1. MIRACOLI DEL BEATO ANDREA APOSTOLO *
[1, 1] La regione di Andrea e la liberazione di Matteo. Dopo il nobile e glorioso trionfo dell'ascensione del Signore, gli apostoli si dispersero in diverse regioni per predicare la parola di Dio.
All'apostolo Andrea toccò predicare il Signore Gesù Cristo nella provincia dell'Acaia, mentre all'apostolo Matteo, che è pure evangelista, toccò annunziare la parola della salvezza nella città di Mirmidone. Ma gli abitanti di quella indegna città mal sopportando quanto udivano a proposito dei miracoli del nostro redentore e non volendo distruggere i propri templi, presero il beato apostolo, gli cavarono gli occhi, lo cacciarono in prigione con l'intenzione di ucciderlo pochi giorni appresso.
[2] L'angelo del Signore andò allora dall'apostolo Andrea e gli disse: "Alzati e va' nella città di Mirmidone e libera tuo fratello Matteo dallo squallore del carcere in cui si trova" Egli domandò: "Signore, ma io non conosco la strada! Co me andrò?". "Va' - rispose - alla spiaggia del mare; là troverai una nave: sali subito su di essa. Io, infatti, sarò la guida del tuo viaggio".
Andrea eseguì la parola del Signore: alla spiaggia trovò una nave e vi salì sopra; i venti furono favorevoli, navigò felicemente fino alla città e, appena oltrepassò la porta, andò al carcere.
Alla vista dell'apostolo Matteo che se ne stava con altri prigionieri nello squallore del carcere, pianse amarissimamente. Poi, dopo avere pregato insieme, Andrea disse: "Signore Gesù Cristo, che noi predichiamo fedelmente e per il cui nome sopportiamo tante cose, tu che con immensa bontà ti sei degnato di dare la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, l'andatura ai paralitici, la purezza ai lebbrosi, la vita ai morti, apri, te ne prego, gli occhi del tuo servo affinché possa andare ad annunziare la tua parola".
[3] Improvvisamente, quel luogo tremò, nel carcere risplendette una grande luce, gli occhi del beato apostolo furono ristabiliti, furono infrante le catene di tutti, fu spaccato il legno nel quale erano avvinti i loro piedi, e tutti magnificavano Dio, dicendo: "Grande è il Dio predicato dai suoi servi!".
Dal beato Andrea furono poi estratti dal carcere ed ognuno se ne andò a casa sua; Matteo però si allontanò da quel luogo.
Predicazione nella città di Mirmidone. Dopo l'apostolo Andrea prese a predicare la parola del Signore Gesù agli abitanti. Ma quegli uomini ben sapendo quanto era accaduto ai rinchiusi in carcere, presero Andrea, gli legarono i piedi e lo trascinarono per le piazze della città.
[4] Già gli si strappavano i capelli dal capo e scorreva il sangue dalla testa, allorché pregò il Signore: "Apri, Signore te ne prego, gli occhi dei loro cuori affinché conoscano te vero Dio e desistano da questa iniquità. Non addossare loro questo peccato poiché non sanno ciò che fanno".
Improvvisamente, una grande paura si diffuse tra tutti gli abitanti di quella città tanto che, dopo avere liberato l'apostolo, dicevano: "Abbiamo peccato contro di te, ignari di quanto facevamo. Ti supplichiamo, dunque, Signore, di perdonare il nostro delitto e di indicarci la via della salvezza. Non discenda la collera di Dio su questa città!".
Mentre dicevano questo, erano prostrati al suolo davanti ai piedi di Andrea. Ed egli, dopo averli rialzati, prese a predicare loro il Signore Gesù Cristo, i miracoli che aveva fatto in questo mondo e come, con il proprio sangue, abbia redento il mondo che stava andando in rovina.
I credenti ricevettero la remissione dei peccati e furono battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
[2, 1] Il cieco indemoniato. Allontanatosi da quel luogo, Andrea ritornò nella sua regione.
Mentre camminava con dei suoi discepoli, gli si avvicinò un cieco e gli disse: "Andrea, apostolo di Cristo, io so che tu puoi restituirmi la vista, ma non la voglio a meno che, te ne prego, tu ordini a quelli che sono con te di darmi del denaro affinché possa avere vitto e vestito a sufficienza".
[2] Il beato Andrea gli rispose: "So bene che questa non è la voce di un uomo, ma del diavolo che impedisce a questo uomo di riacquistare la vista". E rivoltosi a lui, gli toccò gli occhi e subito riacquistò la luce e glorificava Dio.
Siccome poi aveva un abito sporco e indecoroso, l'apostolo disse: "Toglietegli gli abiti sporchi e dategli un vestito nuovo".
E dato che si spogliavano quasi tutti, l'apostolo disse: "Basta! Prenda questo". Si prese così il vestito, ringraziò e ritornò a casa sua.
[3, 1] Il servo di Demetrio da Amasea. Demetrio, primo cittadino di Amasea, aveva un servo egiziano che amava con un amore eccezionale. Costui fu colpito da febbre ed esalò lo spirito. Venuto a conoscenza dei segni che faceva il beato apostolo, Demetrio andò da lui, si prostrò ai suoi piedi con lacrime e gli disse: "Ritengo che nulla ti sia difficile, ministro di Dio. Il mio ragazzo che amavo di amore eccezionale, è morto. Ti supplico di venire a casa mia e restituirmelo".
[2] All'udire ciò il beato apostolo, commosso per le sue lacrime, andò nella casa ove giaceva il ragazzo e, predicando ininterrottamente quanto concerne la salvezza del popolo, si rivolse al cadavere, dicendo: "Dico a te, ragazzo, in nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, alzati e sta' su sano e salvo". Subito il ragazzo egiziano s'alzò, ed egli lo restituì al suo signore.
