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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    il protovangelo di Giovanni è datato al II secolo, difficilmente può essere davvero scritto da Giacomo il Giusto, anche se non si esclude la sua narrazione originale, anche questo vangelo era molto famoso nella comunità cristiana primitiva sebbene non sempre era considerato canonico, tuttavia ha sicuramente importanza riguardo la figura di Maria che diventa sempre più importante. per la prima volta si narra dei genitori di Maria

    PROTOVANGELO DI GIACOMO

    Natività di Maria santa genitrice di Dio e gloriosissima madre di Gesù Cristo.

    Capitolo 1
    [1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore".
    [2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte.
    Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza".
    [3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele".
    Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.
    [4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie.
    Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra sè;: "Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda".
    Capitolo 2
    [1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità".
    [2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: "Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio.
    Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale".
    [3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose.
    Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l'ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?".
    Anna si afflisse molto.
    [4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino.
    Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".
    Capitolo 3
    [1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore.
    [2] Ahimè! a chi somiglio io mai?
    Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore.
    Ahimè! a chi somiglio io mai?
    Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai?
    [3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai?
    Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".
    Capitolo 4
    [1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna!
    Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai.
    Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza".
    Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita".
    [2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino!
    Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui.
    Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre".
    [3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio.
    Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo".
    [4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti.
    Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto.
    Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.
    Capitolo 5
    [1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra sè;: "Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote".
    Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote.
    Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non scorse in sè peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati".
    Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua.
    [2] Si compirono intanto i mesi di lei.
    Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?".
    Questa rispose: "Una bambina".
    "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.
    Capitolo 6
    [1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l'eta di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta.
    Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: " (Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore".
    Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei.
    [2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele.
    Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni".
    E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen".
    La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sè.
    [3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa.
    Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui.
    Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta?
    Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!".
    La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola.
    Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.
    Capitolo 7
    [1] Per la bambina passavano intanto i mesi.
    Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita".
    Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo".
    [2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore".
    Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore.
    Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni.
    Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione".
    [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.
    Capitolo 8
    [1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s'era voltata indietro.
    Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.
    [2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti; dicevano: "Ecco che Maria è giunta all'età di dodici anni nel tempio del Signore.
    Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del Signore?".
    Dissero dunque al sommo sacerdote: "Tu stai presso l'altare del Signore: entra e prega a suo riguardo.
    Faremo quello che il Signore ti manifesterà"
    [3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria.
    Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: "Zaccaria, Zaccaria!
    Esci e raduna tutti i vedovi del popolo.
    Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno". Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero.
    Capitolo 9
    [1] Gettata l'ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli.
    Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni.
    Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare.
    Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v'era alcun segno.
    Giuseppe prese l'ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe.
    Il sacerdote disse allora a Giuseppe: "Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore".
    [2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: "Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele". Il sacerdote però rispose a Giuseppe: "Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua".
    [3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: "Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà".
    Capitolo 10
    [1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: "Facciamo una tenda per il tempio del Signore". Il sacerdote disse: "Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David". I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini.
    Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio.
    I ministri andarono e la condussero.
    Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: "Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina".
    A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.
    Capitolo 11
    [1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava.
    [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?".
    [3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo.
    Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati".
    Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola".
    Capitolo 12
    [1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra".
    [2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all'uscio.
    Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: "Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore?
    Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta". Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l'arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: "Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?". Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.
    Capitolo 13
    [1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: "Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine?
    Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo?
    Quando, infatti, Adamo era nell'ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me".
    [2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: "Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l'anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d'un angelo?".
    [3] Essa pianse amaramente, dicendo: "Io sono pura e non conosco uomo".
    Giuseppe le domandò: "Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?".
    Essa rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d'onde sia".
    Capitolo 14
    [1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: "Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto". E così lo sorprese la notte.
    [2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: "Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.
    Capitolo 15
    [1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: "Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?". Giuseppe rispose: "Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato". E voltatosi, quello vide Maria incinta.
    [2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: "Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge".
    Gli rispose il sacerdote: "Come sarebbe a dire? ".
    "La vergine che ha preso dal tempio, rispose l'altro, l'ha contaminata.
    Ha carpito con frode le sue nozze, e non l'ha fatto sapere ai figli di Israele".
    Rispose il sacerdote: "Giuseppe ha fatto questo?".
    Disse lo scriba Annas: "Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta" I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe.
    [3] Il sacerdote disse: "Perché hai fatto questo, Maria?
    Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui?
    Perché hai fatto questo?". Ma essa pianse amaramente, dicendo: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo".
    [4] A Giuseppe disse il sacerdote: "Perché hai fatto questo?
    ". Giuseppe rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo".
    Disse il sacerdote: "Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l'hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta".
    Capitolo 16
    [1] Il sacerdote disse: "Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore". Giuseppe versò allora calde lacrime.
    Il sacerdote proseguì: "Vi darò da bere l'acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati".
    [2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato.
    [3] Disse allora il sacerdote: "Il Signore non ha manifestato i vostri peccati.
    Neppure io vi giudico". E li rimandò.
    Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.
    Capitolo 17
    [1] Venne un ordine dall'imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: "Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito".
    [2] Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei la travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: "Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?". Maria rispose a Giuseppe: "E' perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e esulta".
    [3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: "Calami giù dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La calò giù dall'asino e le disse: "Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore?
    Il luogo, infatti, è deserto".
    Capitolo 18
    [1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.
    [2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
    [3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.
    Capitolo 19
    [1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai, uomo?". Risposi: " Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di Israele?". "Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi. Mi domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo". La ostetrica gli domandò: "E' vero questo?". Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la ostetrica andò con lui.
    [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre.
    L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo".
    [3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: "Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".
    Capitolo 20
    [1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: "Mettiti bene. Attorno a te, c'è, infatti, un non lieve contrasto". Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata".
    [2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: "Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te".
    [3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: "Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia".
    [4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: "L'adorerò perché a Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme".
    Capitolo 21
    [21, 1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea.
    In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: "Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo".
    [2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: "Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?". Gli risposero: "In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto". E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: "Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. E' così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e cercate", disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a adorarlo".
    I magi poi se ne andarono.
    [3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.
    [4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un'altra via.
    Capitolo 22
    [1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".
    [2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.
    [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.
    Capitolo 23
    [1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio".
    [2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che regnerà su Israele!". Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: "Dì proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano".
    [3] Zaccaria rispose: "Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore". Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.
    Capitolo 24
    [1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo.
    [2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: "Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore". All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.
    [3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall'alto in basso.
    Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti.
    [4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.
    Capitolo 25
    [1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.
    [2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli.
    Amen.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    la Dormizione di Maria è un altro testo importante che riguarda la madre di Gesù, scritto probabilmente verso la fine del II secolo e l'inizio del III, scritto pare da Giovanni Evangelista, secondo il testo stesso è possibile non escludere la sua originale narrazione

    DORMIZIONE DI MARIA
    Racconto di san Giovanni teologo ed evangelista sulla dormizione della panaghìa teotoco e sul modo della traslazione dell'incorruttibile madre del Signore nostro.
    Annunzio della morte
    [1] Al di là di ogni parola e al di sopra di ogni pensiero, grandi e mirabili sono i misteri della sempre vergine Maria vera madre del nostro vero Dio e salvatore Gesù Cristo: il verginale concepimento, la generazione senza corruzione, Dio che si incarna in lei e da lei nasce nella forma umana e soprattutto il glorioso e mirabile mistero della sua dormizione.
    [2] Quando Maria seppe dal Signore che stava per uscire dal corpo, il grande angelo andò da lei e le disse: "Maria, alzati, prendi questa palma datami da colui che ha piantato il paradiso e dalla agli apostoli affinché la portino cantando inni davanti a te; di qui a tre giorni, infatti, deporrai il corpo. Ecco ch'io invierò da te tutti gli apostoli e non ti lasceranno più fino a quando non ti avranno trasportata nel luogo ove tu sarai nella gloria"
    [3] Maria gli rispose: "Perché mi hai portato soltanto questa palma e non una per ogni apostolo? Temo che s'io la darò a uno gli altri mormoreranno. Che cosa vuoi ch'io ne faccia? Qual è il tuo nome affinché se mi interrogheranno lo possa comunicare loro?". L'angelo le rispose: "Perché domandi il mio nome? E' meraviglioso e tu non puoi udirlo. Ma allorché risalirò, te lo comunicherò e così lo potrai comunicare segretamente agli apostoli, i quali l'annunzieranno agli uomini e conosceranno il potere della mia autorità. Non inquietarti per la palma, giacché essa sarà strumento di molti prodigi e metterà alla prova tutti gli uomini di Gerusalemme; sarà manifestata a colui che crede e sarà nascosta a colui che non crede. Va' dunque sul monte e là tu conoscerai il mio nome, giacché io non lo dico in mezzo a Gerusalemme per tema che non ne sia interamente distrutta: tu l'udrai sul monte degli Ulivi, ma, come ti dirò, non (sic!) lo potrai dire agli apostoli essendo giunta l'ora di deporre il tuo corpo".
    Visita di Gesù
    [4] Maria allora se ne andò sul monte degli Ulivi: la precedeva la luce dell'angelo e reggeva nella sua mano la palma. Appena giunse sul monte esso trasalì con tutti gli alberi che vi si trovavano: essi inchinarono le cime e adorarono la palma in mano di Maria.
    [5] A questa vista Maria pensò che fosse Gesù e domandò: "Signore, non sei tu, forse, il mio Signore?". L'angelo le rispose: "Nessuno può compiere prodigi se non il Signore della gloria. Come il Padre mi ha mandato per la salvezza degli uomini e per convertire quelli che egli mi ha segnalato... Non solo trasporto alberi, ma trasporto pure gli uomini che si umiliano davanti a Dio e li guido nel luogo dei giusti allorché escono dal loro corpo. Anche tu uscirai dal corpo e nel quarto giorno io verrò dal tuo corpo. Sia tu sia tutti coloro che osservano i comandamenti di Dio li conduco nel paradiso di delizie poiché sulla terra si sono conservati puri".
    [6] Maria domandò all'angelo: "In qual modo vieni da essi e chi sono quelli che trasferisci? Si distinguono forse da se stessi offrendo sacrifici dal gradito odore, e così li raggiungi, oppure sono i giusti e gli eletti, o ancora, quando sei mandato, vieni da coloro che pregano e invocano il tuo nome? Parlami di questo affinché anch'io faccia così e poi verrai a trasferirmi".
    [7] L'angelo le dice: "Che cosa hai, madre? Quando sarò inviato da te non verrò solo, ma con tutti gli eserciti celesti che canteranno inni davanti a te. Ora sono stato inviato da te per renderti edotta e tu poi trasmetta agli apostoli in segreto. Ecco, tu vuoi sapere che cosa fare: quando fui inviato da te, mentre partivo, ricevetti dal Padre una preghiera che ora ti dico affinché tu la reciti quando uscirai dal corpo, al sorgere del sole; è così infatti che bisogna recitarla. Quanto ti dico comunicalo agli apostoli giacché verranno anch'essi. Nessun amico del mondo, quanti amano il mondo, può recitare questa preghiera".
    [8] L'angelo domandò poi a Maria di trasmettere questa preghiera agli apostoli. "Verranno, infatti, da te come ti dissi, e canteranno inni davanti a te ed eseguiranno i tuoi funerali. Prendi dunque questa palma". Quando Maria ricevette la palma, l'angelo divenne tutto come luce e salì nei cieli.
    [9] Maria se ne ritornò a casa, e subito la casa tremò a motivo della gloria della palma che teneva in mano. Dopo questo tremito, Maria andò nella sua camera segreta e depose la palma su di un lenzuolo. Si tolse gli abiti, prese dell'acqua, si lavò il corpo e indossò altri vestiti con preghiere di ringraziamento. Disse:
    [10] "Ti benedico, segno celeste apparso sulla terra prima di scegliermi e di abitare in me. Benedico te e i miei congiunti, che mi hanno accolto, quelli che sono venuti invisibilmente prima di te per introdurti.
    Ti benedico perché nella tua forza mi hai misurata per formare le membra del tuo corpo e mi hai trovata degna del bacio della tua camera nuziale, come mi avevi promesso.
    Ti benedico per essere trovata degna della perfetta eucaristia e per partecipare all'offerta del tuo gradito odore e cioè la risorsa di tutte le nazioni.
    [11] Ti benedico affinché mi dia il vestito che mi hai promesso, dicendo che per mezzo suo sarò contraddistinta da tutti i miei parenti e mi farai condurre al settimo cielo per essere trovata degna della soavità perfetta con tutti coloro che credono in te e tu li riunisca nel tuo regno: giacché sei nascosto tra coloro che sono nascosti, vedi coloro che non sono visti. Tu sei la stirpe nascosta e tu sei il pléroma, tu sei il pléroma, io te prima di tutto ho partorito nel dolore e tutti coloro che confidano in te.
    [12] Ascolta la preghiera di tua madre che grida verso di te! Asseconda la mia voce e manda su di me la tua benedizione e nessuna autorità venga da me nell'ora in cui uscirò dal mio corpo, porta invece a compimento quanto mi hai detto allorché piansi davanti a te, dicendo: "Fa' ch'io scansi le autorità che vengono sulla mia anima!". Mi hai promesso: "Non piangere, Maria mia madre! Da te non verranno né gli angeli né gli arcangeli né i cherubini né i serafini né alcun'altra autorità, bensì io stesso verrò presso la tua anima". Or dunque è giunto il dolore per colei che partorisce. Benedico te e i tre ministri che tu hai mandato per il ministero delle tre vie. Benedico te e la luce eterna nella quale tu dimori. Benedico tutta la piantagione delle tue mani che dura in eterno. Santo, santo, colui che riposa tra i santi. Ascolta la voce della mia supplica!".
    Visita dei parenti
    [13] Dette queste cose, Maria uscì dopo avere detto alla domestica di casa sua: "Va' a chiamare i miei parenti e quanti mi conoscono e dì loro: "Maria vi chiama"" La domestica partì e li chiamò come le era stato ordinato.
    Quando giunsero, Maria disse: "Padri e fratelli, aiutiamoci per mezzo di opere buone e della fede nel Dio vivo. Domani, infatti, uscirò dal corpo e andrò al mio riposo eterno. Alzatevi, dunque, e abbiate una grande umanità verso di me. Non vi chiedo né oro né argento poiché tutte queste cose sono vane e corruttibili, ma vi chiedo soltanto di avere umanità verso di me osservando quanto vi dico e restando con me questi due giorni e queste due notti. Ognuno di voi prenda una bella lucerna, e non lasciatela spegnere per questi tre giorni affinché io possa dirvi gli ultimi miei desideri prima di allontanarmi da questo luogo". E tutti fecero come aveva ordinato Maria.
    [14] La notizia si diffuse a tutti i suoi conoscenti e amici, e Maria chiamò tutti i suoi vicini e disse loro: "Alzatevi e preghiamo". Dopo la preghiera si sedettero discorrendo tra di loro delle grandezze di Dio e dei segni e prodigi fatti da Dio per mezzo di sua madre.
    Arrivo di Giovanni
    [15] Mentre Maria pregava e diceva "così sia", improvvisamente, per mezzo di una nube, giunse l'apostolo Giovanni; bussò alla porta di Maria, aprì ed entrò.
    Quando Maria lo vide ne ebbe lo spirito turbato: scoppiò in singhiozzi e non ebbe la forza di trattenere le lacrime né di tacere per il grande dolore. Con voce forte, esclamò: "Padre Giovanni, ricordati le parole del Maestro, quanto ti ha chiesto a mio riguardo il giorno nel quale ci lasciò e io piangevo, dicendo: "Tu te ne vai; a chi mi lasci e presso chi abiterò?". Tu eri lì e hai udito che mi rispose: "E' Giovanni colui che veglierà su di te!". Dunque, padre Giovanni, non dimenticare gli ordini che hai ricevuto a mio riguardo. Ricorda che ti ha amato più degli altri. Ricorda che a te soltanto ha detto il mistero allorché eri appoggiato sul suo petto e nessuno lo conobbe a eccezione di te e di me: tu perché vergine eletto, io perché non volle che mi rattristassi e gli sono vicino. Allora gli domandai: "Dimmi quel che hai detto a Giovanni", ed egli ti disse di comunicarmelo. Or dunque, padre Giovanni, non mi abbandonare".
    [16] Ciò detto, Maria pianse con voce dolce e serena. Giovanni non resistette; il suo spirito ne fu scosso e non trovò che cosa dirle. Non sapeva ancora che ella stava per uscire dal corpo. Allora Giovanni esclamò a gran voce: "Maria, sorella mia, divenuta madre dei dodici rami, che cosa mi consigli di fare per te? Ti ho lasciato il mio ministro affinché ti preparasse il vitto; vorresti forse ch'io trasgredissi l'ordine datoci dal mio Signore, dicendo: "Percorrete tutto il mondo fino a che sia eliminato il peccato del mondo?". Or dimmi, Maria, che cosa ti manca?".
    [17] Ella gli rispose: "Padre Giovanni, non chiedo nessuna delle cose di questo mondo, che anzi dopodomani uscirò dal corpo. Padre Giovanni, usami umanità, proteggi il mio corpo, deponilo in una tomba e custodiscimi con i tuoi fratelli, gli apostoli, a motivo dei sommi sacerdoti. Con le mie orecchie, infatti, li udii che dicevano: "Se troveremo il suo corpo lo daremo alle fiamme, poiché da lei venne quell'ingannatore""
    [18] Quando Giovanni l'udì affermare: "Uscirò dal mio corpo", si gettò piangendo ai suoi piedi e disse: "Signore, chi siamo noi che ci addossi queste infermità? Non abbiamo ancora dimenticato le prime e già ne dobbiamo sopportare un'altra. Perché non sono io a uscire dal corpo, e tu, Maria, colei che mi veglia?".
    [19] Udendo ciò e vedendo piangere Giovanni, Maria pregò i presenti di tacere e, preso Giovanni in disparte, gli disse: "Padre Giovanni, abbi pazienza verso di me, (trattieni) un istante le tue lacrime, affinché ti possa dire quanto l'angelo mi ha comunicato". Giovanni allora si asciugò le lacrime e Maria gli disse: "Esci con me e dì alla folla di salmodiare". Mentre quelli salmodiavano, lei introdusse Giovanni nella sua camera e gli disse la preghiera che le era stata data dall'angelo.
    [20] Estrasse una cassetta nella quale c'era un foglio e disse: "Padre Giovanni, prendi questo libro nel quale c'era il mistero. Quando avevo cinque anni, il Maestro mi fece conoscere tutte le cose del creato e pose in esso anche voi dodici". Gli mostrò i suoi abiti funebri e tutta la preparazione della sua dimora, dicendo: "Padre Giovanni, tu sai tutto quello che ho in questa grande casa: nulla all'infuori degli abiti funebri e due tuniche. Qui vi sono due vedove; quando sarò uscita dal corpo, ne darai una a ognuna".
    [21] Poi lo condusse nel luogo ove si trovava la palma consegnatale dall'angelo affinché fosse portata dagli apostoli; e gli disse: "Padre Giovanni, prendi questa palma; così la porterete davanti a me. Mi è stata data per questo". Giovanni le disse: "Madre e sorella mia Maria, da solo non la posso prendere, data l'assenza degli apostoli; affinché quando giungeranno non vi siano tra noi mormorazioni e dispute. Ce n'è uno più grande di me, che è stato posto al di sopra di noi. Quando saremo riuniti, ci sarà manifestata la benevolenza del nostro salvatore".
    Arrivo di tutti gli apostoli
    [22] Dopo uscirono ambedue. Mentre stavano lasciando la camera, s'udì un tuono improvviso che scosse quelli che si trovavano in quel luogo. Dopo il boato del tuono ecco apparire improvvisamente gli apostoli trasportati da una nube dalle estremità della terra davanti alla porta di Maria: erano undici assisi sulle nubi. Il primo era Pietro, il secondo Paolo anch'egli su di una nube essendo stato annoverato nel numero degli apostoli; si era appena convertito alla fede in Dio. Dopo di essi, gli altri apostoli si incontrarono sulle nubi e furono trasportati davanti alla porta di Maria. Si salutarono e si guardarono stupiti domandandosi come mai si trovassero improvvisamente riuniti.
    [23] Pietro rispose: "Fratelli, preghiamo Dio che ci ha radunati, tanto più che tra noi si trova Paolo, gioia dell'anima nostra. Veramente, fratelli, ha avuto compimento la scrittura del profeta e la parola di colui che dice: "Nulla di più dolce e di più bello per dei fratelli che abitare insieme!"".
    Paolo disse a Pietro: "Hai trovato una testimonianza indovinata, giacché io ero separato da voi e ora sono congiunto al gruppo degli apostoli".
    Pietro allora domandò di fare una preghiera e gli apostoli risposero: "Sì, preghiamo per conoscere il motivo per cui Dio ci ha radunato". Si onoravano gli uni gli altri per fare la preghiera; poi dissero a Pietro: "Padre Pietro, tu sei stato posto al di sopra di noi, più che a noi spetta dunque a te fare la preghiera". Pietro rispose: "Il Dio e Padre nostro e il Signore nostro Gesù Cristo vi glorifichi come voi avete glorificato la mia carica. Beneditemi in questo, se così vi piace".
    [24] Pietro allora stese le mani e disse: "Padrone, Dio assiso sul carro dei cherubini, assiso sulle altezze tu contempli gli abissi, abiti una luce inaccessibile nel riposo eterno, mistero nascosto nel quale è stata rivelata la croce salvifica, per questo noi innalziamo le mani in forma di croce per ricevere il riposo con l'approfondita conoscenza della croce. Tu, infatti, sei il riposo delle membra stanche, tu poni fine ai travagli, tu sei colui che rivela tesori nascosti, tu hai radicato in noi la tua bontà. Qual dio è misericordioso come te, Padre? Tu non distogli da noi la tua filantropia. Chi mai è benevolo come te, chi è misericordioso come il tuo Padre che ha salvato dal male quanti credono in lui?
    [25] Il tuo volere ha vinto ogni cupidigia, la fede che viene da te ha spezzato la menzogna, la tua bellezza ha vinto la seduzione, la tua umiltà ha abbattuto l'orgoglio, tu sei colui che vive e ha trionfato sulla morte, tu nostro riposo hai sradicato la morte, tu sei la gloria della misericordia, gloria inviata dallo Spirito del vero Padre. Emmanuel Emmanuel, maranathà, ora e nei secoli dei secoli. Amen".
    [26] Finito di pronunciare l'amen, Pietro e Andrea si abbracciarono. Giovanni che era in mezzo a loro disse: "Beneditemi tutti". E tutti lo abbracciarono, ognuno secondo il suo ordine.
    Dopo l'abbraccio, Pietro e Andrea dissero: "Giovanni, prediletto del Signore, come sei arrivato e da quanti giorni sei qui?".
    Giovanni rispose: "Ascoltate ciò che mi è capitato. Mentre mi trovavo nella città di Sardi con diciotto discepoli che credono nel Signore salvatore, fui tolto di mezzo a loro su di una nube; era l'ora nona: una nube discese sul luogo ove ci trovavamo, mi tolse via e mi portò qui. Bussai alla porta, mi aprirono e trovai una folla numerosa riunita attorno a Maria, madre nostra, la quale diceva: "Sto per uscire dal corpo". Non potei trattenermi in mezzo alla folla che l'attorniava, e il mio singhiozzo divenne pesante.
    [27] Ora, fratelli miei, entrando nel giorno seguente, non piangete affinché lei non sia turbata: è questo che il nostro Maestro mi manifestò allorché, durante la cena, mi appoggiai sul suo petto; per tema che, vedendoci piangere, la folla che la circonda esiti in cuor suo e dica: "Anch'essi hanno paura della morte!". Facciamoci piuttosto coraggio con le parole del Diletto".
    [28] Gli apostoli entrarono poi in casa di Maria e dissero a una voce: "Maria, nostra sorella, madre di tutti i salvati, la grazia del Signore sia con te!". Vedendoli tutti, Maria fu ripiena di gioia ed esclamò: "La grazia sia anche con voi! E come siete giunti qui tutti insieme? Vi vedo, infatti, tutti riuniti".
    Ed essi raccontarono come fossero stati riuniti da tutte le regioni; e ognuno disse la regione dalla quale era stato trasportato. Poi si abbracciarono da Pietro fino a Paolo, dicendo: "Il Signore ti benedica, egli che salva tutti!".
    [29] Maria allora esultò nello spirito e disse: "Benedico te che sovrasti ogni benedizione, benedico le dimore della tua gloria, benedico il grande cherubino della luce, divenuto tuo soggiorno nel mio seno, benedico tutte le opere delle tue mani obbedienti in piena sottomissione, benedico il tuo amore con il quale ci hai amato, benedico le parole di vita che procedono dalla tua bocca dateci nella verità. Credo, infatti, che tutto quanto mi hai detto si avvererà. Mi hai detto: "Quando uscirai dal corpo, manderò tutti gli apostoli da te"; ed ecco che si sono radunati e io sono in mezzo a loro come una vite fruttifera come nel tempo in cui ero con te e tu eri come una vite in mezzo ai tuoi angeli incatenando ogni attività del nemico. Ti benedico con tutta l'energia perché quanto mi hai detto si è avverato. Hai detto, infatti: "Quando uscirai dal corpo vedrai me con gli apostoli"; ed ecco, Signore, che si sono radunati insieme".
    [30] Così dicendo, Maria chiamò Pietro e tutti gli apostoli, li introdusse in camera sua e fece loro vedere i suoi abiti funebri. Dopo, uscì e si sedette in mezzo a loro e accese le lucerne che non si lasciarono più spegnere, come aveva ordinato loro Maria.
    Vigilia nell'attesa della morte
    Nel secondo giorno, dopo il tramonto del sole, nella notte tra il secondo e il terzo giorno, Pietro disse agli apostoli: "Fratelli, chi ha parole istruttive, parli pure per tutta la notte fino al sorgere del sole, esortando le folle". Gli apostoli gli risposero: "Chi più saggio di te? Noi siamo felici di ascoltare la tua istruzione".
    [31] Pietro allora iniziò a parlare: "Fratelli, e voi tutti che siete entrati in questo luogo in quest'ora, per umanità verso la nostra madre Maria, voi che accendete le lucerne col fuoco di questa terra visibile, avete compiuto un buon ministero. Anch'io voglio che ogni vergine prenda la sua lucerna nel firmamento immateriale del cielo; questa è la lucerna a tre stoppini dell'uomo interiore: il nostro corpo, la mente, lo spirito. Se questi tre brillano di vero fuoco, di quello per il quale combattete, non vi vergognerete quando entrerete alle nozze e vi riposerete con lo sposo. Così appunto è della nostra madre Maria. La luce della sua lucerna riempì l'ecumene e non si spegnerà fino alla consunzione del secolo, affinché tutti coloro che vogliono prendano fiducia da lei e riceviate anche la benedizione del riposo. Or dunque, fratelli, lottate sapendo che non restiamo quaggiù per sempre".
    Morte di Maria
    [32] Mentre Pietro parlava e confortava le folle, giunse l'aurora e spuntò il sole. Maria si alzò, uscì fuori, recitò la preghiera che le aveva dato l'angelo, e dopo la preghiera si stese sul suo letto e portò a compimento la sua economia. Pietro si sedette presso il capo di lei, Giovanni ai piedi e gli altri in circolo attorno al suo capezzale.
    [33] Verso l'ora terza del giorno, avvenne un gran tuono e si diffuse un gradevole profumo tanto che per la profusione del profumo tutti furono presi dal sonno, a eccezione soltanto delle tre vergini. Le fece vegliare affinché testimoniassero sulla cura delle esequie di Maria madre del Signore e sulla gloria di lei.
    Ed ecco che improvvisamente si presentò sulle nuvole il Signore Gesù con una innumerevole moltitudine di angeli santi: entrò con Michele e Gabriele nella camera ove era Maria, mentre gli angeli inneggiavano standosene fuori della camera. Quando il Salvatore entrò, trovò gli apostoli attorno a Maria e li salutò.
    [34] Maria allora aprì la bocca e benedisse, dicendo: "Ti benedico perché hai compiuto ciò che mi avevi promesso e non hai rattristato il mio spirito. Tu mi avevi promesso che non avresti permesso che gli angeli venissero presso l'anima mia, e che saresti venuto tu da lei; ed ecco che mi accade, Signore, secondo la tua parola. Chi sono io, misera, per essere giudicata degna di una tale gloria?". Così dicendo portò a compimento la sua economia con il volto sorridente rivolto verso il Signore.
    [35] Il Signore la abbracciò, prese la sua anima santa, la pose tra le mani di Michele, l'avvolse in pelli delle quali è impossibile manifestare la gloria. Noi apostoli abbiamo visto l'anima di Maria affidata alle mani di Michele in una perfetta forma umana, a eccezione dei tratti di femmina o di maschio, senza altro all'infuori della somiglianza di ogni corpo, e uno splendore sette volte più grande.
    [36] Il Salvatore disse a Pietro: "Proteggi accuratamente il corpo di Maria, mia dimora, ed esci dalla sinistra della città, troverai un sepolcro, deponivi il corpo e aspettate fino a quando vi parlerò". Quando il Salvatore disse questo, il corpo di Maria esclamò: "Ricordati di me, re della gloria; ricordati che sono una tua creatura, ricordati che ho custodito il tesoro affidatomi".
    Allora il Signore disse al corpo: "Non ti abbandonerò, mia perla, tesoro inviolato! No, mai abbandonerò il tesoro sigillato fino a quando sarà ricercato". Ciò detto, improvvisamente, se ne andò in alto.
    La sepoltura
    [37] Pietro, Giovanni, gli altri apostoli e le tre vergini presero cura del corpo di Maria: lo posero su di un lettuccio e poi svegliarono gli altri. Pietro prese la palma e disse a Giovanni: "Tu sei vergine, Giovanni, e spetta a te cantare davanti al lettuccio e tenerla". Giovanni gli rispose: "Tu sei il nostro padre e il nostro vescovo, spetta a te precedere il lettuccio fino a quando giungeremo al luogo". Pietro rispose: "Affinché nessuno di noi abbia a rattristarsi, coroniamone il lettuccio". Gli apostoli s'alzarono e si caricarono il lettuccio di Maria; Pietro disse l'inno: "Israele uscì dall'Egitto, alleluia".
    [38] Il Salvatore e gli angeli erano sulle nubi a una certa distanza davanti al lettuccio inneggiando invisibili: si udiva soltanto la voce di una grande moltitudine, tanto che uscì fuori tutta Gerusalemme. Quando i sommi sacerdoti udirono il frastuono e la voce degli inni ne furono turbati e dissero: "Che è questo frastuono?". Qualcuno rispose: "Maria uscì dal corpo e gli apostoli cantano inni intorno a lei". E subito Satana entrò in essi dicendo: "Alziamoci e usciamo. Uccidiamo gli apostoli e bruciamo il corpo che portò quel seduttore". Subito si alzarono e uscirono subito con armi e mezzi difensivi per uccidere gli apostoli.
    [39] Gli angeli invisibili li colpirono subito di cecità e spezzarono loro la testa contro le mura poiché non potevano più vedere dove andavano, eccetto uno solo, il sommo sacerdote. Costui era uscito per vedere ciò che accadeva; si avvicinò agli apostoli e allorché li vide portare il lettuccio incoronato cantando inni, restò pieno di collera e disse: "Ecco quanta gloria riceve oggi la dimora di colui che ha spogliato la nostra stirpe!". E pieno di collera si diresse verso il lettuccio con l'intenzione di rovesciarlo; lo toccò nel punto ove si trovava la palma: subito le sue mani si incollarono al lettuccio, furono troncate ai gomiti e rimasero sospese al lettuccio.
    [40] L'uomo pianse e supplicò gli apostoli, dicendo: "Non mi abbandonate in questa sventura! Ricordati di mio padre, Pietro, quando la portiera ti parlò, dicendo: "Anche tu sei un discepolo di quest'uomo". Ricorda come e in qual modo ti interrogai". Pietro rispose: "Il soccorrerti non è in mio potere né in potere di alcuno di costoro. Credi dunque che Gesù è il Figlio di Dio, colui contro il quale vi siete levati, colui che avete preso e messo a morte: allora questa lezione cesserà".
    [41] Iefonia rispose: "Non è che noi non abbiamo creduto! Sì, in verità sappiamo che egli è il Figlio di Dio. Ma che cosa dovevamo fare quando l'amore del denaro aveva ottenebrato i nostri occhi? I nostri padri prima di morire ci chiamarono e ci dissero: "Figli, Dio vi ha scelto fra tutte le tribù per reggere questo popolo, percepire le elemosine e le primizie. Vigilate affinché questo luogo non diventi ricco e voi non siate nell'abbondanza; non scatenate la collera di Dio, date invece ai poveri e agli orfani quello che a voi sopravanza". Ma noi vedendo che il luogo godeva di una grande abbondanza, abbiamo dimenticato nel tempio le tavole dei venditori e dei compratori. Il Figlio di David entrando nel santuario scacciò tutti, dicendo: "Non fate della casa di mio Padre una casa di commercio!". Al vedere distrutte da lui le nostre abitudini abbiamo deliberato il male e l'abbiamo messo a morte, pur sapendo che è Figlio di Dio. Ma dimenticate la nostra follia e perdonatemi. Quanto mi è accaduto è un segno dell'amore di Dio, affinché io viva".
    [42] Pietro fece fermare il lettuccio e disse: "Se tu credi con tutto il cuore, avvicinati e bacia il corpo di Maria, dicendo: "Credo, teotoco vergine e madre pura, anche in colui che è nato da te, Signore e Dio nostro"". Allora il sommo sacerdote prese la parola in lingua ebraica e, tra le lacrime, benedisse Maria per tre ore; non permise ad alcuno di toccare il lettuccio e addusse testimonianze dalle Scritture sacre e dai libri di Mosè nei quali è scritto che Maria sarà chiamata tempio di Dio e porta del cielo, tanto che gli apostoli restavano ammirati dalle grandezze e meraviglie che diceva.
    [43] Pietro disse: "Appressati e attacca le tue mani". Iefonia corse e disse distintamente: "Nel nome del Signore Gesù Cristo Figlio di Dio e di Maria colomba immacolata di colui che è nascosto nella sua bontà, le mie mani si uniscano senza alcun difetto!". E subito divennero come erano prima.
    Pietro gli disse: "Alzati, prendi (la foglia) di palma che ti dò, entra nella città, incontrerai una grande folla che non trova più la via d'uscita, racconta a essa quanto ti è capitato; porrai questa foglia sugli occhi di colui che crederà e subito riacquisterà la vista".
    [44] Iefonia salì in città come gli aveva ordinato Pietro, trovò una grande folla piangente, e disse: "Guai a noi! Ciò che capitò a Sodoma capitò pure a noi! Prima Dio li colpì con la cecità, poi cadde il fuoco e li consumò. Guai a noi! Siamo divenuti ciechi, poi arriverà il fuoco".
    Iefonia prese la foglia, parlò loro della fede e quanti credettero riacquistarono la vista.
    [45] Gli apostoli portarono Maria alla tomba. Deposero il corpo, si sedettero e attesero tutti insieme il Signore, come aveva loro ordinato.
    Paolo disse a Pietro: "Padre Pietro, sai che sono neofita e che sono all'inizio della fede in Gesù Cristo; non ho infatti incontrato il Maestro affinché mi narrasse i gloriosi misteri. Ho udito che li ha rivelati tutti a voi sul monte degli Ulivi. Vi prego dunque di farmeli conoscere". Pietro rispose a Paolo: "Ci rallegriamo grandemente che tu sia giunto alla fede in Cristo, ma noi non possiamo rivelarti i misteri né tu li potresti ascoltare. Ma aspetta; restiamo qui tre giorni come ci disse il Signore, il quale verrà poi con i suoi angeli per trasportare il corpo di Maria: se ce lo ordinerà, noi te li riveleremo con gioia".
    Assunzione corporale di Maria
    [46] Mentre discutevano tra loro a proposito della dottrina, della fede e di molti altri soggetti, seduti davanti alla porta della tomba, ecco che giunse dai cieli il Signore Gesù Cristo con Michele e Gabriele; si sedette in mezzo a loro e disse a Paolo: "Paolo, mio prediletto, non rattristarti per il fatto che i miei apostoli non ti hanno rivelato i misteri gloriosi. A essi li ho rivelati in terra, a te li rivelerò nei cieli".
    [47] Fece poi un segno a Michele con la voce propria degli angeli e scesero verso di lui le nubi; in ogni nube c'erano mille angeli che si posero a cantare davanti al Salvatore. Il Signore disse a Michele di innalzare il corpo di Maria su di una nube e trasferirlo in paradiso. Quando il corpo fu innalzato, il Signore disse agli apostoli di avvicinarsi a lui e saliti sulla nube cantavano inni con voce angelica: il Signore comandò alle nubi di partire in direzione dell'Oriente verso la regione del paradiso.
    [48] Giunti nel paradiso deposero il corpo di Maria sotto l'albero della vita. Michele portò la di lei anima santa che deposero nel suo corpo.
    Il Signore inviò poi gli apostoli nei loro luoghi per la conversione e la salvezza degli uomini. A lui, infatti, spetta la gloria, l'onore e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    le lettere di clemente sono certamente gli scritti subapostolici cui possiamo essere certi della datazione, scritti alla fine del I secolo, sono stati considerati canonici fino al IV e rimasero nella tradizione, tutt'oggi queste lettere assumono grande importanza per il cristianesimo. per i copti sono canonici

