Probabilmente dipende dagli uomini, per me ad esempio è il contrario. Non riesco ad ascoltare mia madre per più di 15 secondi. Dopodichè il mio cervello si autoaliena, spostandosi su mondi paralleli appositamente creati per la fuga da conversazioni di cui non me ne può fregar di meno. Non ce la faccio, è più forte di me. Nel frattempo magari il dialogo con lei prosegue per diversi minuti. Sempre che si possa chiamare "dialogo" una situazione in cui una persona fa un monologo e un'altra finge di ascoltare.
Quando vivevo con lei avevo sviluppato questa tecnica affinatissima, che utilizzavo quando non era possibile una fuga "fisica", tipo quando mi accompagnava a scuola in macchina: annuivo durante quelle frazioni di secondo in cui lei, per sopravvivere, era costretta a interrompere saltuariamente il suo fiume di parole per prendere fiato. Così le facevo credere che la stavo ascoltando e lei era contenta. Ero diventato un professionista del finto ascolto. Ogni tanto capitava che lei sospettasse che non stessi ascoltando nulla. In quei casi manifestava subito la sua frustrazione:
"Ma mi stai ascoltando?"
Quella era la domanda che faceva scattare il piano di emergenza collaudato nella mia testa. Immediatamente, mi riprecipitavo nel mio corpo. Riuscivo a recuperare chissà come gli ultimi 2 o 3 secondi del discorso, forse perchè c'era ancora l'eco delle sue ultime parole da qualche parte. E tanto mi bastava per interloquire con 2 o 3 frasi di senso compiuto. Lei a quel punto, soddisfatta di aver fugato i suoi dubbi sull'opportuno interesse del figlio per le sue considerazioni a cui era legato il destino dell'universo, riprendeva il filo del discorso. E io mi estraniavo nuovamente dal mio corpo, ritrovando la mia serenità.
Adesso che vivo da solo ho un rapporto splendido con lei invece. Anche se il mio interesse per le cose che dice è rimasto pressochè inalterato, vado a trovarla quando mi pare e me la prendo con comodo a piccole dosi. Quindi posso permettermi di ascoltarla un pò di più di prima. Ho scoperto che qualche volta dice anche cose interessanti.
Con le altre donne invece invece la situazione cambia radicalmente. Ogni volta che conosco una che m'attizza mi si drizzano le antenne delle orecchie. Non mi perdo una parola di quello che dice, sono interessatissimo anche alla storia dei suoi nonni, allo stile con cui le piacerebbe arredare la casa dei sogni, ai vestiti che compra, ad ascoltare dove sono i negozi dove li compra, le acconciature che le piacerebbero, la descrizione iper-dettagliata delle discussioni con le sue colleghe stronze al lavoro e di tutti i loro comportamenti scorretti, e di tutte le cazzate del suo capoufficio dalla a alla z. Non mi perdo la minima informazione, sono sempre sul pezzo. Agile e scattante, pronto a farla sentire compresa e, se mi riesce, a darle qualche buon consiglio.
Poi dopo che il contatto è stato ripetutamente stabilito, la situazione cambia. Non dico che la mia capacità di ascolto scende alla soglia del totale menefreghismo che provavo per le cose che mi diceva mia madre, ma devo ammettere che ho colto delle similitudini in più di un'occasione.
Il punto a cui voglio arrivare quindi è che forse anche noi uomini abbiamo le nostre responsabilità se a volte ci asciugano. Forse le facciamo sentire troppo importanti inizialmente, abituandole come delle principesse, per poi diventare troppo distratti quando diventa una relazione stabile. Un pò più di equilibrio da parte nostra non guasterebbe. Non dev'essere facile neanche per loro che invece, bisogna dargliene atto, da questo punto di vista rimangono sempre le stesse. Chiedono sempre le stesse attenzioni che chiedevano all'inizio.
Non so se magari altri uomini che leggono queste mie parole ci si ritrovano, magari ho descritto un atteggiamento soltanto mio. Ma non credo.
Gianluca ti consiglio un film che ho visto al cinema lo scorso w.e., è incentrato proprio su questo argomento: si chiama Tutta colpa di Freud. A me è piaciuto molto, è introspettivo e fa riflettere ma senza essere un polpettone, l'ho trovato anche molto divertente e a tratti comico di brutto.