Allora tutti coloro che ancora non credevano, credettero in Dio e furono battezzati dal santo apostolo.
[4, 1] Sostrato e la madre. Un ragazzo cristiano, di nome Sostrato, andò segretamente dal beato Andrea per dirgli: "Mia madre, invaghita della mia bellezza, mi perseguita di continuo affinché mi unisca a lei. Giudicando questo un'infamia, fuggii inorridito. Ma lei, mossa da fiele, andò dal proconsole accusandomi del suo crimine. So che, quando sarò accusato, non risponderò nulla: preferisco, invero, perdere la vita piuttosto di scoprire il crimine di mia madre. Ti confesso questo affinché abbi la compiacenza di supplicare il Signore per me acciocché non perda la vita, innocente".
[2] Mentre egli parlava così vennero i ministri del proconsole per prenderlo. Ma il beato apostolo, dopo aver fatto una preghiera, s'alzò e andò con il ragazzo.
La madre l'accusava insistentemente, affermando: "Costui, signor proconsole, dimentico dell'affetto della materna pietà, si rivolse a me con intenzione di stupro. A malapena riuscii a sottrarmi per non essere violata da lui".
Rivolto al ragazzo, il proconsole disse: "Ragazzo, dì se è vero quanto sostiene tua madre". Ma egli taceva. Il proconsole l'interrogò più volte, ma non rispose mai.
Siccome persisteva nel silenzio, il proconsole tenne consiglio con i suoi sul da farsi, mentre la madre del ragazzo prese a piangere. A lei, il beato apostolo Andrea disse: "O infelice, che elevi un pianto di amarezza per l'incesto che volevi compiere su tuo figlio! Sotto la fiamma della libidine, sei giunta a tal punto di concupiscenza da non temere di perdere il tuo unico figlio".
[3] Dopo che egli le parlò così, la donna disse: "Ascolta, proconsole! Dopo che mio figlio aveva tentato di agire così, si pose al seguito di quest'uomo e non si allontanò più da lui". Irritato da ciò, il proconsole ordinò che il ragazzo fosse chiuso in un otre da parricida e gettato nel fiume, e Andrea rinchiuso in carcere fino a quando fosse scelto il supplizio per eliminare anche lui.
Ma alla preghiera del beato apostolo vi fu un grande tuono e un terremoto: il proconsole cadde dalla sedia, tutti furono prostrati a terra, mentre la madre del ragazzo fu colpita e morì. Allora il proconsole si prostrò ai piedi del santo apostolo e disse: "Servo di Dio, abbi pietà di quelli che stanno per perire affinché non ci inghiottisca la terra".
Ed alla preghiera del beato apostolo, cessò il terremoto e si quietarono fulmini e tuoni. Egli poi, passando da quelli che giacevano a terra, li risanò tutti.
Il proconsole accolse la parola di Dio, credette nel Signore con tutta la sua famiglia e furono battezzati dall'apostolo di Dio.
[5, 1] Gratino e famiglia. Il figlio di Gratino di Sinope mentre si stava lavando nel bagno delle donne, fu colpito da forti dolori di testa ed era terribilmente tormentato da un demone. Allora Gratino mandò una lettera al proconsole nella quale domandava di supplicare Andrea perché andasse da lui, giacché egli era stato colpito dalla febbre ed era gravemente malato, sua moglie poi era gonfia a causa dell'idropisia. Alla preghiera del proconsole, Andrea salì su di un veicolo e andò nella città.
Quand'egli entrò in casa di Gratino lo spirito maligno agitò il ragazzo ed egli andò a prostrarsi ai piedi dell'apostolo. Egli lo rimproverò: "Allontanati dal servo di Dio - disse - nemico del genere umano!". E subito, con un grande grido s'allontanò.
[2] Andato poi al letto dell'uomo, disse: "Giustamente sei afflitto da una noiosa infermità, avendo tu abbandonato il letto matrimoniale per unirti a una prostituta. In nome del Signore nostro Gesù Cristo, alzati guarito e non peccare più per non cadere in una malattia più grave". E fu guarito.
Disse poi alla moglie: "La concupiscenza degli occhi ti ha sedotta ad abbandonare il marito per unirti ad altri". E proseguì: "Signore Gesù Cristo, supplico la tua pia misericordia di esaudire il tuo servo e concedere che qualora questa donna ritorni al fango della libidine dove s'era impigliata prima, non sia assolutamente guarita. Ma se tu, Signore, alla cui potenza sono note anche le cose future, sai che si potrà astenere da questo peccato, ordina che sia guarita".
[3] Mentre così parlava, il liquido se ne andò via dalla parte inferiore e fu risanata con suo marito.
Il beato apostolo spezzò il pane e glielo diede. Lei, ringraziando, lo prese e credette nel Signore con tutta la sua famiglia. D'allora in poi n‚ lei n‚ suo marito non caddero più nel peccato che precedentemente avevano commesso.
Per mezzo dei suoi servi, Gratino inviò poi grandi doni al santo apostolo: lui li seguì con la moglie e, prostrati davanti a lui, supplicavano che accettasse le loro offerte. Egli disse loro: "Non spetta a me, carissimi, accettare queste cose, tocca piuttosto a voi distribuirle ai bisognosi". E non ricevette nulla di quanto gli offrivano.
[6, 1] L'apostolo a Nicea. Dopo partì per Nicea ove sette demoni dimoravano tra le tombe poste a lato della strada. A mezzogiorno lanciavano sassi contro la gente e avevano già ucciso molti. All'arrivo del beato apostolo, tutta la città gli andò incontro con rami d'olivo, innalzando lodi e dicendo: "La nostra salvezza sta nelle tue mani, o uomo di Dio!".
