Originariamente Scritto da
Hermes
Ma non puoi avere salari alti con produttività bassa, e la produttività è calata.
E anche se hai produttività alta i salari alti potrebbero rallentare o fermare la crescita della produttività.
Questo era Luciano Lama intervistato da Scalfari, nel '78:
E.S.: "Lei parla di sacrifici. Vuole spiegare in che cosa consistono?"
L.L.: "Anzitutto voglio fare una premessa: quando il sindacato mette al primo punto del suo programma la disoccupazione, vuol dire che si è reso conto che il problema di avere un milione e seicentomila disoccupati è ormai angoscioso, tragico, e che ad esse vanno sacrificati tutti gli altri obiettivi. Per esempio quello - peraltro pienamente legittimo per il movimento sindacale - di migliorare le condizioni degli operai occupati. Ebbene, se vogliamo esser coerenti con l'obiettivo di far diminuire la disoccupazione, è chiaro che il miglioramento delle condizioni degli operai occupati deve passare in seconda linea".
E.S.: "Che cosa significa in concreto?"
L.L.: "Che la politica salariale nei prossimi anni dovrà essere molto contenuta, i miglioramenti che si potranno chiedere dovranno essere scaglionati nell'arco dei tre anni di durata dei contratti collettivi, l'intero meccanismo della Cassa integrazione dovrà essere rivisto da cima a fondo. Noi non possiamo più obbligare le aziende a trattenere alle loro dipendenze un numero di lavoratori che esorbita le loro possibilità produttive, né possiamo continuare a pretendere che la Cassa integrazione assista in via permanente i lavoratori eccedenti. Nel nostro documento si stabilisce che la Cassa assista i lavoratori per un anno e non oltre, salvo casi eccezionalissimi che debbono essere decisi di volta in volta dalle commissioni regionali di collocamento (delle quali fanno parte, oltre al sindacato, anche i datori di lavoro, le regioni, i comuni capoluogo). Insomma: mobilità effettiva della manodopera e fine del sistema del lavoro assistito in permanenza".
E.S.: "È una svolta nell'atteggiamento del sindacato?"
L.L.: "È una svolta di fondo. Dal '69 in poi il sindacato ha puntato le sue carte sulla rigidità della forza lavoro...".
E.S.: "Vi siete resi conto che era un errore?"
L.L.: "Ci siamo resi conto che un sistema economico non sopporta variabili indipendenti. I capitalisti sostengono che il profitto è una variabile indipendente. I lavoratori e il loro sindacato, quasi per ritorsione, hanno sostenuto in questi anni che il salario è una variabile indipendente. In parole semplici: si stabiliva un certo livello salariale e un certo livello dell'occupazione e poi si chiedeva che le altre grandezze economiche fossero fissate in modo da rendere possibile quei livelli di salario e d'occupazione. Ebbene, dobbiamo essere intellettualmente onesti: è stata una sciocchezza, perché in un'economia aperta le variabili sono tutte dipendenti una dall'altra".
E.S.: "
Vuol dire che se il livello salariale è troppo elevato rispetto alla produttività, il livello dell'occupazione tenderà a scendere?"
L.L.: "
È esattamente così,
l'esperienza di questi anni ce l'ha confermato. Oppure, l'occupazione non scenderà, ma la disoccupazione aumenterà, perché le nuove leve giovani non troveranno sbocco".
L'intervista del '78 di Luciano Lama a Scalfari - qdR magazine
Non è che mi piace, ma non è detto che ci siano alternative migliori. Non basta voler essere ricchi, e magari fare una legge, per diventarlo.