ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL "POPOLO DEL CRISTO"
In che senso Rudolf Steiner definiva il popolo russo come “il popolo del Cristo”? (Per giunta in pieno 1918, quando da mesi infuriava in Russia la rivoluzione bolscevica e il nuovo regime rosso ateo si stabilizzava in maniera definitiva).
“Popolo del Cristo”, sembrerebbe una definizione strana, contraddittoria considerando quella “universalità” che il cristianesimo condivide col buddhismo, con l’islamismo (le altre due dottrine religiose sorte al tramonto delle religioni etniche-politeiste).
Probabilmente Steiner intendeva che nel popolo russo a un certo punto si sarebbe espressa la forma più pura e adeguata ai tempi del cristianesimo. Per comprendere appieno l’espressione del Maestro seguiamo con l’immaginazione il percorso di diffusione del cristianesimo.
Cristo nasce nella “Galilea delle Genti”, crocevia dei popoli, regione di frontiera guardata dagli stessi Giudei ortodossi con un certo sospetto come luogo in cui la purezza del Culto del Dio Unico si offuscava nella comunicazione con le Genti, ovvero le stirpi pagane.
Il Sacrificio del Golgota avviene appunto in quella striscia di terra che pone in comunicazione le tre grandi zolle: l’europea, l’asiatica, l’africana. Considerando che le popolazioni dell’America Precolombiana sono etnicamente derivate dalle stirpi asiatiche-mongoliche, possiamo anche dire che quella piccola e tormentata striscia di terra rappresenta il punto di incontro delle tre grandi “razze”, quelle stesse simboleggiate dai colori tradizionali dei Tre Re Magi: la bianca-caucasica, la gialla-asiatica/mongolica, la nera-africana.
In particolare il Sinai forma un triangolo che nella stessa forma esprime il punto di incontro dei “tre angoli” del mondo o se vogliamo dei “tre lati” dell’umanità.
Sul Sinai era avvenuta la Rivelazione della Legge: la formulazione della legge – in formule negative – adatte a una umanità ormai immersa nell'Età del Ferro.
Sempre sul Sinai era avvenuto in epoche preistoriche il “passaggio” che separava le prime forme antropomorfe, dalla più compiuta umanità dell’Homo Sapiens che si sviluppava in Eurasia dopo aver visto la luce sulle coste sud-orientali (coste lemuriche?) dell’Africa.
E infine sempre in quella regione: il Vicino Oriente era incominciata l’agricoltura per poi diffondersi a raggi sempre più larghi.
Ora da quella regione a partire da Pentecoste il Cristianesimo si irradia nel vasto mondo. Si diffonde in Egitto dove Cristo aveva vissuto fino all’adolescenza e dove i miti ricordavano Horus in braccio ad Iside, Osiride che muore e risorge.
si diffonde in Grecia dove la nascita storica di Gesù Cristo “il figlio di Dio” adempiva alla profezia degli Orfici: l’avvento del IV Signore Universale Dios-Nysos, il “Figlio di Dio”.
Si diffondeva a Roma dove ancora la nascita storica di Cristo adempiva alla profezia della IV Ecloga di Virgilio sulla nascita del Puer nel momento del passaggio dall’Età dell’Ariete all'Età dei Pesci (in quanto tale: veggente, guida delle anime e profeta del Cristo Virgilio veniva considerato da Dante Alighieri).
Ora si noti una differenza: a Roma – la grande capitale da cui si irradiava l’anima razionale nel Diritto e nella Politica – il cristianesimo si affermò dopo una lunga “guerra civile spirituale”:
ma tutto ciò che di grande appare a Roma – popolo di Marte – nasce per effetto di una guerra o di una guerra civile. L’Urbe si fonda su un fratricidio, la Repubblica si ingrandisce con una lunga serie di guerre. L’estensione dei diritti della plebe e l’estensione della cittadinanza avvengono per effetto di guerre civili e di guerre sociali. L’Impero con Cesare sorge dopo una sanguinosa guerra civile.
Tutto a Roma è frutto di una guerra o di una guerra civile; e al culmine di una guerra civile spirituale tra romani-tradizionalisti-pagani e romani-cristiani si afferma il Cristianesimo. Del resto già Pan era morto, già gli oracoli avevano smesso di parlare. E – narra con pathos il professor Del Ponte – quando gli aruspici alla fine tentarono di compiere un ultimo rito pagano dovettero rinunciarvi, perché non vi era un “popolo” ad assistere al rito e a renderlo efficiente.