Sentito come stavano le cose, il beato apostolo disse: "Se credete nel Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio onnipotente, con lo Spirito santo, un solo Dio, con il suo aiuto sarete liberati dall'infestazione dei demoni". Ma essi gridavano: "Crediamo qualsiasi cosa tu predichi e obbediremo al tuo comando, purché siamo liberati da questa minaccia".
[2] Egli ringraziando Dio della loro fede, ordinò che gli stessi demoni fossero presenti davanti a tutto il popolo: e vennero sotto forma di cani.
Rivolgendosi allora al popolo, il beato apostolo disse: "Ecco i demoni che vi hanno contrastato. Ma se crederete che, nel nome di Gesù Cristo, posso ordinare loro di lasciarvi stare, confessatelo qui davanti a me". Essi gridarono: "Crediamo che il Gesù Cristo che tu predichi è Figlio di Dio".
Allora il beato Andrea comandò ai demoni: "Andatevene in luoghi deserti e non coltivati, non siate più dannosi ad alcun uomo nel modo più assoluto, n‚ avvicinatevi ovunque è invocato il nome del Signore, nell'attesa di ricevere il supplizio del fuoco eterno che vi spetta". Mentre così parlava, i demoni mandarono un ruggito e scomparvero dagli occhi dei presenti, e la città fu così liberata.
Il beato apostolo li battezzò e assegnò loro Callisto, come vescovo: uomo saggio che osservava in modo irreprensibile quanto aveva ricevuto dal maestro.
[7, 1] Il giovane ucciso dai sette cani. Mentre egli si avvicinava alla porta di Nicodemia, si stava trasportando un morto su di una barella: il vecchio padre, sostenuto dalle braccia dei servi, solo a stento riusciva a seguire la sepoltura. Anche la madre aggravata dalla stessa età, con i capelli spettinati, seguiva il feretro lamentandosi a gran voce e dicendo: "Guai a me! Alla mia età devo mettere per la sepoltura del figlio quanto avevo preparato per la mia sepoltura!".
Mentre lamentandosi con queste e altre simili espressioni accompagnavano il cadavere gridando, giunse l'apostolo di Dio. Commosso dalle loro lacrime, disse: "Ditemi, vi prego, che è capitato a questo fanciullo per distoglierlo da questa luce?". Ma essi avevano paura e non risposero.
Allora l'apostolo udì questo dai servi: "Mentre questo giovane si trovava in camera da solo, giunsero improvvisamente sette cani e gli si scagliarono contro. Ridotto così miseramente a pezzi cadde a terra e morì".
Allora il beato Andrea sospirando e alzando gli occhi al cielo, disse, tra le lacrime: "So, Signore, che si tratta dell'insidia di quei demoni ch'io ho cacciato dalla città di Nicea. E ora, Gesù benigno, ti supplico di risuscitarlo affinché il nemico del genere umano non si rallegri della sua morte". Così dicendo, si rivolse al padre: "Che mi darai, se ti restituirò tuo figlio sano e salvo?". Quello gli rispose: "Non ho nulla più prezioso di lui; se, dunque, dietro il tuo ordine, egli risorgerà alla vita, darò lui".
[2] Il beato apostolo allargando nuovamente le braccia verso il cielo, pregò: "Ritorni, ti prego, Signore, l'anima del fanciullo, affinché tutti abbandonino gli idoli e si convertano a te. La sua rianimazione sia la salvezza di tutti coloro che stanno per perire, e così più non siano sotto il dominio della morte, bensì, divenuti tuoi, meritino la vita eterna". I fedeli risposero: "Amen!".
Ed egli rivolto al morto, disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati e stai dritto sui tuoi piedi!". Subito risorse tra lo stupore del popolo, mentre tutti i presenti gridavano a gran voce: "Grande è il Dio Cristo, predicato dal suo servo Andrea". I parenti del fanciullo diedero al loro figlio molti doni, che egli offrì al beato apostolo; ma questi non accettò nulla. Ordinò invece al fanciullo di seguirlo fino in Macedonia istruendolo con le parole di salvezza.
[8, 1] Viaggio a Bisanzio. Partito di lì, l'apostolo del Signore salì in una nave diretta verso il mare dell'Ellesponto: navigava diretto a Bisanzio. Ma ecco che incapparono in un mare tempestoso, dominato da un forte vento, tanto che la nave stava per affondare. Mentre tutti si aspettavano la fine, il beato Andrea pregò il Signore, poi comandò al vento e lo fece tacere; le onde del mare si quietarono e ritornò la bonaccia. Liberati tutti dal presente pericolo, giunsero a Bisanzio.
[9, 1] Di qui proseguirono per la Tracia. Qui, da lontano, videro una folla di uomini che portavano in mano spade e lance come se li volessero assalire. Appena li scorse, l'apostolo Andrea fece verso di loro il segno di croce, dicendo: "Ti prego, Signore, di far cadere a terra il loro padre che li ha istigati a fare questo. La potenza divina li sconvolga, sicché non possano nuocere a quanti sperano in te".
[2] Allorché diceva questo, un angelo del Signore passò con grande splendore, toccò le loro spade e tutti caddero bocconi, e quando passò il beato apostolo non ne ebbe nocumento alcuno: gettate le spade, tutti, infatti, lo adoravano. L'angelo del Signore si allontanò poi da loro con un grande chiarore.
[10, 1] Il santo apostolo quando giunse a Perinto, città marittima della Tracia, trovò una nave in partenza per la Macedonia. Gli apparve nuovamente un angelo del Signore e gli ordinò di imbarcarsi sulla nave.
[2] Predicando egli in nave la parola di Dio, il nocchiero e tutti quelli che erano con lui credettero nel Signore Gesù Cristo. L'apostolo santo glorificava Dio che anche in mare non mancasse chi prestasse orecchio alla sua predicazione e credesse nel Figlio di Dio onnipotente.