    PRIMA LETTERA DI CLEMENTE
    La Chiesa di Dio che è a Roma alla Chiesa di Dio che è a Corinto, agli eletti santificati nella volontà di Dio per nostro Signore Gesù Cristo. Siano abbondanti in voi la grazia e la pace di Dio onnipotente mediante Gesù Cristo.
    Elogio dei Corinti
    I, 1. Per le improvvise disgrazie e avversità capitatevi l’una dietro l’altra, o fratelli, crediamo di aver fatto troppo tardi attenzione alle cose che si discutono da voi, carissimi, all’empia e disgraziata sedizione aberrante ed estranea agli eletti di Dio. Pochi sconsiderati e arroganti l’accesero, giungendo a tal punto di pazzia che il vostro venerabile nome, celebre e amato da tutti gli uomini, è fortemente compromesso. 2. Chi, fermandosi da voi, non ebbe a riconoscere la vostra fede salda e adorna di ogni virtù? Ad ammirare la vostra pietà cosciente ed amabile in Cristo? Ad esaltare la vostra generosa pratica dell’ospitalità? A felicitarsi della vostra scienza perfetta e sicura? 3. Facevate ogni cosa, senza eccezione di persona, e camminavate secondo le leggi del Signore, soggetti ai vostri capi e tributando l’onore dovuto ai vostri anziani. Esortavate i giovani a pensare cose moderate e degne. Raccomandavate alle donne di compiere tutto con coscienza piena, dignitosa e pura, amando sinceramente, come conviene, i loro mariti; insegnavate a ben accudire alla casa, attenendosi alla norma della sottomissione e ad essere assai prudenti.
    II, 1. Tutti eravate umili e senza vanagloria, volendo più ubbidire che comandare, più dare con slancio che ricevere. Contenti degli aiuti di Cristo nel viaggio e meditando le sue parole, le tenevate nel profondo dell’animo, e le sue sofferenze erano davanti ai vostri occhi. 2. Così una pace profonda e splendida era data a tutti e un desiderio senza fine di operare il bene e una effusione piena di Spirito Santo era avvenuta su tutti. 3. Colmi di volontà santa nel sano desiderio e con pietà fiduciosa, tendevate le mani verso Dio onnipotente, supplicandolo di essere misericordioso se in qualche cosa, senza volerlo, avevate peccato. 4. Giorno e notte per tutta la vostra comunità vi adoperavate a salvare con pietà e coscienza il numero dei suoi eletti. 5. Gli uni verso gli altri eravate sinceri, semplici e senza rancori. 6. Ogni sedizione ed ogni scisma era per voi orribile. Vi affliggevate per le disgrazie del prossimo e ritenevate le sue mancanze come vostre. 7. Senza pentirvi mai di ogni buona azione, eravate pronti ad ogni opera di bene. 8. Ornati di una condotta virtuosa e venerata, compivate ogni cosa nel timore di Lui: i comandamenti e i precetti del Signore erano scritti nella larghezza del vostro cuore.
    Funeste conseguenze della discordia
    III, 1. Ogni onore e abbondanza vi erano stati concessi e si era compiuto ciò che fu scritto: “Il diletto mangiò e bevve, si fece largo e si ingrassò e recalcitrò”. 2. Di qui gelosia e invidia, contesa e sedizione, persecuzione e disordine, guerra e prigionia. 3. Così si ribellarono i disonorati contro gli stimati, gli oscuri contro gli illustri, i dissennati contro i saggi, i giovani contro i vecchi. 4. Per questo si sono allontanate la giustizia e la pace, in quanto ognuno ha abbandonato il timore di Dio ed ha oscurato la sua fede; non cammina secondo i comandamenti divini, non si comporta come conviene a Cristo, ma procede secondo le passioni del suo cuore malvagio, in preda alla gelosia ingiusta ed empia attraverso la quale anche “la morte venne nel mondo”.
    Esempi del Vecchio Testamento
    IV, 1. Così è scritto: “Accadde che, dopo molti giorni, Caino offrì a Dio in sacrificio dei frutti della terra e Abele offri anche lui in sacrificio dei primogeniti delle pecore e del loro grasso. 2. E Dio guardò Abele e i suoi doni, ma non prestò attenzione a Caino e ai suoi sacrifici. 3. Caino ne fu molto rattristato e il suo volto mostrava abbattimento. 4. Dio disse a Caino: perché sei triste, e perché il tuo volto mostra abbattimento? Non hai frse peccato, se, pur offrendo rettamente il tuo sacrificio, non hai diviso rettamente le parti? 5. Rasserenati: la tua offerta ritorna a te e tu ne potrai disporre. 6. Disse Caino al fratello Abele: andiamo in campagna. E avvenne che mentre erano in campagna Caino si gettò sul fratello e l’uccise”. 7. Vedete, fratelli, l’invidia e la gelosia portarono al fratricidio. 8. Per l’invidia il nostro padre Giacobbe fuggì dal cospetto di suo fratello Esaù. 9. L’invidia fece perseguitare Giuseppe sino alla morte e portarlo sino alla schiavitù. 10.L’invidia spinse Mosè a fuggire dalla presenza del Faraone, re di Egitto, nel sentire da un suo connazionale: “Chi ti ha posto come arbitro e giudice su di noi? Tu credi di uccidermi come hai ucciso ieri l’egiziano?”. 11. Per invidia Aronne e Maria alloggiarono fuori dell’accampamento. 12. L’invidia portò vivi nell’inferno Datan ed Abiran per essersi ribellati contro il servo di Dio Mosè. 13. Per l’invidia David ebbe non solo l’odio degli stranieri, ma fu anche perseguitato da Saul, re d’Israele.
    Esempi del Nuovo Testamento
    V, 1. Ma lasciando gli esempi antichi, veniamo agli atleti vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra epoca. 2. Per invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne furono perseguitate e lottarono sino alla morte. 3. Prendiamo i buoni apostoli. 4. Pietro per l’ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. 5. Per invidia e discordia Paolo mostrò il premio della pazienza. 6. Per sette volte portando catene, esiliato, lapidato, fattosi araldo nell’oriente e nell’occidente, ebbe la nobile fama della fede. 7. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, giunto al confine dell’occidente e resa testimonianza davanti alle autorità, lasciò il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il più grande modello di pazienza.
    Una schiera di eletti
    VI, 1. A questi uomini che vissero santamente si aggiunse una grande schiera di eletti, i quali, soffrendo per invidia molti oltraggi e torture, furono di bellissimo esempio a noi. 2. Per gelosia furono perseguitate le donne, giovanette e fanciulle che soffrirono oltraggi terribili ed empi per la fede. Affrontarono una corsa sicura ed ebbero una ricompensa generosa, esse deboli nel fisico. 3. La gelosia allontanò le mogli dai mariti ed alterò la parola del nostro padre Adamo: “Ecco ella è osso delle mie ossa e carne della mia carne”. 4. La gelosia e la discordia rovinarono molte città e distrussero grandi nazioni.
    Il pentimento
    VII, 1. Carissimi, scriviamo tutte queste cose non solo per avvertire voi, ma anche per ricordarle a noi. Siamo sulla stessa arena e uno stesso combattimento ci attende. 2. Lasciamo i vani ed inutili pensieri e seguiamo la norma gloriosa e veneranda della nostra tradizione. 3. Vediamo ciò che è bello, ciò che è piacevole e gradito davanti a chi ci ha creato. 4. Guardiamo il sangue di Gesù Cristo e consideriamo quanto sia prezioso al Padre suo. Effuso per la nostra salvezza portò al mondo la grazia del pentimento. 5. Scorriamo tutte le generazioni e notiamo che di generazione in generazione il maestro “diede luogo al pentimento” per tutti quelli che volevano a lui rivolgersi. 6. Noè predico il pentimento e tutti quelli che l’ascoltarono furono salvi. 7. Giona predisse lo sterminio ai Niniviti, ma essi, pentiti dei loro peccati, si resero propizio Dio pregando ed ebbero la salvezza, benché estranei a Dio.
    Il pentimento è desiderato dal Signore
    VIII, 1. I ministri della grazia di Dio parlarono del pentimento per mezzo dello Spirito Santo. 2. Anche il Signore di tutte le cose parlò del pentimento col giuramento: “Io vivo - dice il Signore - e non voglio la morte del peccatore, bensì la sua conversione”. Aggiunse anche un buon proposito. 3. “Pentiti, o casa d’Israele, della tua iniquità. Riferisci ai figli del mio popolo: anche se i vostri peccati arriveranno dalla terra al cielo e saranno più rossi dello scarlatto e più neri del sacco, e vi convertite a me con tutto il cuore e direte: “Padre”, io vi ascolterò come un popolo santo”. 4. In un altro passo dice così: “Lavatevi e purificatevi, toglietevi le cattiverie dalle vostre anime innanzi ai miei occhi. Cessate dalle vostre iniquità, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, liberate l’oppresso, rendete il suo diritto all’orfano e rendete giustizia alla vedova, e poi discuteremo, dice il Signore. E se i vostri peccati fossero come la porpora, io li renderò bianchi come la neve; se fossero come lo scarlatto li renderò bianchi come la lana. Se volete e mi ascoltate, vi nutrirete dei beni della terra. Se non volete e non mi ascoltate, una spada vi divorerà. Questo infatti la bocca del Signore disse”. 5. Egli nella sua onnipotente volontà ha deciso che tutti i suoi diletti partecipino al pentimento.
    Enoch e Noè
    IX, 1. Obbediamo dunque alla sua grandiosa e gloriosa volontà. Divenuti supplici della sua misericordia e della sua bontà, prosterniamoci e rivolgiamoci alla sua pietà, abbandonando la vanità, la discordia e la gelosia che conduce alla morte. 2. Guardiamo i ministri perfetti della sua grandezza e della sua gloria. 3. Prendiamo Enoch che fu trovato giusto nella sua ubbidienza e fu elevato dal mondo senza morire. 4. Noè fu trovato fedele. Mediante il suo ministero predicò al mondo la rinascita ed il Signore, suo tramite, salvò gli animali che in concordia erano entrati nell’arca.
    Abramo
    X, 1. Abramo, chiamato l’amico, fu trovato fedele nell’essere ubbidiente alle parole di Dio. 2. Egli per ubbidienza uscì dalla sua terra, dalla sua parentela e dalla casa di suo padre. Per aver abbandonato una piccola terra, una parentela insignificante e una umile casa, ereditò le promesse di Dio. 3. Dice a lui (il Signore): “Esci dalla tua terra, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre per andare nel paese che ti mostrerò. Farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai benedetto. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò quelli che ti malediranno e in te saranno benedette tutte le tribù della terra”. 4. E di nuovo, nel separarsi da Lot, Dio gli disse: “Alza i tuoi occhi e dal luogo ove sei guarda a nord, a mezzogiorno e ad oriente verso il mare. Tutta la terra che tu vedi la darò a te e alla tua discendenza per sempre. 5. Renderò la tua discendenza come la sabbia della terra. Se qualcuno può contare la sabbia della terra, conterà anche la tua discendenza”. 6. E di nuovo parla: “Dio condusse fuori Abramo e gli disse: guarda il cielo e conta le stelle se puoi contarle.
    Così sarà la tua discendenza. Abramo credette a Dio e gli fu reputato a giustizia”. 7. Per la fede e l’ospitalità gli fu dato un figlio nella vecchiaia e per obbedienza lo offrì in sacrificio a Dio sopra uno dei monti che gli indicò.
    Lot
    XI, 1. Per l’ospitalità e la pietà Lot fu salvato da Sodoma, quando tutta la regione fu punita dal fuoco e dallo zolfo. Chiaramente il Signore mostrava che egli non abbandona quelli che sperano in lui, e manda punizioni e tormenti a quelli che sono ribelli. 2. Infatti la moglie uscita insieme a Lot, poiché era di diversi sentimenti e in disaccordo, fu trasformata in una colonna di sale. Fu posta quale segno sino ai nostri giorni, perché fosse noto a tutti che si separano e non credono alla potenza di Dio, sono di condanna e di esempio a tutte le generazioni.
    Raab
    XII, 1. Per la fede e l’ospitalità fu salvata la meretrice Raab. 2. Quando Gesù di Nave mando gli esploratori a Gerico e il re della regione seppe che erano venuti ad esplorare la sua terra mandò gli uomini per prenderli e ucciderli. 3. L’ospitale Raab allora, dopo averli accolti, li nascose nella soffitta sotto gli steli di lino. 4. Sopraggiunti (i messi) del re le dissero: “Quelli che sono venuti ad esplorare la nostra terra sono entrati da te; cacciali fuori, il re comanda così”. Essa rispose: “Gli uomini che cercate sono entrati da me, ma subito sono usciti e camminano sulla strada” e mostrava loro la direzione opposta. 5. Disse agli uomini (che aveva nascosto): “So bene che il Signore Iddio vi affida questa terra; lo spavento e il terrore sono caduti sugli abitanti. Quando ve ne sarete impadroniti salvate me e la casa di mio padre”. 6. Essi le risposero: “Sarà come tu hai detto. Quando ti accorgi che stiamo per venire, riunisci tutti i tuoi sotto il tuo tetto e saranno salvi; quanti saranno trovati fuori della casa saranno uccisi”. 7. Stabilirono di dare un segnale, di appendere, cioè, dello scarlatto alla casa. Si manifestava così che per mezzo del sangue del Signore ci sarebbe stato il riscatto per tutti quelli che credono e sperano in Dio. 8. Vedete, carissimi, che in questa donna non c’era solo la fede, ma anche la profezia.
    L’umiltà
    XIII, 1. Dunque, fratelli, siamo umili deponendo ogni baldanza, boria, stoltezza ed ira e facciamo quello che è scritto. Dice infatti lo Spirito Santo: “I1 saggio non si glori della sua sapienza nè il forte della sua forza, nè il ricco della sua ricchezza, machi si gloria si glori nel Signore, di ricercarlo e di praticare il diritto ela giustizia”. Ricordiamoci soprattutto delle parole che il Signore Gesù disseinsegnandoci la benevolenza e la magnanimità. 2. Così disse: “Siatemisericordiosi per ottenere misericordia; perdonate per essere perdonati; comefarete agli altri, così sarà fatto a voi; come date, così sarà dato a voi; comegiudicate, così sarete giudicati; la bontà che usate, sarà usata; la misura conla quale misurate, sarà di misura per voi”. 3. Rafforziamoci in questocomandamento e in questi precetti, per procedere umili ed ubbidienti alle Suesante parole. Dice la sua santa parola: 4. “A chi rivolgerò lo sguardo se nonal mite, al pacifico e a chi teme le mie parole?”.L’orgoglio
    XIV, 1. È giusto e santo, fratelli, che noisiamo ubbidienti a Dio, piuttosto che seguire nell’arroganza e nella sedizionei capi dell’esecranda gelosia. 2. Noi ci esponiamo non ad un danno leggero,bensì ad un grande pericolo se audacemente ci abbandoniamo ai voleri di uominiche gettano nella contesa e nelle sedizioni per distoglierci da ciò che è bene.3. Siamo buoni gli uni verso gli altri, secondo la compassione e la dolcezza dichi ci ha fatti. 4. È scritto: “I buoni abiteranno la terra, e gli innocentiresteranno su di essa, ma i peccatori vi saranno sterminati”. 5. E dice dinuovo: “Ecco l’empio esaltato e innalzato come i cedri del Libano; passai e nonc’era più e cercai il luogo dov’era e non lo trovai. Custodisci l’innocenza eosserva la rettitudine. Per l’uomo pacifico c’è una posterità”.
    Unità e pace
    XV, 1. Uniamoci, dunque, a quelli chereligiosamente vivono la pace e non a quelli che la vogliono con ipocrisia. 2.Dice infatti: “Questo popolo mi onora con le labbra e il suo cuore è lontano dame”. 3. E di nuovo: “Con la bocca mi benedicevano e con il cuore mimaledicevano”. 4. Di nuovo dice: “Lo amavano con la bocca e con la lingua glimentivano, il loro cuore non era retto con lui, nè rimanevano fedeli alla suaalleanza”. 5. Per questo “divengano mute le loro labbra ingannatrici che diconoiniquità contro il giusto”. E di nuovo: “Disperda il Signore tutte le labbraingannatrici, la lingua orgogliosa, quel1i che dicono: noi renderemo potente lanostra lingua, le nostre labbra sono per noi. Chi è padrone di noi? 6. Per lamiseria dei poveri e i lamenti dei bisognosi mi leverò, dice il Signore, liporrò in salvo; 7. e parlerò liberamente con loro”.
    Umiltà di Cristo
    XVI, 1. Cristo è degli umili, non di chi si eleva sul suo gregge. 2. Lo scettro della maestà di Dio, il Signore Gesù Cristo, non venne nel fragore della spavalderia e dell’orgoglio - e l’avrebbe potuto - ma nell’umiltà di cuore, come lo Spirito Santo ebbe a dire di lui: 3. “Signore, chi credette alla nostra voce? e il braccio del Signore a chi fu rivelato? Noi l’annunciammo alla sua presenza: egli è come un fanciullo, come una radice nella terra assetata; non ha apparenza nè gloria. Noi lo vedemmo, non aveva una bella apparenza, ma l’aspetto suo era spregevole, lontano dall’aspetto degli uomini. Come l’uomo che è nel dolore e nel travaglio e che sa sopportare l’afflizione perché nasconde il suo volto, non fu onorato e tenuto in considerazione. 4. Egli porta i nostri peccati e soffre per noi, e noi l’abbiamo considerato punito, castigato da Dio e umiliato. 5. Egli fu ferito per i nostri peccati e tribolato per le nostre malvagità. I1 castigo che ci dà salvezza è su di lui; fummo risanati per le sue lividure.6. Tutti come pecore eravamo sbandati; l’uomo si era sviato dal suo cammino. 7. E il Signore diede lui per i nostri peccati, e lui per essere stato maltrattato, non apre bocca. Come pecora fu condotto al macello e come l’agnello muto davanti a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nell’umiliazione fu tolta la sua condanna. 8. Chi spiegherà la sua generazione? La sua vita è presa dalla terra. 9. Per le malvagità del mio popolo è giunto alla morte. 10. E darò i malvagi in cambio della sua sepoltura e i ricchi in cambio della sua morte. 11. Se fate sacrifici per il peccato, la vostra anima vedrà una lunga posterità. 12. E il Signore vuole liberarlo dall’afflizione della sua anima, mostrargli la luce e plasmarlo con l’intelligenza e giustificare il giusto che si fa servo di molti; ed egli porterà i loro peccati. 13. Per questo egli erediterà molti e dividerà le spoglie dei forti come ricompensa, poiché fu consegnata alla morte la sua anima, e fu considerato tra i malvagi. 14. Egli portò i peccati di molti e fu tradito per i loro peccati”. 15. E di nuovo egli dice: “Io sono un verme e non un uomo, obbrobrio degli uomini e disprezzo del popolo. 16. Tutti quelli che mi vedono mi scherniscono, parlano tra le labbra e scuotono il capo: ha sperato nel Signore, Lui lo liberi, lo salvi se lo vuole”. 17. Vedete, carissimi, quale modello ci è dato! Se il Signore si è umiliato a tal punto, che cosa faremo noi che, per mezzo suo, siamo venuti sotto il giogo della sua grazia?
    Umiltà di santi
    XVII, 1. Siamo imitatori di quelli che camminavano nelle pelli di capra e di pecora annunziando la venuta di Cristo. Alludiamo ai profeti Elia ed Eliseo ed anche Ezechiele, ed oltre a questianche a coloro che resero testimonianza. 2. Fu grandemente testimoniato Abramoe fu chiamato amico di Dio, e dice con umiltà guardando alla gloria di Dio: “Iosono polvere e cenere”. 3. Anche di Giobbe è scritto così: a Giobbe era giusto,irreprensibile, veritiero, pio, alieno da ogni male”. 4. Ma egli si accusadicendo: “Nessuno è mondo da macchia, neppure se la sua vita è di un giorno”.5. Mosè fu chiamato “il fedele in tutta la sua casa” e per il suo servizio Diopunì l’Egitto con i flagelli e i tormenti. Ma egli, grandemente onorato, non sivantò e disse dal roveto quando ebbe la rivelazione: “Chi sono io, perché mandime? Io sono debole di voce e di lingua tarda”. 6. E di nuovo dice: “Io sonovapore che esce dalla pentola”.
    Umiltà di David
    XVIII, 1. Che diremo di David cui fu datatestimonianza? A lui disse il Signore: “Ho trovato un uomo secondo il miocuore, David figlio di Iesse; lo unsi nella mia eterna misericordia”. 2. Maanch’egli dice a Dio: “Abbi pietà di me, secondo la tua grande pietà e lapienezza della tua compassione cancelli la mia iniquità. 3. Lavami dalla miamalvagità e purificami dal mio peccato perché io conosco la mia iniquità e ilmio peccato mi è sempre davanti. 4. Contro te solo ho peccato ed ho fatto ilmale alla tua presenza, perché tu sia trovato giusto nelle tue parole e vincaquando sei chiamato in giudizio. 5. Ecco, sono stato concepito nell’iniquità enei peccati mi concepì mia madre. 6. Ecco, tu hai amato la verità e mi haisvelato gli arcani e i segreti della tua sapienza. 7. Mi aspergerai conl’issopo e sarò purificato, mi laverai e sarò bianco più della neve. 8. Mifarai sentire allegria e gioia ed esalteranno le ossa umiliate. 9. Distogli iltuo volto dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. 10. Crea in me uncuore puro, o Dio, e rinnova nelle mie viscere uno spirito retto. 11. Noncacciarmi dal tuo cospetto e non togliere da me il tuo santo spirito. 12. Dammila gioia della tua salvezza e fortificami con lo spirito che mi guidi. 13.Insegnerò ai perversi le tue vie e gli empi si convertiranno a te. 14.Purificami dai delitti di sangue, o Dio, Dio della mia salvezza. 15. La mialingua celebrerà la tua giustizia. Signore tu aprirai la mia bocca e le mielabbra annunzieranno la tua lode. 16. Se tu volessi un sacrificio lo darei; tunon ti compiaci di olocausti. 17. È sacrificio a Dio uno spirito contrito; Dionon disprezzerà un cuore contrito ed umiliato”.
    La pace
    XIX, 1. L’umiltà e la modestia di siffatti uomini, tanto celebri per l’obbedienza, hanno reso migliori non solo noi, ma anche le generazioni a noi precedenti e quelli che recepiscono le parole di Lui nel timore e nella verità. 2. Partecipi, dunque, di molte e grandi azioni gloriose, corriamo verso la meta di pace dataci fin dal principio e guardiamo il padre e creatore di tutto l’universo. Attacchiamoci ai doni e ai benefici della pace, magnifici e sublimi. 3. Contempliamolo con il pensiero e guardiamo con gli occhi dell’anima la grande sua volontà! Consideriamo quanto sia equanime verso ogni sua creatura.
    L’armonia del mondo nella pace e nella concordia
    XX, 1. I cieli che si muovono secondo l’ordine di Lui gli ubbidiscono nell’armonia. 2. Il giorno e la notte compiono il corso da Lui stabilito e non si intralciano a vicenda. 3. Il sole e la luna e i cori delle stelle secondo la Sua direzione girano in armonia senza deviazione per le orbite ad essi assegnate. 4. La terra, feconda per Sua volontà, produce abbondante nutrimento per gli uomini, per le fiere e per tutti gli animali che vivono su di essa, senza riluttanza e senza cambiare nulla dei Suoi ordinamenti. 5. Le cose misteriose degli abissi e i giudizi inesplicabili degli inferi sono retti dagli stessi ordinamenti. 6. La massa del mare immenso che nella sua creazione si raccolse nei suoi antri, non supera i limiti posti, ma come fu ad esso ordinato, così agisce. 7. Disse infatti: “Fin qui tu verrai, e i tuoi flutti si infrangeranno in te stesso”. 8. L’oceano senza fine per gli uomini e i mondi, che sono oltre, sono retti dalle stesse leggi del Signore. 9. Le stagioni di primavera, d’estate, d’autunno e d’inverno si susseguono in armonia una dopo l’altra. 10. I venti nell’incalzarsi compiono nel proprio tempo il loro servizio senza intralcio; le sorgenti perenni create per il rinfrancamento e la salute, senza mai cessare, offrono da bere per la vita degli uomini. Anche gli animali più piccoli si riuniscono nella pace e nella concordia. 11. Il creatore e signore dell’universo dispose che tutte queste cose fossero nella pace e nella concordia, benefico verso tutto e particolarmente verso di noi che ricorriamo alla sua pietà per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo. 12. A Lui la gloria e maestà nei secoli dei secoli. Amen.
    Ubbidienza al Signore
    XXI, 1. Guardate, carissimi, che i numerosi benefici di Lui non diventino condanna per noi se vivendo in modo degno di Lui non facciamo nella concordia ciò che è bello e gradito al suo cospetto. 2. Dice, infatti, in un luogo: “Lo Spirito del Signore è lucerna che esplora le profondità delle viscere”. 3. Consideriamo che egli è vicino e nulla gli sfugge nè dei nostri pensieri nè dei discorsi che facciamo. 4. È quindi giusto che non ci discostiamo dalla sua volontà. 5. È meglio urtare gli uomini stolti, ignoranti, superbi, vanagloriosi nella spavalderia della loro parola che urtare Dio. 6. Veneriamo il Signore Gesù Cristo il cui sangue fu dato per noi, rispettiamo quelli che ci guidano, onoriamo gli anziani, educhiamo i giovani al timore di Dio, indirizziamo al bene le nostre donne. 7. Esse mostrino l’indimenticabile costume della purezza, manifestino la loro vera volontà di pace, rendano palese la moderazione della loro lingua mediante il silenzio ed esercitino la carità non secondo le passioni, ma santamente senza parzialità per tutti quelli che temono Dio. 8. I nostri figli partecipino dell’educazione in Cristo; imparino che cosa possano l’umiltà e l’amore presso il Signore e come sia bello e grande il timore di Lui che salva tutti quelli che vivono santamente in Lui con mente pura. 9. Egli è scrutatore dei pensieri e dei sentimenti. Il suo spirito è in noi, e quando vuole lo toglie.
    La grandezza della fede e la miseria dei peccatori
    XXII, 1. La fede in Cristo conferma tutte queste cose. Egli per mezzo dello Spirito Santo così ci esorta: “Figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore. 2. Chi è l’uomo che vuole la vita, desiderando vedere giorni felici? Frena la tua lingua dal male e le tue labbra dal parlare con inganno. 4. Evita il male e opera il bene. 5. Cerca la pace e perseguila. 6. Gli occhi del Signore sono sui giusti e le sue orecchie attente alla loro supplica. La faccia del Signore è verso quelli che fanno il male, per distruggere dalla terra il loro ricordo. 7. Il giusto ha gridato e il Signore l’ha ascoltato e l’ha liberato da tutti gli affanni. 8. Molte sono le tribolazioni del giusto, ma da tutte lo libererà il Signore”. E ancora: “Molte sono le afflizioni del peccatore, ma la misericordia circonderà coloro che sperano nel Signore”.
    Fede in Cristo
    XXIII, 1. Il Padre misericordioso e benevolo in tutto ha cuore verso coloro che lo temono, e con dolcezza e con soavità offre le sue grazie a quelli che si rivolgono a lui con semplicità di pensiero. 2. Perciò non restiamo dissociati, nè la nostra anima si gonfi dei suoi benefici sovrabbondanti e magnifici. 3. Non sia per noi la Scrittura quando parla: “Infelici quelli dall’animo doppio e vacillanti nello spirito che dicono: queste cose udimmo già dai padri nostri, ora siamo diventati vecchi e nulla di questo ci è accaduto. 4. O stolti paragonatevi ad un albero; prendete ad esempio la vite; prima perde le foglie, poi si ha il germoglio, poi la foglia, poi il fiore e dopo ciò il grappolo verde, infine l’uva matura”.Vedete che in poco tempo il frutto dell’albero si matura. 5. In verità presto e improvvisamente si compirà la volontà di Lui, e lo attesta anche la Scrittura: “Egli verrà presto e non tarderà” e “all’improvviso verrà il Signore nel suo tempio e il santo che voi attendete”.
    La risurrezione
    XXIV, 1. Carissimi, notiamo come il Signore ci mostri di continuo la futura resurrezione di cui ci diede come primizia il Signore Gesù Cristo risuscitandolo dai morti. 2. Osserviamo, carissimi, la resurrezione che avviene di volta in volta. 3. Il giorno e la notte ci mostrano la resurrezione; cessa la notte e sorge il giorno; se ne va il giorno e sopraggiunge la notte. 4. Prendiamo i frutti. In che modo e in qual parte germoglia il seme? 5. Uscì il seminatore e gettò nella terra i semi; secchi e nudi caduti nella terra si dissolvono. Poi la grandezza della provvidenza del Signore li fa rinascere, e da uno solo crescono molti e portano frutto.
    La fenice
    XXV, 1. Consideriamo lo strano prodigio che avviene nelle terre d’oriente, cioè in quelle vicino all’Arabia. 2. Vi è un uccello chiamato fenice: è il solo della specie e vive cinquecento anni. Quando è vicino a morire si fa un nido con incenso, mirra ed altri aromi e giunta l’ora vi entra e muore. 3. Dalla carne in putrefazione nasce un verme che nutrendosi dei succhi dell’animale morto, mette le ali. Poi, divenuto forte prende quel nido in cui sono le ossa del suo genitore e portandoselo passa dall’Arabia all’Egitto nella città chiamata Eliopoli. 4. E di giorno sotto lo sguardo di tutti, volando sull’altare del sole lo depone e così torna indietro. 5. Pertanto i sacerdoti esaminano gli annali e trovano che esso è giunto al compiersi del cinquecentesimo anno.
    La grandezza delle promesse
    XXVI, 1. Riteniamo, dunque, cosa grande e straordinaria che il creatore dell’universo opererà la risurrezione di coloro che lo hanno servito santamente nella sicurezza di una fede sincera. Non ci comprova anche in un uccello la grandezza della sua promessa? 2. Dice infatti: “Mi risusciterai e ti loderò”. E: “Mi coricai e dormii, mi svegliai poiché tu sei con me”. 3. E ancora dice Giobbe: “Erisusciterai questa mia carne che ha sopportato queste cose”.Il Signore tutto conosce e possiede
    XXVII, 1. Con questa speranza le nostreanime si stringano al fedele nelle promesse e al giusto nei giudizi. 2. Chi ciordina di non mentire, egli soprattutto non mentirà. Nulla è impossibile a Dio,tranne il mentire. 3. Si riaccenda dunque la fede di lui in noi, e riflettiamoche ogni cosa gli è vicina. 4. Nella parola della sua maestà ha fattosussistere tutte le cose e nella parola le può distruggere. 5. Chi gli puòchiedere: “Cosa hai fatto? Chi può resistere alla potenza della sua forza?”.Quando vuole e come vuole farà ogni cosa e nulla cadrà delle cose da luistabilite. 6. Tutto gli è presente e nulla si cela alla sua volontà. 7. Se “Icieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani;il giorno la trasmette al giorno e la notte la fa conoscere alla notte; e nonesistono parole nè lingue di cui non si comprendono i suoni”.
    Dio tutto vede e ascolta
    XXVIII, 1. Dio vede ed ascolta dunque ognicosa. Temiamolo abbandonando i malvagi desideri di opere ignobili per essereprotetti con la sua misericordia nel giudizio futuro. 2. Dove uno di noi puòsfuggire alla sua potente mano? Quale mondo può dare rifugio a chi lo diserta?Dice infatti la Scrittura: 3. “Dove andrò e dove mi nasconderò al tuo sguardo?Se salgo in cielo, tu sei là; se vado agli estremi limiti della terra, là è latua destra; se mi stendo negli abissi, là è il tuo spirito”. 4. Dove uno puòritirarsi? Dove può fuggire lontano da chi tutto abbraccia?
    Israele popolo eletto
    XXIX, 1. Avviciniamoci a Lui nella santitàdell’anima, alzando a Lui le mani pure e senza macchia e amando il nostro padrebenevolo e misericordioso, il quale fece di noi una porzione scelta per sè. 2.Così, infatti, è scritto: “Quando l’Altissimo distribuì le genti e disseminò ifigli di Adamo, stabilì i confini delle nazioni secondo il numero degli angelidi Dio. Porzione del Signore fu il popolo di Giacobbe, Israele fu la partedella sua eredità”. 3. In un altro passo la Scrittura dice: “Ecco, il Signoreha preso per sè un popolo in mezzo alle genti come un uomo serba per sè laprimizia della sua aia. Da questo popolo uscirà il santo dei santi”.

