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    Canaglia
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    Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo da parte di un notav questa minuziosa inchiesta che dimostra come la vicenda giudiziaria messa in atto contro i notav non avvenga per amor di giustizia. Non avvenga nemmeno in maniera disinteressata. Uno dei due pm con l’elmetto ha un ruolo chiave in molte vicende della nostra regione, appassionato di calcio e del potere del calcio, il pm Antonio Rinaudo, sempre solerte nei confronti dei notav, non sembra lo stesso per le sue frequentazioni e per le lui medesimo.
    E’ un notav a fornirci questa inchiesta, e ancora una volta ci fa pensare molto sul ruolo e il coinvolgimento dell’informazione nella crociata contro la Valsusa. Nessuno, in nessuna redazione, si è mai posto delle domande, ha fatto una ricerca negli archivi, per provare a capire qualcosa in più dell’astio profuso dai Pm contro giovani e meno giovani del movimento. Forse perchè tutti troppo abituati a stringere mani.
    Qui di seguito pubblichiamo la prima puntata dell’inchiesta, il 2 maggio la prossima.


    Le strane amicizie del pm Rinaudo
    Magistratura e ‘Ndrangheta all’attacco della Val Susa
    Nell’ottobre 2003 un pubblico ministero della procura di Torino, Antonio Malagnino, ricevette un rapporto dei carabinieri in cui comparivano telefonate “amichevoli” tra un suo collega in procura, Antonio Rinaudo, e un uomo, tale Antonio Esposito detto Tonino, soprannominato negli ambienti malavitosi “O’ Americano”, già accusato di aver pianificato un omicidio negli anni Ottanta, emissario a Torino del più potente e famoso boss della ‘Ndrangheta in Val Susa: Rocco Lo Presti, le cui attività criminali avevano condotto nel 1995 allo scioglimento per mafia del comune di Bardonecchia (primo caso nel nord Italia). Motivo scatenante dello scioglimento era stata l’inchiesta sul sindaco della piccola città alpina, che aveva concesso proprio a Lo Presti appalti miliardari in qualità di boss di quella “mafia della Val Susa” che connotò negativamente, per decenni, la fama di quei territori – fino alla nascita del movimento No Tav. Oggi Antonio Rinaudo gestisce con furore la battaglia giudiziaria contro quel movimento e difende un cantiere da più parti accusato di essere il nuovo e più grande bancomat per la stessa e sempre più potente organizzazione criminale.
    La scoperta delle relazioni pericolose tra Rinaudo e l’emissario della ’Ndrangheta valsusina non portarono, sorprendentemente, ad alcuna conseguenza di rilievo per il magistrato. Rinaudo continuò, indisturbato, a ricoprire il suo ruolo di pubblico ministero. In quello stesso anno, anzi, gli fu affidata proprio un’inchiesta su attività riconducibili alla ‘Ndrangheta. Si trattava di sessantacinque persone coinvolte in un traffico internazionale tra tre paesi e due continenti. Rinaudo, per loro fortuna, lascerà giacere il fascicolo per ben dieci anni nel suo cassetto, prima di riesumarlo, appena un anno fa, quando per tutti gli indagati è ormai garantito, nei fatti, l’esito della prescrizione. È il procedimento 6616/02 R.G. G.I.P.: la chiusura indagini è datata 2003, ma la richiesta di rinvio a giudizio di Rinaudo (unico titolare dell’inchiesta) è dell’agosto 2013, dieci anni in ritardo e ad appena dieci giorni dalla firma del magistrato sulle prime accuse di terrorismo per chi si oppone all’alta velocità.