[11, 1] I fratelli di Filippi. A Filippi c'erano due fratelli, uno dei quali aveva due figli, l'altro due figlie, ed essendo nobili, avevano molti beni. Uno disse all'altro: "Abbiamo abbondantissime ricchezze, ma tra i cittadini non ve n'è alcuno degno di unirsi alla nostra stirpe. Su, facciamo un'unica famiglia: i miei figli prendano le tue figlie, e così le nostre ricchezze resteranno più facilmente unite". Questo parlare fu gradito al fratello e fecero un patto al quale si obbligarono con la caparra inviata dal padre dei giovani.
Giunto il giorno delle nozze si fece sentire da loro la parola del Signore, dicendo: "Non unite i vostri figli fino a quando non venga il mio servo Andrea".
[2] Tre giorni dopo venne il beato apostolo. Vedendolo, se ne rallegrarono molto, gli andarono incontro con corone, si prostrarono ai suoi piedi e dissero: "Essendo stati avvertiti, aspettavamo, servo di Dio, la tua venuta affinché ci dica che dobbiamo fare. Ci giunse, infatti, la parola di aspettarti e ci fu detto di non unire i nostri figli prima della tua venuta".
Il volto del beato apostolo era allora splendente come il sole, tanto che tutti ne erano ammirati e onoravano Dio. L'apostolo rispose: "Figlioli, non vogliate, non vogliate lasciarvi ingannare, non vogliate ingannare questi giovani ai quali può apparire un'azione giusta. Fate piuttosto penitenza, avendo peccato contro il Signore volendo unire in matrimonio dei consanguinei. Noi n‚ allontaniamo n‚ evitiamo le nozze giacché, fin da principio, Dio ha ordinato che maschio e femmina si unissero, condanniamo però gli incesti".
[3] Dopo che ebbe parlato così, i loro parenti furono commossi e dissero: "Ti domandiamo, signore, di supplicare per noi il tuo Dio poiché è nell'ignoranza che abbiamo compiuto questo delitto".
I giovani, poi, vedendo splendere il volto dell'apostolo come il volto di un angelo di Dio, dicevano: "La tua dottrina è grande e integra, uomo beato, e non lo sapevamo! Ora conosciamo che Dio parla per mezzo tuo". L'apostolo santo rispose: "Conservate senza macchia quanto avete udito, e il Signore sarà con voi e riceverete la ricompensa della vostra condotta, cioè la vita sempiterna, che non ha fine". Così dicendo l'apostolo li benedisse e tacque.
[12, 1] La domanda del giovane Essuo. A Tessalonica c'era un giovane molto nobile e ricco, di nome Essuo. All'insaputa dei suoi parenti, andò dall'apostolo e, prostratosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Servo di Dio, indicami, ti prego, la via della verità. Ho saputo, infatti, che tu sei un vero ministro di colui che ti ha mandato". Il santo apostolo gli predicò il Signore Gesù Cristo: il giovane credette, si aggregò al santo apostolo, più non ricordò i parenti n‚ ebbe cura delle ricchezze.
Ma i parenti lo cercavano e, saputo che si trovava a Filippi con l'apostolo, andarono con doni pregandolo che si separasse da lui; ma egli non voleva. Diceva: "Volesse Iddio che non aveste neppure queste ricchezze, bensì conoscendo l'autore del mondo, che è il vero Dio, liberaste le vostre anime dall'ira futura".
[2] Il santo apostolo, lasciato il ritiro, prese a predicare loro la parola di Dio. Ma essi non volevano ascoltare. Ritornò allora al giovane e chiuse la porta di casa. Ma essi radunarono una coorte e poi andarono a incendiare la casa in cui si trovava il giovane, dicendo: "Perisca il giovane che abbandonò parenti e patria!".
Con fascine e fiaccole incominciarono a dare fuoco alla casa. Quando già le fiamme erano alte, il giovane prese un'ampolla d'acqua, e disse: "Signore Gesù Cristo, tu che hai in tuo potere la natura di tutti gli elementi, tu che abbeveri quanto è arido e fai seccare quanto è bagnato, tu che estingui quanto è infuocato e accendi quanto è spento, spegni questi fuochi affinché i tuoi non si raffreddino, ma si accendano alla fede". Così dicendo, sparse l'acqua dell'ampolla e subito tutto l'incendio si spense quasi che non fosse mai stato acceso.
[3] A questa vista, i parenti del giovane, dicevano: "Ecco che nostro figlio è già divenuto mago!". E, presa una scala, volevano salire fino al ritiro per ucciderlo con la spada. Ma il Signore li accecò, tanto che non vedevano i gradini della scala. E mentre persistevano in questa perversità, un cittadino di nome Lisimaco, disse: "Perché, uomini, vi affaticate per nulla? Dio, infatti, combatte in favore di queste persone e voi lo ignorate? Desistete da questa follia affinché l'ira celeste non vi distrugga".
Allora, con il cuore pentito, tutti presero a dire: "Colui che questi venerano e che noi abbiamo tentato di perseguitare, è il vero Dio!".
Mentre essi così parlavano e già calavano le ombre della notte, improvvisamente risplendette una luce e illuminò gli occhi di tutti. Salirono dunque là ove si trovava l'apostolo di Cristo e lo trovarono in preghiera; prostrati anch'essi a terra esclamavano: "Ti preghiamo, Signore, di pregare per i tuoi servi sedotti dall'errore".
[4] Era tanto il pentimento del cuore di tutti, che Lisimaco disse: "Cristo, predicato dal suo servo Andrea, è veramente Figlio di Dio!". Rialzati poi dall'apostolo, furono corroborati nella fede: soltanto i parenti del giovane non vollero credere; maledicendo l'adolescente se ne ritornarono in patria e presentarono i loro averi alle pubbliche autorità. E dopo cinquanta giorni morirono tutti e due nello spazio di un'ora. Ma siccome gli uomini di quella città volevano bene al giovane a causa della sua bontà e dolcezza, la pubblica autorità gli concesse tutto il patrimonio e così venne a possedere tutto quanto avevano posseduto i suoi parenti. Con ciò però non si allontanava dall'apostolo, bensì distribuiva i proventi dei campi per i bisogni dei poveri e per le cure degli indigenti.