    Le opere e non le parole
    XXX, 1.Essendo noi una porzione santa,praticheremo tutto ciò che appartiene alla santità: fuggiamo le maldicenze, gliamplessi impuri e ignobili, l’ubriachezza, la mania innovatrice, le passioniorribili, l’adulterio infame e l’orgoglio odioso. 2. “Dio, infatti, dicono,resiste ai superbi, e dà la grazia agli umili”. 3. Uniamoci dunque a coloro ai qualila grazia è data da Dio; rivestiamoci della concordia rendendoci umili epadroni di noi stessi, lontani da ogni mormorazione e maldicenza, giudicandocon le opere e non con le parole. 4. La Scrittura dice infatti: “Chi parlamolto, anche a sua volta ascolterà; il ciarliero pensa forse di essere giusto?5. Benedetto il nato da donna che ha vita breve. Non essere abbondante diparole”. 6. La nostra lode sia in Dio e non per noi stessi. Dio disdegna ilodatori di se stessi. 7. La testimonianza della buona azione sia data aglialtri, come fu data ai nostri padri giusti. 8. La temerità, la presunzione el’audacia sono per i maledetti da Dio; la benevolenza, l’umiltà e la dolcezza,invece, per i benedetti da Dio.
    Benedizione divina
    XXXI, 1. Uniamoci alla Sua benedizione evediamone le vie. Sfogliamo gli avvenimenti dall’inizio. 2. Per quale motivo ilnostro padre Abramo fu benedetto se non per aver praticato con fede lagiustizia e la verita? 3. Isacco, conoscendo il futuro, con fiducia si fecevolentieri condurre al sacrificio. 4. Giacobbe con umiltà si allontanò dallasua terra per il fratello e andò da Labano e ne divenne servitore. A lui fudato lo scettro delle dodici tribù di Israele.
    La fede

    XXXII, 1. A considerare sinceramente uno aduno i beni elargiti da lui si riconosceranno grandiosi. 2. Da Giacobbe,discendono tutti i sacerdoti e i leviti ministri dell’altare di Dio; da lui ilSignore Gesù secondo la carne; da lui i re, gli arconti e i capi secondo Giuda;ne sono di piccola gloria gli altri scettri, come Dio aveva promesso: “La tuadiscendenza sarà numerosa come le stelle del cielo”. 3. Tutti furonoglorificati ed esaltati non per se stessi o per le loro opere o per l’azionegiusta che avevano compiuto, ma per la volontà Sua. 4. E noi, dunque, che perSua volontà siamo stati chiamati in Gesù Cristo, non siamo giustificati nè perla nostra sapienza o intelligenza o pietà o le opere compiute in santità dicuore, ma per la fede con la quale Dio onnipotente giustificò tutti sin dalprincipio. A Lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

    Le opere buone
    XXXIII, 1. Che faremo o fratelli? Cesseremodi fare il bene e trascureremo la carità? Giammai permetta il Signore chequesto avvenga tra noi, ma con zelo ed ardore sforziamoci di compiere ogniopera buona. 2. Lo stesso artefice e signore dell’universo si compiace dellesue opere. 3. Con la sua immensa potenza fissò i cieli e li ornò con la suaincomprensibile intelligenza. Separò la terra dall’acqua che la circonda e lastabilì sul saldo fondamento della sua volontà e con il suo comando chiamò invita tutti gli animali che in essa s’aggirano. Avendo preparato il mare e glianimali che sono in esso con la sua potenza li rinchiuse. 4. Con le mani sacreed immacolate plasmò l’uomo, l’essere superiore e che tutto governa, qualeimpronta della sua immagine. 5. Così dice il Signore: “Facciamo l’uomo a nostraimmagine e somiglianza. E Dio creò l’uomo; li fece maschio e femmina”. 6.Avendo compiuto tutte queste cose le approvò e le benedisse col dire: “Crescetee moltiplicatevi”. 7. Vediamo che tutti i giusti furono ornati di opere buone,e lo stesso Signore che si era ornato di opere buone provò gioia. 8. Con untale modello volgiamoci senza indugio alla Sua volontà e con tutta la nostraforza applichiamoci all’opera di giustizia.
    Partecipi dette grandi promesse

    XXXIV, 1. Il buon operaio prende a frontealta il pane del suo lavoro mentre il pigro e l’indolente non guardano ildatore di lavoro. 2. Conviene dunque che siamo premurosi nel fare il bene; daLui ci viene ogni cosa. 3. Lo ha dichiarato: “Ecco il Signore, e davanti a luista la mercede da dare a ciascuno secondo la sua opera”. 4. Poichè noi crediamocon tutto il cuore in Lui, ci esorta a non essere inoperosi nè trascurati inogni opera buona. 5. Siano in Lui il nostro vanto e la nostra sicurezza,sottostiamo alla sua volontà e consideriamo che tutta la schiera dei suoiangeli, stando intorno a lui, adempie la sua volontà. 6. Dice, infatti, laScrittura: “Miriadi e miriadi stavano intorno a lui e mille migliaia loservivano e gridavano: Santo, santo, santo il Signore Sabaoth; tutta lacreazione è piena della sua gloria”. 7. E noi, riuniti nella concordia edall’intimo come da una sola bocca, gridiamo con insistenza verso di lui che cirenda partecipi delle sue grandi e gloriose promesse. 8. La Scrittura dice infatti:“Occhio non vide, orecchio non ascoltò e non penetrò nel cuore dell’uomo quantoha preparato per quelli che l’attendono”.
    Una grande ricompensa
    XXXV, 1. Come sono magnifici e mirabili i doni di Dio, o carissimi. 2. Vita nell’immortalità, splendore nella giustizia, verità nella libertà, la fede nella sicurezza, padronanza di sè nella santità. Tutte queste cose cadono sotto la nostra intelligenza. 3. Quali sono le cose preparate per quelli che le attendono? Il creatore e padre dei secoli, il santissimo, sa la quantità e la bellezza di esse. 4. Noi, dunque, lottiamo per trovarci nel numero di quelli che lo attendono per essere partecipi dei doni promessi. 5. Come questo avverrà, o carissimi? Se la nostra mente sarà fissa fedelmente in Dio, se cercheremo le cose a lui accette e gradite, se compiremo ciò che conviene alla sua volontà irreprensibile e seguiremo la via della verità, allontanando da noi ogni ingiustizia e cattiveria, avarizia, contese, malignità e inganni, mormorazioni, maldicenze, odio a Dio, orgoglio, iattanza, vanagloria e inospitalità. 6. Quelli che fanno queste cose sono odiosi a Dio e “non solo quelli che le fanno, ma anche quelli che le approvano”. 7. Dice infatti la Scrittura: “A1 peccatore Dio parlò: Perché spieghi i miei precetti ed hai sulla bocca la mia alleanza? 8. Tu odiasti la disciplina e gettasti dietro le spalle le mie parole. Se vedevi un ladro, correvi con lui, e con gli adulteri avevi la parte. La tua bocca era piena di malvagità e la tua lingua tesseva inganni. Sedendo sparlavi di tuo fratello e al figlio di tua madre ponevi tranelli. 9. Questo facevi e io tacqui; tu supponevi, iniquo, che io ti fossi simile. 10. Ti confonderò e ti porro faccia a faccia con te stesso. 11. Capite queste cose, voi che vi dimenticate di Dio, perché non vi assalga come un leone e non ci sia chi vi liberi. 12. Un sacrificio di lode mi darà gloria; ivi la strada con la quale gli mostrerò la salvezza di Dio”.
    Geùu Cristo, la salvezza
    XXXVI, 1. Questa la strada, o beneamati, nella quale troviamo salvezza: Gesù Cristo il sommo sacerdote delle nostre offerte, il protettore e l’aiuto della nostra debolezza. 2. Per mezzo suo fissiamo lo sguardo sulle altezze dei cieli, per mezzo suo osserviamo come in uno specchio la sua faccia immacolata e sublime, per mezzo suo si sono aperti gli occhi del cuore, per mezzo suo la nostra mente ottusa e ottenebrata rifiorisce alla luce, per mezzo suo il Signore ha voluto farci gustare la scienza immortale. “Egli, splendore della maestà divina, di tanto è superiore agli angeli di quanto il nome che ebbe in eredita è più eccellente”. 3. È scritto così: “Egli ha fatto dei venti i suoi messaggeri e delle vampe di fuoco i suoi ministri”. 4. Di suo figlio così disse il Signore: “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò le genti in tua eredità e tuoi saranno i confini della terra”. 5. E di nuovo gli dice: “Siedi alla mia destra finchè io ponga i nemici a sgabello dei tuoi piedi”. 6. Chi sono i nemici? I malvagi e quelli che si oppongono alla sua volontà.
    Cristo, la nostra guida
    XXXVII, 1. Militiamo, fratelli, con ogni nostra prontezza sotto i suoi ordini irreprensibili. 2. Consideriamo i soldati sotto gli ufficiali, con quale ordine, disciplina e sottomissione eseguono i comandi. 3. Non tutti sono proconsoli, nè capi di mille, cento, nè di cinquanta e così di seguito, ma ciascuno nel proprio ordine esegue i comandi dei re o dei governanti. 4. I grandi non possono stare senza i piccoli e i piccoli senza i grandi; in tutte le cose c’è qualche collegamento e in questo la utilità. 5. Prendiamo il nostro corpo. La testa non può stare senza i piedi, nè i piedi senza la testa. Le più piccole parti del nostro corpo sono necessarie ed utili a tutto il corpo; ma tutte convivono ed hanno una sola subordinazione per salvare tutto il corpo.
    Tutti i beni da Dio
    XXXVIII, 1. Si conservi dunque tutto il nostro corpo in Cristo Gesù e ciascuno si sottometta al suo prossimo, secondo la grazia in cui fu posto. 2. Il forte si prenda cura del debole, e il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero benedica Dio per avergli dato chi supplisce alla sua indigenza. Il saggio dimostri la sua saggezza non nelle parole, ma nelle opere buone. L’umile non testimoni a se stesso, ma lasci che sia testimoniato da altri. Il casto nella carne non si vanti, sapendo che un altro gli concede la continenza. 3. Consideriamo, fratelli, di quale materia siamo fatti, come e chi entrammo nel mondo, da quale fossa e tenebra colui che ci plasmò e ci creò ci condusse al mondo. Egli aveva preparato i benefici prima che noi fossimo nati. 4. Abbiamo tutto da lui, di tutto lo dobbiamo ringraziare. A lui la gloria nei secoli. Amen.
    Niente superbia
    XXXIX, 1. Gli sciocchi, gli insensati, i pazzi, gli ineducati, ci deridono e ci scherniscono, volendo esaltarsi con i propri sentimenti. 2. Che cosa può un mortale? Quale la forza di chi nasce dalla terra? 3. È scritto infatti: “Non vi era una figura davanti ai miei occhi, ma percepivo un soffio di vento e una voce. 4. Che dunque? Sarà puro un mortale davanti al Signore? O sarà incensurabile nelle sue opere l’uomo se non si fida dei suoi servi e scorge il torto anche nei suoi angeli? 5. Non è puro neanche il cielo al suo cospetto. 94.Ahimè, quelli che abitano case di fango, tra i quali siamo anche noi di quelfango! Li ha schiacciati come un tarlo e dal mattino alla sera non esistonopiù. Perirono per non poter aiutare se stessi. 6. Soffiò su di loro e morirono,perché non avevano saggezza. 7. Tu chiama se qualcuno ti ascolterà o se vedraiqualche angelo santo. L’ira rovina lo sciocco e la gelosia uccide il perverso.8. Ho visto gli stolti mettere radici, ma subito la loro vita fu divorata. 9.Siano lungi dalla salvezza i loro figli; siano disprezzati davanti alle portedei più infelici. Non vi sarà chi li liberi. I beni per loro preparati liconsumeranno i giusti; essi, invece, non saranno liberati dai mali”.I tempi stabiliti
    XL, 1. Sono per noi evidenti queste cose esiamo scesi nelle profondità della conoscenza divina. Dobbiamo fare con ordinetutto quello che il Signore ci comanda di compiere nei tempi fissati. 2. Eglici prescrisse di fare le offerte e le liturgie, e non a caso o senz’ordine, main circostanze ed ore stabilite. 3. Egli stesso con la sua sovrana volontàdetermina dove e da chi vuole siano compiute, perché ogni cosa fatta santamentecon la sua santa approvazione sia gradita alla sua volontà. 4. Coloro che fannole loro offerte nei tempi fissati sono graditi e amati. Seguono le leggi delSignore e non errano. 5. A1 gran sacerdote sono conferiti particolari ufficiliturgici, ai sacerdoti è stato assegnato un incarico specifico e ai levitiincombono propri servizi. I1 laico è legato ai precetti laici.
    Piacere a Dio
    XLI, 1. Ciascuno, o fratelli, nel suo postopiaccia a Dio, agendo in buona coscienza e dignità, senza infrangere la normastabilita per il suo compito. 2. Non si offrano dappertutto, o fratelli,sacrifici perpetui o votivi, o di espiazione o di riparazione, ma solo aGerusalemme. Ivi pure non si offrano sacrifici in ogni luogo, ma innanzi altempio sull’altare, dopo un esame minuto della vittima da parte del sommosacerdote e dei ministri prima ricordati. 3. Quelli che agiscono non conformialla di lui volontà meritano la pena di morte. 4. Vedete, fratelli, quantomaggiore è la scienza di cui fummo degnati, tanto maggiore il pericolo cuisiamo esposti.
    I ministri della Chiesa
    XLII, 1. Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore Gesù Cristo che fu mandato da Dio. 2. Cristo fu inviato da Dio e gli apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente secondo la volontà di Dio. 3. Ricevuto il mandato e pieni di certezza nella risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella parola di Dio con l’assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare che il regno di Dio stava per venire. 4. Predicavano per le campagne e le città e costituivano le primizie del loro lavoro apostolico, provandole nello spirito, nei vescovi e nei diaconi dei futuri fedeli. 5. E questo non era nuovo; da molto tempo si era scritto intorno ai vescovi e ai diaconi. Così, infatti, dice la Scrittura: “Stabilirono i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede”.
    La dignità sacerdotale
    XLIII, 1. Che meraviglia se quelli che avevano fede in Cristo stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti? Anche Mosè “fedele servitore in tutta la casa” segnò nei libri sacri tutto ciò che gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza alle norme stabilite da lui. 2. Quando sorse gelosia intorno al sacerdozio e le tribù si disputavano quale di esse si sarebbe ornata del nome glorioso, egli ordinò ai dodici capitribù di portargli delle verghe e che ciascuna fosse contrassegnata dal nome. Avendole prese, le legò, le sigillò con gli anelli dei capitribù e le pose nel tabernacolo della testimonianza sulla tavola di Dio. 3. Chiuso il tabernacolo sigillò le chiavi come le verghe. 4. E disse loro: “Fratelli, la tribù la cui verga germoglierà, Dio sceglie per esercitare il sacerdozio e servirlo”. 5. Venuto il mattino, convocò tutto Israele, seicentomila uomini. Mostrò i sigilli ai capitribù e aprì il tabernacolo della testimonianza e tirò fuori le verghe. E si trovò che la verga di Aronne non solo era germogliata, ma aveva anche il frutto. Che ve ne pare, o carissimi? Mosè non prevedeva che questo sarebbe accaduto? Lo sapeva davvero. Fece così perché non scoppiasse un tumulto in Israele e fosse glorificato il nome del vero e dell’unico Dio. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
    Giusto ufficio
    XLIV, 1. I nostri apostoli conoscevano da parte del Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. 2. Per questo motivo, prevedendo esattamente l’avvenire, istituirono quelli che abbiamo detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte succedessero nel ministero altri uomini provati. 3. Quelli che furono stabiliti dagli Apostoli o dopo da altri illustri uomini con il consenso di tutta la Chiesa, che avevano servito rettamente il gregge di Cristo con umiltà, calma e gentilezza, e che hanno avuto testimonianza da tutti e per molto tempo, li riteniamo che non siano allontanati dal ministero. 4. Sarebbe per noi colpa non lieve se esonerassimo dall’episcopato quelli che hanno portato le offerte in maniera ineccepibile e santa. 5. Beati i presbiteri che, percorrendo il loro cammino, hanno avuto una fine fruttuosa e perfetta! Essi non hanno temuto che qualcuno li avesse allontanati dal posto loro stabilito. 6. Noi vediamo che avete rimosso alcuni, nonostante la loro ottima condotta, dal ministero esercitato senza reprensione e con onore.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    La persecuzione dei giusti
    XLV, 1. Voi siete pieni di emulazione e di zelo nelle cose che riguardano la salvezza. 2. Vi siete curvati sulle Sacre Scritture, le vere, date dallo Spirito Santo. 3. Siete convinti che nulla di ingiusto e di falso è scritto in esse. Non troverete che i giusti siano stati ricusati da uomini santi. 4. I giusti sono stati perseguitati, ma dagli ingiusti; sono stati imprigionati, ma dagli empi; sono stati lapidati, ma dagli iniqui; uccisi da quelli che vengono presi dall’invidia perversa e malvagia. 5. Essi sopportarono gloriosamente queste sofferenze. 6. Che dire, o fratelli? Daniele forse fu gettato nella fossa dei leoni da quelli che temevano Dio? 7. Anania, Azaria e Misaele furono chiusi in una fornace di fuoco da quelli che praticavano il culto grande e glorioso dell’Altissimo? Giammai questo. Chi sono, dunque, quelli che l’hanno commesso? Persone detestabili e piene di ogni cattiveria spinsero il loro furore sino al punto da mandare alla tortura quelli che servivano Dio in santità e senza reprensione. Esse non sapevano che l’Altissimo è difensore e protettore di quelli che con coscienza difendono il suo santo nome. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. 8.Coloro che hanno sopportato con fiducia hanno ereditato la gloria e l’onore, sono stati esaltati e scritti da Dio nel suo memoriale per i seco1i dei secoli. Amen.
    Attaccarsi ai giusti
    XLVI, 1. A siffatti esempi bisogna, fratelli, che ci atteniamo anche noi. 2. È scritto, infatti: “Attaccatevi ai santi perché quelli che sono uniti ad essi diverranno santi”. 3. E di nuovo in un altro luogo la Scrittura dice: “Con l’innocente sarai innocente, con l’eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai”. 4. Attacchiamoci dunque agli innocenti e ai giusti, sono gli eletti di Dio. 5. Perché tra voi contese, ire, dissensi, scismi e guerra? 6. Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo e un solo spirito di grazia effuso su di noi e una sola vocazione in Cristo? 7. Perché strappiamo e laceriamo le membra di Cristo e insorgiamo contro il nostro corpo giungendo a tanta pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri? Ricordatevi delle parole di Gesù e nostro Signore. 8. Disse, infatti: “Guai a quell’uomo; sarebbe stato meglio che non fosse nato, piuttosto che scandalizzare uno dei miei eletti. Meglio per lui che gli fosse stata attaccata una macina e fosse stato gettato nel mare, piuttosto che pervertire uno del miei eletti”. Il vostro scisma ha sconvolto molti e molti gettato nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore. Il vostro dissidio è continuo.La discordia
    XLVII, 1.Prendete la lettera del beato Paolo apostolo. 2. Che cosa vi scrisse all’inizio della sua evangelizzazione? 3. Sotto l’ispirazione dello Spirito vi scrisse di sé, di Cefa, e di Apollo per aver voi allora formato dei partiti. 4. Ma quella divisione portò una colpa minore. Parteggiavate per apostoli che avevano ricevuto testimonianza e per un uomo (Apollo) stimato da loro. 5. Ora, invece, considerate chi vi ha pervertito e ha menomato la venerazione della vostra rinomata carità fraterna. 6. È turpe, carissimi, assai turpe e indegno della vita in Cristo sentire che la Chiesa di Corinto, molto salda e antica, per una o due persone si è ribellata ai presbiteri. 7. E tale voce non solo è giunta a noi, ma anche a chi è diverso da noi. Per la vostra sconsideratezza si è portato biasimo al nome del Signore e si è costituito un pericolo per voi stessi.
    La porta della giustizia
    XLVIII, 1. Liberiamocene subito e gettiamoci ai piedi del Signore. Piangendo, supplichiamolo che fattosi propizio si riconcili con noi e ci ristabilisca nella nobile e santa pratica della carità fraterna. 2. Questa è la porta della giustizia aperta alla vita, come è scritto: “Apritemi le porte della giustizia; entrando confesserò il Signore. 3. Questa è la porta del Signore; i giusti entreranno per essa”. 4. Molte sono le porte aperte, (ma) quella della giustizia è in Cristo. Beati sono tutti quelli che vi entrano e dirigono il loro cammino nella santità e nella giustizia, tutto facendo tranquillamente. 5. Ciascuno sia fedele, sia capace di esporre la scienza, sia saggio nel giudicare i motivi, sia puro nelle opere. 6. Tanto più occorre che sia umile quanto più è creduto molto grande, e deve cercare il bene comune per tutti e non quello proprio.
    La carità
    XLIX, 1. Chi ha la carità in Cristo pratichi i suoi comandamenti. 2. Chi può spiegare il vincolo della carità di Dio? 3. Chi è capace di esprimere la grandezza della sua bellezza? 4. L’altezza ove conduce la carità è ineffabile. 5. La carità ci unisce a Dio: “La carità copre la moltitudine dei peccati”. La carità tutto soffre, tutto sopporta. Nulla di banale, nulla di superbo nella carità. La carità non ha scisma, la carità non si ribella, la carità tutto compie nella concordia. Nella carità sono perfetti tutti gli eletti di Dio. Senza carità nulla è accetto a Dio. 6. Nella carità il Signore ci ha presi a sé. Per la carità avuta per noi, Gesù Cristo nostro Signore, nella volontà di Dio, ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne e la sua anima per la nostra anima.
    L, 1. Vedete, carissimi, come è cosa grande e meravigliosa la carità, e della sua perfezione non c’è commento. 2. Chi è capace di trovarsi in essa se non quelli che Dio ha reso degni? Preghiamo dunque e chiediamo alla sua misericordia perché siamo riconosciuti nella carità, senza sollecitazione umana, irreprensibili. 3. Sono passate tutte le generazioni da Adamo sino ad oggi, ma quelli che con la grazia di Dio sono perfetti nella carità raggiungono la schiera dei più, che saranno visti nel novero del regno di Cristo. 4. Infatti è scritto: “Entrate nelle vostre stanze per pochissimo, finché passa la mia ira e il mio furore; mi ricorderò del giorno buono e vi risusciterò dai vostri sepolcri”. 5. Siamo beati, carissimi, se eseguiamo i comandamenti di Dio nella concordia della carità, perché ci siano rimessi i peccati per la carità. 6. È scritto: “Beati quelli cui furono rimesse le malvagità e i cui peccati sono stati coperti; beato l’uomo del quale il Signore non considererà il peccato, né l’inganno è sulla sua bocca”. 7. Questa beatitudine è per quelli scelti da Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
    Confessare le colpe
    LI, 1. Chiediamo che ci siano perdonate le mancanze e le azioni ispirate dall’avversario. Coloro che furono i capi della sedizione e dello scisma devono considerare la parte comune della speranza. 2. Quelli che vivono nel timore e nella carità vogliono incappare nelle ingiurie piuttosto essi stessi che il prossimo. Preferiscono subire il biasimo per la bella e giusta armonia trasmessaci. 3. È meglio per l’uomo confessare le sue colpe che indurire il suo cuore, come si indurì il cuore dei rivoltosi contro il servitore di Dio, Mosè, e la loro condanna fu ben chiara; 4. poiché “discesero vivi nell’ade” e “la morte li pascolerà”. 5. Il Faraone e il suo esercito e tutti i capi di Egitto, i carri e quelli che vi erano sopra, per questo motivo furono sommersi nel Mar Rosso e perirono. I loro cuori insensati si erano induriti, dopo i miracoli e i portenti avvenuti in Egitto, mediante il servo di Dio Mosè.
    LII, 1. Fratelli, il Signore dell’universo non ha bisogno, non cerca nulla da nessuno tranne che si faccia a lui la confessione. 2. Dice, infatti, l’eletto David: “Mi confesserò al Signore e gli sarà accetto più di un giovenco che mette le corna e le unghie. Vedano i poveri e gioiscano”. 3. E di nuovo dice: “Offri a Dio un sacrificio di lode e rivolgi all’Altissimo le tue preghiere; invocami nel giorno della tua afflizione e io ti libererò e tu mi glorificherai”. 4. “Sacrificio gradito a Dio è uno spirito contrito”.
    La carità di Mosè
    LIII, 1. Carissimi, voi conoscete le Sacre Scritture e le conoscete bene; avete meditato le parole di Dio. Per il ricordo vi scriviamo queste cose. 2. Quando Mosè salì sul monte trascorrendo quaranta giorni e quaranta notti nel digiuno e nell’umiltà, a lui disse il Signore: “Discendi presto di qui perché il popolo tuo, che conducesti dalla terra di Egitto, ha prevaricato; si è presto allontanato dalla via che tu avevi prescritto, e si è fatto idoli di metallo fuso”. 3. E disse a lui il Signore: “Ti ho parlato una volta e anche due dicendo: “Ho riguardato questo popolo e vedi è di dura cervice; lascia che lo distrugga. Cancellerò il suo nome di sotto il cielo e farò di te una nazione grande, meravigliosa e molto più numerosa di questa””. 4. E disse Mosè: “Giammai, Signore. Rimetti il peccato a questo popolo, o cancella me dal libro dei viventi”. 5. O grande carità! O perfezione insuperabile! Un servo parla con libertà al Signore, implora il perdono per il popolo o chiede di essere eliminato anche lui con esso.
    La pace del gregge di Cristo
    LTV, 1. Tra voi c’e qualcuno generoso, misericordioso e pieno di amore? 2. Dica: se per colpa mia si sono avuti sedizione, lite e scismi vado via. Me ne parto dove volete e faccio quello che il popolo comanda purché il gregge di Cristo viva in pace con i presbiteri costituiti. 3. Ciò facendo si acquisterà una grande gloria in Cristo e ogni luogo lo riceverà. “Del Signore è la terra e quanto essa contiene”. 4. Così hanno fatto e faranno quelli che con una condotta senza rimorsi, sono cittadini di Dio.
    LV, 1. Per riportare gli esempi dei pagani, molti re e capi, in tempi di pestilenza, ammoniti dall’oracolo, si offrirono alla morte per salvare con il loro sangue i cittadini. Molti abbandonarono le loro città perché cessasse la sedizione. 2. Sappiamo che molti tra noi si offrirono alle catene per liberare gli altri; molti si offrirono alla schiavitù e con il prezzo ricavato davano da mangiare agli altri. 3. Numerose donne rese forti dalla grazia di Dio compirono molte azioni virili. 4. La beata Giuditta, mentre la città era assediata, chiese agli anziani che la lasciassero andare nel campo degli avversari. 5. Si espose dunque al pericolo. Uscì dalla città per amore della patria e del popolo che era assediato e il Signore diede Oloferne in mano di una donna. 6. Ester, perfetta nella fede, non si espose a minor pericolo per salvare le dodici tribù di Israele sul punto di perire. Nel digiuno e nella umiltà implorò il Signore che tutto vede, Dio dei secoli. Egli, vedendo l’umiltà dell’anima di lei, salvò il popolo per il cui amore affrontò il pericolo.La protezione di Dio
    LVI, 1. Per quelli che si trovano in qualche peccato intercediamo anche noi, perché siano loro concesse la mansuetudine e l’umiltà e cedano non a noi ma alla volontà di Dio. Così sarà fruttuoso e perfetto presso Dio e presso i santi il ricordo con la pietà. 2. Accettiamo il rimprovero per il quale nessuno deve indispettirsi, o carissimi. La correzione che ci facciamo a vicenda è buona e assai vantaggiosa; ci unisce alla volontà di Dio. 3. Così dice la santa parola: “Il Signore mi ha educato con il rimprovero e non mi ha consegnato alla morte”. 4 “Il Signore corregge chi ama e frusta ogni figlio che gli è accetto”. 5. “Il giusto - dice - mi correggerà nella misericordia e mi proverà; l’olio dei peccatori non unga la mia testa”. 6. E di nuovo dice: “Beato l’uomo che il Signore ha corretto; non ricusare l’ammonizione dell’onnipotente; egli fa soffrire, e di nuovo ristabilisce. 7. Percuote e le sue mani guariscono. 8. Sei volte ti trarrà dalle angustie e alla settima non ti toccherà il male. 9. Nella fame ti scamperà dalla morte, nella guerra ti libererà dalla mano di ferro. 10. E ti proteggerà dalla sferza della lingua, e non temerai i mali che sopravvengono. 11. Riderai degli ingiusti e dei malvagi e non temerai le bestie feroci; 12. perché esse saranno in pace con te. 13. Poi conoscerai che è in pace la tua casa, e la prosperità della tua tenda non viene mai meno. 14. Vedrai che è numerosa la tua discendenza e i tuoi figli come l’erba del campo. 15. Scenderai nel sepolcro come grano maturo mietuto alla stagione, o come mucchio dell’aia raccolto a suo tempo”. 16. Guardate, carissimi, quanta è la protezione per quelli che sono corretti dal Signore. Come padre buono ci corregge nell’avere misericordia di noi con un santo rimprovero.
    Sottomissione ai presbiteri
    LVII, 1. Voi che siete la causa della sedizione sottomettetevi ai presbiteri e correggetevi con il ravvedimento, piegando le ginocchia del vostro cuore. 2. Imparate ad assoggettarvi deponendo la superbia e l’arroganza orgogliosa della vostra lingua. È meglio per voi essere trovati piccoli e ritenuti nel gregge di Cristo, che avere apparenza di grandezza ed essere rigettati dalla sua speranza. 3. Così parla la sapienza maestra di virtù: “Ecco, io emetterò per voi una parola del mio spirito e insegnerò a voi il mio discorso. 4. Poiché chiamai e non ascoltaste, prolungai i discorsi e non foste attenti, ma frustraste i miei consigli e disobbediste ai miei richiami. Anch’io riderò della vostra rovina, e mi rallegrerò se arriverà lo sterminio su di voi e se improvviso giungerà il tumulto e sovrasterà la catastrofe simile al turbine e quando avverranno l’angoscia e l’oppressione. 5. Accadrà che voi m’invocherete e non vi ascolterò; i cattivi mi cercheranno e non mi troveranno. Odiarono la sapienza, non vollero saperne del timore del Signore, né vollero ascoltare i miei consigli e disprezzarono le mie esortazioni. 6. Per questo mangeranno i frutti della loro condotta e si sazieranno della loro empietà. 7. Saranno uccisi per aver commesso ingiustizie contro i fanciulli e il giudizio distruggerà gli empi. Chi mi ascolta riposerà fiducioso sulla speranza e vivrà tranquillo lontano da ogni male”.
    Umiltà nell’ubbidienza
    LVIII, 1. Ubbidiamo dunque al suo nome santissimo e glorioso e sfuggiamo alle minacce fatte dalla Sapienza contro i disobbedienti, per riposare fiduciosi nel nome santissimo della sua Maestà. 2. Ascoltate il nostro consiglio, e non avrete a pentirvi. Vive Dio, vive il Signore Gesù Cristo e lo Spirito Santo, la fede e la speranza degli eletti. Chi avrà praticato in umiltà, con costante mitezza e senza rimpianto i comandamenti e i precetti dati da Dio sarà posto e annoverato nel numero dei salvati da Gesù Cristo, per mezzo del quale a Lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
    La grande preghiera
    LIX, 1. Quelli che disubbidiscono alle parole di Dio, ripetute per mezzo nostro, sappiano che incorrono in una colpa e in un pericolo non lievi. 2. Noi saremo innocenti di questo peccato e chiederemo, con preghiera assidua e supplica, che il creatore dell’universo conservi intatto il numero dei suoi eletti che si conta in tutto il mondo per mezzo dell’amatissimo suo figlio Gesù Cristo Signore nostro, col quale ci chiamò dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza del suo nome glorioso, 3. a sperare nel tuo nome, principio di ogni creatura: Tu apristi gli occhi del nostro cuore perché conoscessimo te, il solo altissimo nell’altissimo dei cieli, il santo che riposi tra i santi, che umilii la violenza dei superbi, che sciogli i disegni dei popoli, che esalti gli umili e abbassi i superbi. Tu che arricchisci e impoverisci, che uccidi e dai la vita, il solo benefattore degli spiriti e Dio di ogni carne, che scruti gli abissi, che osservi le opere umane, che soccorri quelli che sono in pericolo e salvi i disperati, creatore e custode di ogni spirito che moltiplichi i popoli sulla terra, e che fra tutti scegliesti quelli che ti amano per mezzo di Gesù Cristo, l’amatissimo tuo figlio mediante il quale ci hai educato, ci hai santificato e ci hai onorato. 4. Ti preghiamo, Signore, sii il nostro soccorso e sostegno. Salva i nostri che sono in tribolazione, rialza i caduti, mostrati ai bisognosi, guarisci gli infermi, riconduci quelli che dal tuo popolo si sono allontanati, sazia gli affamati, libera i nostri prigionieri, solleva i deboli, consola i vili. Conoscano tutte le genti che tu sei l’unico Dio e che Gesù Cristo è tuo figlio e “noi tuo popolo e pecore del tuo pascolo”.
    LX, 1. Con le tue opere hai reso visibile l’eterna costituzione del mondo. Tu, Signore, creasti la terra. Tu, fedele in tutte le generazioni, giusto nei tuoi giudizi, mirabile nella forza e nella magnificenza, saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili, benevolo verso quelli che confidano in te, misericordioso e compassionevole, perdona le nostre iniquità e ingiustizie, le cadute e le negligenze. Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve ma purificaci nella purificazione della tua verità e dirigi i nostri passi per camminare nella santità del cuore e fare ciò che è buono e gradito al cospetto tuo e dei nostri capi. 3. Sì, o Signore, fa’ splendere il tuo volto su di noi per il bene, nella pace, per proteggerci con la tua mano potente e scamparci da ogni peccato col tuo braccio altissimo, e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente. 4. Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità; rendici sottomessi al tuo nome onnipotente e pieno di virtù e a quelli che ci comandano e ci guidano sulla terra.
    LXI, 1. Tu, Signore, desti loro il potere della regalità per la tua magnifica e ineffabile forza, perché noi, conoscendo la gloria e l’onore loro dati, ubbidissimo ad essi senza opporci alla tua volontà. Dona ad essi, Signore, sanità, pace, concordia e costanza, per esercitare al sicuro la sovranità data da te. 2. Tu, Signore, re celeste dei secoli, concedi ai figli degli uomini gloria, onore e potere sulle cose della terra. Signore, porta a buon fine il loro volere, secondo ciò che è buono e gradito alla tua presenza, per esercitare con pietà, nella pace e nella dolcezza, il potere che tu hai loro dato e ti trovino misericordioso. 3. Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi, ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre Gesù Cristo, per il quale ora a te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen.
    Ricapitolazione degli argomenti trattati
    LXII, 1. Fratelli, vi abbiamo scritto abbastanza sulle cose che convengono alla nostra religione e sono utili a una vita virtuosa per quelli che vogliono osservare la pietà e la giustizia. 2. Abbiamo toccato tutti i punti che riguardano la fede, la penitenza, la vera carità, la continenza, la saggezza e la pazienza. Vi abbiamo ricordato che nella giustizia, nella verità e nella magnanimità bisogna piacere santamente a Dio onnipotente, amando la concordia, dimenticando le offese, nell’amore e nella pace con una benevolenza continua, come i nostri padri, di cui abbiamo già parlato, si resero graditi con l’umiltà verso il Padre, Dio e creatore, e tutti gli uomini. 3. E questo abbiamo ricordato con piacere, perché eravamo certi di scrivere a fedeli eccellenti che hanno approfondito le parole dell’insegnamento di Dio.
    I messaggeri di pace