    Prima di arrivare in Val Susa e imbastire la guerra giudiziaria contro il movimento, Rinaudo ha avuto tempo di lasciare altre tracce delle sue relazioni pericolose. Il 26 febbraio 2005, quando Tonino Esposito ormai da anni gestiva l’impero dello strozzinaggio per conto di Lo Presti a Torino, Rinaudo fece al criminale una delle tante telefonate, chiedendogli di passare a prenderlo in macchina per portarlo a cena in un Hotel di lusso, dove lo aspettava Luciano Moggi, da cui il pubblico ministero, scopriranno i carabinieri, riceveva da tempo regalie e favori. Ironia della sorte, il malavitoso si lamentò della richiesta di Rinaudo proprio con Moggi (che definì al telefono il pm “’Na rottura di palle”) e sbottò: “Questi qua so’ tutti la stessa pasta, so’, ‘sti magistrati!”. La telefonata era intercettata, stavolta, dal nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, su ordine della direzione distrettuale antimafia di Napoli, che indagava, tra l’altro, sugli agganci che Moggi aveva con le forze di polizia e negli ambienti giudiziari.
    Proprio da quelle telefonate emerse la presenza, alla cena tra Moggi, Rinaudo e Tonino Esposito, anche dell’avvocato ed ex deputato del Msi Andrea Galasso. La presenza di Galasso (che i carabinieri di Roma definiscono “comune amico” di Rinaudo e Moggi) conduce nuovamente, guarda caso, alla Val Susa. Galasso aveva difeso il presunto mandante di Esposito per il vecchio caso di omicidio: era Franco Froio, dirigente supremo dei lavori per l’autostrada del Frejus che ingrassarono a tal punto il clan di Lo Presti da attirare le attenzioni della commissione antimafia. Ora, mentre è a cena con Rinaudo, Galasso assiste il suo amico e sodale politico Ugo Martinat (all’epoca viceministro dei lavori pubblici), mentre suo fratello darà domicilio legale a Vincenzo Procopio, suo portaborse. I due erano sotto inchiesta per gli appalti truccati al previsto cantiere Tav di Venaus: il viceministro, grazie al suo faccendiere, aveva messo in piedi un sistema di incassi in favore di Alleanza Nazionale per tutti gli appalti pubblici del torinese, ma anche una spartizione occulta del denaro stanziato per il Tav (che coinvolse anche l’allora ministro per i lavori pubblici, Pietro Lunardi).
    I fili pronti a dipanarsi dalle frequentazioni di Rinaudo, però, sono appena cominciati. Quando Antonio Malagnino scoprì i suoi rapporti con l’uomo di Lo Presti, nel 2003, stava indagando su vicende criminali che avevano il loro fulcro proprio nel rapporto tra Tonino Esposito e Vincenzo Procopio, l’uomo degli appalti a Venaus. Accadde in quell’anno, infatti, che Procopio (membro del comitato direttivo di Torino 2006) ricevesse strane telefonate di minaccia, per poi essere avvicinato da Tonino in persona, che gli disse: “So che hai dei problemi. Conosco persone che possono aiutarti”. Fu a partire da questo avvicinamento mafioso, e dal successivo invio di cinque buste contenenti proiettili calibro 10 a tutti i dirigenti del comitato direttivo, che la procura ordinò l’intercettazione dell’utenza di Esposito e appurò tanto i suoi contatti con Rinaudo quando quelli con Lo Presti, scoprendo le attività usurarie a Torino del boss della ‘Ndrangheta e il tentativo di infiltrazione nei cantieri olimpici.