[13, 1] Il figlio di Carpiano. Poi il giovane supplicò il beato apostolo affinché andassero insieme in Tessalonica. Quando giunsero, tutti gli si fecero intorno, lieti di rivedere il giovane.
Radunatisi tutti nel teatro, il giovane predicava loro la parola di Dio: l'apostolo se ne stava zitto e tutti ammiravano la sua prudenza. E gridarono: "Salva il figlio del nostro concittadino Carpiano; egli infatti è molto malato e noi crediamo nel Gesù che tu predichi". Il beato apostolo rispose loro: "Davanti a Dio non c'è nulla di impossibile. Ma abbiate fede, conducetelo qui al nostro cospetto e il Signore Gesù Cristo lo guarirà".
[2] Allora suo padre andò a casa e disse al fanciullo: "Oggi sarai guarito, carissimo figlio Adimato"; così si chiamava il fanciullo. Questi rispose: "Si è proprio avverato il mio sogno! In visione mi apparve, infatti, quest'uomo che mi avrebbe guarito". Così dicendo indossò i suoi abiti, s'alzò da letto e, di corsa, si diresse al teatro per non essere seguito dai parenti. Prostratosi ai piedi del beato apostolo ringraziava della riacquistata salute.
La gente stupiva nel vederlo camminare dopo ventitr‚ anni e dava gloria a Dio dicendo: "Non c'è alcuno che sia simile al Dio di Andrea!".
[14, 1] Il giovane soffocato. Un cittadino che aveva un figlio colpito da uno spirito immondo, pregava il beato apostolo dicendo: "Uomo di Dio, guarisci, te ne prego, mio figlio, tormentato malamente dal demonio". Ma il demonio, saputo che sarebbe stato scacciato, spinse il figlio in una cella segreta e lo soffocò strozzando con il laccio l'anima sua. Il padre del fanciullo, trovatolo morto, pianse molto e disse ai suoi amici: "Portate il cadavere al teatro. Confido, infatti, che potrà essere risuscitato dall'ospite che predica il vero Dio".
[2] Quando fu trasportato e posto davanti all'apostolo, egli raccontò come fosse stato ucciso dal demonio, e disse: "Uomo di Dio, credo che, per opera tua, egli potrà risorgere". L'apostolo rivoltosi al popolo, domandò: "A che giova, uomini di Tessalonica, che vediate queste cose, se poi non credete?". Ma gli risposero: "Non dubitare, uomo di Dio! Quando costui sarà risorto, noi tutti crederemo". A queste parole l'apostolo disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati, fanciullo!". E subito risorse.
Tutto il popolo, stupefatto, gridava: "Basta! Ora crediamo tutti al Dio che tu, servo di Dio, predichi". Siccome era già calata la notte, lo accompagnarono a casa con fiaccole e lucerne, l'introdussero a casa sua ove per tre giorni li istruì sulle cose di Dio.
[15, 1] Il figlio di Medea. Andò da lui un certo uomo di Filippi di nome Medea il cui figlio era ammalato in uno stato di estrema debolezza. Disse all'apostolo: "Uomo di Dio, ti supplico di restituirmi mio figlio, il cui corpo è ora in stato di estrema debolezza". Così dicendo, piangeva molto.
Il beato apostolo, asciugandogli le guance e accarezzandogli il capo, diceva: "Sii forte, figlio! Credi soltanto, e i tuoi desideri saranno realizzati". E, presogli la mano, si diresse a Filippi.
[2] Mentre entrava dalla porta della città, un vecchio gli andò incontro pregando per i figli che, per una colpa indicibile, Medea aveva condannato alla pena del carcere ed erano coperti di ulcere purulente.
Il santo apostolo, rivoltosi a Medea, disse: "Ascolta, uomo! Tu preghi affinché tuo figlio sia guarito mentre presso di te sono trattenute prigioniere persone dalle carni bruciate. Or dunque, se vuoi che le tue preghiere giungano a Dio, sciogli prima le catene dei miseri, e il tuo figlio sarà liberato dalla debolezza. Vedo, infatti, che la tua malizia rappresenta un impedimento alle mie preghiere".
Allora Medea cadde ai suoi piedi e, baciandoli, disse: "Siano sciolti sia questi due che altri sette dei quali non hai saputo nulla, purché mio figlio sia guarito". E ordinò che fossero presentati davanti al beato apostolo, il quale pose su di loro le mani, per tre giorni lavò le loro piaghe, li restituì alla sanità e diede loro la libertà.
Il giorno appresso disse al giovane: "In nome del Signore Gesù Cristo che mi ha mandato a curare la tua infermità, alzati!".
E, presogli la mano, lo sollevò: subito s'alzò e camminava glorificando Dio. Il giovane che per ventidue anni era stato debole si chiamava Filionide.
[3] Siccome la gente gridava e diceva: "Servo di Dio, Andrea, guarisci anche i nostri malati!", l'apostolo disse al giovane: "Va' per le case ove ci sono malati e nel nome di Gesù Cristo, nel quale sei stato guarito, tu ordina loro di alzarsi". Ed egli, tra lo stupore della gente, andò per le case ove c'erano malati, e con l'invocazione del nome di Cristo restituiva loro la salute. Tutto il popolo credette e, offrendo regali, domandavano di ascoltare la parola di Dio. Ma il beato apostolo predicava la parola e non prendeva alcun regalo.
