Sorgenia a secco, banche a un passo
Sorgenia ha evitato in extremis il deficit di cassa. E la Consob chiede a Cir di spiegare come far fronte agli impegni aziendali. Vicino l'ingresso degli istituti nel capitale
[COLOR=#555555 !important]Sofia Fraschini - Mer, 02/04/2014 - 16:10
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Sorgenia ha finito la liquidità. Lo si sapeva: la società elettrica dei De Benedetti aveva cassa fino alla fine di marzo.
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Per questo ieri Cir, la holding della famiglia che la controlla al 39%, ha dovuto spiegare alla Consob cosa intende fare. E la realtà è che Sorgenia è sempre più vicina alle banche e più lontana dalla famiglia De Benedetti.
La società alle prese con una maxi ristrutturazione del debito da 1,9 miliardi potrebbe passare presto sotto il controllo degli istituti di credito: 21 banche tra cui figurano Mps (la maggiore creditrice con 600 milioni), seguita da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca, Banco Popolare, Ubi Banca, Bpm e in misura minore anche Carige, Bnl, Cariparma, Popolare Etruria e qualche estera. Da non dimenticare, la Cassa depositi e prestiti a cui il gruppo deve direttamente 37 milioni.
Anche se il tempo delle trattative non è ancora finito, gli istituti di credito starebbero preparando un «piano B», un'azione di forza per fare scattare una massiccia conversione del debito in azioni. L'operazione, come è accaduto già nel caso Risanamento, consegnerebbe alle banche il controllo della società. A metterlo nero su bianco è la stessa Cir: le banche creditrici stanno lavorando a «un'operazione alternativa sul debito - spiega su richiesta di Consob - implementabile anche nel caso in cui gli azionisti non intendessero partecipare alla manovra di ristrutturazione finanziaria».
Un passaggio inevitabile considerato che l'alternativa è la procedura concorsuale. E che la famiglia De Benedetti, nonostante i 350 milioni netti pagati da Fininvest per il Lodo Mondadori, non intende mettere mano al portafoglio oltre la soglia dei 100 milioni. Se, infatti, Cir ammette che è «in discussione un possibile accordo di standstill e moratoria» e ribadisce «la propria disponibilità a sostenere il piano di ristrutturazione del gruppo comunicando alle banche i termini e le condizioni della propria proposta», questo non basta. Il suo impegno è fermo a 100 milioni, ma a Sorgenia ne servono 600. Da qui, il pressing delle banche perché la famiglia si spinga almeno a 130-150 milioni di euro. Nel caso contrario, lo scenario sarebbe già disegnato: gli istituti di credito sarebbero disposti a entrare come azionisti di controllo con la Cir che avrebbe un ruolo minoritario.
Ipotesi che permetterebbe alle banche di gestire il gruppo limitando in questo modo i danni. Per ora la società è riuscita a evitare il deficit di cassa di fine marzo (prospettato nella comunicazione del 17 febbraio), grazie ad alcuni interventi sul capitale circolante e al perfezionamento di operazioni straordinarie, ovvero la cessione di alcuni asset (5 megawatt solari e licenze per un progetto eolico in Francia).
Tuttavia, le azioni delle banche «hanno determinato una contrazione significativa delle disponibilità finanziarie» spiega Sorgenia, che «hanno interessato le linee per cassa, le linee per anticipo commerciale, le linee per firma e le linee di credito su operatività in derivati. L'operatività del gruppo Sorgenia ha ovviamente risentito negativamente di tali azioni. Il mancato accesso alle linee di credito ha determinato inefficenze nella gestione ordinaria, con conseguenti ripercussioni anche di natura economica».
Sorgenia a secco, banche a un passo - IlGiornale.it
l'ennesimo, incredibile fallimento di uno psedo imprenditore che ogni cosa che tocca la manda a fondo. la tessera numero 1 del pd, i lpropietario di Repubblica, : UN FALLITO
emblematica la storia di Olivetti:La storia dell’Olivetti, che è stata una delle più grandi aziende nel campo informatico al mondo, è una storia di disastri targati De Benedetti. . Fra il 1985 e il 1996 il proprietario di Repubblica, L’Espresso e tanta altra roba, “ha bruciato a Ivrea 15.664 miliardi delle vecchie lire. Le azioni crollarono da 21mila lire all’abisso delle 600, furono persi decine di migliaia di posti di lavoro, l’intero distretto produttivo del Canavese venne raso al suolo, seppellita per sempre una storia industriale d’eccellenza.
altra chicca : l'ingegner De Benedetti ottenne per essere stato vicepresidente del Banco Ambrosiano di Guido Calvi per 65 giorni qualcosa come 81 miliardi di lire(negli anni '70!).
un nome: una garanzia: di fallimenti.
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