Originariamente Scritto da
Vanvitelli
Le Province fanno parte della nostra identità: personalmente, dovunque vada, nel presentarmi dico che vengo dalla mia provincia, non cito la regione. La quale, nella percezione comune, in generale non è tanto un territorio in cui identificarsi, quanto un carrozzone pubblico, a seconda dei punti di vista, dispensatore o rapinatore di finanziamenti, fondi, progetti e posti di lavoro poco produttivi.
Io sono convinto che il problema stia nel come sono state istituite le une e le altre:
- le province discendono generalmente da antichi Stati, molte di esse, prima dell'esplosione del ventesimo secolo, quando il loro numero è quasi raddoppiato, erano il risultato di un'evoluzione di secoli, di rapporti consolidati, di identità definite;
- le regioni, al contrario, sono state create alla fine dell'800 come raggruppamenti statistici (Maestri 1864, Pozzi 1870), dopodiché l'Assemblea Costituente non riuscì a mettersi d'accordo su una configurazione più aderente alla realtà dei territori e delle popolazioni.
Non dovremmo rassegnarci a sfigurare una nazione pur di tagliare i costi; ma anzi, se riportate ad un numero congruo, razionalizzate e riorganizzate internamente, le province potrebbero costituire proprio uno strumento fondamentale per rendere lo stato più efficiente, più efficacemente che basandosi sulle regioni le quali, inevitabilmente, finiscono per moltiplicare costi, competenze e passaggi burocratici e politici.