    LXIII, 1. È giusto che noi con tali e tanti esempi sottostiamo, prendendo il posto dell’obbedienza. Desistiamo dalla vana sedizione per raggiungere senza biasimo lo scopo propostoci nella verità. 2. Ci darete esultanza di gioia se, divenuti obbedienti a ciò che vi abbiamo scritto mediante lo Spirito Santo, smorzerete la collera ingiusta della vostra gelosia, secondo l’esortazione fatta in questa lettera alla pace e alla concordia. 3. Vi abbiamo inviato uomini fedeli e saggi, vissuti in mezzo a noi con modi corretti dalla gioventù alla vecchiaia, che saranno testimoni tra noi e voi. 4. Abbiamo fatto questo perché sappiate che ogni nostro pensiero è stato ed è che ritroviate presto la pace.
    La benedizione di Dio
    LXIV, 1. Dio che tutto vede ed è padrone degli spiriti e signore di ogni carne, che ha scelto il Signore Gesù Cristo e noi mediante Lui ad essere suo popolo, conceda ad ogni anima che implora il suo mirabile e santo nome, fede, timore, pace, pazienza e magnanimità, continenza, purezza e prudenza. E sia gradita al Suo nome per mezzo del sommo sacerdote e nostro protettore Gesù Cristo, per il quale sia a lui la gloria, grandezza, potenza e onore, ora e nei secoli dei secoli. Amen.LXV, 1. Rimandateci presto nella pace e nella gioia i messaggeri da noi inviati, Claudio, Efebo e Valerio Bitone con Fortunato perché ci annunzino quanto prima la pace e la concordia invocate e desiderate, e presto noi ci rallegriamo della vostra serenità. 2. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi e con tutti quelli ovunque chiamati da Dio per mezzo Suo e a Lui sia gloria, onore, potenza e maestà e regno eterno, dai secoli nei secoli dei secoli. Amen.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    SECONDA LETTERA DI CLEMENTE

    1. Fratelli, questo è il concetto che dobbiamo farci di Gesù Cristo: considerarlo quale Dio, quale giudice dei vivi e dei morti; e non dobbiamo tenere in poco conto la nostra salvezza.
    2. Se noi abbiamo un meschino concetto di Lui, è meschino anche l’oggetto della nostra speranza. Chi ascolta queste cose e le reputa piccole, pecca; e noi pure pecchiamo, se ignoriamo donde fummo chiamati e da chi e a quale luogo destinati e quante sofferenze volle sopportare Gesù Cristo per noi.
    3. Qual compenso gli daremo noi, o quale frutto, degno di quello che ci fu donato da Lui? Di quali benefici non siamo debitori a Lui?
    4. Egli ci prodigò la luce; come un padre ci chiamò suoi figli e ci salvò quando perivamo.
    5. Quale lode dunque o quale compenso, daremo noi a Lui per le grazie ricevute?
    6. Noi eravamo ciechi d’intelletto, adoravamo oggetti di pietra, di legno, d’oro, d’argento e di bronzo, opere umane; e tutta la nostra vita non era altro che morte. Eravamo circondati da oscurità, i nostri occhi erano pieni di nebbia; per volere di Lui riacquistammo la vista e dissipammo la nube in cui eravamo avvolti.
    7. Egli ci usò misericordia e ci salvò, mosso a compassione alla vista dei nostri molteplici errori e della rovina in cui giacevamo senza alcuna speranza di salute fuori di quella che viene da Lui.
    8. Egli ci chiamò quando ancora non eravamo, e dal nulla volle che passassimo all’esistenza.
    II
    1. Rallegrati,, o sterile, che non partorisci, ed erompi in grida tu che non hai i dolori del parto, poiché i figli della donna sola sono più numerosi di quelli della maritata. Con le parole rallegrati, o sterile, che non partorisci, siamo indicati noi; poiché la Chiesa era sterile, prima che le fossero dati dei figlioli.
    2. Le parole: grida tu che non hai i dolori del parto, ci insegnano ad elevare con semplicità le nostre preghiere a Dio, senza scoraggiarci come le donne quando partoriscono.
    3. E le altre: la donna sola ha più figli che la maritata, significano che il popolo, al quale apparteniamo, sembrava abbandonato da Dio; ora invece, avendo creduto, siamo divenuti più numerosi di coloro che sembravano i possessori di Dio.
    4. Un’altra Scrittura dice: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
    5. Il che significa che bisogna salvare quelli che si perdono.
    6. Questo infatti è grande ed ammirevole, non già il rinsaldare ciò che è solido, ma ciò che sta cadendo.
    7. Così anche il Cristo volle salvare ciò che stava perdendosi; e salvò molti con la sua venuta e chiamò anche noi, che già perivamo.
    III
    1. Essendo dunque così grande la misericordia usata da Cristo verso di noi, prima col far sì che noi che viviamo non sacrificassimo e non adorassimo più divinità morte, poi col farci conoscere per mezzo suo il Padre della verità, quale altra conoscenza ci condurrà al Padre, all’infuori di quella di non rinnegare Colui per mezzo del quale l’abbiamo conosciuto?
    2. Dice infatti Cristo stesso: Chi confesserà me dinanzi agli uomini, io lo confesserò dinanzi al Padre mio.
    3. Ecco dunque la nostra ricompensa, se confesseremo Colui per mezzo del quale siamo stati salvati.
    4. E in che modo lo confesseremo? Facendo quanto dice, non trascurando i suoi precetti e onorandolo, non solo con le labbra, ma con tutto il cuore e con tutta la mente.
    5. Poiché Egli dice anche in Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
    IV
    1.Non accontentiamoci dunque di chiamarlo Signore, perché questo non ci salverà.
    2. Dice infatti: Non chiunque mi dice Signore, Signore, sarà salvo, ma chi pratica la giustizia.
    3. Perciò, o fratelli, confessiamolo con le opere, amandoci gli uni gli altri, fuggendo l’adulterio, la vicendevole detrazione e la gelosia, e con essere invece continenti, misericordiosi e buoni. Dobbiamo anche compatirci vicendevolmente e non amare il denaro. Confessiamolo con queste opere, non con le contrarie.
    4. Né dobbiamo avere maggior timore degli uomini che di Dio.
    5. Perciò, se voi operate così, il Signore vi dice: Se voi siete raccolti con me sul mio seno, ma non osservate i miei precetti, io vi rigetterò e vi dirò: Andate lontano da me, non vi conosco né so donde siete, operatori d’iniquità.
    V
    1. Perciò, o fratelli, facciamo la volontà di Colui che ci ha chiamati e abbandoniamo la dimora di questo mondo senza temere d’uscirne.
    2. Dice infatti il Signore: Sarete come agnelli in mezzo ai lupi.
    3. E Pietro rispondendo gli domandò: E se i lupi sbraneranno gli agnelli?
    4. E Gesù disse a Pietro: Gli agnelli, dopo la morte, non debbono più avere paura dei lupi! E anche voi non abbiate timore di coloro che vi uccidono e dopo non possono farvi nulla di più, ma temete colui che, dopo la vostra morte, ha il potere di gettare l’anima e il corpo nella geenna di fuoco.
    5. Sappiate, o fratelli, che la dimora della nostra carne in questo mondo è breve e di poca durata; mentre la promessa del Cristo è grande e meravigliosa, come pure il riposo del regno futuro e della vita eterna.
    6. Che fare dunque per raggiungere questi beni, se non camminare nella santità e nella giustizia, e giudicare queste cose del mondo come estranee a noi, e non desiderarle?
    7. Poiché nell’istante in cui noi desideriamo di possederle, deviamo dalla via giusta.
    VI
    1. Dice il Signore. Nessun servitore può servire a due padroni. Se noi vorremo servire a Dio e a Mammona sarà a nostro danno.
    2. Che giova infatti guadagnare tutto il mondo e perdere l’anima?.
    3. Il secolo presente e il secolo futuro sono due nemici.
    4. Il primo predica l’adulterio, la corruzione, l’avarizia e l’inganno; il secondo ne sta lontano.
    5. Non possiamo quindi essere amici d’ambedue, ma dobbiamo star lontano dal primo e attenerci al secondo.
    6. Noi crediamo che sia meglio odiare i beni di quaggiù, perché meschini, di breve durata e corruttibili, ed amare invece quelli di là, che sono incorruttibili.
    7. Facendo la volontà di Cristo, troveremo riposo; ma se disobbediamo ai suoi comandamenti, nulla ci scamperà dall’eterno castigo.
    8. Dice la Scrittura in Ezechiele: Se risorgessero Noè, Giobbe e Daniele, non libererebbero i loro figli dalla cattività.
    9. Se uomini così giusti non possono con la loro giustizia liberare i loro figli, come potremo noi aver fiducia di entrare nel regno di Dio, se non conserveremo puro ed immacolato il nostro battesimo? E chi sarà il nostro avvocato, se non saremo trovati provvisti di opere sante e giuste?
    VII
    1. Lottiamo dunque, o fratelli miei, sapendo che il combattimento è vicino e che alle gare corruttibili molti accorrono su navi, ma non tutti sono coronati, bensì solo quelli che hanno molto faticato e lottato valorosamente.
    2. Noi quindi, lottiamo per conseguire tutti la corona.
    3. Corriamo nella strada diritta, nella gara incorruttibile; imbarchiamoci numerosi per questa gara e lottiamo per essere coronati; e se non tutti possiamo raggiungere la corona, cerchiamo almeno di avvicinarci ad essa.
    4. Dobbiamo tenere presente che, nella lotta corruttibile, chi è sorpreso a violare le regole è frustato, escluso e cacciato fuori dallo stadio.
    5. Che ve ne pare? Che cosa dovrà soffrire colui che viola le regole della lotta incorruttibile?
    6. Di coloro che non hanno conservato il sigillo [del battesimo] è detto: Il loro verme non morrà, il loro fuoco non s’estinguerà e saranno di spettacolo ad ogni carne.
    VIII
    1. Finché dunque siamo sulla terra, pentiamoci.
    2. Siamo infatti come argilla in mano dell’artefice. Il vasaio, quando il vaso che sta foggiando gli si sforma tra le mani o si rompe, lo plasma di nuovo; ma se ormai l’ha già messo nella fornace, non lo tocca più. Così pure noi, mentre siamo ancora in questo mondo, pentiamoci di tutto cuore del male commesso nella carne, finché abbiamo tempo di pentirci, per essere poi salvati dal Signore.
    3. Poiché, una volta usciti da questo mondo, non potremo più né confessarci né pentirci.
    4. Perciò, o fratelli, facendo la volontà del Padre, conservando pura le carne e osservando i precetti del Signore, noi otterremo la vita eterna.
    5. Dice infatti il Signore nel Vangelo: Se voi non avete custodito il poco, chi vi darà il molto? Poiché io vi dico: chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto.
    6. Con questo vuole significare: Conservate pura la vostra carne e immacolato il sigillo, per ottenere la vita eterna.
    IX
    1. Nessuno di voi dica che questa carne non sarà giudicata, né risorgerà.
    2. Sappiatelo: in che foste salvati? In che avete ritrovato la vista, se non in questa carne, mentre vi dimorate?
    3. Dobbiamo dunque custodire la carne come tempio di Dio.
    4. Come foste chiamati nella carne, così andrete [a Lui] nella carne.
    5. Come Cristo, il Signore e Salvatore nostro, essendo prima spirito si è fatto carne e in tale natura ci ha chiamati, così anche noi in questa carne riceveremo il premio.
    6. Amiamoci dunque gli uni gli altri, per giungere tutti al regno di Dio.
    7. Giacché abbiamo l’occasione opportuna d’essere risanati, affidiamoci a Dio, nostro medico, e diamogli una ricompensa.
    8. E quale? Il pentimento d’un cuore sincero.
    9. Poiché Egli prevede tutto e conosce ciò che è nel nostro cuore. io. Diamogli quindi lode, non solo con la bocca, ma con il cuore, affinché Egli ci accolga come figli. II. Poiché il Signore ha detto: Miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio.
    1. Facciamo dunque, o fratelli, la volontà del Padre, che ci ha chiamati, per vivere e seguire maggiormente la virtù. Spogliamoci della malignità, come precorritrice dei nostri peccati, e fuggiamo l’empietà, affinché i mali non ci sorprendano.
    2. Se saremo solleciti nell’operare il bene, la pace ci seguirà.
    3. Per questo motivo non possono trovarla coloro che, adducendo umani timori, preferiscono il godimento presente alla promessa futura.
    4. Costoro ignorano quale tormento porti con sé il godimento di quaggiù e quale delizia vi sia invece nella promessa futura.
    5. Se almeno fossero soli ad agire così, si potrebbe sopportare; ma invece persistono ad insegnare il male alle anime innocenti, non sapendo che incorreranno in una doppia condanna, essi e quelli che li ascoltano.
    XI
    1. Noi dunque, serviamo Dio con cuore puro e saremo giusti; ma se, per mancanza di fede nelle promesse di Dio, non lo serviamo, saremo infelici.
    2. Dice infatti la parola profetica: Infelici quelli che hanno un animo doppio e un cuore vacillante e dicono: Da gran tempo udiamo queste cose, già dal tempo dei nostri padri; ma per quanto abbiamo atteso di giorno in giorno, non abbiamo veduto nulla di tutto questo.
    3. Insensati! Paragonatevi ad un albero; prendete per esempio la vite: prima perde le foglie, poi mette fuori i germogli, poi il grappolo verde e infine l’uva matura.
    4. Così anche il mio popolo ebbe perturbazioni ed afflizioni; ma dopo riceverà il bene.
    5. Perciò, o fratelli, non dobbiamo avere un animo ondeggiante, ma dobbiamo perseverare nella speranza, per riportarne il premio.
    6. Poiché è fedele colui che ha promesso di dare a ciascuno la ricompensa secondo le sue opere.
    7. Pertanto, se noi praticheremo la giustizia al cospetto di Dio, entreremo nel suo regno e conseguiremo quelle promesse che orecchio non udì, né occhio vide, né cuore umano desiderò.
    XII
    1. Aspettiamo dunque, di ora in ora, il regno di Dio, nella carità e nella giustizia, perché non’ sappiamo il giorno dell’apparizione di Dio.
    2. Infatti, il Signore stesso, interrogato da uno quando sarebbe venuto il suo regno, rispose: Quando due cose saranno una sola, quando l’esteriore sarà come l’interiore, quando nella relazione del maschio con la femmina non vi sarà più né maschio né femmina.
    3. Due cose sono una sola, quando ci diciamo vicendevolmente la verità e quando in due corpi vi è una sola anima senza ipocrisia.
    4. L’esteriore sarà come l’interiore vuol dire questo: ciò che è dentro è l’anima, ciò che è fuori è il corpo: allo stesso modo che il tuo corpo è visibile, così deve anche essere manifesta la tua anima nelle buone opere.
    5. E il maschio con la femmina, né maschio né femmina, vuol dire che un fratello, vedendo una sorella, non deve considerare in lei il sesso femminile; né essa in lui il sesso maschile.
    6. Se voi agirete così, vuole Egli dire, verrà il regno del Padre mio.
    XIII
    1. Fratelli, pentiamoci dunque finalmente, siamo vigilanti nel bene; poiché siamo pieni di molta stoltezza e malvagità. Cancelliamo da noi le colpe passate e cerchiamo di salvarci con una sincera penitenza; non studiamoci di piacere agli uomini e neppure solamente a,noi, ma anche agli estranei per amore della giustizia, affinché il nome del Signore non sia oltraggiato per causa nostra.
    2. Poiché dice il Signore: Continuamente il mio nome è bestemmiato tra tutte le genti. E ancora: Guai a colui per colpa del quale il mio nome è bestemmiato. Perché è bestemmiato? Perché voi non fate quello che voglio io.
    3. Quando i Gentili odono dalla nostra bocca i detti del Signore, ne ammirano la bellezza e la sublimità; ma quando poi vedono che le nostre opere sono difformi dalle parole che diciamo, allora sono spinti a bestemmiare, dicendo che si tratta solo di favole e di errori.
    4. Quando odono da noi che Dio dice: Non c’è merito per voi se amate quelli che vi amano, ma c’è merito se amate i nemici e coloro che vi odiano, all’udire queste parole, essi ammirano l’eccesso di carità. Ma quando vedono che noi non solo non amiamo quelli che ci odiano, ma neppure quelli che ci amano, essi si ridono di noi e il nome [di Dio] è bestemmiato.
    XIV
    1. Cosicché, o fratelli, facendo la volontà di Dio, Padre nostro, apparterremo alla prima Chiesa, quella spirituale, creata prima del sole e della luna; ma se non faremo la volontà del Signore, si verificherà tra noi quello che dice la Scrittura: La mia casa è divenuta una spelonca di ladroni. Scegliamo pertanto di appartenere alla Chiesa vivente, per ottenere la salute.
    2. Credo che voi non ignoriate che la Chiesa vivente è il corpo di Cristo; poiché dice la Scrittura: Dio fece l’uomo maschio e femmina. Il maschio è Cristo, la femmina è la Chiesa. Anche i libri dei profeti e gli Apostoli insegnano che la Chiesa non è di oggi, ma esiste fin da principio: essa era spirituale, come anche il nostro Gesù, e fu manifestata negli ultimi giorni per salvare noi.
    3. La Chiesa, che era spirituale, è apparsa nella carne di Cristo, manifestando a noi che chi la custodirà nella carne e non la `corromperà, la riceverà nello Spirito Santo. Poiché questa carne è la copia dello spirito. Chiunque pertanto guasta la copia, non potrà partecipare all’originale. Questo, o fratelli, vuol significare: custodite la carne, per avere parte allo spirito.
    4. Se diciamo che la Chiesa è la carne e Cristo lo spirito, ne consegue che chi fa violenza alla carne, fa violenza alla Chiesa. Costui quindi non parteciperà allo spirito che è Cristo.
    5. Di tale vita e incorruttibilità può partecipare la nostra carne, se si unisce a lei lo Spirito Santo; né alcuno può esprimere né dire ciò che il Signore tiene preparato ai suoi eletti.
    XV
    1. Credo di avervi dato un consiglio di non poca importanza sulla continenza: chi lo seguirà, non avrà a pentirsene, e salverà se stesso e me che l’ho consigliato.
    Poiché non è piccolo merito ricondurre alla salvezza un’anima sviata e sul punto di perdersi.
    2. Questa è la ricompensa che possiamo dare a Dio che ci ha creati, che il predicatore predichi e l’uditore ascolti con fede e carità.
    3. Conserviamoci dunque giusti e santi nella fede accettata, per potere così invocare con confidenza Dio, il quale ha detto: Non avrai ancora finito di parlare che io dirò: Eccomi!.
    4. Questa parola è indizio di grande promessa; poiché il Signore dichiara che sarà più pronto Lui a dare, che il supplicante [a chiedere].
    5. Fatti dunque partecipi di tanta bontà, non invidiamoci a vicenda il possesso di così grandi beni; poiché quanto è grande il godimento che apportano queste parole a chi le pratica, altrettanto è terribile il castigo per chi le trasgredisce.
    XVI
    1. Quindi, o fratelli, cogliamo questa non piccola occasione per pentirci; giacché siamo in tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati, finché Egli è disposto ad accoglierci.
    2. Se noi rinunceremo a queste voluttà e trionferemo sulla nostra anima, resistendo ai suoi perversi desideri, parteciperemo della misericordia di Gesù.
    3. Sappiate che viene ormai il giorno del giudizio, simile a fornace ardente; e alcuni cieli saranno liquefatti, e tutta la terra diverrà come piombo fuso sul fuoco. Allora saranno manifeste le opere degli uomini, le occulte e le palesi.
    4. Bella cosa è l’elemosina come pentimento del peccato. Il, digiuno è migliore della preghiera, e l’elemosina è migliore di tutte e due. La carità copre la moltitudine dei peccati e la preghiera che viene da una buona coscienza, scampa dalla morte. Beato chi sarà trovato ricco in queste cose; poiché l’elemosina allevia il peccato.
    XVII
    1. Pentiamoci dunque con tutto il cuore, affinché nessuno di noi perisca. Se ci è comandato di distogliere le genti dagli idoli e di istruirle, non dovremo tanto più salvare dalla rovina un’anima che già conosce Dio?
    2. Aiutiamoci dunque a vicenda per condurre al bene anche i deboli, affinché possiamo essere tutti salvi convertendoci e correggendoci a vicenda.
    3. Non sembriamo credenti e attenti solo quando siamo ammoniti dai presbiteri; ma anche ritornati alle nostre case, ricordiamo i precetti del Signore e non lasciamoci trascinare dai desideri mondani; ma radunandoci frequentemente, sforziamoci di progredire nei precetti del Signore, affinché avendo tutti i medesimi sentimenti, siamo riuniti per la vita.
    4. Il Signore infatti ha detto: Io vengo a radunare tutte le nazioni, tutte le tribù e le lingue. È qui indicato il giorno della sua manifestazione, nel quale verrà a riscattarci, ciascuno secondo le sue opere.
    5. Gli increduli vedranno la sua gloria e la sua potenza e resteranno spaesati nel constatare che il governo del mondo è nelle mani di Gesù e diranno: Guai a noi! Sei proprio Tu, e noi non lo sapevamo e non abbiamo creduto né obbedito ai presbiteri che ci annunciavano la salvezza. E il loro verme non morrà e il loro fuoco non si spegnerà e saranno di spettacolo ad ogni carne.
    6. È qui indicato il giorno del giudizio, quando si vedranno quelli tra noi che furono empi e sbagliarono il calcolo a riguardo dei precetti di Gesù Cristo.
    7. Ma i giusti, che avranno bene operato e sopportato i tormenti e odiato le voluttà dell’animo, quando vedranno puniti con terribili supplizi nel fuoco eterno coloro che non hanno colpito nel segno e hanno rinnegato Gesù con le parole o con le opere, daranno gloria al loro Dio e diranno che vi è una speranza per chi ha servito Dio con tutto il cuore.
    XVIII
    1. Siamo dunque anche noi tra coloro che rendono grazie a Dio e che lo hanno servito; e non tra gli empi condannati.
    2. E io stesso, che sono pieno di ogni peccato e non sono ancora sfuggito alla tentazione, ma mi trovo ancora tra le macchinazioni del diavolo, mi sforzo di seguire la giustizia, per potere almeno avvicinarmi ad essa, perché temo il giudizio futuro.
    XIX
    1. Perciò, o fratelli e sorelle, dopo la parola del Dio della verità, io vi leggo questa esortazione, perché poniate mente a ciò che è scritto e salviate voi stessi e il vostro lettore. Il compenso che vi chiedo è che vi pentiate di tutto cuore, per procurarvi la salvezza e la vita. Così facendo, noi fisseremo una meta a tutti i giovani che amano faticare nell’imitazione della pietà e della bontà divina.
    2. E noi, che non siamo dei saggi, non abbiamocela a male e non sdegniamoci, quando qualcuno ci corregge e cerca di convertirci dall’iniquità alla giustizia. Talora infatti facciamo il male senza avvertirlo, perché il tentennamento e la mancanza di fede sono insiti nei nostri cuori, e perché la nostra intelligenza è ottenebrata da vani desideri.
    3. Pratichiamo la giustizia, per potere alfine raggiungere la salvezza. Beati coloro che obbediscono a questi precetti! Se anche dovranno soffrire per breve tempo in questo mondo, vendemmieranno il frutto immortale della risurrezione.
    4.. L’uomo pio non si rattristi se nel tempo presente è infelice: giorni felici lo attendono; egli, rivivendo lassù insieme ai suoi padri, godrà nella beata eternità.
    XX
    1. Ma neppure questo turbi la vostra mente, il vedere gli iniqui nella ricchezza e i servi di Dio nelle strettezze.
    2. Abbiamo fede, o fratelli e sorelle! Noi sosteniamo la prova del Dio vivente e ci addestriamo in questa vita, per essere coronati nella futura.
    3. Nessuno dei giusti coglie subito il frutto, ma l’attende.
    4. Che se Dio desse subito ora il premio ai giusti, noi eserciteremmo un commercio e non la pietà; avremmo l’apparenza d’esser giusti, in realtà invece non cercheremmo la pietà, ma il guadagno. Per questo il giudizio divino colpisce lo spirito privo di giustizia e lo carica di catene.
    5. Al Dio unico ed invisibile, al Padre della verità che ci da mandato il Salvatore e autore della incorruttibilità e, per mezzo di Lui, ci ha anche rivelato la verità e la vita celeste, a Lui la gloria nei secoli dei secoli. Così sia.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  6. #16
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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    il Vangelo di Pietro è un altro importante testo, considerato molto importante nel cristianesimo primitivo, tanto da considerarlo fino al IV secolo canonico, venne tuttavia scritto all'inizio del II secolo, sebbene non si escluda l'originale narrazione di Pietro

