Ormai non me la sento piu' di partecipare a questo botta e risposta stillicio quotidiano coi cattolici, come anche con qualunque altro cristiano di qualunque tendenza: per quanto mi riguarda nei culti che frequento si parla di comprensione dell'altro e di unità.
Le denominazioni cristiane nel mondo erano 1.800 nel 1900 ed erano 30.000 nel 2000: questa frammentazione è il vero male che impedisce al cristianesimo di svilupparsi e di lanciare un messaggio univoco e chiaro, che possa essere messaggio di aiuto e di speranza verso il prossimo.
Bisogna mettere le priorità nel loro giusto valore
Davanti a una tale frammentazione Le differenze liturgiche, di coscienza, di interpretazioni assumono un valore secondario
Non ho mai sentito accusare tizio e caio di deviare, di essere eretico, di credere in questo o in quest'altro.
Almeno nel protestantesimo l'emergenza assoluta e la vera sfida del XXI secolo è l'unità, davanti a questa priorità tutte le differenze sembrano di molto lontano, secondarie.
Ho già spiegato in altra sede che negli Stati Uniti le leggi quasi incoraggiano i laureati in teologia che aspirano a diventare pastori a "mettersi in proprio" per evitare di dover pagare delle royalties alle varie chiese già esistenti, questo non aiuta certo l'unità.
Certo l'America è America, credo che pochissimo in Europa possano considerare la chiesa come un buon affare o come un'azienda qualsiasi
Per quanto mi riguarda, dopo qualche piccolo sbandamento nei mesi scorsi, credo oggi piu' che mai nella validità dei messaggi di Calvino e Lutero e nella loro modernità anche a distanza di 5 secoli, diversi e nello stesso tempo complementari, con una certa sensibilità maggiore verso il messaggio di Calvino, ma come i protestanti europei credo moltissimo nella necessità dell'unità nella tradizione di una chiesa nata 497 anni fa dove tutti sono i benvenuti ma dove chi vuole "smarcarsi" per farsi la chiesa in proprio fa solo danni, fa del male e non è nello spirito di una religione.
Certe cose vanno dette