratizzazione.

    Afferma anche:
    Nel 2005, la NDI ha avviato un programma di addestramento di sei mesi, per giovani leader politici incentrato sulla formazione di un gruppo di persone di un nascente nuovo partito e dagli iscritti a gruppi politici con una preparazione specifica di comunicazione politica.
    E :
    La NDI ha anche lavorato per riunire partiti politici, capi di governo e membri attivi della società civile in forum pubblici per discutere lo sviluppo di nuovi partiti politici, il ruolo dei partiti delle riforme politiche a Hong Kong. Nel 2012, per esempio, una conferenza del Think-Tank SynergyNet di Hong Kong, con l'appoggio della NDI ha invitato relatori di tutti i partiti dello spettro ideologico per esplorare come adottare un sistema di governo di coalizione per avere un processo legislativo più reattivo.

    La NDI ammette anche di aver lavorato per creare e finanziare con il sostegno di altre organizzazioni che operano a Hong Kong, il raggiungimento degli obiettivi del Dipartimento di Stato americano per sovvertire il controllo di Pechino sull'isola:
    Nel 2007, l'Istituto ha lanciato un programma di partecipazione delle donne nella politica, attraverso la Rete delle Donne in Politica (WPPN) e la Federazione dei Centri Femminili di Hong Kongi (HKFWC) per incrementare la partecipazione delle donne al processo decisionale, incoraggiarle ad una maggiore partecipazione politica e a garantire che i problemi delle donne siano presi in considerazione nei processi decisionali.
    E su una pagina separata , la NDI descrive i programmi che sta sviluppando all'Università di Hong Kong per realizzare la sua agenda :

    Il Centro di Diritto Comparato e Pubblico (CCPL) presso l'Università di Hong Kong, con il supporto della NDI, sta lavorando per dare maggior voci ai cittadini nel processo di consultazione, con la creazione didesign Democracy di Hong Kong (www.designdemocracy.hk), un unico sito web neutrale che offre ai cittadini un luogo per discutere il futuro del sistema elettorale di Hong Kong.
    Quindi non dovrebbe sorprendere nessun lettore, il rendersi conto che ognuno dei leader di "Occupy Central" è direttamente collegato con il dipartimento di Stato USA o coinvolto con uno dei tanti programmi del NED e del NDI.

    Foto: Benny Tai, leader di "Occupy Central's", ha passato anni beneficianodo del supporto e dei fondi del Dipartimento di Stato USA.

    L'auto-proclamatosi leader di "Occupy Central", Benny Tai, è professore di diritto presso l'Università di Hong Kong e collaboratore regolare del CCPL , finanziato dal NDI. Nel 2006-2007 (relazione annuale.pdf) fu nominato membro del Consiglio - posizione che ha ricoperto fino all'anno scorso. Nella relazione del CCPL del 2011-2013 (annual report .pdf), il NDI è indicato come finanziatore della organizzazione per "progettare e implementare un Modello on-line di Suffragio Universale, da portale dove il pubblico potrà discutere e dare un feedback e idee su quale metodo di suffragio universale sia più adatto per Hong Kong."

    Curiosamente, nella relazione annuale più recente del CCPL ( 2013-2014 .pdf), Tai non è più tra i membri del consiglio, ma è indicato come partecipante in almeno tre conferenze organizzate dal CCPL, e come portavoce di almeno uno dei progetti del CCPL. In più di una conferenza ha parlato insieme ad un'altra figura di spicco di "Occupy Central", Audrey Eu. Anche la relazione annuale 2013-2014 indica che il NDI è il finanziatore del sito web di CCPL "Progettare una Democrazia" a Hong Kong.