    IL VANGELO DI PIETRO
    Il Vangelo di Pietro è stato ritrovato ad Akhmin, in Egitto, all'interno della tomba di un monaco.
    All'inizio si è pensato che fosse stato scritto intorno al 150, ma negli ultimi tempi alcuni storici lo hanno datato prima dell'anno 70.
    Il testo vede Pietro raccontare in prima persona la passione di Gesù.
    [1, 1] Nessuno però degli Ebrei si lavò le mani, né Erode né alcuno dei suoi giudici. Siccome essi non volevano lavarsi, Pilato si alzò.
    [2] Il re Erode, allora, ordinò di condurre via il Signore dicendo loro: "Fate quanto vi ho ordinato di fargli".
    [2, 3] Si trovava là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore. E allorché vide che lo avrebbero crocifisso, andò da Pilato e gli chiese il corpo del Signore per la sepoltura.
    [4] Pilato (lo) mandò da Erode e ne chiese il corpo.
    [5] Erode disse: "Fratello Pilato, anche se nessuno lo avesse chiesto, lo avremmo seppellito noi; splende infatti il sabato.
    Poiché sta scritto nella legge: "Non tramonti il sole sopra un ucciso! "".
    E lo consegnò al popolo il giorno prima degli azzimi, la loro festa.
    [3, 6] Preso il Signore, essi lo spingevano correndo, e dicevano: "Trasciniamo il figlio di Dio giacché abbiamo potere su di lui".
    [7] Lo vestirono di porpora, lo fecero sedere sulla sedia curule, dicendo: "Giudica con giustizia, o re di Israele!".
    [8] Uno di loro portò una corona di spine e la pose sul capo del Signore.
    [9] Altri che stavano lì, gli sputavano sul volto; altri lo colpivano sulle guance; altri lo percuotevano con una canna; altri lo flagellavano, dicendo: "Questo è l'onore che rendiamo al figlio di Dio".
    [4, 10] Condussero due malfattori e crocifissero il Signore in mezzo a loro.
    Ma lui taceva quasi che non sentisse alcun dolore.
    [11] Quando drizzarono la croce, vi scrissero: "Questo è il re di Israele".
    [12] Posero le vesti davanti a lui, le divisero e su di esse gettarono la sorte.
    [13] Ma uno di quei malfattori li rimproverò, dicendo: "Noi soffriamo così a causa delle azioni cattive che abbiamo commesso.
    Ma costui, divenuto salvatore degli uomini, che male vi ha fatto? ".
    [14] Indignati contro di lui, ordinarono che non gli fossero spezzate le gambe e così morisse tra i tormenti.
    [5, 15] Era mezzogiorno allorché le tenebre coprirono tutta la Giudea.
    Essi si agitavano e angustiavano che il sole fosse già tramontato: egli infatti, era ancora vivo.
    Giacché per loro sta scritto: "Non tramonti il sole sopra un ucciso!".
    [16] E uno di loro disse: "Dategli da bere fiele con aceto".
    Fecero un miscuglio e glielo diedero a bere.
    [17] E compirono ogni cosa e colmarono i peccati sul loro capo.
    [18] Molti giravano con fiaccole e, pensando che fosse notte, se ne andarono a riposare.
    [19] Ed il Signore gridò, dicendo: "Forza mia, forza mia, mi hai abbandonato!".
    E mentre così diceva, fu assunto.
    [20] Nella stessa ora il velo del tempio di Gerusalemme si squarciò in due.
    [6, 21] Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra.
    Si scosse tutta la terra e vi fu un timore grande.
    [22] Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona.
    [23] Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse: egli, infatti, aveva visto tutto il bene che aveva fatto.
    [24] Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe.
    [7, 25] Gli Ebrei, gli anziani e i sacerdoti compresero allora il grande male fatto a se stessi e cominciarono a lamentarsi battendosi il petto e a dire: "Guai ai nostri peccati! Il giudizio e la fine di Gerusalemme sono ormai vicini".
    [26] Io ed i miei amici eravamo nella tristezza e, con l'animo ferito, ci nascondevamo: eravamo, infatti, ricercati da loro come malfattori e come coloro che volevano incendiare il tempio.
    [27] A motivo di tutte queste cose, digiunavamo e sedevamo lamentandoci e piangendo notte e giorno, fino al sabato.
    [8, 28] Gli scribi, i farisei e gli anziani allorché si radunarono insieme e udirono che tutto il popolo mormorava e si lamentava battendosi il petto, dicendo: "Se alla sua morte sono avvenuti segni così grandi, vedete quanto egli era giusto!"; [29] ebbero paura e andarono da Pilato supplicandolo e dicendo: [30] "Dacci dei soldati affinché la sua tomba sia vigilata per tre giorni.
    Che non capiti che vengano a rubarlo i suoi discepoli, il popolo creda ch'egli sia risorto dai morti e ci faccia del male".
    [31] Pilato diede loro il centurione Petronio con dei soldati per vigilare la tomba; e con loro si recarono alla tomba gli anziani e gli scribi [32] e tutti quanti erano là con il centurione; i soldati rotolarono una gran pietra, [33] la posero sulla porta della tomba e vi impressero sette sigilli; quivi drizzarono poi una tenda e montarono la guardia.
    [9, 34] Di buon mattino, allo spuntare del sabato, da Gerusalemme e dai dintorni venne una folla per vedere la tomba sigillata.
    [35] Ma durante la notte nella quale spuntava il giorno del Signore, mentre i soldati montavano la guardia a turno, due a due, risuonò in cielo una gran voce, [36] videro aprirsi i cieli e scendere di lassù uomini, in un grande splendore, e avvicinarsi alla tomba.
    [37] La pietra che era stata appoggiata alla porta rotolò via da sé e si pose a lato, si aprì il sepolcro e vi entrarono i due giovani.
    [10, 38] A questa vista quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani, anch'essi, infatti, stavano di guardia; [39] e mentre spiegavano loro quanto avevano visto, scorgono ancora tre uomini uscire dal sepolcro : i due reggevano l'altro ed erano seguiti da una croce; [40] la testa dei due giungeva al cielo, mentre quella di colui che conducevano per mano sorpassava i cieli.
    [41] Udirono dai cieli una voce che diceva: "Hai tu predicato ai dormienti?".
    [42] E dalla croce si udì la risposta: "Sì!".
    [11, 43] Allora quelli deliberarono tra loro di andare a manifestare queste cose a Pilato.
    [44] E mentre ancora stavano ragionando, apparvero nuovamente i cieli aperti ed un uomo scese ed entrò nella tomba.
    [45] A questa vista, il centurione e quelli che erano con lui si affrettarono, nella notte, da Pilato, lasciando il sepolcro che avevano vigilato e, grandemente agitati, spiegarono tutto quanto avevano visto e dissero: "Veramente era figlio di Dio!".
    [46] Pilato rispose: "Io sono puro dal sangue del figlio di Dio, siete voi che avete deciso così ".
    [47] Tutti poi si accostarono pregando e supplicandolo affinché ordinasse al centurione e ai soldati di non dire a nessuno le cose viste.
    [48] Dicevano: "Per noi, infatti, è meglio essere colpevoli davanti a Dio del più grande peccato, che non cadere nelle mani del popolo ebraico ed essere lapidati".
    [49] Pilato dunque ordinò al centurione e ai soldati di non dire nulla.
    [12, 50] All'alba del giorno del Signore, Maria Maddalena, discepola del Signore, che per timore degli Ebrei Ä che bruciavano d'ira, non avendo fatto alla tomba del Signore quanto solevano fare le donne per i morti da loro amati, [51] prese con sé le amiche e andò alla tomba dove era stato posto.
    [52] Esse temevano di essere viste dagli Ebrei, e dicevano: "Se nel giorno in cui fu crocifisso non abbiamo potuto piangere e lamentarci battendoci il petto, facciamolo ora almeno alla sua tomba.
    [53] Ma chi ci rotolerà la pietra posta sulla porta della tomba, affinché possiamo entrare, sederci attorno a lui e compiere il nostro debito?
    [54] Ä grande, infatti, era la pietra Ä e temiamo che qualcuno ci veda.
    Se non possiamo, deponiamo almeno sulla porta ciò che portiamo in sua memoria: piangeremo e ci lamenteremo percuotendoci il petto fino a quando ritorneremo a casa nostra".
    [13, 55] Quando giunsero, trovarono il sepolcro aperto.
    Avvicinatesi, si chinarono e videro un giovane seduto in mezzo al sepolcro: era bello e vestito di una risplendentissima stola; disse loro: [56] " Perché siete venute? Chi cercate? Quello, forse, che fu crocifisso?
    E' risorto e se n'è andato. Se non ci credete, chinatevi e guardate il luogo dove giaceva: non c'è più!
    E' infatti risorto e se n'è andato là donde era stato mandato".
    [57] Allora le donne fuggirono impaurite.
    [14, 58] Era l'ultimo giorno degli azzimi.
    Molti se ne andavano via e ritornavano alle proprie case: la festa era finita.
    [59] Ma noi, i dodici apostoli del Signore, piangevamo e ci rattristavamo; ognuno, pieno di tristezza per quanto era avvenuto, se ne andò a casa.
    [60] Io invece, Simon Pietro, e mio fratello Andrea, prendemmo le nostre reti, ci recammo al mare. Con noi c'era Levi, figlio di Alfeo, che il Signore...
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  7. #17
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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    sono stati scritti numerosi Atti riguardo i singoli Apostoli, tra sono forse i più famosi, ovvero gli Atti di Giovanni, gli Atti di Andrea e gli Atti di Paolo e Tecla, scritti sempre intorno al II secolo

    ATTI DI GIOVANNI
    Circa il suo esilio e la partenza.

    Quando Agrippa, il quale, a causa del suo complotto contro la pace, lapidarono e messi a morte, era il re dei Giudei, Vespasiano Cesare, arrivando con un grande esercito, investito Gerusalemme, e alcuni prigionieri di guerra prese e uccise, altri che distrutto dalla carestia durante l'assedio, e la maggior parte ha bandito, e alla fine sparsi su e giù. E dopo aver distrutto il tempio, e mettere i vasi sacri a bordo di una nave, li mandò a Roma, per fare di se stesso un tempio di pace, e ornato con il bottino di guerra.

    E quando Vespasiano era morto, suo figlio Domiziano, dopo aver preso possesso del regno, insieme con i suoi altri atti illeciti, si mise anche a fare una persecuzione contro gli uomini giusti. Infatti, dopo aver appreso che la città era piena di ebrei, ricordando gli ordini impartiti dal padre su di loro, si proponeva gettando tutti fuori della città dei Romani. E alcuni dei Giudei presero coraggio, e ha dato Domiziano un libro, in cui è stato scritto come segue: -

    O Domiziano, Cesare e re di tutto il mondo, come molti di noi come lo sono gli ebrei scongiuro, come supplici supplichiamo del vostro potere di non bandire da noi il tuo volto divino e benigno, perché noi siamo obbedienti a voi, e le abitudini, e le leggi e le pratiche, e la politica, facendo di sbagliato in nulla, ma essendo gli stessi sentimenti con i Romani. Ma c'è un nuovo e strano popolo, non concordando con le altre nazioni, né acconsentire alle osservanze religiose degli ebrei, non circoncisi, disumano, senza legge, sovvertendo le case intere, proclamando un uomo come Dio, il tutto assemblando insieme sotto un nome strano, quello di Christian. Questi uomini rifiutano Dio, senza prestare attenzione alla legge data da Lui, e proclamano di essere il Figlio di Dio, un uomo nato di noi stessi, Gesù per nome, i cui genitori e fratelli e tutta la sua famiglia sono stati collegati con gli Ebrei, i quali su conto della sua grande bestemmia e le sue malvagie baggianate ci ha dato fino alla croce. E aggiungono un'altra bugia blasfema al loro primo: lui che è stato inchiodato fino e sepolto, glorificano come essendo risorto dai morti, e, più di questo, hanno falsamente affermano che egli è stato ripreso da nuvole in cielo.

    In tutto questo il re, essere colpiti dalla rabbia, ordinò il Senato a pubblicare un decreto che dovrebbero mettere a morte tutti coloro che confessarono di essere cristiani. Quelli, poi, che sono stati trovati nel momento della sua ira, e chi raccolto i frutti di pazienza, e sono stati incoronati al concorso trionfante contro le opere del diavolo, ha ricevuto il riposo della incorruttibilità.
    E la fama della dottrina di Giovanni si diffondeva a Roma, e ne è venuto alle orecchie di Domiziano che c'era una certa Ebraica di Efeso, Giovanni per nome, che ha diffuso un rapporto sulla sede dell'impero dei Romani, dicendo che sarebbe presto essere sradicato, e che il regno dei Romani sarebbe stata data ad un altro. E Domiziano, turbato da quanto è stato detto, ha inviato un centurione con i soldati di cogliere John, e lo portano. Ed essendo andato a Efeso, hanno chiesto dove abitava Giovanni. Ed essendo venuto fino alla sua porta, lo trovarono in piedi davanti alla porta, e, pensando che era il portiere, che lo interrogò in cui abitava Giovanni. Ed egli, rispondendo, disse: Io sono lui. E loro, disprezzando il suo aspetto comune, e basso, e poveri, erano pieni di minacce, e dissero: Dicci la verità. E quando ha dichiarato ancora una volta che lui era l'uomo che cercavano, i vicini del resto testimoniano che, hanno detto che era di andare con loro in una sola volta per il re di Roma. E, esortandoli a prendere provviste per il viaggio, si girò e prese alcune date, e subito uscì.

    E i soldati, dopo aver preso i mezzi di trasporto pubblici, viaggiato veloce, avendo lui seduto in mezzo a loro. E quando giunsero al primo cambiamento, che sia l'ora della colazione, lo pregarono che fosse di buon animo, e di prendere il pane, e mangia con loro. E Giovanni ha detto: Gioisco anima anzi, ma nel frattempo non voglio prendere alcun cibo. E hanno cominciato, e sono stati effettuati lungo rapidamente. E quando fu sera, si fermarono a una certa locanda, e come, inoltre, era l'ora di cena, il centurione e ai soldati di essere più ben disposti, pregò Giovanni di fare uso di ciò che è stato impostato prima di loro. Ma ha detto che era molto stanco, e in mancanza di sonno più di ogni alimento. E come ha fatto questo ogni giorno, tutti i soldati sono stati colpiti con stupore, ed ebbero paura perché John deve morire, e coinvolgerli in pericolo. Ma lo Spirito Santo gli ha mostrato loro come più allegro. E il settimo giorno, essendo il giorno del Signore, egli disse loro: Ora è il momento per me anche per assumere cibo. E dopo aver lavato le mani e il viso, ha pregato, e ha tirato fuori il panno di lino, e ha preso una delle date, e lo mangiò davanti agli occhi di tutti.

    E dopo aver cavalcato a lungo giunsero alla fine del loro viaggio, John così il digiuno. Ed essi lo portarono davanti al re, e gli dissero: re Venerabile, portiamo a voi John, un dio, non un uomo, perché, da ora in cui lo abbiamo fermato, ad oggi, non ha assaggiato il pane. A questo Domiziano essere stupito, stese la bocca a causa della meraviglia, volendo salutarlo con un bacio, ma John si chinò la testa, e baciò il petto. E Domiziano ha detto: Perché hai fatto questo? Non hai pensato di me degno di baciarti? E Giovanni gli disse: E 'giusto per adorare la mano di Dio prima di tutto, e in questo modo di baciare la bocca del re, poiché sta scritto nei libri sacri, Il cuore del re è nella mano di Dio. Proverbi 21:01

    E il re gli disse: Sei tu John, che ha detto che il mio regno sarebbe rapidamente essere sradicati, e che un altro re, Gesù, stava andando a regnare al posto mio? E Giovanni rispose e disse: È inoltre deve regnare per molti anni dato da Dio, e dopo molti altri, e quando i tempi delle cose sulla terra sono state soddisfatte, dal cielo uscirà infatti un re, eterno, vero, il giudice di vivi e morti, a cui ogni nazione e tribù darà gloria, per mezzo del quale si chiuderanno ogni potere terreno e il dominio deve essere portato a nulla, e ogni bocca che proferiva grandi cose. Questo è il potente Signore e Re di tutto ciò che ha respiro e carne, il Verbo e il Figlio del Vivente, che è Gesù Cristo.

    A questo Domiziano gli disse: Che cosa è la prova di queste cose? Io non mi convince solo parole, le parole sono una vista dell'invisibile. Che cosa si può mostrare in terra o il cielo con la potenza di colui che è destinato a regnare, come dici tu. Per lo farà, se egli è il Figlio di Dio. E subito John ha chiesto un veleno mortale. E il re avendo veleno ordinato di dare a lui, hanno portato sulla istante. Giovanni quindi, dopo aver preso, messo in una tazza grande, e riempì d'acqua e mescolata, e gridò a gran voce, e disse: Nel tuo nome, Gesù Cristo, Figlio di Dio, devo forse bere il calice che Vi addolcire, e il veleno in esso fa 'tu si mescolano con il Tuo Spirito Santo, e farlo diventare un progetto di vita e di salvezza, per la guarigione dell'anima e del corpo, per la digestione e l'assimilazione innocuo, per non fede da pentirsi , per una testimonianza innegabile della morte come il calice di ringraziamento. E quando aveva bevuto il calice, quelli in piedi accanto a Domiziano prevede che stava per cadere a terra in preda a convulsioni. E quando Giovanni si alzò, allegro, e parlava con loro sicurezza, Domiziano era infuriato contro chi aveva dato il veleno, per aver risparmiato John. Ma essi giurarono dalla fortuna e la salute del re, e ha detto che non ci potrebbe essere un veleno più forte di questa. E Giovanni, capire quello che bisbigliavano fra loro, disse al re: Non prenderla male, o re, ma lascia una sperimentazione effettuata, e imparerai la potenza del veleno. Fare qualche criminale condannato essere portato dalla prigione. E quando era arrivato, John mettere l'acqua nella tazza, e turbinava intorno esso, e lo diede con tutte la feccia al criminale condannato. E lui, dopo aver preso e bevuto, subito cadde a terra e morì.

    E quando tutti si chiedevano i segni che era stato fatto, e quando Domiziano era ritirato ed era andato al suo palazzo, Giovanni gli disse: O Domiziano, re dei Romani, hai escogitare questo, che, voi di essere presenti e testimoniare, Potrei oggi diventato un assassino? Che cosa si deve fare per il corpo morto che giace? E ordinò che fosse preso e gettato via. Ma Giovanni, salendo al corpo morto, disse: O Dio, creatore del cielo, Signore e Maestro degli angeli, di gloria, di potere, in nome di Gesù Cristo, tuo Figlio unigenito, dare a questo uomo che ha morto per questa occasione un rinnovamento della vita, e lo restaura la sua anima, che Domiziano può imparare che la Parola è molto più potente di veleno, ed è il sovrano della vita. E dopo averlo preso per mano, lo sollevò in vita.

    E quando tutti glorificavano Dio, e si chiede alla fede di Giovanni, Domiziano gli disse: Ho messo via un decreto del senato, che tutte queste persone dovrebbero essere sommariamente trattati, senza processo, ma visto che trovare da voi che sono innocenti, e che la loro religione è piuttosto utile, io ti cacciano di un'isola, che non posso sembrare io stesso di farla finita con la mia decreti. Ha chiesto quindi che il criminale condannato deve essere lasciato andare, e quando è stato lasciato andare, John ha detto: Partenza, rendere grazie a Dio, che ha questo giorno vi salvò dalla prigione e dalla morte.

    E mentre erano in piedi, un certo schiavo nato in casa di Domiziano di, di quelli del letto-camera, è stato improvvisamente colto dal demone immondo, e giaceva morto, e la parola è stato portato al re. E il re è stato spostato, e pregò Giovanni di aiutarla. E Giovanni ha detto: Non è in uomo a fare questo, ma dal momento che si sa come a regnare, ma non so da chi hai ricevuto, apprendere che ha il potere su di voi e il vostro regno. E lui pregava così: O Signore, il Dio di ogni regno, e maestro di ogni creatura, dare a questa fanciulla il respiro della vita. E aver pregato, lui la sollevò. E Domiziano, stupito tutte le meraviglie, lo rimandò a un'isola, nomina per lui un tempo stabilito.

    E subito John navigato a Patmos, dove anche lui è stato ritenuto degno di vedere la rivelazione della fine. E quando Domiziano era morto, Nerva succedette nel regno, e ha ricordato tutti che era stato bandito, e dopo aver tenuto il regno per un anno, ha fatto Traiano suo successore nel regno. E quando era re dei Romani, Giovanni andò a Efeso, e regolato tutto l'insegnamento della Chiesa, tenendo molte conferenze, e ricordando loro ciò che il Signore aveva detto loro, e quello che dovere che aveva assegnato a ciascuno.
    E quando lui era vecchio e ha cambiato, ha ordinato vescovo Policarpo di essere sopra la chiesa.

    E che come il suo fine era, o la sua partenza da uomini, che non riescono a dar conto di? Per il giorno seguente, che era il giorno del Signore, e in presenza dei fratelli, cominciò a dir loro: Fratelli, e compagni di servi, e coeredi, e ad essere partecipi del regno di Dio, conoscere il Signore cosa miracoli che vi ha mostrato attraverso di me, quello che si chiede, che cosa cure, quali segni, quali doni gentili, insegnamenti, sentenze, le pause, i servizi, le glorie, le grazie, i regali, le fedi, comunioni, quante cose che avete visto con i vostri occhi , che orecchio non ha sentito. Sii forte, dunque, in lui, ricordando Lui in tutte le tue azioni, conoscendo il mistero della dispensazione, che è venuto per gli uomini, per amore del quale il Signore ha operato. Poi, attraverso di me, si esorta: Fratelli, desidero rimanere senza dolore, senza insulti, senza tradimenti, senza punizione. Per Sa anche insulto da voi, Egli sa anche disonore, Sa anche tradimento, Egli conosce anche la punizione da quelli che disobbediscono ai Suoi comandamenti. Lasciate quindi non il nostro Dio è addolorato, il buono, il compassionevole, il misericordioso, il santo, il puro, l'Innocente, l'unico, l'unico, l'immutabile, il sincero, l'innocente, il lento all'ira, Colui che è più alto e più esaltato di ogni altro nome che parliamo o pensiamo, il nostro Dio, Gesù Cristo. Let Him gioire insieme a noi perché ci comportiamo bene, vuoi esser lieto, perché viviamo in purezza; lasciarlo riposare perché ci comportiamo con riverenza; che egli sia contento, perché viviamo in comunione; lasciate che Egli sorridere perché siamo sobri; che egli sia felice perché amiamo. Queste cose, fratelli, vi comunico, premendo al lavoro impostato prima di me, già perfezionato per me dal Signore. Per che altro ho da dire a voi? Mantenere le fideiussioni del vostro Dio; mantenere la sua presenza, che non le sarà tolta da voi. E se poi voi non peccare più, Egli vi perdonerà quello che avete fatto per ignoranza, ma se, dopo averlo conosciuto, e ha avuto compassione di voi, si torna ai corsi come, anche i vostri vecchi reati che saranno oggetto a vostro carico, e non avrai parte o compassione davanti al viso. Ebrei 10:26

    E quando ebbe detto questo a loro, egli così pregava: Gesù, che ha avvolto questa corona per la Twining, che hai inserito questi molti fiori nel fiore eterno del tuo volto, che hai seminato queste parole fra loro, essere tu stesso il protettore e guaritore del tuo popolo. Tu solo sei benigno e non altezzoso, da solo misericordioso e gentile, solo un Salvatore, e basta; Tu che vede sempre ciò che appartiene a tutti, e sono in tutto e ovunque presente, Signore Dio, Gesù Cristo, che con i regali e la tua compassione COVEREST quelli che sperano in te; che conoscono intimamente coloro che ovunque parlano contro di noi, e bestemmiano tuo santo nome, fa 'tu solo, o Signore, aiuta i tuoi servi con la vigile cura. Così sia, Signore.

    E dopo aver chiesto il pane, rese grazie, quindi, dicendo: Che cosa lodiamo, o che tipo di offerta, o cosa ringraziamento, dobbiamo, spezzando il pane, richiamare, ma solo voi? Glorifichiamo il nome con il quale siete stati chiamati dal Padre, glorifichiamo il nome con il quale siete stati chiamati per mezzo del Figlio, glorifichiamo la risurrezione, che si è manifestata a noi attraverso Te, di Te glorifichiamo il seme, la parola , la grazia, la vera perla, il tesoro, l'aratro, la rete, Matteo 13 la maestà, il diadema, lo chiamò Figlio dell'uomo per il nostro bene, la verità, il resto, la conoscenza, la libertà, il luogo di rifugio in Te. Perché tu solo Signore, la radice di immortalità, e la fontana di incorruttibilità e la sede delle età; Tu che è stato chiamato tutto questo per il nostro bene, che ora noi, invitando È attraverso questi, possono riconoscere la maestà illimitable , presentato a noi con la vostra presenza, che può essere visto solo dal puro, visto nel tuo unico Figlio.
    E dopo aver spezzato il pane, lo diede a noi, prega per ciascuno dei fratelli, perché egli sia degno della Eucaristia del Signore. Ha inoltre pertanto, avendo allo stesso modo assaggiato, ha detto: Per me anche Ci sia una parte con voi, e pace, o cara. E avendo così parlato, e ha confermato i fratelli, disse a Eutiche, anche di nome Verus: Ecco, io nominare un ministro della Chiesa di Cristo, e ti affido il gregge di Cristo. Siate consapevoli, quindi, dei comandamenti del Signore, e se si deve cadere in prove o pericoli, non temere: per voi cadrete sotto molti problemi, e si deve essere indicato per essere un testimone eminente del Signore. Così, quindi, Verus, partecipare al gregge come un servo di Dio, fino al tempo fissato per la tua testimonianza.