[16, 1] La figlia di Nicola. Un cittadino di nome Nicola mostrò una carrozza dorata con quattro candidi muli e l'offrì al beato apostolo, dicendo: "Prendi, servo di Dio; tra quanto mi appartiene non trovai nulla di più amabile; desidero solo che sia guarita mia figlia tormentata da una grave tortura".
E il beato apostolo a lui: "Accetto i tuoi doni, Nicola, ma non questi visibili. Se, infatti, per tua figlia offri quanto avevi di prezioso a casa, tanto più devi offrire per la tua anima!
[2] Da te desidero ricevere questo: che l'uomo interiore conosca il vero Dio suo fattore e creatore di tutte le cose, che respinga le cose terrene e desideri le celesti, che trascuri le caduche e ami le durature, che rinneghi le cose visibili e che con la contemplazione scorga le tensioni spirituali, affinché tu, dopo avere esercitato i sensi in queste cose, possa meritare di raggiungere la vita eterna, e in quelle gioie eterne goda anche di questa figlia restituita alla sanità".
Così dicendo li persuase tutti ad abbandonare gli idoli e a credere nel Dio vero. Guarì poi la figlia di Nicola dalla sua infermità e tutti lo magnificavano. Mentre nell'intera Macedonia si diffondeva la fama dei prodigi che operava sopra gli infermi.
[17, 1] Un indemoniato. Il giorno seguente, mentre egli insegnava, un giovane gridò a gran voce: "Che c'è tra te e noi Andrea, servo di Dio? Sei venuto per toglierci dalle nostre dimore?". Allora il beato apostolo chiamò a s‚ il giovane, e disse: "Racconta, operatore di delitti, quale sia il tuo lavoro". Ed egli: "Io ho dimorato in questo giovane fin dalla sua fanciullezza, pensando che mai ne sarei stato allontanato. Ma tre giorni addietro ho udito suo padre che diceva a un amico: "Vado da un uomo, Andrea, che è servo di Dio ed egli guarirà mio figlio". Ed ora temendo i tormenti ai quali tu ci condanni, sono venuto per uscire da lui davanti a te". Così dicendo, si prostrò ai piedi dell'apostolo e uscì dal giovane, il quale guarì e s'alzò glorificando Dio.
[2] Era così grande la grazia da Dio concessa al santo apostolo, che spontaneamente venivano tutti a sentire la parola della salvezza, dicendo: "Spiegaci, uomo di Dio, chi è il vero Dio nel cui nome guarisci i nostri malati".
Ma anche i filosofi andavano a discutere con lui e nessuno poteva resistere al suo insegnamento.
[18, 1] Il proconsole Virino e i suoi soldati. Mentre accadevano queste cose venne fuori un nemico della predicazione apostolica e andò dal proconsole Virino, dicendo: "A Tessalonica venne un uomo iniquo che predica la distruzione dei templi degli dèi, l'eliminazione delle cerimonie e lo sradicamento di tutte le norme dell'antica legge. Predica il culto di un solo Dio, del quale afferma di essere servo".
Udito ciò, il proconsole mandò soldati con cavalieri affinché lo conducessero in sua presenza. Giunti, costoro, alla porta della casa nella quale avevano saputo che si trovava l'apostolo, entrarono, ma videro il suo volto risplendere di un tale fulgore che ne rimasero atterriti e caddero ai suoi piedi. Il beato apostolo stava proprio raccontando ai presenti quanto, a suo riguardo, era stato detto al proconsole. Giunse intanto una moltitudine con spade e bastoni, nell'intento di uccidere i soldati, ma il santo apostolo lo proibì.
[2] Intanto il proconsole, vedendo che l'apostolo non gli era stato condotto come aveva ordinato, fremette come un leone e mandò altri venti soldati. Anche questi salirono nella casa, ma alla vista dell'apostolo restarono turbati e non dissero nulla. Udito ciò, il proconsole montò sulle furie e inviò un grande numero di soldati affinché lo portassero davanti a lui con la forza.
Appena li vide, l'apostolo disse: "Siete, forse, venuti per me?". Ed essi: "Per te, se tu sei quel mago che predica di non venerare gli dèi". Egli rispose: "Io non sono un mago, ma un apostolo del mio Dio Gesù Cristo, ch'io predico".
Mentre capitavano queste cose, un soldato, trascinato da un demone, estrasse la spada, esclamando: "Che c'è tra me e te, proconsole Virino, che mi hai mandato da un uomo che non solo mi può scacciare da questo vaso, ma può anche bruciarmi con i suoi miracoli? Volesse il cielo che tu gli venissi incontro e non facessi alcun male contro di lui!". Terminato che ebbe di dire questo, il demone si allontanò dal soldato il quale cadde e morì.
[3] Nel mentre giunse il proconsole, tutto furente, e pur stando presso il santo apostolo non riusciva a vederlo. Ma egli disse: "Io sono colui che tu cerchi, proconsole!". Immediatamente gli si aprirono gli occhi, lo vide e disse sdegnato: "Che genere di pazzia è questa? Tu disprezzi il nostro ordine e sottoponi alle tue parole i nostri ministri? E' chiaro che tu sei mago e malefico. Ora ti sottoporrò alle fiere per il disprezzo degli dèi e di noi, e allora vedrai se il crocifisso che tu predichi ti potrà liberare". Il beato apostolo rispose: "E' necessario che tu creda, proconsole, al Dio vero e a suo Figlio Gesù Cristo da lui mandato, particolarmente vedendo come sia interessato anche uno dei tuoi soldati".
[4] Prostratosi in preghiera il santo apostolo elevò per lungo tempo preghiere al Signore, poi toccò il soldato, dicendo: "Alzati! Ti risuscita il mio Dio Gesù Cristo, ch'io predico". Subito il soldato s'alzò e stette dritto sano e salvo.
