Originariamente Scritto da
Rasputin
Mi sento di condividere le parole di Massimo Fini.
La nostra Crisi - politica, economica, di significato - richiederebbe una riflessione sulle fondamenta del nostro vivere.
Stiamo creando un mondo infelice e rassegnato, tutti i giovani - anche quelli più scemi - hanno capito che li aspetta un futuro da brivido : questo era il "sogno democratico" ? :gluglu:
La truffa della democrazia, secondo Massimo Fini, di Michele Diodati
Non è la decadenza, morale o meno, che ci interessa qui. Ma la coerenza. Noi crediamo che tutti i sistemi siano più o meno buoni, o che comunque abbiano la possibilità di reggere, a seconda che rispettino le premesse e i postulati su cui poggiano o affermano di farlo. Se questa coerenza non c'è, o viene meno, il sistema, prima o poi, crolla. Non perché perda la legittimità - che nessun sistema politico e nessun potere ha - ma la credenza nella sua legittimità da parte di coloro che vi sono sottoposti. Il feudalesimo ha funzionato discretamente per parecchi secoli, in Europa. I patti erano chiari. I contadini e gli artigiani lavoravano e mantenevano la comunità, i signori, in cambio, avevano però due obblighi precisi: dovevano difendere il territorio («esporre i loro corpi e cavalcature in guerra» come si esprimono significativamente, verso la fine del Trecento, due scudieri di Varennes-en-Argonne rispondendo a qualcuno che gli chiedeva ragione dei privilegi dei nobili) e amministrare la giustizia nei loro feudi.
Quando delegano ad altri il mestiere delle armi, lasciano, di fatto, i loro castelli e si trasferiscono a Versailles a fare, imparruccati, imbellettati e merlettati, i bellimbusti, la borghesia li caccerà, giustamente, a pedate nel sedere.
Temo che la democrazia sia su questa strada. Che, anzi, ci sia sempre stata. Perché man mano che si svolge il filo della Storia - e son già due secoli che balliamo questa musica - diventa sempre più evidente che la democrazia rappresentativa non solo non rispetta i suoi presupposti e i suoi roboanti principi, ma non è assolutamente in grado di farlo né mai lo farà.
Certo, è ovvio che il modello reale non può mai corrispondere a quello ideale, come si affanna a ripetere ossessivamente, quasi a segnalare ingenuamente una cattiva coscienza, Giovanni Sartori per tutto il suo “Democrazia e definizioni”. Ma ci sono dei limiti alla discrepanza fra ideale e reale. Anche il "socialismo reale" non poteva corrispondere a quello ideale. Ma se si parte dall'idea di liberare l'uomo e invece lo si rende schiavo non vuol dire semplicemente che sulla strada dell'ideale si è messa di mezzo la realtà con tutta la sua forza di attrito e la sua opacità, vuol dire che si è realizzata una cosa opposta a quella che si diceva di voler fare. Lo stesso vale per la democrazia. La democrazia rappresentativa, liberale, borghese, insomma la "democrazia reale" come la conosciamo e la viviamo, e che è attualmente egemone, non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa. Noi la definiamo in modo brutale, e in una prima approssimazione che pecca per difetto (perché, come vedremo, la realtà è persino peggiore): «un modo per metterlo nel culo alla gente col suo consenso».