    E quando Giovanni aveva parlato questo e più di questo, avendo affidato il gregge di Cristo, gli dice: Prendete alcuni fratelli, con cesti e vasi, e mi segua. E Eutiche, senza considerare, ha fatto quello che è stato fatto un'offerta. E il beato Giovanni essendo andato via dalla casa, è andato al di fuori dei cancelli, dopo aver raccontato la moltitudine di stare fuori da lui. Ed essendo venuto alla tomba di uno dei nostri fratelli, ha detto loro di scavare. E hanno scavato. E dice: Lasciate che la trincea più profonda. E come hanno scavato, egli conversava con quelli che erano venuti fuori di casa con lui, li edifica, e arredamento a fondo nella maestà del Signore. E quando i giovani avevano terminato la trincea, come egli aveva desiderato, mentre noi sapevamo nulla, si toglie i vestiti che aveva su, e li getta, come se fossero un po 'di biancheria da letto, nella profondità della trincea e, in piedi in soli suoi cassetti, stese la mano, e pregato.

    O Dio, che ci hai scelto per la missione dei Gentili, che ci hai mandato nel mondo, che hai te stesso dichiarato attraverso gli apostoli, che hai mai riposato, ma sempre savest dalla fondazione del mondo; che hai fatto te conosciuto attraverso tutta la natura; che hai fatto la nostra natura selvaggia e feroce tranquilla e quieta; che te hai dato ad essa quando sete di conoscenza; che hai messo a morte il suo avversario, quando si rifugiò in Te, che hai dato la tua mano, e sollevato dalle cose fatte in Ade; che hai mostrato che il proprio nemico; che hai in purezza trasformato i suoi pensieri su di Te, o Cristo Gesù, Signore di cose in cielo, e la legge delle cose sulla terra, il corso delle cose aerea e il custode di cose eteree, la paura di quelli sotto la terra, e la grazia del tuo popolo, ricevono anche l'anima del tuo Giovanni, che è stato certamente ritenuti degni di voi, voi che mi ha conservato anche fino l'ora presente puro a te stesso, e libero da rapporti sessuali con la donna, che, quando ho voluto nella mia giovinezza di sposarsi, apparve a me, ed io, ho bisogno di te, John, che ha rafforzato in me in anticipo la mia debolezza fisica, che, quando un terza volta ho voluto sposare, mi ha detto alla terza ora, nel mare, John, se tu non fossi il mio, io lascerei vi sposate; che hai aperto la vista della mia mente, e hai favorito gli occhi del corpo; che, quando ero alla ricerca di me, chiamato anche il guardare su una donna odiosa, che mi ha liberato da esposizione temporanea, e mi conservo per quella che rimane per sempre; che mi separavano dalla follia sporca della carne, che ha fermato il malattia segreto dell'anima, e tagliare fuori le sue azioni aperte, che afflitto e colui che si ribellò a me bandire, che ha stabilito il mio amore per te immacolata e perfetta, che mi ha dato undoubting fede in Te, che hai tratto fuori per me pensieri puri verso Si, che mi hai dato il giusto per le mie opere; che hai impostato nella mia anima per avere altro possesso che Tu solo: per ciò che è più prezioso di voi? Ora, Signore, quando ho compiuto la gestione con la quale mi è stata affidata, fammi degna di tuo riposo, dopo aver operato ciò che è perfetto in Te, che è la salvezza ineffabile. E mentre vado a voi, lasciate il fuoco ritirarsi, lascia nell'oscurità essere superata, lasciare che il forno sia sfogato, lasciate Gehenna essere estinto, lasciare che gli angeli seguono, lasciare che i demoni abbiate paura, lasciate che i prìncipi essere rotti in pezzi, lasciare che i poteri delle tenebre caduta, lasciare che i posti a destra ferma posizione a mano, lasciate quelli di sinistra non dimorano, lasciare che il diavolo sia la museruola, lascia Satana essere scherniti, lasciare che la sua follia essere addomesticato, lasciare che la sua ira essere rotto, lasciare che i suoi figli essere calpestato, e lasciare che tutta la sua radice è sradicato, e concedi a me di compiere il viaggio a Te, non insultate, non trattata maltrattano, e di ricevere ciò che Tu hai promesso a coloro che vivono in purezza, e che hanno amato una vita santa.

    E guardando verso il cielo, glorificava Dio, e dopo aver sigillato se stesso del tutto, si alzò e disse a noi, la pace e la grazia sia con voi, fratelli! E ha inviato i fratelli di distanza. E quando sono andato il giorno dopo non hanno trovato lui, ma i suoi sandali, e una fontana zampillante. E dopo che hanno ricordato quanto era stato detto a Pietro dal Signore su di lui: per che cosa ti riguarda se io vorrei che lui rimanga finché io venga? Giovanni 21:22 E glorificavano Dio per il miracolo che era successo. E avendo così credeva, si ritirarono lodando e benedicendo il Dio benigno, perché a lui è dovuta la gloria ora e sempre, e per secoli dei secoli. Amen.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    ATTI DI ANDREA ( riscritto da Gregorio di Tours che ne salvò l'opera)
    1. MIRACOLI DEL BEATO ANDREA APOSTOLO *
    [1, 1] La regione di Andrea e la liberazione di Matteo. Dopo il nobile e glorioso trionfo dell'ascensione del Signore, gli apostoli si dispersero in diverse regioni per predicare la parola di Dio.
    All'apostolo Andrea toccò predicare il Signore Gesù Cristo nella provincia dell'Acaia, mentre all'apostolo Matteo, che è pure evangelista, toccò annunziare la parola della salvezza nella città di Mirmidone. Ma gli abitanti di quella indegna città mal sopportando quanto udivano a proposito dei miracoli del nostro redentore e non volendo distruggere i propri templi, presero il beato apostolo, gli cavarono gli occhi, lo cacciarono in prigione con l'intenzione di ucciderlo pochi giorni appresso.
    [2] L'angelo del Signore andò allora dall'apostolo Andrea e gli disse: "Alzati e va' nella città di Mirmidone e libera tuo fratello Matteo dallo squallore del carcere in cui si trova" Egli domandò: "Signore, ma io non conosco la strada! Co me andrò?". "Va' - rispose - alla spiaggia del mare; là troverai una nave: sali subito su di essa. Io, infatti, sarò la guida del tuo viaggio".
    Andrea eseguì la parola del Signore: alla spiaggia trovò una nave e vi salì sopra; i venti furono favorevoli, navigò felicemente fino alla città e, appena oltrepassò la porta, andò al carcere.
    Alla vista dell'apostolo Matteo che se ne stava con altri prigionieri nello squallore del carcere, pianse amarissimamente. Poi, dopo avere pregato insieme, Andrea disse: "Signore Gesù Cristo, che noi predichiamo fedelmente e per il cui nome sopportiamo tante cose, tu che con immensa bontà ti sei degnato di dare la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, l'andatura ai paralitici, la purezza ai lebbrosi, la vita ai morti, apri, te ne prego, gli occhi del tuo servo affinché possa andare ad annunziare la tua parola".
    [3] Improvvisamente, quel luogo tremò, nel carcere risplendette una grande luce, gli occhi del beato apostolo furono ristabiliti, furono infrante le catene di tutti, fu spaccato il legno nel quale erano avvinti i loro piedi, e tutti magnificavano Dio, dicendo: "Grande è il Dio predicato dai suoi servi!".
    Dal beato Andrea furono poi estratti dal carcere ed ognuno se ne andò a casa sua; Matteo però si allontanò da quel luogo.
    Predicazione nella città di Mirmidone. Dopo l'apostolo Andrea prese a predicare la parola del Signore Gesù agli abitanti. Ma quegli uomini ben sapendo quanto era accaduto ai rinchiusi in carcere, presero Andrea, gli legarono i piedi e lo trascinarono per le piazze della città.
    [4] Già gli si strappavano i capelli dal capo e scorreva il sangue dalla testa, allorché pregò il Signore: "Apri, Signore te ne prego, gli occhi dei loro cuori affinché conoscano te vero Dio e desistano da questa iniquità. Non addossare loro questo peccato poiché non sanno ciò che fanno".
    Improvvisamente, una grande paura si diffuse tra tutti gli abitanti di quella città tanto che, dopo avere liberato l'apostolo, dicevano: "Abbiamo peccato contro di te, ignari di quanto facevamo. Ti supplichiamo, dunque, Signore, di perdonare il nostro delitto e di indicarci la via della salvezza. Non discenda la collera di Dio su questa città!".
    Mentre dicevano questo, erano prostrati al suolo davanti ai piedi di Andrea. Ed egli, dopo averli rialzati, prese a predicare loro il Signore Gesù Cristo, i miracoli che aveva fatto in questo mondo e come, con il proprio sangue, abbia redento il mondo che stava andando in rovina.
    I credenti ricevettero la remissione dei peccati e furono battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
    [2, 1] Il cieco indemoniato. Allontanatosi da quel luogo, Andrea ritornò nella sua regione.
    Mentre camminava con dei suoi discepoli, gli si avvicinò un cieco e gli disse: "Andrea, apostolo di Cristo, io so che tu puoi restituirmi la vista, ma non la voglio a meno che, te ne prego, tu ordini a quelli che sono con te di darmi del denaro affinché possa avere vitto e vestito a sufficienza".
    [2] Il beato Andrea gli rispose: "So bene che questa non è la voce di un uomo, ma del diavolo che impedisce a questo uomo di riacquistare la vista". E rivoltosi a lui, gli toccò gli occhi e subito riacquistò la luce e glorificava Dio.
    Siccome poi aveva un abito sporco e indecoroso, l'apostolo disse: "Toglietegli gli abiti sporchi e dategli un vestito nuovo".
    E dato che si spogliavano quasi tutti, l'apostolo disse: "Basta! Prenda questo". Si prese così il vestito, ringraziò e ritornò a casa sua.
    [3, 1] Il servo di Demetrio da Amasea. Demetrio, primo cittadino di Amasea, aveva un servo egiziano che amava con un amore eccezionale. Costui fu colpito da febbre ed esalò lo spirito. Venuto a conoscenza dei segni che faceva il beato apostolo, Demetrio andò da lui, si prostrò ai suoi piedi con lacrime e gli disse: "Ritengo che nulla ti sia difficile, ministro di Dio. Il mio ragazzo che amavo di amore eccezionale, è morto. Ti supplico di venire a casa mia e restituirmelo".
    [2] All'udire ciò il beato apostolo, commosso per le sue lacrime, andò nella casa ove giaceva il ragazzo e, predicando ininterrottamente quanto concerne la salvezza del popolo, si rivolse al cadavere, dicendo: "Dico a te, ragazzo, in nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, alzati e sta' su sano e salvo". Subito il ragazzo egiziano s'alzò, ed egli lo restituì al suo signore.
    Allora tutti coloro che ancora non credevano, credettero in Dio e furono battezzati dal santo apostolo.
    [4, 1] Sostrato e la madre. Un ragazzo cristiano, di nome Sostrato, andò segretamente dal beato Andrea per dirgli: "Mia madre, invaghita della mia bellezza, mi perseguita di continuo affinché mi unisca a lei. Giudicando questo un'infamia, fuggii inorridito. Ma lei, mossa da fiele, andò dal proconsole accusandomi del suo crimine. So che, quando sarò accusato, non risponderò nulla: preferisco, invero, perdere la vita piuttosto di scoprire il crimine di mia madre. Ti confesso questo affinché abbi la compiacenza di supplicare il Signore per me acciocché non perda la vita, innocente".
    [2] Mentre egli parlava così vennero i ministri del proconsole per prenderlo. Ma il beato apostolo, dopo aver fatto una preghiera, s'alzò e andò con il ragazzo.
    La madre l'accusava insistentemente, affermando: "Costui, signor proconsole, dimentico dell'affetto della materna pietà, si rivolse a me con intenzione di stupro. A malapena riuscii a sottrarmi per non essere violata da lui".
    Rivolto al ragazzo, il proconsole disse: "Ragazzo, dì se è vero quanto sostiene tua madre". Ma egli taceva. Il proconsole l'interrogò più volte, ma non rispose mai.
    Siccome persisteva nel silenzio, il proconsole tenne consiglio con i suoi sul da farsi, mentre la madre del ragazzo prese a piangere. A lei, il beato apostolo Andrea disse: "O infelice, che elevi un pianto di amarezza per l'incesto che volevi compiere su tuo figlio! Sotto la fiamma della libidine, sei giunta a tal punto di concupiscenza da non temere di perdere il tuo unico figlio".
    [3] Dopo che egli le parlò così, la donna disse: "Ascolta, proconsole! Dopo che mio figlio aveva tentato di agire così, si pose al seguito di quest'uomo e non si allontanò più da lui". Irritato da ciò, il proconsole ordinò che il ragazzo fosse chiuso in un otre da parricida e gettato nel fiume, e Andrea rinchiuso in carcere fino a quando fosse scelto il supplizio per eliminare anche lui.
    Ma alla preghiera del beato apostolo vi fu un grande tuono e un terremoto: il proconsole cadde dalla sedia, tutti furono prostrati a terra, mentre la madre del ragazzo fu colpita e morì. Allora il proconsole si prostrò ai piedi del santo apostolo e disse: "Servo di Dio, abbi pietà di quelli che stanno per perire affinché non ci inghiottisca la terra".
    Ed alla preghiera del beato apostolo, cessò il terremoto e si quietarono fulmini e tuoni. Egli poi, passando da quelli che giacevano a terra, li risanò tutti.
    Il proconsole accolse la parola di Dio, credette nel Signore con tutta la sua famiglia e furono battezzati dall'apostolo di Dio.
    [5, 1] Gratino e famiglia. Il figlio di Gratino di Sinope mentre si stava lavando nel bagno delle donne, fu colpito da forti dolori di testa ed era terribilmente tormentato da un demone. Allora Gratino mandò una lettera al proconsole nella quale domandava di supplicare Andrea perché andasse da lui, giacché egli era stato colpito dalla febbre ed era gravemente malato, sua moglie poi era gonfia a causa dell'idropisia. Alla preghiera del proconsole, Andrea salì su di un veicolo e andò nella città.
    Quand'egli entrò in casa di Gratino lo spirito maligno agitò il ragazzo ed egli andò a prostrarsi ai piedi dell'apostolo. Egli lo rimproverò: "Allontanati dal servo di Dio - disse - nemico del genere umano!". E subito, con un grande grido s'allontanò.
    [2] Andato poi al letto dell'uomo, disse: "Giustamente sei afflitto da una noiosa infermità, avendo tu abbandonato il letto matrimoniale per unirti a una prostituta. In nome del Signore nostro Gesù Cristo, alzati guarito e non peccare più per non cadere in una malattia più grave". E fu guarito.
    Disse poi alla moglie: "La concupiscenza degli occhi ti ha sedotta ad abbandonare il marito per unirti ad altri". E proseguì: "Signore Gesù Cristo, supplico la tua pia misericordia di esaudire il tuo servo e concedere che qualora questa donna ritorni al fango della libidine dove s'era impigliata prima, non sia assolutamente guarita. Ma se tu, Signore, alla cui potenza sono note anche le cose future, sai che si potrà astenere da questo peccato, ordina che sia guarita".
    [3] Mentre così parlava, il liquido se ne andò via dalla parte inferiore e fu risanata con suo marito.
    Il beato apostolo spezzò il pane e glielo diede. Lei, ringraziando, lo prese e credette nel Signore con tutta la sua famiglia. D'allora in poi n‚ lei n‚ suo marito non caddero più nel peccato che precedentemente avevano commesso.
    Per mezzo dei suoi servi, Gratino inviò poi grandi doni al santo apostolo: lui li seguì con la moglie e, prostrati davanti a lui, supplicavano che accettasse le loro offerte. Egli disse loro: "Non spetta a me, carissimi, accettare queste cose, tocca piuttosto a voi distribuirle ai bisognosi". E non ricevette nulla di quanto gli offrivano.
    [6, 1] L'apostolo a Nicea. Dopo partì per Nicea ove sette demoni dimoravano tra le tombe poste a lato della strada. A mezzogiorno lanciavano sassi contro la gente e avevano già ucciso molti. All'arrivo del beato apostolo, tutta la città gli andò incontro con rami d'olivo, innalzando lodi e dicendo: "La nostra salvezza sta nelle tue mani, o uomo di Dio!".
    Sentito come stavano le cose, il beato apostolo disse: "Se credete nel Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio onnipotente, con lo Spirito santo, un solo Dio, con il suo aiuto sarete liberati dall'infestazione dei demoni". Ma essi gridavano: "Crediamo qualsiasi cosa tu predichi e obbediremo al tuo comando, purché siamo liberati da questa minaccia".
    [2] Egli ringraziando Dio della loro fede, ordinò che gli stessi demoni fossero presenti davanti a tutto il popolo: e vennero sotto forma di cani.
    Rivolgendosi allora al popolo, il beato apostolo disse: "Ecco i demoni che vi hanno contrastato. Ma se crederete che, nel nome di Gesù Cristo, posso ordinare loro di lasciarvi stare, confessatelo qui davanti a me". Essi gridarono: "Crediamo che il Gesù Cristo che tu predichi è Figlio di Dio".
    Allora il beato Andrea comandò ai demoni: "Andatevene in luoghi deserti e non coltivati, non siate più dannosi ad alcun uomo nel modo più assoluto, n‚ avvicinatevi ovunque è invocato il nome del Signore, nell'attesa di ricevere il supplizio del fuoco eterno che vi spetta". Mentre così parlava, i demoni mandarono un ruggito e scomparvero dagli occhi dei presenti, e la città fu così liberata.
    Il beato apostolo li battezzò e assegnò loro Callisto, come vescovo: uomo saggio che osservava in modo irreprensibile quanto aveva ricevuto dal maestro.
    [7, 1] Il giovane ucciso dai sette cani. Mentre egli si avvicinava alla porta di Nicodemia, si stava trasportando un morto su di una barella: il vecchio padre, sostenuto dalle braccia dei servi, solo a stento riusciva a seguire la sepoltura. Anche la madre aggravata dalla stessa età, con i capelli spettinati, seguiva il feretro lamentandosi a gran voce e dicendo: "Guai a me! Alla mia età devo mettere per la sepoltura del figlio quanto avevo preparato per la mia sepoltura!".
    Mentre lamentandosi con queste e altre simili espressioni accompagnavano il cadavere gridando, giunse l'apostolo di Dio. Commosso dalle loro lacrime, disse: "Ditemi, vi prego, che è capitato a questo fanciullo per distoglierlo da questa luce?". Ma essi avevano paura e non risposero.
    Allora l'apostolo udì questo dai servi: "Mentre questo giovane si trovava in camera da solo, giunsero improvvisamente sette cani e gli si scagliarono contro. Ridotto così miseramente a pezzi cadde a terra e morì".
    Allora il beato Andrea sospirando e alzando gli occhi al cielo, disse, tra le lacrime: "So, Signore, che si tratta dell'insidia di quei demoni ch'io ho cacciato dalla città di Nicea. E ora, Gesù benigno, ti supplico di risuscitarlo affinché il nemico del genere umano non si rallegri della sua morte". Così dicendo, si rivolse al padre: "Che mi darai, se ti restituirò tuo figlio sano e salvo?". Quello gli rispose: "Non ho nulla più prezioso di lui; se, dunque, dietro il tuo ordine, egli risorgerà alla vita, darò lui".
    [2] Il beato apostolo allargando nuovamente le braccia verso il cielo, pregò: "Ritorni, ti prego, Signore, l'anima del fanciullo, affinché tutti abbandonino gli idoli e si convertano a te. La sua rianimazione sia la salvezza di tutti coloro che stanno per perire, e così più non siano sotto il dominio della morte, bensì, divenuti tuoi, meritino la vita eterna". I fedeli risposero: "Amen!".
    Ed egli rivolto al morto, disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati e stai dritto sui tuoi piedi!". Subito risorse tra lo stupore del popolo, mentre tutti i presenti gridavano a gran voce: "Grande è il Dio Cristo, predicato dal suo servo Andrea". I parenti del fanciullo diedero al loro figlio molti doni, che egli offrì al beato apostolo; ma questi non accettò nulla. Ordinò invece al fanciullo di seguirlo fino in Macedonia istruendolo con le parole di salvezza.
    [8, 1] Viaggio a Bisanzio. Partito di lì, l'apostolo del Signore salì in una nave diretta verso il mare dell'Ellesponto: navigava diretto a Bisanzio. Ma ecco che incapparono in un mare tempestoso, dominato da un forte vento, tanto che la nave stava per affondare. Mentre tutti si aspettavano la fine, il beato Andrea pregò il Signore, poi comandò al vento e lo fece tacere; le onde del mare si quietarono e ritornò la bonaccia. Liberati tutti dal presente pericolo, giunsero a Bisanzio.
    [9, 1] Di qui proseguirono per la Tracia. Qui, da lontano, videro una folla di uomini che portavano in mano spade e lance come se li volessero assalire. Appena li scorse, l'apostolo Andrea fece verso di loro il segno di croce, dicendo: "Ti prego, Signore, di far cadere a terra il loro padre che li ha istigati a fare questo. La potenza divina li sconvolga, sicché non possano nuocere a quanti sperano in te".
    [2] Allorché diceva questo, un angelo del Signore passò con grande splendore, toccò le loro spade e tutti caddero bocconi, e quando passò il beato apostolo non ne ebbe nocumento alcuno: gettate le spade, tutti, infatti, lo adoravano. L'angelo del Signore si allontanò poi da loro con un grande chiarore.
    [10, 1] Il santo apostolo quando giunse a Perinto, città marittima della Tracia, trovò una nave in partenza per la Macedonia. Gli apparve nuovamente un angelo del Signore e gli ordinò di imbarcarsi sulla nave.
    [2] Predicando egli in nave la parola di Dio, il nocchiero e tutti quelli che erano con lui credettero nel Signore Gesù Cristo. L'apostolo santo glorificava Dio che anche in mare non mancasse chi prestasse orecchio alla sua predicazione e credesse nel Figlio di Dio onnipotente.
    [11, 1] I fratelli di Filippi. A Filippi c'erano due fratelli, uno dei quali aveva due figli, l'altro due figlie, ed essendo nobili, avevano molti beni. Uno disse all'altro: "Abbiamo abbondantissime ricchezze, ma tra i cittadini non ve n'è alcuno degno di unirsi alla nostra stirpe. Su, facciamo un'unica famiglia: i miei figli prendano le tue figlie, e così le nostre ricchezze resteranno più facilmente unite". Questo parlare fu gradito al fratello e fecero un patto al quale si obbligarono con la caparra inviata dal padre dei giovani.
    Giunto il giorno delle nozze si fece sentire da loro la parola del Signore, dicendo: "Non unite i vostri figli fino a quando non venga il mio servo Andrea".
    [2] Tre giorni dopo venne il beato apostolo. Vedendolo, se ne rallegrarono molto, gli andarono incontro con corone, si prostrarono ai suoi piedi e dissero: "Essendo stati avvertiti, aspettavamo, servo di Dio, la tua venuta affinché ci dica che dobbiamo fare. Ci giunse, infatti, la parola di aspettarti e ci fu detto di non unire i nostri figli prima della tua venuta".
    Il volto del beato apostolo era allora splendente come il sole, tanto che tutti ne erano ammirati e onoravano Dio. L'apostolo rispose: "Figlioli, non vogliate, non vogliate lasciarvi ingannare, non vogliate ingannare questi giovani ai quali può apparire un'azione giusta. Fate piuttosto penitenza, avendo peccato contro il Signore volendo unire in matrimonio dei consanguinei. Noi n‚ allontaniamo n‚ evitiamo le nozze giacché, fin da principio, Dio ha ordinato che maschio e femmina si unissero, condanniamo però gli incesti".
    [3] Dopo che ebbe parlato così, i loro parenti furono commossi e dissero: "Ti domandiamo, signore, di supplicare per noi il tuo Dio poiché è nell'ignoranza che abbiamo compiuto questo delitto".
    I giovani, poi, vedendo splendere il volto dell'apostolo come il volto di un angelo di Dio, dicevano: "La tua dottrina è grande e integra, uomo beato, e non lo sapevamo! Ora conosciamo che Dio parla per mezzo tuo". L'apostolo santo rispose: "Conservate senza macchia quanto avete udito, e il Signore sarà con voi e riceverete la ricompensa della vostra condotta, cioè la vita sempiterna, che non ha fine". Così dicendo l'apostolo li benedisse e tacque.
    [12, 1] La domanda del giovane Essuo. A Tessalonica c'era un giovane molto nobile e ricco, di nome Essuo. All'insaputa dei suoi parenti, andò dall'apostolo e, prostratosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Servo di Dio, indicami, ti prego, la via della verità. Ho saputo, infatti, che tu sei un vero ministro di colui che ti ha mandato". Il santo apostolo gli predicò il Signore Gesù Cristo: il giovane credette, si aggregò al santo apostolo, più non ricordò i parenti n‚ ebbe cura delle ricchezze.
