Renzi-Delrio-Cottarelli: attacco al ceto medio, Repubblica da l?allarme |
ROMA – La spending review di Carlo Cottarelli, che porterà i miliardi a copertura dei provvedimenti del governo di Matteo Renzi e Graziano Delrio, penalizza il ceto medio: Roberto Petrini lancia l’allarme dalle pagine di Repubblica.
“Altro che pensioni d’oro. L’”eredità” Cottarelli rotola sulle scrivanie di Matteo Renzi e Graziano Delrio con tagli che investono pensioni modeste, vedove, donne, invalidi, reduci di guerra. Nel mirino la carne viva del ceto medio-basso del Paese colpito in quelle fasi particolari della vita quando si ha più bisogno di aiuto. Certo l’intento è quello della revisione della spesa, della lotta agli sprechi e agli abusi, ma il risultato rischia di essere assai doloroso”.
Sembra che alla fine, dopo tanto parlare di nuovi poveri, di milioni di poveri e di alimentare nel processo una spirale di invidia e odio sociale e di demagogia di bassa lega che ormai unisce destra e sinistra, a Repubblica si stiano accorgendo che tra i cosiddetti “super ricchi” ci sono i milioni appartenenti al ceto medio, fra i quali anche i giornalisti.
Meglio tardi che mai. Ora, scrive Roberto Petrini,
“La cura Cottarelli, guardiano della «spending review», in procinto di trasferirsi a Palazzo Chigi, per suggerire le sue «ricette», si sintetizza così: 3,8 miliardi in tre anni da previdenza e assistenza. Un colpo per i redditi tra i 25 mila e 40 mila euro che dovranno stringere la cinghia, tra tagli delle indicizzazioni e interventi sul Welfare, e non saranno nemmeno ricompensati dal bonus- Irpef da 80 euro mensili che è destinato solo a chi guadagna meno dei fatidici 25 mila euro lordi annui.
Il primo colpo è già stato parato da Renzi che ha smentito l’ipotesi del piano Cottarelli di un prelievo temporaneo sugli assegni previdenziali medi (intorno ai 1.500-2.000 euro lordi). Ieri il ministro del Lavoro Poletti ha assicurato di nuovo che non ci sarà nessun prelievo sopra i 2.500 euro. Ma sgombrato il campo da questa misura le slide della spending review tornano alla carica.
In prima linea c’è il blocco della indicizzazione all’inflazione delle pensioni: Monti, in piena emergenza, sterilizzò gli assegni oltre i 1.400 euro, il governo Letta reintrodusse, anche se in modo parziale, lo «scudo» del potere d’acquisto, fino a 3.000 euro lordi. Ora gli oltre 2 miliardi di risparmi previsti dal piano per il biennio 2015-2016 fanno pensare ad una nuova sterilizzazione degli assegni del ceto medio. Una retromarcia che i pensionati non gradiranno.
L’altra partita di carattere sociale è quella che riguarda gli invalidi: dal morbo di Alzheimer ad altre terribili disabilità. Il piano prevede di recuperare 300 milioni in tre anni legando l’assegno di accompagnamento al reddito. La proposta è quella di cancellare l’indennità (del tutto o solo per i nuovi trattamenti) per chi ha redditi di 30 mila euro lordi oppure arriva a 45 mila sommando coniuge e figli. Un settore dove si deve camminare con i piedi di piombo: i servizi sono carenti e le badanti costano. E anche una famiglia del ceto medio può cadere nella disperazione di fronte alle spese per l’assistenza di un non-autosufficiente.
Capitolo a parte è quello dei “furbi”: chi ruba il Welfare deve essere punito. Tant’è che ieri Poletti ha confermato che il governo punta alla «lotta agli abusi». Ma, come è avvenuto in passato, l’eventuale visita di verifica (per evitare disagi al malato) deve essere fatta con grande delicatezza. Dall’operazione: 300 milioni. La giustificazione sta in un grafico che spiega che invalidi, ciechi e sordomuti sono cresciuti più della popolazione. Una correlazione che dovrebbe tenere conto anche del prevalere di una diagnostica più accurata, del diffondersi di nuove malattie sociali e dell’aumento dell’età media.
Anche vedove e orfani di guerra dovranno pagare il loro ticket al piano Cottarelli. Dalla revisione delle pensioni del Secondo conflitto mondiale, che oggi pesano sul bilancio