    La Presidentessa del Partito Civico Audrey Eu Yuet-mee, oltre a relazionare sulle funzioni del CCPL-NDI insieme a Benny Tai, ha un percorso che si intreccia con il Dipartimento di Stato USA con il NDI, avendo frequentato regolarmente forum sponsorizzati dal NED e dalla sua controllata NDI. Nel 2009 è stata oratore di spicco a un Forum pubblico sulla politica sponsorizzato dalla NDI e ospitato da "SynergyNet," anche questo finanziato da NDI. Nel 2012 è stata invitata come relatore al Women's Centre "International Women's Day", finanziato dalla NDI presso il Hong Kong Council of Women (HKCW) che (anche questo !) ogni anno è sponsorizzato dalla NDI.

    Foto: Martin Lee e Anson Chan al tavolo con il vicepresidente americano Joseph Biden a Washington DC all'inizio di quest'anno. Durante il loro viaggio, sia Lee che Chan avrebbero partecipato ad un meeting ospitato dal NED sul futuro della "democrazia" di Hong Kong. Indubbiamente, "Occupy Central" e l'appoggio di Washington erano un argomento riservato, da discutere a porte chiuse.
    C'è anche Martin Lee, presidente e fondatore del partito democratico di Hong Kong, come altra figura di spicco che è arrivata per sostenere "Occupy Central." Proprio quest'anno, Lee è stato a Washington per incontrarsi personalmente con il Vice Presidente Usa Joseph Biden, con la Congresswoman Nancy Pelosi e anche per prendere parte ad un incontro al NED ospitato specificamente per la sua presenza sulla "democrazia" a Hong Kong.
    Lee ha persino una pagina del NED a lui dedicata dopo che nel 1997 è stato insignito del "Democracy Award. Con lui a Washington c'era anche Anson Chan, altra figura di rilievo che attualmente sta dando una mano alla inarrestabile manifestazione sulle strade di Hong Kong.

    "Occupy Central" Agenda molto impopolare

    Se ogni democrazia ha una propria regola caratteristica - quella del movimento "Occupy Central", è che ogni suo promotore deve essere grato a un benefattore straniero per il finanziamento e per l'appoggio ricevuto nel preparare una agenda utile per gli interessi stranieri - questo tipo di democrazia non ha nulla a che vedere con la democrazia. Ma ha qualcosa da spartire con l'abuso dell'uso della democrazia, per minare il controllo di Pechino su Hong Kong e per aprire le porte a candidati che chiaramente serviranno interessi stranieri, non quelli cinesi e neanche quelli della popolazione di Hong Kong.

    Foto: : Il National Endowment for Democracy e le sue varie filiali, tra cui il National Democratic Institute, sono appoggiati da immensi interessi corporativi-finanziari che decidono ed egemonizzano le agende che vengono fatte proprie dai movimenti per "promuovere la democrazia e la libertà" in tutto il mondo.
    Qui sopra alcuni marchi che rappresentano gli interessi presenti nel CdA del NED.

    Per spiegare meglio quanto detto basta pensare al referendum illegale tenuto ai "Occupy Central" all'inizio di quest'anno, nel tentativo di giustificare l'imminente caos pianificato per le strade di Hong Kong. Il referendum era ispirato dall'obiettivo del Dipartimento di Stato USA per il "suffragio universale" - però, solo un quinto dell'elettorato di Hong Kong ha partecipato al referendum, e quelli che hanno partecipato avevano una sola scelta: la proposta di "Occupy Central" sostenuta dagli Stati Uniti con l'intento di minare l'autorità di Pechino.

    La BBC ne parla nel suo articolo, "Hong Kong il referendum per la democrazia attira solo 800,000 persone".:

