Originariamente Scritto da
jack
Ma per cortesia, li avete visti i numeri o parlate tanto per, stile Veneziani?
I giornali hanno commentato la manovra economica del governo per i prossimi due anni e mezzo definendola come “di lacrime e sangue”. Si è perfino parlato di una manovra così dura da richiedere un gioco delle parti nell'esecutivo, con il ministro del Tesoro che interpreta il poliziotto cattivo e il presidente del Consiglio quello buono. Ma fino a ieri non c’era un testo con la definizione precisa degli interventi. Insomma, sino a qualche giorno fa si è discusso sostanzialmente al buio. E al buio si lavora molto con la fantasia, come nel DNA di Berluconi.
Adesso che i numeri sono usciti qualcosa si può dire, con certezza.
Non è affatto una manovra incentrata sui tagli alla spesa; al contrario ben il 40 per cento della manovra a regime (nel 2012) è composto da maggiori entrate. L’incremento delle entrate è dovuto in gran parte ai nuovi provvedimenti anti-evasione, da cui il governo pensa (vedremo) di ottenere fino a 8 miliardi di euro. Il problema è che è impossibile stimare con precisione il valore delle misure di contrasto, tant’è che nella passata legislatura il governo aveva avuto la buona creanza di non inserire le stime nella manovra, considerandole semmai, a consuntivo, come sorprese positive. I numeri su cui conta questa manovra sono, invece, imponenti. Insomma, alla sperindio.
Per più del 70 per cento, i tagli sono rappresentati da riduzioni lineari nelle spese dei ministeri o da semplici riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, senza che siano state varate misure strutturali di contenimento delle spese; l’esperienza passata ci insegna che questi sono spesso tagli di carta.
La parte del leone dei tagli la subiscono ancora una volta Regioni e altri enti territoriali, chiamati a contribuire a regime per 8,5 miliardi di euro, oltre il 60 per cento della riduzione prevista nella spesa. Per le Regioni si tratta del sostanziale annullamento dei trasferimenti per il finanziamento delle funzioni devolute con le leggi Bassanini nel 1997; per comuni e province, di un taglio ai trasferimenti dell’ordine del 20 per cento del totale. Come questi enti territoriali potranno gestire riduzioni così imponenti non è chiaro. Che federalismo fiscale hanno in mente? Un bello zero tondo da spartire in modo federale? Se questa non è l'apoteosi di Roma ladrona, "mi tengo tutto e arrangiatevi", non so cosa sia.
Intanto, i tagli agli enti inutili e ai costi della politica, di cui tanto si è parlato, contano praticamente nulla in termini di riduzione della spesa. Si parla di qualche milione, alla faccia dei fantamiliardi ventilati.
Il congelamento dei contratti nel pubblico impiego conta un decimo di quanto anticipato dai giornali (attorno ai 500 milioni anziché più di 5 miliardi). Non è la prima volta che si congelano i contratti, spostando spese più in là, senza risparmi strutturali. In passato, questi blocchi hanno comportato a regime addirittura incrementi di spesa perché il recupero dei rinvii è sempre molto oneroso. Poi diciamolo: tagliare la spesa (politica fiscale restrittiva) durante una recessione per poi espanderla quando (si spera) la crescita riprenderà non è proprio un colpo di genio.
La chiusura di alcune finestre per pensioni di vecchiaia e anzianità comporta risparmi di circa un miliardo di euro, sperando che l’effetto annuncio non spinga molti ad anticipare l’andata in pensione. Alla faccia del provvedimento strutturale.
Anzi direi proprio che l’aggiustamento strutturale langue. Coerente con questa impostazione la scelta di operare sulla cassa (rinvii di spese e tagli ad erogazioni) anziché sulla competenza. Insomma puro e semplice dilettantismo, improvvisazione contabile.
Si tratta di una manovra visibilmente improvvisata, che bada a esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante. Fuffa. Le “lacrime e sangue” sono per pochi, i soliti. Chi paga davvero sono i giovani, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato e dal blocco delle assunzioni e delle carriere nel pubblico impiego (che penalizza soprattutto chi è entrato con salari molti bassi contando sugli scatti di anzianità) oltre che dall’ennesimo rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali. Non una, ma due mani, vengono messe nella tasche dei giovani.
Hai voglia vaneggiare di quoziente familiare, di asili e di mutuo sociale, dopo. Dilettanti!
Questo è quanto (trovate nella Relazione Tecnica sulla manovra). Ovviamente siete padroni di ignorarlo e di farvi le vostre seghe su Tremonti uomo del rigore e sulla Lega burattinaia (sic!), ma la cosa non vi fa onore..
Cari saluti.