Ma a Nord di Roma, vi erano popoli più giovani, non ancora entrati nelle vicende storiche, ancora legati alla cultura orale del Mito e alla memoria-fuori-dal-tempo. Mentre a Roma l’avvento del cristianesimo avvenne in maniera contrastata e guerreggiata (da Nerone a Teodosio passando per Diocleziano), presso questi popoli giovani del Nord la diffusione del cristianesimo avvenne in maniera immediata, spontanea. Essi divennero Cristiani e nello stesso tempo acquisirono la scrittura: ci riferiamo ai Celti che erano fuori dall'Impero Romano (gli Irlandesi), ai Germani, agli Slavi.
Erano i popoli che avrebbero ispirato gli impulsi del cristianesimo esoterico (i Celti, con la leggenda del Graal), che avrebbero animato la V Civiltà (i Germani e gli Anglo-Sassoni), che avrebbero posto i germi della futura VI Civiltà (i Normanno- Slavi).
Notiamo dunque questa differenza: in una grande civiltà – quella romana – che ha superato il punto meridiano del suo ciclo storico il Cristianesimo si afferma tra il ferro e il fuoco. In popoli giovani che si affacciano alla grande Storia del Mondo il Cristianesimo si afferma in maniera spontanea, rapida: il passaggio dal paganesimo al cristianesimo è un fatto spontaneo, come il passaggio dal bocciolo al fiore.
Volgiamo ora lo sguardo ai popoli che “perdono la fede”: nel Vicino Oriente e nel Nord Africa le genti levantine e maghrebine, sotto la dominazione islamica abbandonano il cristianesimo, che continua ad essere coltivata in piccole nicchie stagnanti, come il cristianesimo copto, il cristianesimo siriano, etc.
Ma, attenzione, nello stesso tempo, i popoli europei per quanto sottomessi per secoli dai Turchi rimangono cristiani: rimangono orgogliosamente, coraggiosamente cristiani. Pensiamo ai Serbi, pensiamo ai Greci, pensiamo ai Romeni. Ecco allora una differenza storica significativa: levantini e maghrebini, popoli con una antichissima storia alle spalle, si adattano alla dominazione e abbandonano il cristianesimo. Al di là dello stretto dei Dardanelli, dunque in Europa, il cristianesimo permane come una radice vivente sotto il gelo d’inverno.
Nei Russi accade qualcosa di ancora più forte: essi subiscono due dominazioni “anti-cristiane”. La prima più blanda è quella dei mongoli, popolo sciamanico delle steppe. I mongoli impongono tributi ma non cercano di convertire, rappresentano comunque una dominazione non-cristiana. Dalla fine di quella dominazione la Russia risorge cristiana e Mosca si afferma come “Terza Roma”. La seconda dominazione anticristiana è ferocissima: quella del marxismo.
Si pensa, in nome della scienza materialistica, di sradicare il famoso “oppio dei popoli”, si compie in nome della ideologia di Marx il più grande genocidio europeo di tutti i tempi. La Cattedrale di Cristo salvatore viene distrutta dalle fondamenta.
Ma ecco che nell’anniversario millenario del Battesimo della Russia ad opera dei principi vikinghi (988-1989) il marxismo viene distrutto dall’interno, la Cattedrale di Cristo Salvatore viene ricostruita e il capo politicp della nuova Russia bacia l' icona della Madonna di Vladimir (Vladimir peraltro è il nome di chi l’ha baciata, così come è Vladimir il nome del principe normanno che richiese il battesimo cristiano).
Che cosa accade invece nelle altre parti della cristianità? Presso i popoli anglosassoni, il cristianesimo divenuto protestante tende a rifluire in una forma di secolarismo a sfondo social-progressista o nel “neo-jahwismo”: molti protestanti anglo-americani leggono il Vangelo con lo spirito della Bibbia, invocano i salmi del Dio degli Eserciti allo scoppio di ogni guerra (ovviamente difensiva, e per i diritti umani…).
La Chiesa Cattolica a sua volta punta tutto sul proselitismo presso i popoli subequatoriali: le intenzioni sono lodevoli, ma i risultati spesso grotteschi. Ad Haiti e in Brasile il cristianesimo diventa spiritistico ed evoca in trance gli spiriti di natura del Candomble, del Voodoo. Il vescovo-stregone Milingo, celebra esorcismi che sono in realtà riti tribali zulu prima di essere convertito da una tozza massaggiatrice ad una setta che venera un commerciante coreano.
Alla luce di quelle due derive estreme (del protestantesimo nello jahwismo e del cattolicesimo nella trance spiritica) e alla luce della rinascita del cristianesimo in Russia dal gulag del materialismo marxista si comincia a comprendere il senso della definizione di Steiner riguardo al “popolo del Cristo”. Una definizione che però serba significati ancora più esoterici.
Interessante, non pensate? E quanto mai attuale.