    Ma i parenti lo cercavano e, saputo che si trovava a Filippi con l'apostolo, andarono con doni pregandolo che si separasse da lui; ma egli non voleva. Diceva: "Volesse Iddio che non aveste neppure queste ricchezze, bensì conoscendo l'autore del mondo, che è il vero Dio, liberaste le vostre anime dall'ira futura".
    [2] Il santo apostolo, lasciato il ritiro, prese a predicare loro la parola di Dio. Ma essi non volevano ascoltare. Ritornò allora al giovane e chiuse la porta di casa. Ma essi radunarono una coorte e poi andarono a incendiare la casa in cui si trovava il giovane, dicendo: "Perisca il giovane che abbandonò parenti e patria!".
    Con fascine e fiaccole incominciarono a dare fuoco alla casa. Quando già le fiamme erano alte, il giovane prese un'ampolla d'acqua, e disse: "Signore Gesù Cristo, tu che hai in tuo potere la natura di tutti gli elementi, tu che abbeveri quanto è arido e fai seccare quanto è bagnato, tu che estingui quanto è infuocato e accendi quanto è spento, spegni questi fuochi affinché i tuoi non si raffreddino, ma si accendano alla fede". Così dicendo, sparse l'acqua dell'ampolla e subito tutto l'incendio si spense quasi che non fosse mai stato acceso.
    [3] A questa vista, i parenti del giovane, dicevano: "Ecco che nostro figlio è già divenuto mago!". E, presa una scala, volevano salire fino al ritiro per ucciderlo con la spada. Ma il Signore li accecò, tanto che non vedevano i gradini della scala. E mentre persistevano in questa perversità, un cittadino di nome Lisimaco, disse: "Perché, uomini, vi affaticate per nulla? Dio, infatti, combatte in favore di queste persone e voi lo ignorate? Desistete da questa follia affinché l'ira celeste non vi distrugga".
    Allora, con il cuore pentito, tutti presero a dire: "Colui che questi venerano e che noi abbiamo tentato di perseguitare, è il vero Dio!".
    Mentre essi così parlavano e già calavano le ombre della notte, improvvisamente risplendette una luce e illuminò gli occhi di tutti. Salirono dunque là ove si trovava l'apostolo di Cristo e lo trovarono in preghiera; prostrati anch'essi a terra esclamavano: "Ti preghiamo, Signore, di pregare per i tuoi servi sedotti dall'errore".
    [4] Era tanto il pentimento del cuore di tutti, che Lisimaco disse: "Cristo, predicato dal suo servo Andrea, è veramente Figlio di Dio!". Rialzati poi dall'apostolo, furono corroborati nella fede: soltanto i parenti del giovane non vollero credere; maledicendo l'adolescente se ne ritornarono in patria e presentarono i loro averi alle pubbliche autorità. E dopo cinquanta giorni morirono tutti e due nello spazio di un'ora. Ma siccome gli uomini di quella città volevano bene al giovane a causa della sua bontà e dolcezza, la pubblica autorità gli concesse tutto il patrimonio e così venne a possedere tutto quanto avevano posseduto i suoi parenti. Con ciò però non si allontanava dall'apostolo, bensì distribuiva i proventi dei campi per i bisogni dei poveri e per le cure degli indigenti.
    [13, 1] Il figlio di Carpiano. Poi il giovane supplicò il beato apostolo affinché andassero insieme in Tessalonica. Quando giunsero, tutti gli si fecero intorno, lieti di rivedere il giovane.
    Radunatisi tutti nel teatro, il giovane predicava loro la parola di Dio: l'apostolo se ne stava zitto e tutti ammiravano la sua prudenza. E gridarono: "Salva il figlio del nostro concittadino Carpiano; egli infatti è molto malato e noi crediamo nel Gesù che tu predichi". Il beato apostolo rispose loro: "Davanti a Dio non c'è nulla di impossibile. Ma abbiate fede, conducetelo qui al nostro cospetto e il Signore Gesù Cristo lo guarirà".
    [2] Allora suo padre andò a casa e disse al fanciullo: "Oggi sarai guarito, carissimo figlio Adimato"; così si chiamava il fanciullo. Questi rispose: "Si è proprio avverato il mio sogno! In visione mi apparve, infatti, quest'uomo che mi avrebbe guarito". Così dicendo indossò i suoi abiti, s'alzò da letto e, di corsa, si diresse al teatro per non essere seguito dai parenti. Prostratosi ai piedi del beato apostolo ringraziava della riacquistata salute.
    La gente stupiva nel vederlo camminare dopo ventitr‚ anni e dava gloria a Dio dicendo: "Non c'è alcuno che sia simile al Dio di Andrea!".
    [14, 1] Il giovane soffocato. Un cittadino che aveva un figlio colpito da uno spirito immondo, pregava il beato apostolo dicendo: "Uomo di Dio, guarisci, te ne prego, mio figlio, tormentato malamente dal demonio". Ma il demonio, saputo che sarebbe stato scacciato, spinse il figlio in una cella segreta e lo soffocò strozzando con il laccio l'anima sua. Il padre del fanciullo, trovatolo morto, pianse molto e disse ai suoi amici: "Portate il cadavere al teatro. Confido, infatti, che potrà essere risuscitato dall'ospite che predica il vero Dio".
    [2] Quando fu trasportato e posto davanti all'apostolo, egli raccontò come fosse stato ucciso dal demonio, e disse: "Uomo di Dio, credo che, per opera tua, egli potrà risorgere". L'apostolo rivoltosi al popolo, domandò: "A che giova, uomini di Tessalonica, che vediate queste cose, se poi non credete?". Ma gli risposero: "Non dubitare, uomo di Dio! Quando costui sarà risorto, noi tutti crederemo". A queste parole l'apostolo disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati, fanciullo!". E subito risorse.
    Tutto il popolo, stupefatto, gridava: "Basta! Ora crediamo tutti al Dio che tu, servo di Dio, predichi". Siccome era già calata la notte, lo accompagnarono a casa con fiaccole e lucerne, l'introdussero a casa sua ove per tre giorni li istruì sulle cose di Dio.
    [15, 1] Il figlio di Medea. Andò da lui un certo uomo di Filippi di nome Medea il cui figlio era ammalato in uno stato di estrema debolezza. Disse all'apostolo: "Uomo di Dio, ti supplico di restituirmi mio figlio, il cui corpo è ora in stato di estrema debolezza". Così dicendo, piangeva molto.
    Il beato apostolo, asciugandogli le guance e accarezzandogli il capo, diceva: "Sii forte, figlio! Credi soltanto, e i tuoi desideri saranno realizzati". E, presogli la mano, si diresse a Filippi.
    [2] Mentre entrava dalla porta della città, un vecchio gli andò incontro pregando per i figli che, per una colpa indicibile, Medea aveva condannato alla pena del carcere ed erano coperti di ulcere purulente.
    Il santo apostolo, rivoltosi a Medea, disse: "Ascolta, uomo! Tu preghi affinché tuo figlio sia guarito mentre presso di te sono trattenute prigioniere persone dalle carni bruciate. Or dunque, se vuoi che le tue preghiere giungano a Dio, sciogli prima le catene dei miseri, e il tuo figlio sarà liberato dalla debolezza. Vedo, infatti, che la tua malizia rappresenta un impedimento alle mie preghiere".
    Allora Medea cadde ai suoi piedi e, baciandoli, disse: "Siano sciolti sia questi due che altri sette dei quali non hai saputo nulla, purché mio figlio sia guarito". E ordinò che fossero presentati davanti al beato apostolo, il quale pose su di loro le mani, per tre giorni lavò le loro piaghe, li restituì alla sanità e diede loro la libertà.
    Il giorno appresso disse al giovane: "In nome del Signore Gesù Cristo che mi ha mandato a curare la tua infermità, alzati!".
    E, presogli la mano, lo sollevò: subito s'alzò e camminava glorificando Dio. Il giovane che per ventidue anni era stato debole si chiamava Filionide.
    [3] Siccome la gente gridava e diceva: "Servo di Dio, Andrea, guarisci anche i nostri malati!", l'apostolo disse al giovane: "Va' per le case ove ci sono malati e nel nome di Gesù Cristo, nel quale sei stato guarito, tu ordina loro di alzarsi". Ed egli, tra lo stupore della gente, andò per le case ove c'erano malati, e con l'invocazione del nome di Cristo restituiva loro la salute. Tutto il popolo credette e, offrendo regali, domandavano di ascoltare la parola di Dio. Ma il beato apostolo predicava la parola e non prendeva alcun regalo.
    [16, 1] La figlia di Nicola. Un cittadino di nome Nicola mostrò una carrozza dorata con quattro candidi muli e l'offrì al beato apostolo, dicendo: "Prendi, servo di Dio; tra quanto mi appartiene non trovai nulla di più amabile; desidero solo che sia guarita mia figlia tormentata da una grave tortura".
    E il beato apostolo a lui: "Accetto i tuoi doni, Nicola, ma non questi visibili. Se, infatti, per tua figlia offri quanto avevi di prezioso a casa, tanto più devi offrire per la tua anima!
    [2] Da te desidero ricevere questo: che l'uomo interiore conosca il vero Dio suo fattore e creatore di tutte le cose, che respinga le cose terrene e desideri le celesti, che trascuri le caduche e ami le durature, che rinneghi le cose visibili e che con la contemplazione scorga le tensioni spirituali, affinché tu, dopo avere esercitato i sensi in queste cose, possa meritare di raggiungere la vita eterna, e in quelle gioie eterne goda anche di questa figlia restituita alla sanità".
    Così dicendo li persuase tutti ad abbandonare gli idoli e a credere nel Dio vero. Guarì poi la figlia di Nicola dalla sua infermità e tutti lo magnificavano. Mentre nell'intera Macedonia si diffondeva la fama dei prodigi che operava sopra gli infermi.
    [17, 1] Un indemoniato. Il giorno seguente, mentre egli insegnava, un giovane gridò a gran voce: "Che c'è tra te e noi Andrea, servo di Dio? Sei venuto per toglierci dalle nostre dimore?". Allora il beato apostolo chiamò a s‚ il giovane, e disse: "Racconta, operatore di delitti, quale sia il tuo lavoro". Ed egli: "Io ho dimorato in questo giovane fin dalla sua fanciullezza, pensando che mai ne sarei stato allontanato. Ma tre giorni addietro ho udito suo padre che diceva a un amico: "Vado da un uomo, Andrea, che è servo di Dio ed egli guarirà mio figlio". Ed ora temendo i tormenti ai quali tu ci condanni, sono venuto per uscire da lui davanti a te". Così dicendo, si prostrò ai piedi dell'apostolo e uscì dal giovane, il quale guarì e s'alzò glorificando Dio.
    [2] Era così grande la grazia da Dio concessa al santo apostolo, che spontaneamente venivano tutti a sentire la parola della salvezza, dicendo: "Spiegaci, uomo di Dio, chi è il vero Dio nel cui nome guarisci i nostri malati".
    Ma anche i filosofi andavano a discutere con lui e nessuno poteva resistere al suo insegnamento.
    [18, 1] Il proconsole Virino e i suoi soldati. Mentre accadevano queste cose venne fuori un nemico della predicazione apostolica e andò dal proconsole Virino, dicendo: "A Tessalonica venne un uomo iniquo che predica la distruzione dei templi degli dèi, l'eliminazione delle cerimonie e lo sradicamento di tutte le norme dell'antica legge. Predica il culto di un solo Dio, del quale afferma di essere servo".
    Udito ciò, il proconsole mandò soldati con cavalieri affinché lo conducessero in sua presenza. Giunti, costoro, alla porta della casa nella quale avevano saputo che si trovava l'apostolo, entrarono, ma videro il suo volto risplendere di un tale fulgore che ne rimasero atterriti e caddero ai suoi piedi. Il beato apostolo stava proprio raccontando ai presenti quanto, a suo riguardo, era stato detto al proconsole. Giunse intanto una moltitudine con spade e bastoni, nell'intento di uccidere i soldati, ma il santo apostolo lo proibì.
    [2] Intanto il proconsole, vedendo che l'apostolo non gli era stato condotto come aveva ordinato, fremette come un leone e mandò altri venti soldati. Anche questi salirono nella casa, ma alla vista dell'apostolo restarono turbati e non dissero nulla. Udito ciò, il proconsole montò sulle furie e inviò un grande numero di soldati affinché lo portassero davanti a lui con la forza.
    Appena li vide, l'apostolo disse: "Siete, forse, venuti per me?". Ed essi: "Per te, se tu sei quel mago che predica di non venerare gli dèi". Egli rispose: "Io non sono un mago, ma un apostolo del mio Dio Gesù Cristo, ch'io predico".
    Mentre capitavano queste cose, un soldato, trascinato da un demone, estrasse la spada, esclamando: "Che c'è tra me e te, proconsole Virino, che mi hai mandato da un uomo che non solo mi può scacciare da questo vaso, ma può anche bruciarmi con i suoi miracoli? Volesse il cielo che tu gli venissi incontro e non facessi alcun male contro di lui!". Terminato che ebbe di dire questo, il demone si allontanò dal soldato il quale cadde e morì.
    [3] Nel mentre giunse il proconsole, tutto furente, e pur stando presso il santo apostolo non riusciva a vederlo. Ma egli disse: "Io sono colui che tu cerchi, proconsole!". Immediatamente gli si aprirono gli occhi, lo vide e disse sdegnato: "Che genere di pazzia è questa? Tu disprezzi il nostro ordine e sottoponi alle tue parole i nostri ministri? E' chiaro che tu sei mago e malefico. Ora ti sottoporrò alle fiere per il disprezzo degli dèi e di noi, e allora vedrai se il crocifisso che tu predichi ti potrà liberare". Il beato apostolo rispose: "E' necessario che tu creda, proconsole, al Dio vero e a suo Figlio Gesù Cristo da lui mandato, particolarmente vedendo come sia interessato anche uno dei tuoi soldati".
    [4] Prostratosi in preghiera il santo apostolo elevò per lungo tempo preghiere al Signore, poi toccò il soldato, dicendo: "Alzati! Ti risuscita il mio Dio Gesù Cristo, ch'io predico". Subito il soldato s'alzò e stette dritto sano e salvo.
    Siccome il popolo esclamava: "Gloria al nostro Dio!", il proconsole disse: "Non crediate, gente, non crediate al mago!".
    Ma il popolo gridava: "Questa non è magia, ma insegnamento sano e vero". Il proconsole replicò: "Quest'uomo lo darò alle fiere! Ed a vostro riguardo scriverò al Cesare affinché vi faccia perire al più presto, giacché vilipendete le sue leggi". Il popolo voleva coprirlo con pietre e diceva: "Sì, scrivi pure al Cesare che i Macedoni hanno accolto la parola di Dio e, disprezzando gli idoli, adorano il Dio vero".
    [5] L'apostolo condannato alle fiere. Allora il proconsole se ne andò adirato al pretorio. Al mattino fece immettere fiere nello stadio e poi ordinò che fosse trascinato il beato apostolo e gettato nello stadio. Fu preso, dunque, tirato per i capelli, spinto con bastoni e, gettato nell'arena. Liberarono un cinghiale feroce e terribile: questo fece, per tre volte, il giro del santo di Dio, ma non gli fece nulla. Alla vista di ciò, il popolo diede gloria a Dio.
    Ma il proconsole ordinò nuovamente di liberare un toro: condotto da trenta soldati e spinto da due cacciatori, non toccò Andrea, bensì fece a pezzi i cacciatori, poi mandò un muggito, cadde e morì. Subito, il popolo acclamò dicendo: "Cristo è il vero Dio!".
    Mentre accadevano tali cose, fu visto un angelo di Dio discendere dal cielo per confortare il santo apostolo nello stadio.
    [6] Finalmente il proconsole, furente, ordinò di liberare un ferocissimo leopardo. Appena liberato, scansò il popolo, salì al sedile del proconsole, afferrò suo figlio e lo soffocò. Ma il proconsole era sotto una tale demenza che di fronte a tutte queste cose n‚ si doleva n‚ parlava.
    Allora il beato apostolo disse, rivolto al popolo: "Ora sappiate che venerate il Dio vero, per opera del quale sono state vinte le bestie, mentre il proconsole Virino lo ignora. Ma affinché crediate con più facilità io risusciterò anche suo figlio nel nome di Cristo che predico, e lo stoltissimo suo padre ne resterà confuso". Prostratosi a terra, pregò molto a lungo; poi afferrata la mano del soffocato lo risuscitò. A questa vista, il popolo magnificava Dio e voleva uccidere Virino, ma l'apostolo non lo permise. Virino, confuso, si ritirò nel suo pretorio.
    [19, 1] Il serpente straordinario. Quando accadevano queste cose, un giovane che era con l'apostolo, raccontò alla madre quanto era avvenuto e l'indusse ad andare incontro al santo: lei andò, gli si prostrò ai piedi e anelava ascoltare la parola di Dio. Poi, quand'ebbe terminata la predicazione, lo supplicò di andare in un suo campo ove c'era un serpente di straordinaria grandezza che devastava tutta la zona.
    Quando l'apostolo si stava avvicinando, esso gli andò incontro a testa alta, emettendo grandi sibili. Era lungo cinquanta cubiti e tutti i presenti, atterriti dalla paura, si prostrarono a terra. Il santo di Dio gli disse: "Nascondi la testa, o funesto, che hai eretto in principio a rovina del genere umano, assoggettati ai servi di Dio e muori!". All'istante, il serpente emise un terribile ruggito, circondò una vicina quercia, le si avvolse stretto e, vomitando un fiume di veleno e sangue, morì.
    [2] Il santo apostolo giunse poi al campo della donna ove giaceva morto un bambino che era stato percosso dal serpente. Vedendo i suoi parenti piangere, disse loro: "Il nostro Dio, che vuole la vostra salvezza, mi ha mandato qui affinché crediate in lui. Or dunque andate a vedere l'uccisore di vostro figlio, morto". Essi risposero: "Se vediamo che è stato vendicato, noi non rimpiangeremo la morte del figlio".
    Quando questi se ne furono andati, l'apostolo disse alla moglie del proconsole: "Va' a risuscitare il bambino!". E lei, senza alcuna esitazione, andò là ove era il corpo e disse: "In nome del mio Dio Gesù Cristo, alzati fanciullo, sano e salvo"; e subito risorse. I suoi parenti, visto il serpente morto, ritornarono lieti e trovarono il loro figlio vivo: si prostrarono allora ai piedi dell'apostolo e ringraziavano.
    [20, 1] Un sogno dell'apostolo. Il giorno appresso il beato apostolo vide un sogno che raccontò così ai fratelli: "Ascoltate, carissimi, il mio sogno. Vidi un monte straordinariamente alto spoglio di qualsiasi cosa terrena ad eccezione di una luce così splendente che pareva illuminasse tutto il mondo. Ed ecco accanto a me i carissimi fratelli apostoli Pietro e Giovanni. Giovanni stese una mano all'apostolo Pietro e l'innalzò in cima al monte, poi, rivoltosi a me, mi pregò di salire dopo Pietro, dicendo: "Andrea, tu berrai il calice di Pietro"! Poi, stese le mani, mi disse: "Avvicinati, allunga le tue mani per avvicinarle alle mie e unire il tuo capo al mio capo". Ciò fatto, mi trovai più piccolo di Giovanni. Poi mi disse: "Vuoi conoscere il significato di quanto tu vedi e chi sia colui che ti parla?" e io: "Desidero conoscere queste cose". Ed egli a me: "Io sono la Parola della croce dalla quale prossimamente tu penderai per il nome di colui che tu predichi". Mi disse pure molte altre cose che ora è necessario tacere, ma appariranno manifeste allorché mi accosterò a questa immolazione.
    [2] Si radunino ora tutti coloro che hanno accolto la parola di Dio e io li raccomanderò al Signore Gesù Cristo affinché voglia custodirli immacolati nella sua dottrina. Io ormai mi stacco dal corpo e vado a raggiungere quella promessa che si è degnato concedermi il dominatore dei cieli e della terra, Figlio del Dio onnipotente, che con lo Spirito santo, vero Dio, vive per sempre nei secoli".
    Udendo queste cose, i fratelli piangevano molto e con un grande gemito colpivano con le mani le loro facce.
    Quando furono tutti radunati, disse nuovamente: "Sappi te, carissimi, ch'io sto per allontanarmi da voi. Ma credo che Gesù, del quale predico la parola, vi custodirà dal male, sicché il nemico non sradicherà il seme che ho seminato tra voi, cioè la conoscenza e la dottrina di Gesù Cristo, mio Signore. Voi dunque pregate con costanza, e perseverate forti nella fede, sicché, eliminata ogni zizzania di scandalo, il Signore si degni di raccogliervi nel granaio celeste come grano puro".
    [3] E così per cinque giorni li ammaestrava e confermava nei precetti di Dio. Poi, allargate le mani, pregò il Signore, dicendo: "Custodisci, ti prego, Signore, questo gregge che già ha conosciuto la tua salvezza, sicché contro di lui non prevalga il maligno e ottenga di custodire inviolato per tutti i secoli quanto, per tuo ordine, io ho trasmesso ed egli ha accolto". Allorché terminò di dire ciò, tutti i presenti risposero: "Amen".
    Egli allora prese del pane, ringraziò, lo spezzò e ne diede a tutti, dicendo: "Accogliete la grazia che Cristo Signore, nostro Dio, vi offre per mezzo di me, suo servo". Dopo avere baciato e raccomandato al Signore ognuno, partì per Tessalonica: qui rimase due giorni poi si allontanò da essi.
    [21, 1] Da Tessalonica a Patrasso Molti fedeli della Macedonia lo accompagnarono con due navi. Nel desiderio di sentire le sue parole, tutti bramavano salire sulla nave nella quale viaggiava l'apostolo, affinché anche in mare non mancasse loro la parola di Dio. Ma l'apostolo disse loro: "Conosco il vostro desiderio, però questa nave è troppo piccola. I fanciulli e il bagaglio siano dunque caricati sulla nave più grande; voi, invece, salite su questa più piccola e viaggeremo insieme". Diede loro Antimo affinché li consolasse, poi ordinò che salissero su di un'altra nave che doveva essere sempre vicina alla sua in modo che anch'essi lo potessero vedere e udire la parola di Dio.
    [2] Mentre egli prendeva un po' di sonno, a causa di un leggero colpo di vento uno cadde in mare. Antimo lo svegliò, dicendogli: "Aiuto, dottore buono! E' perito uno dei tuoi servi". Appena si svegliò, l'apostolo rimproverò e fece quietare il vento, e il mare ritornò tranquillo; mentre l'uomo, che era caduto, fu accompagnato alla nave con l'aiuto dell'onda e Antimo, presolo per mano, lo tirò sulla nave. Tutti ammirarono la virtù dell'apostolo e il fatto che fosse obbedito anche dal mare.
    Il dodicesimo giorno approdarono a Patrasso, città dell'Acaia. Scesi dalla nave presero posto in un albergo.
    [22, 1] Il proconsole Lisbio. Siccome molti lo pregavano che andasse in casa loro, egli rispose: "Viva il Signore! Non andrò se non dove mi ordinerà il Signore". Ma nel sonno notturno non ebbe alcuna rivelazione.
    Essendone triste, il giorno appresso udì una voce che gli diceva: "Io sono sempre con te, Andrea, e non ti abbandono". Udito ciò, glorificò Dio per la visione.
    Il proconsole Lisbio fu avvertito, in sogno, di accogliere l'uomo di Dio. Mandò dunque dall'uomo che aveva dato loro ospitalità affinché gli conducesse il beato apostolo. A questa notizia, andò dal proconsole, entrò nella sua camera e lo trovò disteso con gli occhi chiusi quasi fosse morto. Gli diede allora un pizzico a un fianco e gli disse: "Alzati e raccontaci quanto ti è accaduto!".
    [2] "Io - rispose - odiavo la via che tu insegni e ho inviato delle navi con soldati al proconsole della Macedonia affinché ti mandasse incatenato qui da me, per condannarti a morte, ma a causa di naufragi non riuscirono ad arrivare dove erano stati mandati. Persistendo io nella mia intenzione di annientare la tua vita, mi apparvero due Etiopi che mi colpirono con flagelli, dicendo: "Non abbiamo qui più alcun potere perché venne quell'uomo che tu volevi perseguitare. Ma in questa notte nella quale abbiamo ancora potere ci vendichiamo contro di te". E lasciatomi gravemente ferito si allontanarono da me. Tu ora, uomo di Dio, supplica il Signore affinché, perdonandomi questo delitto, io sia guarito dall'infermità che mi ha colpito".
    Dopo che ebbe terminato di raccontare questo davanti a tutto il popolo, il beato apostolo predicò subito la parola di Dio e credettero tutti. Il proconsole poi, guarito, credette e fu confermato nella fede.
    [23, 1] La concubina Trofima. Allora Trofima, che una volta era stata concubina del proconsole e che ora si era già associata a un altro uomo, aderì all'insegnamento apostolico e perciò a volte andava in casa del proconsole ove insegnava sempre l'apostolo. Il suo uomo, adirato, andò dalla sua signora e le disse: "Memore della condotta di prostituta che aveva tenuto con il signor mio proconsole, ora è nuovamente ritornata a lui". E lei, piena di fiele, esclamò: "Per questo motivo, dunque, mio marito mi ha abbandonato e ormai da sei mesi non si unisce più a me! Egli ama la sua ancella!". Chiamato il procuratore, ordinò che fosse condannata per prostituzione e, senza indugio, fu condotta al postribolo e affidata al mezzano.
    Ultima modifica di Haxel; 28-03-14 alle 12:11
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Re: letteratura subapostolica ( thread di sola lettura)

