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    Predefinito Violentato in seminario. Si spreta don Raccagni. Lettera di accusa a messa

    «Fui molestato in seminario lascio parrocchia e sacerdozio» - Corriere.it



    Era a Endenna dall’ottobre del 2011. In terapia da otto anni. «Una ferita che sanguina da una vita»
    «Fui molestato in seminario
    lascio parrocchia e sacerdozio»
    L’annuncio di don Alessandro Raccagni al termine della messa
    di Fabio ParavisiDonatella Tiraboschi

    Don Alessandro era parroco di Endenna dal 2011 Don Alessandro era parroco di Endenna dal 2011

    La Messa sembrava finita, invece no. Mancava ancora un ultimo gesto, poche parole da leggere su un foglio. Un macigno che pesava sul cuore del sacerdote da 30 anni. Don Alessandro Raccagni ha allontanato i chierichetti e poi ha letto quel foglio, e ogni parola era come una fucilata al cuore di chi stava ascoltando. Parole che parlavano di molestie subite in seminario, di una ferita che sanguina da una vita e, ancora, di un silenzio che doveva essere spezzato. Don Alessandro ha lasciato la sua parrocchia di Endenna e anche il sacerdozio, lasciando dietro di sé molti dispiaceri, tanti dubbi e una comunità «orfana» che chiede verità. Don Alessandro, 44 anni, parroco di Endenna dal 4 ottobre 2011, aveva finora tenuto dentro di sé il dramma e l’angoscia. Lo straziante ricordo delle molestie che dice di avere subito nel Seminario di Città Alta a metà degli anni Ottanta, un periodo in cui il giovane Alessandro era ancora minorenne (a quell’epoca il rettore del seminario era monsignor Roberto Amadei). Da allora ha trovato il coraggio di raccontarlo a uno psicologo che lo segue da otto anni e al padre Guido, che gli è stato vicino negli ultimi difficili mesi. Il prete indicato come responsabile degli abusi si sarebbe ritirato in pensione in un quartiere alla periferia di Bergamo, senza che nessuno gli abbia mai chiesto conto di ciò che avrebbe fatto.

    È stato lo stesso don Alessandro, nei mesi scorsi, a decidere di scendere a Bergamo più volte e a parlare del problema con i vertici della Curia, manifestando anche la sua intenzione di lasciare l’abito sacerdotale se non avesse avuto le risposte che voleva. Risposte che evidentemente non sono arrivate, visto che alle 18 di sabato 15 marzo don Alessandro è salito all’altare per celebrare la Messa con quel foglietto in tasca. In uno dei banchi sedeva il padre, venuto da Cividino per dargli sostegno nel momento più difficile della sua vita. La grande chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, che ospita anche una teca con il cranio di San Barnaba, era piena. Al termine della funzione il parroco ha chiesto ai chierichetti di andare in sacrestia a cambiarsi, poi ha estratto il foglio e ha cominciato a leggere.

    «Sembrava che stesse parlando in termini generali, di vicende che succedono nella Chiesa e nel mondo», ricorda Daniela Ravanelli, che era seduta in uno dei primi banchi. Il parroco ha raccontato di ferite che ci si porta dietro e da cui non si riesce a guarire, di ragazzi che vengono abusati da persone di cui hanno fiducia, e di un seminarista che ha subito molestie senza che i responsabili siano stati puniti. E poi ha annunciato la sua intenzione di lasciare il sacerdozio. «Appena abbiamo capito che parlava di se stesso è calato il gelo, siamo rimasti tutti in silenzio», racconta ancora la donna. La stessa scena si è ripetuta il giorno dopo alla Messa delle 11. A chi gli chiedeva chiarimenti, il parroco avrebbe spiegato di non aver voluto parlare della vicenda finora per non dare un dolore alla madre, e di essersi deciso solo dopo la morte della donna, lo scorso 8 dicembre. Poi don Alessandro ha raccolto le sue cose e si è trasferito a casa del padre, a Cividino.

    Quella stessa domenica la Curia ha nominato un amministratore parrocchiale (si tratta di don Cesare Micheletti, prevosto di Brembilla e a capo del Vicariato di Brembilla-Zogno) che si occuperà di gestire gli affari di quella che con i suoi 1.200 abitanti è la seconda parrocchia di Zogno fino alla nomina del nuovo parroco, prevista per settembre-ottobre. Dopo qualche giorno di sgomento, la comunità di Endenna ha reagito. Il Consiglio parrocchiale ha convocato una riunione alla quale hanno partecipato in tantissimi e alla fine è stato deciso di scrivere a Bergamo. «Non alla Curia, ma proprio al vescovo in persona - specifica uno dei responsabili -. È stato deciso di lasciare partire un parroco, e noi vogliamo capire perché. Così come vogliamo anche capire, ascoltando entrambe le versioni dei fatti, quale sia la verità». In 300 hanno firmato una lettera che è stata affissa sotto il porticato della chiesa parrocchiale. Gli abitanti di Endenna vogliono sapere che cosa di preciso la Curia e il vescovo stesso abbiano intenzione di fare per accertare le responsabilità dei fatti. Per questo il diretto interessato (che al telefono dice di essere ormai solo «Alessandro») non vuole parlare dell’accaduto: «Non vorrei con le mie parole pregiudicare il lavoro che i parrocchiani stanno facendo in questi giorni».