    A Hong Kong 792.808 elettori hanno partecipato a un referendum non ufficiale sul suffragio universale, secondo quanto hanno riferito gli organizzatori.
    Il sondaggio è durato dieci giorni ed è stato indetto dal gruppo di protesta Occupy Central.
    Gli attivisti vogliono che il pubblico sia in grado di eleggere il leader di Hong Kong, l'Amministratore Delegato. Il governo di Hong Kong dice che il voto per il sondaggio non ha nessun valore legale.
    Circa il 42% degli elettori ha sostenuto una proposta che consentirebbe al pubblico di nominare una commissione e ai partiti politici di nominare i candidati per la posizione più alta.
    Un movimento di protesta che afferma che stare dalla parte della "democrazia", dovrebbe esprimere la volontà del popolo, però il suo programma è tanto impopolare da essere stato chiaramente respinto dalla stragrande maggioranza della popolazione di Hong Kong - ed ora, con le sue proteste, sta disturbando parti vitali dell'isola e sta tenendo la popolazione e la stabilità del paese in ostaggio pur di far parlare del suo progetto. Tutto questo è stato ben orchestrato e sostenuto dagli Stati Uniti, dal suo Dipartimento di Stato, e dalla sua rete di sedizione globale che opera per mezzo del NED e della sua controllata NDI.

    I media occidentali mostrano una folla di "migliaia di persone" che dovrebbe essere tutto "il popolo" che protesta nelle strade di Hong Kong, ma è solo l'organizzazione di "Occupy Central" che sta allestendo una propria messa in scena, dopo aver gestito un referendum illegale, che non ha avuto l'appoggio del popolo, come la sua agenda politica che è stata respinta sia dalla Cina continentale che dalla gente di Hong Kong.

    E' importante parlare della malafede e delle insidie che nasconde la natura straniera del programma di "Occupy Central". E' anche importante esaminare obiettivamente ogni protesta che nasce in giro per il mondo. La superficialità non può spingere a collegare un movimento ad un altro o un gruppo di interessi personali nascosti. Piuttosto, si deve mettere la massima attenzione nell'individuare i veri profili dei leader, bisogna vedere da dove arriva il denaro che li sovvenziona, bisogna cercare le vere motivazioni e documentare i legami dei leader dei movimenti con gli interessi particolari all'interno del paese o fuori dai confini della nazione in cui si stanno svolgendo le proteste.

    In questo modo, movimenti come "Occupy Central" possono essere scoperti, raccontando quali sono i loro oscuri legami per metterli in condizione di non nuocere, prima che creino altro caos e altra destabilizzazione, con l'appoggio degli USA - come hanno fatto in tanti altri posti e ultimamente in Medio Oriente e in Ucraina - anche a Hong Kong.

    Fonte: http://landdestroyer.blogspot.it
    Link: http://landdestroyer.blogspot.it/201...-chaos-it.html
    30.09.2014
    Ultima modifica di Avanguardia; 02-10-14 alle 09:55
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  6. #26
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    Predefinito Re: Inizia la guerra alla Cina?

    Scoppia la violenza a Hong Kong Distrutte tende e cartelli degli studenti - Nel Mondo - L'Unione Sarda
    Scontri nel quartiere popolare di Mongkok.
    Scoppia la violenza nel quartiere popolare di Mongkok, a Hong Kong, durante le proteste degli studenti, che da giorni manifestano contro il governo per le riduzioni di libertà nell'ambito delle elezioni a suffragio universale del 2017. Gli appartenenti ad Anti-OccupyCentrale, che indossano un nastro blu, insieme a persone senza segni di riconoscimento hanno iniziato a distruggere le tende e i manifesti degli studenti, che hanno occupato l'incrocio fra Nathan Road e Argyle Street.
    Oggi intanto il giornale ufficiale del Partito Comunista Cinese, il Quotidiano del Popolo, ha pubblicato un editoriale molto critico nei confronti degli studenti, la cui protesta viene definita "destinata alla sconfitta". Ieri sera, intanto, il capo del governo Chun-ying Leung ha annunciato di aver avviato un dialogo con i ragazzi, ribadendo però che non ha alcuna intenzione di dimettersi.
    Venerdì 03 ottobre 2014 12:28
    Ultima modifica di Avanguardia; 03-10-14 alle 12:51
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    Predefinito Re: Inizia la guerra alla Cina?

    Le immagini viste in televisione di tutti quei smart-phones lucicanti ostentati con la mano in alto mi ha fatto venire il desiderio di carri armati inviati per asfaltarli.
    Ultima modifica di Avanguardia; 03-10-14 alle 13:06
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