Siccome il popolo esclamava: "Gloria al nostro Dio!", il proconsole disse: "Non crediate, gente, non crediate al mago!".
Ma il popolo gridava: "Questa non è magia, ma insegnamento sano e vero". Il proconsole replicò: "Quest'uomo lo darò alle fiere! Ed a vostro riguardo scriverò al Cesare affinché vi faccia perire al più presto, giacché vilipendete le sue leggi". Il popolo voleva coprirlo con pietre e diceva: "Sì, scrivi pure al Cesare che i Macedoni hanno accolto la parola di Dio e, disprezzando gli idoli, adorano il Dio vero".
[5] L'apostolo condannato alle fiere. Allora il proconsole se ne andò adirato al pretorio. Al mattino fece immettere fiere nello stadio e poi ordinò che fosse trascinato il beato apostolo e gettato nello stadio. Fu preso, dunque, tirato per i capelli, spinto con bastoni e, gettato nell'arena. Liberarono un cinghiale feroce e terribile: questo fece, per tre volte, il giro del santo di Dio, ma non gli fece nulla. Alla vista di ciò, il popolo diede gloria a Dio.
Ma il proconsole ordinò nuovamente di liberare un toro: condotto da trenta soldati e spinto da due cacciatori, non toccò Andrea, bensì fece a pezzi i cacciatori, poi mandò un muggito, cadde e morì. Subito, il popolo acclamò dicendo: "Cristo è il vero Dio!".
Mentre accadevano tali cose, fu visto un angelo di Dio discendere dal cielo per confortare il santo apostolo nello stadio.
[6] Finalmente il proconsole, furente, ordinò di liberare un ferocissimo leopardo. Appena liberato, scansò il popolo, salì al sedile del proconsole, afferrò suo figlio e lo soffocò. Ma il proconsole era sotto una tale demenza che di fronte a tutte queste cose n‚ si doleva n‚ parlava.
Allora il beato apostolo disse, rivolto al popolo: "Ora sappiate che venerate il Dio vero, per opera del quale sono state vinte le bestie, mentre il proconsole Virino lo ignora. Ma affinché crediate con più facilità io risusciterò anche suo figlio nel nome di Cristo che predico, e lo stoltissimo suo padre ne resterà confuso". Prostratosi a terra, pregò molto a lungo; poi afferrata la mano del soffocato lo risuscitò. A questa vista, il popolo magnificava Dio e voleva uccidere Virino, ma l'apostolo non lo permise. Virino, confuso, si ritirò nel suo pretorio.
[19, 1] Il serpente straordinario. Quando accadevano queste cose, un giovane che era con l'apostolo, raccontò alla madre quanto era avvenuto e l'indusse ad andare incontro al santo: lei andò, gli si prostrò ai piedi e anelava ascoltare la parola di Dio. Poi, quand'ebbe terminata la predicazione, lo supplicò di andare in un suo campo ove c'era un serpente di straordinaria grandezza che devastava tutta la zona.
Quando l'apostolo si stava avvicinando, esso gli andò incontro a testa alta, emettendo grandi sibili. Era lungo cinquanta cubiti e tutti i presenti, atterriti dalla paura, si prostrarono a terra. Il santo di Dio gli disse: "Nascondi la testa, o funesto, che hai eretto in principio a rovina del genere umano, assoggettati ai servi di Dio e muori!". All'istante, il serpente emise un terribile ruggito, circondò una vicina quercia, le si avvolse stretto e, vomitando un fiume di veleno e sangue, morì.
[2] Il santo apostolo giunse poi al campo della donna ove giaceva morto un bambino che era stato percosso dal serpente. Vedendo i suoi parenti piangere, disse loro: "Il nostro Dio, che vuole la vostra salvezza, mi ha mandato qui affinché crediate in lui. Or dunque andate a vedere l'uccisore di vostro figlio, morto". Essi risposero: "Se vediamo che è stato vendicato, noi non rimpiangeremo la morte del figlio".
Quando questi se ne furono andati, l'apostolo disse alla moglie del proconsole: "Va' a risuscitare il bambino!". E lei, senza alcuna esitazione, andò là ove era il corpo e disse: "In nome del mio Dio Gesù Cristo, alzati fanciullo, sano e salvo"; e subito risorse. I suoi parenti, visto il serpente morto, ritornarono lieti e trovarono il loro figlio vivo: si prostrarono allora ai piedi dell'apostolo e ringraziavano.
[20, 1] Un sogno dell'apostolo. Il giorno appresso il beato apostolo vide un sogno che raccontò così ai fratelli: "Ascoltate, carissimi, il mio sogno. Vidi un monte straordinariamente alto spoglio di qualsiasi cosa terrena ad eccezione di una luce così splendente che pareva illuminasse tutto il mondo. Ed ecco accanto a me i carissimi fratelli apostoli Pietro e Giovanni. Giovanni stese una mano all'apostolo Pietro e l'innalzò in cima al monte, poi, rivoltosi a me, mi pregò di salire dopo Pietro, dicendo: "Andrea, tu berrai il calice di Pietro"! Poi, stese le mani, mi disse: "Avvicinati, allunga le tue mani per avvicinarle alle mie e unire il tuo capo al mio capo". Ciò fatto, mi trovai più piccolo di Giovanni. Poi mi disse: "Vuoi conoscere il significato di quanto tu vedi e chi sia colui che ti parla?" e io: "Desidero conoscere queste cose". Ed egli a me: "Io sono la Parola della croce dalla quale prossimamente tu penderai per il nome di colui che tu predichi". Mi disse pure molte altre cose che ora è necessario tacere, ma appariranno manifeste allorché mi accosterò a questa immolazione.
