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Nazionalistaeuropeo
GERUSALEMME - Frank Gehry rinuncia. Non ci sta. Il grande architetto americano ha ritirato la sua firma dal progetto del Museo della Tolleranza, un´opera controversa che avrebbe dovuto celebrare il dialogo e la comprensione fra popoli, razze e religioni, ma che finora ha soltanto generato proteste politiche e battaglie legali. A partire dal sito su cui dovrebbe sorgere: un antico cimitero gerosolimitano punteggiato di tombe islamiche, crociate, mamelucche, considerato a suo tempo un bene archeologico da conservare.
Restano incerte le ragioni che hanno indotto Gehry al gran rifiuto, dopo che gli schizzi e i plastici dell´edificio, un gioco di volumi in titanio, vetro e pietra, che contornano una superficie complessiva di 30mila metri quadrati, per un costo previsto di 250 milioni di dollari (170 milioni di euro), erano già stati esposti, discussi e, in qualche caso, contestati.
Secondo il giornale Haaretz, che ha prodotto lo scoop, a provocare la rottura tra l´architetto e i committenti, la Fondazione Simon Wiesenthal e il Comune di Gerusalemme, sarebbe stata la richiesta di questi ultimi di ridurre le dimensioni del progetto. Un progetto nel quale Gehry s´era gettato con passione, senza nascondere che quell´opera aveva il potere di risvegliare le sue radici ebraiche, l´infanzia vissuta con il cognome Goldenberg, successivamente cambiato in Gehry.
L´architetto, tuttavia, non ha mai voluto commentare in alcun modo le proteste che l´idea stessa di costruire un museo della Tolleranza sopra un cimitero islamico ha scatenato sin dall´inizio. A maggior ragione oggi. «È un argomento politicamente molto delicato», s´è limitato a rispondere Craig Webb, responsabile del progetto nell´ambito dello studio Gehry Associati, confermando che lo studio «non è più coinvolto in quell´opera».
Nulla di tutto questo si percepisce nel cantiere aperto oltre due anni fa in quella porzione dell´antico cimitero di Mamilla, tra la via Hillel e il parco dell´Indipendenza, nel cuore della Gerusalemme ebraica, dove, inopinatamente, alla fine degli Anni 60 venne costruito un parcheggio. Questo è stato l´argomento col quale l´Alta Corte israeliana aveva respinto il ricorso della Fondazione Al Aqsa, un´organizzazione islamica legata al Mufty di Gerusalemme, che si era opposta al progetto invocando il rispetto che si deve ai morti. È vero che, in parte, le tombe di Mamilla erano state spianate e sommerse da una colata d´asfalto, ma è anche vero che il parcheggio copriva soltanto una frazione del cimitero, mentre gli stessi esperti israeliani della sovrintendenza alle Antichità avevano attribuito alla parte restante un´importanza storica archeologica primaria.
Dopo la decisione della magistratura, nel novembre 2008, i lavori del Museo erano ripartiti a pieno ritmo. Gli scavi hanno portato alla luce non meno di duecento resti umani che sarebbero stati inumati nelle adiacenze del cantiere. Adesso il committente principale, la Fondazione Wiesenthal starebbe già cercando un´alternativa a Gehry, ma con il ritiro dell´archistar l´intero progetto sembra aver perso uno dei principali motivi di richiamo.
Fonte:La repubblica di 16/01/2010
Sottolineo
" un antico cimitero gerosolimitano punteggiato di tombe islamiche, crociate, mamelucche, considerato a suo tempo un bene archeologico da conservare."
:S
Non è la prima volta che l'entità sionista distrugge cimiteri per costruire alberghi e squallidi "musei" della tolleranza.