    Commento asciutto da parte della Curia: «Non abbiamo ricevuto la lettera che don Alessandro ha letto in chiesa, se la riceveremo risponderemo - dice il segretario generale don Giulio Dellavite -. Ma per il momento non commentiamo la vicenda. Dovremo procedere a opportune verifiche e valutazioni».

  2. #2
    Logiké Latreía
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    Predefinito Re: Violentato in seminario. Si spreta don Raccagni. Lettera di accusa a messa

    che bella risposta ha dato don giulio dellavite
    gene normanno

  3. #3
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    Predefinito Re: Violentato in seminario. Si spreta don Raccagni. Lettera di accusa a messa

    Ma che verifiche deve fare Don Dellavite? Hanno insabbiato per decenni. Sapevano e ora fanno finta di niente.

    Falsi, come preti.

  4. #4
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    Predefinito Re: Violentato in seminario. Si spreta don Raccagni. Lettera di accusa a messa

    Dalla parrocchia di Santa Lucia alla chiesa della Valle Brembana - Corriere.it

    don raccagni è stato assistente spirituale degli scout e poi al fianco di monsignor Attilio Bianchi

    Dalla parrocchia di Santa Lucia
    alla chiesa della Valle Brembana


    La lettera su Eluana Englaro e il richiamo partito dal Vaticano

    di Fabio Paravisi

    3 Cronache






    La casa parrocchiale di Endenna
    shadow










    È raro che un parroco di montagna riceva i rimbrotti dalla Congregazione per la dottrina della Fede. Forse è meno raro che un sacerdote prima venga rampognato dalle alte cariche di Roma e poi venga spedito in montagna. Dev’essere successo qualcosa del genere anche a don Alessandro Raccagni. Al quale durante un quindicennio trascorso con la veste talare addosso è già capitato un paio di volte di trovarsi al centro delle polemiche. Don Alessandro, 44 anni in agosto, nato a Calcinate ma cresciuto con la famiglia a Cividino di Castelli Calepio. La sua vita ha la strana costante di dipanarsi all’insegna dei presepi. Suo padre Guido è da sempre esponente di spicco dell’Associazione italiana amici del presepio. Per lui e per tutti gli amanti dei diorami natalizi il sacerdote ha scritto la Preghiera del Presepista: «Ad ogni uomo, a te bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano; a te che credi in un mondo unito, a te che sei in ricerca, a te amico, fratello, figlio: dietro ogni statua e ogni paesaggio c’è un volto, una storia. Chiedi a Dio i Suoi occhi e, in silenzio, contempla».

    Ordinato sacerdote il 17 ottobre 1998, don Alessandro viene nominato viceparroco del quartiere di Santa Lucia a Bergamo. Giusto il tempo di ambientarsi, e scoppia la polemica, nemmeno a farlo apposta imperniata su un presepio. In realtà a farla scoppiare è stato il parroco monsignor Attilio Bianchi, che durante la Messa di mezzanotte del 2009 al Tempio votivo si è rifiutato di mettere il Bambinello al suo posto: «Questa notte non è Natale. Non siete pronti. Se non sapete accogliere lo straniero, il diverso, non potete accogliere il Bambin Gesù. Perciò Gesù non nasce». La polemica arriva ai giornali nazionali, e le successive precisazioni in cui gli stessi sacerdoti spiegano che «nessuno può chiamarsi fuori» nemmeno loro stessi, sono firmate dall’intero Presbiterio di Santa Lucia, don Alessandro compreso.


    È invece un’iniziativa personale quella che il sacerdote prende in quello stesso 2009, quando, in piena bufera sul caso di Eluana Englaro, decide di firmare insieme ad altri 40 preti e frati l’appello della rivista «Micromega» sul testamento biologico. «La decisione di porre fine ad una parvenza di esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata - diceva fra l’altro il testo -. Come credenti riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita, così possa decidere anche di morire in pace, quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni di esistenza umana». Ed è qui che la Congregazione per la dottrina della Fede interviene. Da Roma partono i fulmini nei confronti dei 41 religiosi di tutta Italia che hanno aderito all’appello: si chiede ai rispettivi vescovi di riprendere, se è il caso, i «reprobi». In Città Alta prendono tempo. Due anni dopo don Alessandro viene nominato parroco e il 4 ottobre 2011 sale a Endenna: guarda caso, un paese da decenni noto per il presepe vivente animato da 70 figuranti e con la Natività impersonata da famiglie che hanno avuto figli nel corso dell’anno. Il nuovo parroco viene accompagnato in valle da una folta rappresentanza degli scout di Bergamo, di cui è stato per diversi anni assistente ecclesiastico. All’ingresso in paese trova ad aspettarlo una folta rappresentanza della sua nuova parrocchia. «Noi - dice il messaggio letto da una di loro - ti affidiamo le famiglie, i giovani e gli anziani, ti affidiamo la nostra comunità». La stessa comunità che ora vuole sapere la verità sulle dimissioni del proprio parroco.