    [2] Ma Lisbio non sapeva nulla di tutto ciò: la cercava, ma era illuso dalla moglie. Lei poi, entrata nel postribolo, pregava con assiduità: quando venivano quelli che volevano toccarla lei poneva il vangelo che portava seco sul suo petto e subito chi le si avvicinava perdeva le forze. Un giorno venne un uomo impudicissimo per oltraggiarla e, siccome lei resisteva, quello le stracciò le vesti, e il vangelo cadde a terra. Allora Trofima, lacrimando, stese la mani al cielo e disse: "Tu, Signore, in nome del quale io amo la castità, non permettere che sia contaminata". Subito le apparve un angelo del Signore, e il giovane cadde morto ai suoi piedi, mentre lei, rasserenata, benediceva e glorificava il Signore che non aveva permesso che si facesse beffa di lei. Ma poi, nel nome di Gesù Cristo, risuscitò il giovane e tutta la città accorse a vedere questo spettacolo.
    [3] La moglie del proconsole andò invece al bagno con il suo procuratore. E mentre si lavavano apparve loro un terribile demone che li percosse tutti e due e caddero morti. Si elevò allora un gran pianto, mentre all'apostolo e al proconsole fu comunicato che sua moglie era morta con un mezzano.
    A questa notizia, il beato Andrea disse al popolo: "Vedete, carissimi, quanto sia grande il potere del nemico! Trofima, infatti, fu condannata al postribolo a causa della sua pudicizia, ma ora è apparso il giudizio di Dio: la madre di famiglia che la fece condannare al postribolo, fu colpita al bagno con il suo mezzano e morì".
    Mentre egli diceva questo, giunse la sua nutrice, che per l'età avanzata era retta da altri, con le vesti stracciate e alte grida. Posta davanti all'apostolo incominciò a pregare, dicendo: "Sappiamo che sei amato da Dio e che il tuo Dio ti concede qualsiasi cosa tu gli domandi. Abbi pietà di me, risuscitala!". Commosso dalle lacrime della donna, il beato apostolo si rivolse al proconsole e gli disse: "Vuoi che sia risuscitata?". "Non sia mai, rispose, che viva colei che ha commesso in casa mia una tale infamia". E l'apostolo: "Non agire così - disse - dobbiamo avere misericordia di chi si pente, affinché anche noi otteniamo misericordia da Dio".
    [4] Callista moglie del proconsole. Dopo queste parole, il proconsole andò al pretorio, mentre il santo apostolo ordinò che fosse portato il corpo. Poi, avvicinatosi, disse: "Ti prego, Gesù Cristo, Signore benigno, affinché questa donna sia risuscitata e conoscano tutti che tu solo, Signore Dio, sei misericordioso e giusto e non permetti che periscano gli innocenti". Toccò poi la testa della donna, dicendo: "In nome di Gesù Cristo, mio Dio, alzati!". Subito la donna risorse e, a faccia bassa, piangendo e gemendo, guardava a terra. L'apostolo le disse: "Entra in camera tua e prega ritirata, fino a quando il Signore ti conforterà". Lei rispose: "Fammi prima rappacificare con Trofima, contro la quale ho agito così male". Il santo apostolo rispose: "Non temere! Trofima, infatti, non si ricorda più del male, n‚ attende la vendetta, bensì ringrazia Dio di tutto ciò che le è accaduto". E chiamata Trofima la rappacificò con Callista, la moglie del proconsole risuscitata.
    Lisbio fece tanto progresso nella fede che un giorno si accostò all'apostolo e gli confessò tutti i suoi peccati. L'apostolo gli disse: "Ringrazio il Signore, figlio, che tu temi il giudizio futuro. Comportati virilmente e abbi fiducia nel Signore al quale credi". E, tenendolo per mano, camminava lungo la spiaggia.
    [24, 1] Il giovane Filopatore annegato e risuscitato. Dopo la passeggiata si sedettero e con essi si sedettero sulla sabbia anche tutti quelli che erano con loro per ascoltare la parola di Dio. Quand'ecco sulla spiaggia, ai piedi dell'apostolo, il cadavere di una persona uccisa e gettata in mare.
    Allora sant'Andrea apostolo esultò nel Signore, e disse: "Bisogna che costui sia risuscitato affinché conosciamo che cosa gli ha fatto il nemico". Poi elevò una preghiera, prese il morto per mano, lo alzò, e subito rivisse e prese a parlare. Siccome era nudo, gli diede la tunica e gli domandò: "Racconta ed esponi per ordine tutto ciò che ti è capitato".
    Ed egli rispose: "Chiunque tu sia, uomo, non ti nasconderò nulla. Io sono figlio di Sostrato, cittadino macedone, giunto da poco dall'Italia. Quando giunsi a casa, udii che era sorta una nuova dottrina, mai sentita prima da alcun uomo, non solo, ma che da un certo maestro, che affermava di essere discepolo del vero Dio, erano compiuti segni, prodigi e guarigioni molteplici. Quando ebbi notizia di queste cose, mi preparai per poterlo vedere. Ritenevo, infatti, che uno che operava tali cose non poteva essere che Dio. Mentre dunque navigavo con i miei servi e amici, si scatenò una tempesta e a causa del mare mosso siamo stati sepolti dalle onde. Volesse il cielo che fossimo stati gettati tutti insieme, di modo che anch'essi fossero poi risuscitati da te come lo fui io!".
    [2] Mentre diceva questo rimuginava molto in cuor suo riflettendo che proprio quello doveva essere l'apostolo che cercava. Gli si gettò, dunque, ai piedi dicendo: "So che tu sei il servo del vero Dio! Ti supplico per coloro che erano con me, affinché anch'essi, con il tuo intervento, ottengano la vita e conoscano il Dio vero che tu predichi". Allora il santo apostolo, pieno di Spirito santo, gli predicava costantemente la parola di Dio, mentre il giovane ammirava il suo insegnamento. E aperte le mani, disse: "Fai apparire, Signore, te ne prego, anche i cadaveri degli altri morti affinché anch'essi conoscano te, solo Dio vero".
    Dopo che egli parlò così, subito apparvero sulla spiaggia trentanove corpi trasportati con l'aiuto delle onde. Allora il giovane prese a piangere e con lui tutti gli altri prostrati ai piedi dell'apostolo e lo pregavano affinché anche essi fossero risuscitati. Ma Filopatore, questo era il nome del giovane, diceva: "La benevolenza di mio padre, con le cose necessarie, mi ha fornito anche di molto denaro. Quando udrà quanto mi è accaduto bestemmierà il tuo Dio e rifiuterà il tuo insegnamento. Non voglia il cielo che sia così!".
    [3] Mentre tutti piangevano, l'apostolo pregò che tutti i corpi si radunassero insieme: erano, infatti, stati gettati sparsi. Quando furono radunati insieme, l'apostolo domandò: "Chi vuoi che sia risuscitato per primo?". Rispose: "Varo, mio fratello di latte". Allora, in ginocchio per terra, le mani aperte verso il cielo, pregò molto a lungo con lacrime, dicendo: "Gesù buono, risuscita questo morto, nutrito con Filopatore, affinché conosca la tua gloria e sia magnificato il tuo nome tra i popoli". Il giovane subito s'alzò e tutti i presenti ne furono stupiti. L'apostolo pregò nuovamente su di ognuno, dicendo: "Ti prego, Signore Gesù, affinché risorgano anche questi, trasportati dal profondo del mare". Poi ordinò che ognuno dei fratelli, tenendo per mano un morto, dicesse: "Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, ti risuscita!". Ciò fatto, i trentotto risuscitarono, e i presenti glorificarono Dio dicendo: "Non c'è alcuno simile a te, Signore!".
    Lisbio poi offrì a Filopatore molti doni, dicendo: "Non rattristarti per la perdita delle ricchezze e non ti allontanare dal servo di Dio". E restava sempre con l'apostolo, attento a tutto quanto era detto da lui.
    [25, 1] A Corinto da Calliope. C'era una donna di nome Calliope che, sposata con un omicida, rimase illecitamente incinta. Quando giunse il momento del parto era avvinta da grandi dolori, ma non riusciva a partorire. Disse allora a sua sorella: "Va', ti prego, a invocare la nostra dea Diana affinché abbia pietà di me". Lei, infatti, aveva amore per la partoriente.
    Mentre la sorella compiva quanto le era stato comandato, di notte andò da lei il diavolo e le disse: "Perché mi supplichi inutilmente, dato che non ti posso essere utile? Va' piuttosto dall'apostolo di Dio Andrea, in Acaia: egli avrà misericordia di tua sorella". La donna allora s'alzò, andò dall'apostolo e gli raccontò tutte queste cose. Ed egli, senza indugio, andò a Corinto in casa della donna malata; con lui c'era anche il proconsole Lisbio.
    [2] Alla vista della donna torturata dal tormento dei dolori lancinanti, il beato apostolo, disse: "Giustamente soffri! Malamente ti sei sposata, con inganno hai concepito, e perciò soffri intollerabili dolori. Sei andata inoltre a consultare i demoni che non possono giovare n‚ a se stessi n‚ ad alcun altro. Credi, ora, in Gesù Cristo, Figlio di Dio, e partorisci! Tuttavia quello che indegnamente hai concepito sarà morto". La donna credette e, usciti tutti dalla camera, partorì un morto e fu così liberata dai dolori.
    [26, 1] Andrea e Filopatore. Mentre il beato apostolo, a Corinto, seguitava a compiere molti segni e prodigi, Sostrato, padre di Filopatore, fu avvertito in sogno di visitare l'apostolo. Giunse dunque in Acaia, ma non trovandolo, andò a Corinto.
    Stava passeggiando con Lisbio e altri allorché Sostrato riconobbe quello che gli era stato mostrato in sogno e, abbracciatogli i piedi, disse: "Ti prego di avere misericordia di me, servo di Dio, come hai avuto misericordia di mio figlio". Filopatore disse all'apostolo: "Questo che vedi è mio padre. Egli ora domanda che cosa debba fare". Il beato apostolo rispose. "So che è venuto da noi per conoscere la verità. Ringraziamo il Signore nostro Gesù Cristo che volle rivelarsi ai credenti". Leonzio, servo di Sostrato, gli disse: "Vedi di quale luce risplende il volto di questo uomo?". Egli rispose: "Vedo, carissimo! Non allontaniamoci quindi da lui ma viviamo con lui e ascoltiamo le parole di vita eterna".
    [2] Il giorno seguente offrì all'apostolo molti doni. Ma il santo di Dio rispose: "Non è mia abitudine ricevere alcunché da voi. Il mio guadagno siete voi stessi allorché crederete in Gesù che mi ha mandato a evangelizzare in questo luogo. Se avessi desiderato del denaro, avrei già trovato Lisbio che è più ricco e mi potrebbe arricchire molto. Per me, infatti, i vostri doni sono le cose che giovano alla vostra salvezza".
    [27, 1] Andrea al bagno. Pochi giorni dopo diede ordine che gli si preparasse un bagno. Quando giunse per lavarsi, vide un vecchio indemoniato che tremava molto. Mentre lo stava osservando, un giovane uscì dalla piscina, si gettò ai piedi dell'apostolo dicendo: "Che c'è tra noi e te, Andrea? Sei venuto qui per scacciarci dalle nostre dimore?". Dritto, davanti a tutto il popolo, l'apostolo rispose: "Non abbiate timore! Credete in Gesù, nostro salvatore". Avendo risposto tutti: "Crediamo a ciò che tu predichi!", egli sgridò ambedue i demoni; questi abbandonarono i corpi degli ossessi, sicché tanto il vecchio che il giovane se ne tornarono a casa liberi.
    [2] Mentre il beato apostolo si lavava, affermava che il nemico del genere umano tende insidie ovunque sia nei bagni che nei fiumi e che perciò si deve invocare costantemente il nome del Signore affinché colui che tende le insidie non raggiunga il suo scopo. Di fronte a questo, i cittadini giungevano portando malati che ponevano davanti a lui, e venivano guariti.
    Ma anche da altre città giungevano con malati: anch'essi venivano guariti e ascoltavano volentieri la parola di Dio.
    [28, 1] Il vecchio peccatore Nicola. Accadevano queste cose, allorché un vecchio, di nome Nicola, giunse dall'apostolo con gli abiti stracciati, dicendo: "Servo di Dio, settantaquattro sono gli anni della mia vita, e mai mi sono allontanato da azioni impure, da prostitute e dalla fornicazione, spesso fui spinto ciecamente al postribolo e praticavo cose illecite. E' ora il terzo giorno che sento parlare dei miracoli che fai e della tua predicazione piena di parole vitali. Riflettevo dunque di abbandonare questa mia condotta e venire da te affinché mi indirizzi verso cose migliori. Ma mentre pensavo a ciò, sentivo in me un sentimento contrario che mi suggeriva di lasciare stare e di non compiere il bene al quale riflettevo. Lottando dunque così con la mia coscienza, presi il vangelo e pregai il Signore affinché mi facesse, una buona volta, dimenticare quelle cose. Ma dopo pochi giorni, dimentico del vangelo che avevo addosso e infiammato da un pensiero perverso andai nuovamente al postribolo. Ed ecco che là una prostituta, appena mi vide, disse: "Esci, vecchio, esci! Tu sei, infatti, un angelo di Dio. Non toccarmi n‚ avvicinarti a questo luogo. Io vedo in te un grande mistero!". E mentre, meravigliato, riflettevo quale fosse il significato di tutto ciò, mi ricordai di avere con me il vangelo. Allora me ne tornai indietro e venni da te, servo di Dio, affinché abbia pietà dei miei errori. Ho, infatti, la più grande speranza di non perire, se tu pregherai per la mia miseria".
    [2] Udito questo, il beato Andrea espose molte cose contro la fornicazione. Poi, inginocchiatosi, apri le mani, e pregava in silenzio mandando gemiti e piangendo dall'ora sesta fino all'ora nona del giorno. Quando poi s'alzò si lavò la faccia, ma non volle prendere nulla. Diceva: "Non mangerò fino a quando non saprò se Dio avrà misericordia di quest'uomo e se sarà annoverato tra i salvati".
    Digiunò ancora il giorno appresso ma su quell'uomo non gli fu rivelato nulla fino al quinto giorno, allorché, piangendo, esclamava: "Signore, otteniamo la tua misericordia per i morti, e costui, che desidera conoscere le tue grandezze, perché non ritorna affinché tu lo possa guarire?". Appena disse così giunse una voce dal cielo, dicendo: "Andrea, otterrai (quanto chiedi) per il vecchio! Ma come tu ti sei logorato con digiuni, così anch'egli, per salvarsi, si applichi al digiuno".
    Chiamatolo, gli predicò l'astinenza. Nel sesto giorno convocò i suoi e li invitò a pregare per lui; e prostrati a terra, pregavano: "Signore, pio e misericordioso, perdona a quest'uomo il suo delitto". Dopo di ciò mangiò e permise a tutti gli altri di mangiare.
    [3] Ritornato a casa sua, distribuì ai bisognosi tutto quello che aveva, fece poi così tanta penitenza che per sei mesi non si nutriva d'altro che di acqua e pane secco. Terminata l'equa penitenza, passò da questo mondo. Il beato apostolo non era presente, ma nel luogo in cui si trovava udì una voce "Andrea! Nicola, per il quale tu hai pregato è diventato mio". Allora ringraziò, comunicò ai fratelli che Nicola aveva abbandonato il corpo e pregò affinché riposasse in pace.
    [29, 1] Andrea a Megara. Nel luogo in cui si trovava, andò da lui Antifane, cittadino di Megara, e gli disse: "Beato Andrea, se in te c'è bontà, conforme al precetto del Salvatore che tu predichi, dimostrala liberando la mia casa dall'insidia che la minaccia: è, infatti, molto tormentata".
    Il santo apostolo gli disse: "Racconta, uomo, che cosa ti è capitato". Ed egli: "Ritornando a casa da un viaggio, mentre passavo per la porta del mio atrio, udii la voce del portiere che gridava miseramente. Quando domandai il perché di quelle grida, i presenti mi risposero che lui, moglie e figlio erano malamente tormentati dal demonio. Salito poi ai piani superiori della casa, vidi altri servi che stridevano i denti e, guardandomi con un riso insano, volevano gettarsi contro di me. Oltrepassati questi, salii ancora ai piani superiori ove giaceva mia moglie terribilmente bastonata da costoro; ed era così sconvolta per la sopportazione di quella follia che, con i capelli sugli occhi, non poteva n‚ guardare n‚ riconoscere. Ti prego di restituirmi soltanto questa; degli altri non mi curo".
    [2] Allora il santo apostolo ne fu commosso e disse: "Presso Dio non esistono preferenze. Egli, infatti, venne per salvare tutti coloro che periscono". E proseguì: "Andiamo a casa sua!".
    Quando, preceduto da uno spartano, giunse a Megara, appena entrarono per la porta di casa tutti i demoni gridarono a una sola voce: "Perché, sant'Andrea, ci perseguiti qui? Perché entri in una casa che non è tua? Tieni quanto è tuo, e non avere l'ardire di penetrare là dove non ti è concesso". Ma il santo apostolo, molto stupito da tutto ciò, salì nella camera ove giaceva la donna, e, fatta una preghiera, le prese la mano e disse: "Il Signore Gesù Cristo ti guarisce!". E subito la donna s'alzò dal letto ove giaceva e benedisse Dio.
    Così con l'imposizione delle mani, restituì pure la salute a ognuno di coloro che erano tormentati dal demonio. Di lì in poi ebbe in Antifane e sua moglie due validissimi aiuti per la predicazione della parola di Dio.
    [30, 1] Massimilla, moglie del proconsole Egea. Quando giunse nella città di Patrasso, dove il proconsole Egea era succeduto a Lisbio, gli si avvicinò una donna di nome Efidama, che si era convertita alla dottrina da un certo Sosia, discepolo di un apostolico e abbracciando i piedi del beato apostolo, disse: "Sant'Andrea, la mia signora Massimilla colpita da grande febbre, ti prega di andare da lei. Volentieri, infatti, desidera ascoltare la tua dottrina. Il proconsole, suo marito, sta davanti al lettuccio e, piangendo, tiene in mano la spada per trafiggersi non appena lei avrà esalato lo spirito".
    Allora, preceduto da Efidama, andò nella camera dove giaceva la donna malata. Visto il preside, con la spada sguainata, disse: "Non farti alcun male ora. Metti la spada al suo posto. Verrà il tempo in cui sarà da sguainare per noi". Ma il preside non comprese nulla e fece posto a colui che si avvicinava.
    [2] Giunto davanti al letto dell'inferma, l'apostolo fece una preghiera. Poi le prese una mano e subito la donna sudò abbondantemente, la febbre la lasciò e l'apostolo ordinò che le fosse dato da mangiare.
    Il proconsole, infine, offrì al santo di Dio cento pezzi d'argento, il quale, però, non volle neppure guardarli.
    [31, 1] Molte guarigioni. Allontanatosi di là, vide un uomo senza forza che giaceva nell'immondezza e al quale molti cittadini offrivano l'elemosina affinché potesse mangiare. L'apostolo gli disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati guarito!". E subito s'alzò e glorificava Dio.
    [32, 1] Andato in un altro luogo, e visto un uomo cieco con la moglie e il figlio, disse: "Questa è proprio un'opera del diavolo! Ecco quelli che ha accecati nella mente e nel corpo!". E proseguì: "In nome del mio Dio, Gesù Cristo, io vi restituisco la luce degli occhi corporali. Egli poi si degni di illuminare le tenebre delle vostre menti affinché, conosciuta la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, possiate essere salvi". Impose su di loro le mani e aprì i loro occhi. Ed essi, prostratisi, baciavano i suoi piedi e dicevano: "Non c'è altro Dio all'infuori di quello che predica il suo servo Andrea".
    [33, 1] Il marinaio malato. Vedendo questi segni, uno gli disse: "Ti prego, servo di Dio, di degnarti andare fino al porto ove si trova un uomo, figlio di un certo marinaio, che da cinquant'anni, espulso da casa, in una debolezza estrema, giace sulla spiaggia: e a nulla gli valsero le cure mediche. E' pieno di piaghe ed è un brulichio di vermi".
    [2] Quando questi terminò di dire tali cose, il beato apostolo lo seguì fino a lui. L'infermo lo guardò e domandò: "Sei tu, forse, il discepolo di quel Dio che è il solo che può salvare?". Il santo apostolo gli rispose: "Io sono colui che, in nome del mio Dio, ti ridà la salute". E aggiunse: "In nome di Gesù Cristo, alzati e seguimi!". Abbandonati i panni purulenti e putrefatti, mentre sul suo corpo scorrevano vermi e pus, egli lo seguiva.
    [3] Arrivati al mare, entrarono tutt'e due nell'acqua, e il santo apostolo, lavandolo in nome della santa Trinità, lo guarì in modo così perfetto che sul suo corpo non appariva più alcun indizio di quella malattia.
    [34, 1] Mentre per opera del beato apostolo accadevano queste cose a Patrasso, venne dall'Italia Stratocleo, fratello del proconsole. Ed ecco uno dei servi che gli era molto caro, di nome Algmana, colpito da uno stimolo demoniaco, giaceva nell'atrio con la bava alla bocca: e ne derivò un grande tumulto.
    Quando a Stratocleo furono riferite queste cose, fu colpito da un forte dolore e disse: "Fossi stato ingoiato dal mare, piuttosto che assistere a queste cose a proposito del servo!". Alla vista del suo dolore Massimilla e Efidama gli dicono: "Non rattristarti, fratello! Presto il servo sarà guarito. C'è qui, infatti, un uomo di Dio che, insegnando la via della salvezza, allontana molti dalla malattia restituendoli alla sanità completa. Mandiamolo a chiamare e il giovane guarirà subito".
    [2] Quando finalmente raggiunsero l'apostolo, lo pregarono per il servo; ed egli presagli la mano disse: "Alzati, giovane, in nome di Gesù Cristo, mio Dio, ch'io predico". E subito s'alzò sano e salvo. Stratocleo allora credette nel Signore e, corroborato nella fede, non si allontanava dall'apostolo, ma gli era sempre vicino e ascoltava la parola della salvezza.
    [35, 1] Costanza di Massimilla e condanna di Andrea. Massimilla venendo quotidianamente al pretorio chiamava l'apostolo e ascoltava da lui la parola di Dio, giacché il proconsole si era allontanato da Patrasso ed era andato in Macedonia. Era, infatti, grandemente indignato contro l'apostolo per il fatto che sua moglie Massimilla, dopo che aveva accolto la parola, più non si univa a lui.
    [2] Ritornato poi mentre tutti se ne stavano seduti nel pretorio ad ascoltare la parola di Dio, furono sconcertati temendo che compisse qualche atto di prepotenza. Allora il santo apostolo pregò, dicendo: "Non permettere, Signore, che il proconsole entri in questo luogo fino a tanto che tutti se ne siano usciti". All'istante il proconsole sentì il bisogno di purgarsi il ventre; e mentre, andato alla ritirata, stava ritardando, il santo apostolo impose le mani su ognuno, li segnò e permise loro di andarsene; per ultimo segnò se stesso e se ne andò.
    Non appena trovava il tempo, Massimilla andava dal santo apostolo e, ascoltata la parola di Dio, se ne ritornava a casa sua.
    [36, 1] Dopo queste cose il beato apostolo fu preso dal proconsole Egea e messo in carcere. Tutti si radunavano da lui per sentire la parola della salvezza ed egli non cessava di predicare, notte e giorno, la parola di Dio.
    Ma dopo pochi giorni fu estratto dal carcere, fu colpito molto gravemente e sospeso a una croce dalla quale pendette per tre giorni senza desistere dal predicare il Signore salvatore; nel terzo giorno, mentre tutto il popolo piangeva, egli esalò lo spirito, come è dichiarato abbondantemente nella lettura della sua passione.
    [2] Sepoltura e miracoli. Il suo beato corpo fu preso da Massimilla, fu aromatizzato con profumi e posto nel sepolcro: su di esso pregava assiduamente il Signore, supplicando affinché il beato apostolo si ricordasse di lei.
    [37, 1] Da questo sepolcro scaturiva manna sotto forma di farina e olio dal profumo gradevolissimo dal quale gli abitanti di quella regione deducono quale sarà la fertilità dell'anno in corso.
    Se ne scaturisce poco, la terra produrrà poco frutto; se invece esce copioso, grande sarà l'abbondanza offerta dalla terra. Si dice, infatti, che quest'olio scorra fino in mezzo alla santa basilica, come abbiamo scritto nel primo libro dei miracoli.
    [2] L'epilogo. Non abbiamo seguito anche l'ordine della sua passione, perché abbiamo constatato che fu scritto in modo molto pratico ed elegante da un altro.
    [38, 1] Questo è quanto io, con bocca indegna, con linguaggio rustico, con coscienza cattiva, ho osato divulgare a proposito dei miracoli del beato Andrea apostolo supplicando la sua misericordia affinché come nel giorno della sua nascita io uscii dall'utero materno, così per sua intercessione sia liberato dall'inferno, e come iniziai il corso di questa vita nel giorno della sua passione, così egli si degni unirmi a se stesso come suo discepolo. E poiché una grande quantità di misfatti ci tiene lontani da più grandi meriti, io, temerario, oso chiedere soltanto questo: quando, dopo il giudizio, sarà reso conforme al corpo del Signore splendente di gloria, ottenga almeno che non sia negato il perdono ai miei gravissimi peccati.
    E' terminato il libro del vescovo Gregorio di Tours sui prodigi e miracoli del beato Andrea apostolo.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  10. #20
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    2. MARTIRIO DI SANT'ANDREA APOSTOLO *
    (Passio sancti Andreae apostoli)
    [1, 1] Prologo. Martirio di sant'Andrea apostolo visto con i nostri occhi. Noi tutti i presbiteri e i diaconi delle Chiese di Acaia ci rivolgiamo a tutte le Chiese che sono in Oriente e in Occidente, a mezzogiorno e a settentrione stabilite nel nome di Cristo. Pace a voi e a tutti quanti credono in un solo Dio perfetto nella Trinità: vero Padre, non generato, vero Figlio unigenito, vero Spirito santo procedente dal Padre e dimorante nel Figlio, sicché appare come uno solo sia lo Spirito nel Padre e nel Figlio e come questo sia il Figlio unigenito e quello colui che generò. Questa fede l'abbiamo imparata da sant'Andrea apostolo del Signore nostro Gesù Cristo, il cui martirio, da noi visto di presenza, esporremo per quanto ci è possibile.
    [2, 1] Il mistero della croce. Quando dunque entrò nella città di Patrasso il proconsole Egea, iniziò a obbligare i credenti in Cristo a offrire sacrifici agli idoli. Andò allora da lui sant'Andrea e gli disse: "Sarebbe necessario che tu che hai meritato di essere giudice degli uomini, conoscessi il tuo giudice che è in cielo e, conosciutolo, lo venerassi e, venerando colui che è il vero Dio, distogliessi il tuo animo da coloro che non sono veri dei".
    Egea gli rispose: "Sei tu l'Andrea che distrugge i templi degli dèi e spinge gli uomini verso una setta superstiziosa, or ora scoperta, che i prìncipi romani ordinarono di sradicare?".
    [2] Andrea rispose: "I prìncipi romani ancora non hanno conosciuto che il Figlio di Dio, venuto per la salvezza degli uomini, ha insegnato che gli idoli non soltanto non sono dèi, ma sono demoni pessimi e nemici del genere umano che insegnarono agli uomini a offendere Dio, affinché, offeso, si allontani e non dia ascolto, ed essendosi allontanato e non esaudendo, essi restino prigionieri del diavolo il quale seguita ad ingannarli fino a quando escano dal corpo colpevoli e nudi portando con s‚ null'altro all'infuori dei peccati".
    [3, 1] Egea rispose: "Appunto perché il vostro Gesù predicava queste superstiziose e vane parole, gli Ebrei lo affissero al patibolo della croce".
    Andrea rispose: "Oh, se tu volessi conoscere il mistero della croce e con quale ragionevole amore l'autore del genere umano ha accolto il patibolo della croce, non malvolentieri`, ma spontaneamente per la nostra salvezza!". Egea disse: "E' noto che fu tradito da un suo discepolo, che fu arrestato dagli Ebrei, condotto davanti al preside e che, su richiesta degli Ebrei, fu crocifisso dai soldati del preside: come puoi asserire che ha subito il patibolo della croce spontaneamente?".
    [2] Andrea rispose: "Dico "spontaneamente" perché ero con lui quando fu tradito da un suo discepolo, e perché prima di essere tradito ci disse che sarebbe stato tradito e crocifisso per la salvezza degli uomini, e predisse che sarebbe risorto nel terzo giorno. E allorché mio fratello Pietro gli disse: "Abbiti riguardo, Signore! Che ciò non avvenga!", rispose a Pietro così: "Indietro, Satana! Tu non sai comprendere le cose di Dio". Per farci conoscere in modo più completo che accoglieva il martirio spontaneamente, ci diceva: [3] "Ho la facoltà di deporre la mia anima e ho la facoltà di riprendermela". Infine, mentre cenava con noi, disse: "Uno di voi sta per tradirmi!". Siccome dopo questa frase tutti ci rattristammo, per non lasciare alcun dubbio lancinante aggiunse: "E' colui al quale, di mia mano, darò un pezzo di pane!". E dopo averlo dato a uno dei nostri condiscepoli e presentate le cose future quasi che fossero già passate, ci fece sapere che era stato tradito volontariamente non avendo fuggito il traditore, scappando, ma, al contrario, essendo rimasto là ove egli sapeva che sarebbe venuto".
    [4, 1] Egea rispose: "Mi meraviglio che tu, uomo prudente, voglia seguire quest'uomo che ad ogni modo, o spontaneamente o contro voglia, riconosci che è stato crocifisso". Andrea rispose: "Questo, ricordi che già l'ho detto, è il grande mistero della croce. Se tu mi vorrai ascoltare, te lo spiegherò".
    Egea rispose: "Non si può chiamare mistero, ma supplizio".
    Andrea rispose: "Esso è appunto il mistero dell'umana redenzione. Se ascolterai con pazienza, vedrai che è così".
    [2] Egea rispose: "Io ti ascolterò con pazienza, ma se tu non ottempererai a quanto ti dirò farò ricadere su di te questo stesso mistero della croce". Andrea rispose: "Se paventassi il patibolo della croce, non predicherei la gloria della croce".
    Egea disse: "Insano è il tuo discorrere sulla gloria del supplizio. E soltanto l'insolenza che non ti fa temere la pena di morte".
    [3] Andrea rispose: "Non è l'insolenza, ma la fede che non mi fa temere la pena di morte. Preziosa è, infatti, la morte dei giusti, mentre la morte dei peccatori è pessima. Per questo voglio che tu ascolti il mistero della croce: quando lo conoscerai, forse ci crederai e credendo otterrai pure la redenzione della tua anima". Egea disse: "Si redime ciò che si riconosce perduto. Ed è forse perduta la mia anima perché tu asserisca ch'io ottengo la sua redenzione per una non so quale fede?".
    [5, 1] Andrea rispose: "E' quanto desideravo dirti! Quando avrò mostrato che le anime di tutti gli uomini sono perdute allora rivelerò questa loro redenzione per mezzo del mistero della croce. Il primo uomo, infatti, introdusse la morte a causa del legno della prevaricazione, e fu così necessario che, per mezzo del legno della passione, fosse espulsa dal genere umano la morte che era entrata; poiché il primo uomo fu fatto da una terra immacolata e poi introdusse nel mondo la morte a causa del legno della prevaricazione, fu necessario che, nato da una vergine, un uomo perfetto, al quale era congiunto il Figlio del Dio che aveva fatto il primo uomo, riacquistasse la vita eterna che gli uomini avevano perduto per causa di Adamo, e che dal legno della croce eliminasse il legno della concupiscenza, che stendesse dalla croce mani immacolate in luogo delle mani stese con intemperanza, che prendesse un cibo di fiele per il cibo soave dell'albero proibito e, ricevendo su di s‚ la nostra mortalità donasse a noi la sua immortalità".
    [6, 1] Egea disse: "Queste cose le devi raccontare a coloro che ti credono. Quanto a me, se non accetti di offrire un sacrificio agli dèi onnipotenti, ordinerò che, dopo averti bastonato, sia affisso su quella croce che lodi tanto". Andrea rispose: "Ogni giorno io sacrifico al Dio onnipotente, uno e vero, non il fumo d'incenso n‚ carni e sangue di tori muggenti e di capri, quotidianamente sacrifico, invece, sull'altare della croce un agnello immacolato: agnello che sacrificato resta integro e vivo, nonostante che le sue carni siano mangiate e il suo sangue sia bevuto dal popolo fedele. Pur essendo egli veramente sacrificato, le sue carni veramente mangiate e il suo sangue veramente bevuto, resta, come ho detto, integro, immacolato e vivo".
    [2] Egea domandò: "Come può avvenire questo?". Andrea rispose: "Se vuoi imparare come questo possa avvenire, diventa discepolo e potrai così essere ammaestrato su ciò che domandi".
    Egea disse: "Io te ne domanderò la conoscenza per mezzo di tormenti". Andrea rispose: "Mi stupisco che tu, uomo prudente, abbia parlato così stoltamente! Pensi tu dunque che tra i tormenti io ti esponga i divini sacrifici? Hai udito il mistero della croce, hai udito il mistero del sacrificio: se ora crederai che Cristo è Figlio di Dio, che è stato crocifisso dagli Ebrei, che è vero Dio, allora io ti esporrò in che modo l'agnello ucciso viva e come, sacrificato e mangiato, resti tuttavia integro e immacolato nel suo regno". Egea domandò: "Dopo che è stato ucciso e mangiato da tutto il popolo, come dici?". Andrea rispose: "Se crederai di tutto cuore, potrai impararlo. Ma se non crederai, non giungerai mai a scoprire la verità di questo".
    [7, 1] Andrea in carcere. Allora Egea ordinò che fosse messo in prigione. E quando fu rinchiuso andò da lui una folla che proveniva da quasi tutta la provincia con l'intenzione di uccidere Egea e spezzare le porte del carcere per liberare l'apostolo Andrea.
    Ma sant'Andrea li ammonì con queste parole: "Non mutate in una sedizione diabolica la quiete di nostro Signore Gesù Cristo. Nel tradimento, infatti, dimostrò una grande pazienza, non si ribellò, non gridò, nessuno l'udì gridare nelle piazze.
    Mantenete dunque il silenzio, la quiete e la pace; non solo non impedite il mio martirio, ma come atleti del Signore preparatevi voi stessi a vincere le minacce con animo coraggioso, e a superare le battiture con la resistenza del corpo.
    [2] Se, infatti, si deve aver paura del terrore, è proprio da temere quello che è senza fine. Il timore umano è come il fumo: appena sorto, subito sparisce. Se si ha da avere paura dei dolori, si devono temere quelli che, iniziati, non finiscono più: i dolori di quaggiù sono leggeri e quindi sopportabili; quando sono gravi liberano l'anima più presto. Ma quei dolori invece sono eterni; ivi quotidianamente ci sono pianti, ululati, tristezza e tormenti senza fine: il proconsole Egea non teme di andarci! Ma voi preparatevi a conseguire i gaudi eterni per mezzo delle tribolazioni temporali: là gioirete sempre, avrete continua prosperità e regnerete sempre in Cristo".
    [8, 1] La condanna. Il santo apostolo Andrea ammaestrò il popolo per tutta la notte con queste e altre simili parole.
    Al mattino, nella prima luce del giorno, Egea mandò a prendere sant'Andrea, lo fece condurre presso di lui, e, sedutosi in tribunale, disse: "Ritengo che la riflessione notturna abbia distolto il tuo animo dalla stoltezza, ti abbia fatto cessare dalla lode del tuo Cristo, sicché, insieme a noi, tu possa non perdere le gioie della vita. E' stolto, infatti, volere andare a oltranza incontro alla morte in croce e offrire te stesso al fuoco e a orribili fiamme".
    [2] Andrea rispose: "Potrò godere con te se, credendo in Cristo, rinunzi al culto degli idoli. Cristo, infatti, mi ha mandato in questa provincia nella quale gli ho acquistato non poco popolo". Egea disse: "Per questo appunto ti spingo a sacrificare, affinché questo popolo che è stato da te ingannato abbandoni l'inanità della tua dottrina e offra gradite offerte agli dèi. In Acaia non c'è rimasta, infatti, più alcuna città nella quale i templi degli dèi non siano abbandonati e deserti. Per mezzo tuo dunque sia nuovamente restaurato il culto degli dèi, affinché si possano placare gli dèi adirati contro di te e tu possa rimanere nella nostra amicizia. Altrimenti, in difesa degli dèi, sarai sottoposto a diversi tormenti e, dopo di essi, morirai sul patibolo della croce da te lodata".
    [3] Andrea rispose: "Ascolta, figlio della morte e paglia destinata ai fuochi eterni! Ascolta me che sono servo del Signore e apostolo di Gesù Cristo. Finora mi sono comportato con dolcezza verso la tua critica della fede, ritenendo che, capace di ragionare, saresti diventato un difensore della verità, avresti disprezzato gli idoli e adorato il Dio che si trova nei cieli, ma siccome seguiti nella tua sfrontatezza e pensi ch'io possa temere le tue minacce, escogita pure tutti quei supplizi che vuoi. Sarò, infatti, tanto più gradito al mio re quanto più, per il suo nome, sarò stato confessore perseverante nei tormenti".
    [9, 1] Egea allora ordinò che fosse steso e flagellato. Dopo che tre soldati per sette volte si furono scambiati, fu sollevato e condotto davanti a lui. Egea gli disse: "Ascoltami, Andrea! Revocherai in tal modo la sentenza dello spargimento del tuo sangue. Se non farai così, ti farò morire sul patibolo della croce".
    [2] Andrea rispose: "Io sono servo della croce di Cristo e devo più desiderare che temere il trionfo della croce. Tu potrai scampare i tormenti eterni, se, dopo aver messo alla prova la mia perseveranza, crederai in Cristo. Io non mi commuovo per la mia passione, temo invece per la tua perdizione. La mia passione durerà uno o due giorni, al massimo, mentre i tuoi tormenti non termineranno neppure dopo migliaia di anni: desisti dunque dall'accrescere le tue miserie e dall'accendere tu stesso il tuo fuoco eterno".
    [10, 1] Sulla croce. Allora Egea, indignato, ordinò di affiggerlo alla croce, ingiungendo ai carnefici che gli fossero legate le mani e i piedi e fosse steso come su di un eculeo affinché non venisse meno subito, come nel caso in cui fosse stato inchiodato, ma il tormento avesse una più lunga durata.
    E mentre veniva condotto dai carnefici, ci fu un accorrere di gente che gridava e diceva: "Che cosa ha fatto questo uomo giusto e amico di Dio per essere condotto alla croce?". Ma Andrea pregava il popolo di non impedire il suo martirio. Procedeva, infatti, lieto ed esultante, e non cessava di ammaestrarli.
    [2] Giunto al luogo in cui era stata preparata la croce, scorgendola da lontano esclamò a gran voce: "Salve, o croce, inaugurata con il corpo di Cristo e ornata dalle margherite delle sue membra. Prima che il Signore salisse su di te, incutevi un timore terreno, ora invece, oggetto di amore celeste, sei accolta come un dono. I credenti, infatti, sanno quanta gioia tu racchiudi, quanti regali tieni preparati. Perciò vengo a te sicuro e pieno di gioia affinché tu pure accolga esultante me che sono discepolo di colui che fu appeso su di te, poiché sempre ti ho amato e ho desiderato abbracciarti!
    [3] o croce buona che hai accolto la maestà e la bellezza delle membra del Signore, a lungo desiderata, amata con sollecitudine, cercata senza posa, e a volte già preparata con animo ardente, toglimi dagli uomini e restituiscimi al mio Maestro affinché per mezzo tuo mi accolga colui che per mezzo tuo mi ha redento".
    Così dicendo si svestì e diede i suoi abiti agli aguzzini. Questi, avvicinatisi, l'innalzarono sulla croce, stirandogli tutto il corpo con delle funi. Lo appesero come era stato loro ordinato.
    [11, 1] La folla presente era di circa ventimila uomini. Tra i quali c'era pure il fratello di Egea, di nome Stratocle, che gridava con il popolo contro l'ingiusta sentenza che aveva condannato un uomo santo a patire tali cose. Ma il beato Andrea incoraggiava le menti di quanti credevano in Cristo, ed esortava a sopportare le cose temporali insegnando che nulla è degno del martirio al confronto della ricompensa eterna.
    [12, 1] Nel mentre tutto il popolo andò, gridando, alla casa di Egea. Gridavano tutti insieme, asserendo che un uomo santo, virtuoso, ornato di buoni costumi, buon maestro, pio, modesto e ragionevole non doveva patire tali cose, bensì doveva essere deposto dalla croce giacché erano ormai due giorni che dalla croce non cessava di predicare la verità.
    [13, 1] Temendo il popolo, Egea promise di deporlo e prese ad andare con essi. Sant'Andrea, vedendolo, gli disse: "Cosa sei venuto a fare da noi, o Egea? Se vuoi credere in Cristo, ti sarà aperta, come ti ho promesso, la via del perdono. Ma se sei venuto per slegarmi, sappi che io, fino a quando vivo in questo corpo, non potrò essere deposto da questa croce. Ormai vedo già il mio re, l'adoro e mi trovo al suo cospetto Sono dolente per i tuoi mali, giacché ti aspetta una rovina eterna. Corri in tuo favore, miserabile, mentre ancora puoi, affinché tu non incominci a volere quando più non potrai".
    [14, 1] I carnefici stesero le mani verso la croce, ma non poterono affatto arrivare fino a lui. Successivamente altri e poi altri ancora cercarono di scioglierlo, ma nessuno lo pot‚ raggiungere. Le braccia che si stendevano per scioglierlo restavano paralizzate.
    [2] Poi, ad alta voce, sant'Andrea disse: "Signore Gesù Cristo, Maestro buono, ordina ch'io non sia deposto dalla croce prima che tu abbia accolto il mio spirito". Quando ebbe detto questo alla vista di tutti, venne dal cielo, come un lampo, un grande splendore che l'avvolse tutto, e a causa di questo splendore gli occhi umani non poterono scorgerlo. Lo splendore durò circa mezz'ora e quando la luce scomparve, egli spirò, andandosene, con la stessa luce, verso il Signore: a lui sia gloria nei secoli dei secoli.
    [15, 1] Egea, afferrato dal demonio prima che giungesse a casa sua, fu tormentato dal demonio sulla strada davanti a tutti e spirò. Suo fratello invece sfuggì tenendo il corpo di sant'Andrea.
    [2] La paura che si impadronì di tutti fu così grande che non rimase più nessuno che non credesse al nostro Dio salvatore che vuole che tutti gli uomini siano salvi e pervengano alla conoscenza della verità: a lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

 

 
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