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Salus Vienna Tua
Germania, alla donna fu impedito di fare il bagno con un costume che le avrebbe lasciato scoperto soltanto il viso, le mani e i piedi. Ora lei minaccia di andare davanti a un giudice, e ha molte probabilità di vincere
AFP
tonia mastrobuoni
inviata a berlino
A giugno dell’anno scorso, entrando in piscina con i suoi due bambini, Ela B. avvertì all’ingresso che avrebbe voluto fare il bagno con un costume che le avrebbe lasciato scoperto soltanto il viso, le mani e i piedi.
Nella piscina che affaccia sul lago di Costanza, i “burkini” non sono esplicitamente vietati, ma l’amministrazione le impedì di entrare in base a un vecchio regolamento che proibisce di indossare mute in piscina per motivi igienici. Adesso la donna di origini turche vuole portare il suo caso davanti al tribunale: ritiene che quel divieto limiti la sua libertà religiosa. Ed è probabile che vinca.
Il fatto è che dopo averle impedito di entrare, l’amministratore delle piscine comunali di Costanza scrisse una lettera alla responsabile per l’immigrazione, motivando ulteriormente il divieto, spiegando che i bagnanti si sarebbero potuti sentire a disagio, persino minacciati dal “burkini”. A quel punto scoppiò una polemica infinita su internet tra sostenitori e oppositori. Dai motivi igienici si passò a quelli religiosi.
Le probabilità che Ela B. possa far valere il suo diritto di fare il bagno con un costume che le consenta di rispettare il suo credo sono alte. C’è un precedente importante: l’anno scorso una studentessa musulmana di Francoforte si rifiutò di partecipare alle lezioni di nuoto: il tribunale amministrativo federale sentenziò che avrebbe potuto portare il costume integrale. Per i giudici, il “burkini” era un’opzione più accettabile dell’esclusione da una lezione di educazione fisica per motivi religiosi.
La Stampa - Col ?burkini? al Lago di Costanza Il caso di Ela arriva in Tribunale
Burkini;