[2] Si radunino ora tutti coloro che hanno accolto la parola di Dio e io li raccomanderò al Signore Gesù Cristo affinché voglia custodirli immacolati nella sua dottrina. Io ormai mi stacco dal corpo e vado a raggiungere quella promessa che si è degnato concedermi il dominatore dei cieli e della terra, Figlio del Dio onnipotente, che con lo Spirito santo, vero Dio, vive per sempre nei secoli".
Udendo queste cose, i fratelli piangevano molto e con un grande gemito colpivano con le mani le loro facce.
Quando furono tutti radunati, disse nuovamente: "Sappi te, carissimi, ch'io sto per allontanarmi da voi. Ma credo che Gesù, del quale predico la parola, vi custodirà dal male, sicché il nemico non sradicherà il seme che ho seminato tra voi, cioè la conoscenza e la dottrina di Gesù Cristo, mio Signore. Voi dunque pregate con costanza, e perseverate forti nella fede, sicché, eliminata ogni zizzania di scandalo, il Signore si degni di raccogliervi nel granaio celeste come grano puro".
[3] E così per cinque giorni li ammaestrava e confermava nei precetti di Dio. Poi, allargate le mani, pregò il Signore, dicendo: "Custodisci, ti prego, Signore, questo gregge che già ha conosciuto la tua salvezza, sicché contro di lui non prevalga il maligno e ottenga di custodire inviolato per tutti i secoli quanto, per tuo ordine, io ho trasmesso ed egli ha accolto". Allorché terminò di dire ciò, tutti i presenti risposero: "Amen".
Egli allora prese del pane, ringraziò, lo spezzò e ne diede a tutti, dicendo: "Accogliete la grazia che Cristo Signore, nostro Dio, vi offre per mezzo di me, suo servo". Dopo avere baciato e raccomandato al Signore ognuno, partì per Tessalonica: qui rimase due giorni poi si allontanò da essi.
[21, 1] Da Tessalonica a Patrasso Molti fedeli della Macedonia lo accompagnarono con due navi. Nel desiderio di sentire le sue parole, tutti bramavano salire sulla nave nella quale viaggiava l'apostolo, affinché anche in mare non mancasse loro la parola di Dio. Ma l'apostolo disse loro: "Conosco il vostro desiderio, però questa nave è troppo piccola. I fanciulli e il bagaglio siano dunque caricati sulla nave più grande; voi, invece, salite su questa più piccola e viaggeremo insieme". Diede loro Antimo affinché li consolasse, poi ordinò che salissero su di un'altra nave che doveva essere sempre vicina alla sua in modo che anch'essi lo potessero vedere e udire la parola di Dio.
[2] Mentre egli prendeva un po' di sonno, a causa di un leggero colpo di vento uno cadde in mare. Antimo lo svegliò, dicendogli: "Aiuto, dottore buono! E' perito uno dei tuoi servi". Appena si svegliò, l'apostolo rimproverò e fece quietare il vento, e il mare ritornò tranquillo; mentre l'uomo, che era caduto, fu accompagnato alla nave con l'aiuto dell'onda e Antimo, presolo per mano, lo tirò sulla nave. Tutti ammirarono la virtù dell'apostolo e il fatto che fosse obbedito anche dal mare.
Il dodicesimo giorno approdarono a Patrasso, città dell'Acaia. Scesi dalla nave presero posto in un albergo.
[22, 1] Il proconsole Lisbio. Siccome molti lo pregavano che andasse in casa loro, egli rispose: "Viva il Signore! Non andrò se non dove mi ordinerà il Signore". Ma nel sonno notturno non ebbe alcuna rivelazione.
Essendone triste, il giorno appresso udì una voce che gli diceva: "Io sono sempre con te, Andrea, e non ti abbandono". Udito ciò, glorificò Dio per la visione.
Il proconsole Lisbio fu avvertito, in sogno, di accogliere l'uomo di Dio. Mandò dunque dall'uomo che aveva dato loro ospitalità affinché gli conducesse il beato apostolo. A questa notizia, andò dal proconsole, entrò nella sua camera e lo trovò disteso con gli occhi chiusi quasi fosse morto. Gli diede allora un pizzico a un fianco e gli disse: "Alzati e raccontaci quanto ti è accaduto!".
[2] "Io - rispose - odiavo la via che tu insegni e ho inviato delle navi con soldati al proconsole della Macedonia affinché ti mandasse incatenato qui da me, per condannarti a morte, ma a causa di naufragi non riuscirono ad arrivare dove erano stati mandati. Persistendo io nella mia intenzione di annientare la tua vita, mi apparvero due Etiopi che mi colpirono con flagelli, dicendo: "Non abbiamo qui più alcun potere perché venne quell'uomo che tu volevi perseguitare. Ma in questa notte nella quale abbiamo ancora potere ci vendichiamo contro di te". E lasciatomi gravemente ferito si allontanarono da me. Tu ora, uomo di Dio, supplica il Signore affinché, perdonandomi questo delitto, io sia guarito dall'infermità che mi ha colpito".
Dopo che ebbe terminato di raccontare questo davanti a tutto il popolo, il beato apostolo predicò subito la parola di Dio e credettero tutti. Il proconsole poi, guarito, credette e fu confermato nella fede.
[23, 1] La concubina Trofima. Allora Trofima, che una volta era stata concubina del proconsole e che ora si era già associata a un altro uomo, aderì all'insegnamento apostolico e perciò a volte andava in casa del proconsole ove insegnava sempre l'apostolo. Il suo uomo, adirato, andò dalla sua signora e le disse: "Memore della condotta di prostituta che aveva tenuto con il signor mio proconsole, ora è nuovamente ritornata a lui". E lei, piena di fiele, esclamò: "Per questo motivo, dunque, mio marito mi ha abbandonato e ormai da sei mesi non si unisce più a me! Egli ama la sua ancella!". Chiamato il procuratore, ordinò che fosse condannata per prostituzione e, senza indugio, fu condotta al postribolo e affidata al mezzano. |