    2 aprile 2014 | 083

  5. #5
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    Predefinito Re: Violentato in seminario. Si spreta don Raccagni. Lettera di accusa a messa

    Il sacerdote molestato: «In seminario sapevano» - Corriere.it

    Il prete indicato come responsabile è morto. Il silenzio della Curia. Dibattito acceso sul web

    Il sacerdote molestato:
    «In seminario sapevano»


    Don Alessandro Raccagni: «Credo non sia successo solo a me»

    di Fabio Paravisi

    6 Violenza sessuale






    La chiesa parrocchiale di Endenna, frazione di Zogno
    shadow










    Silenzio dalla Curia. I vertici della diocesi bergamasca per ora non vogliono commentare la vicenda di Endenna, dove la comunità della frazione di Zogno è stata sconvolta dall’annuncio pubblico del parroco don Alessandro Raccagni, che durante una messa ha spiegato la sua intenzione di lasciare non solo la guida della parrocchia ma anche il sacerdozio stesso. E questo a causa delle molestie sessuali che ha raccontato di avere subito quando, ancora minorenne, era uno studente del seminario di Città Alta. Prima di arrivare alle sue pubbliche dimissioni il sacerdote era sceso diverse volte a Bergamo, spiegando ai vertici della Curia l’angoscia che si porta dietro da quasi trent’anni a causa della violenza subita e invocando giustizia. L’insegnante autore delle molestie è ormai morto da qualche anno, ma secondo don Alessandro alcuni dei dirigenti del seminario erano a conoscenza di ciò che avveniva, («e non credo che fosse successo solo a me», ha specificato) ma avrebbero preferito non punire il responsabile. Ed è nei loro confronti che il parroco di Endenna chiedeva un intervento diretto. Ma visto che l’intervento della Curia non c’è stato il sacerdote è andato avanti sulla sua strada, fino all’annuncio pubblico che ha scosso i suoi parrocchiani.


    Anche ora che la vicenda è diventata di pubblico dominio la Curia preferisce non commentare e nemmeno entrare nello specifico delle accuse. Potrebbe essere lo stesso vescovo Francesco Beschi a intervenire, con tempi e modalità ancora in corso di definizione. Un intervento diretto di monsignor Beschi è esplicitamente chiesto dalla comunità di Endenna. Sono in trecento ad avere firmato una lettera aperta per invitarlo a salire in valle e discutere pubblicamente della vicenda. La lettera non è ancora stata inviata perché si cerca di raccogliere il maggior numero di adesioni possibile, ma intanto è stata affissa a una bacheca nel porticato della chiesa parrocchiale. «Ci sentiamo una comunità ferita - dice tra l’altro il documento -. Ed è per questo che vogliamo esprimere il desiderio che lei possa venire a incontrarci. Desideriamo capire, riflettere per poter dare risposte concrete alle tante domande che ci poniamo in questo delicato momento, per cercare insieme la verità, senza la quale per noi sarà difficile rimettersi in cammino come se nulla fosse successo».


    La vicenda ha inevitabilmente avuto un’ampia risonanza. La trasmissione Rai «La vita in diretta» ha contattato don Alessandro per chiedergli di andare a raccontare la sua storia davanti alle telecamere, ma ha ottenuto un netto rifiuto. Sono stati tantissimi anche i lettori che hanno commentato la notizia sul sito bergamo.corriere.it , sviluppando delle vere conversazioni a distanza tra chi si schiera dalla parte del sacerdote (i più numerosi) e chi invece ne critica le scelte. «È triste constatare - scrive un lettore - che il parroco non sia stato in grado di separare quella brutta esperienza dal dialogo con Gesù, che per chi ha scelto il sacerdozio dovrebbe essere costante. Non vedo la connessione tra l’abuso e l’abbandono del sacerdozio. La Chiesa potrà non incarnare al meglio la via indicata da Gesù, ma sta ad ognuno cercare di migliorarla, e questo non avviene certo gettando la spugna». «Ma come si può secondo lei - ha risposto un altro lettore - continuare a credere e a far parte della Chiesa, con la sua morale e la sua disciplina, dopo che si è stati molestati proprio da quella Chiesa?». Significativo un altro scambio di battute, con un lettore che accusa: «Non si lascia il sacerdozio per protesta. E soprattutto, se lo si vuole lasciare, non ci si nasconde dietro cose simili per autogiustificarsi». E un secondo che replica: «Non ha lasciato il sacerdozio per protesta! Ha lasciato il sacerdozio perché proprio dai sacerdoti è stato molestato! E non deve giustificarsi di nulla...è chi lo ha molestato che dovrebbe dare giustificazioni ed essere punito».

    3 aprile 2014 | 08:09

 

 

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