    Lo Presti ed Esposito furono arrestati alla fine del 2006, pochi giorni prima che uno dei sessantacinque indagati che Rinaudo aveva “dimenticato” nel suo cassetto, Rocco Varacalli (un affiliato di primo piano della ‘Ndrangheta), cominciasse a parlare con (altri) magistrati e raccontasse che tutti gli appalti di Torino 2006 erano stati assegnati dal comitato olimpico a ditte facenti capo alla sua organizzazione, così come i lavori finanziati dalla giunta Chiamparino per il piano regolatore torinese (spina 3) e dal governo per il Tav Torino-Milano (che servì anche a interrare quintali di rifiuti tossici nella pianura padana). E qui la storia inizia a farsi complicata. Varacalli rivelò i nomi dei capi delle “locali”, le strutture territoriali della ‘Ndrangheta torinese; tra essi Bruno Iaria, figlio di Giovanni, vecchio boss del Canavese, con centro di comando a Cuorgné, nell’hinterland settentrionale di Torino. Proprio in quei mesi Bruno Iaria figurava, guarda caso, tra i “dipendenti” dell’azienda di una nota famiglia valsusina, i Lazzaro, che secondo l’ex sindaco di Bardonecchia avevano svolto la funzione di prestanome per Lo Presti durante la costruzione dell’autostrada del Frejus. Lazzaro era stato anche arrestato per appalti truccati nel 2002, e in quell’occasione era emersa la presenza di una “talpa” in procura (mai identificata), che aveva avvisato gli “imprenditori” che era in corso l’intercettazione dei loro telefoni.
    Poco tempo dopo, nel 2008, i Lazzaro ottennero appalti sia per lavori pubblici in Val Susa, sia per lavori di manutenzione della Salerno-Reggio Calabria e, attraverso complessi giochi camerali e contabili, si associarono a Giovanni Iaria in modo occulto. Questo, almeno, è ciò che dirà una relazione alla procura di Torino nel 2011, in cui si fece riferimento anche alle visite agli Iaria compiute da un altro “imprenditore” valsusino, Claudio Martina. Eppure, in quello stesso 2011, Ltf firmò un contratto milionario per il cantiere Tav di Chiomonte… con chi? Beh, naturalmente proprio con le ditte Italcoge e Martina Srl delle famiglie Martina e Lazzaro. Questo nonostante pochi giorni dopo, il 9 giugno, Giovanni e Bruno Iaria venissero arrestati con l’accusa di associazione mafiosa. Ma il 17 giugno, dopo altri otto giorni, Antonio Rinaudo firmò i primi cinquantacinque avvisi di indagine per altrettanti oppositori all’installazione del cantiere e ordinò la perquisizione di alcune loro abitazioni, tra cui quella del portavoce Alberto Perino (che avrebbe di lì a poco ricevuto una lettera con scritto: “Vi diamo tutti in pasto ai maiali e vi sciogliamo nell’acido”).
    Altri dieci giorni e, il 27 giugno, duemila agenti tra poliziotti e carabinieri scortano la pala meccanica dei Lazzaro affinché essa distrugga, tra le proteste e la resistenza dei valligiani, le barricate che delimitavano l’ingresso alla Libera Repubblica della Maddalena, il presidio degli oppositori costruito dove doveva sorgere il contestato cantiere. Antonio Rinaudo fu allora definitivamente delegato a contrastare il movimento No Tav con l’arma degli arresti e dei processi. Il 18 gennaio 2012, intanto, Vincenzo Procopio entrò nel Consorzio Valsusa Imprese per lo Sviluppo, di cui facevano già parte i Lazzaro, e ottenne appalti per il cantiere appena aperto. Milioni di euro dei contribuenti sono quindi tuttora a disposizione, oltre che di chi è indicato dagli investigatori come sodale degli Iaria, e dall’ex sindaco di Bardonecchia quale prestanome di Lo Presti, anche di chi intrigò per spartire i miliardi di Venaus che non furono rubati (in favore del viceministro difeso dall’amico di Rinaudo, Andrea Galasso) soltanto per l’opposizione del movimento No Tav.
    Il cerchio delle cene del 2005 e delle telefonate del 2003 si chiude sei giorni dopo l’ingresso di Procopio nel cantiere. Rinaudo firmò infatti la maxiretata con ventisei arresti e cinquantasei avvisi d’indagine contro gli oppositori al cantiere di Chiomonte. Le attività del pm e dei suoi collaboratori contro l’opposizione al Tav hanno successivamente portato, in meno di quattro anni, a quasi mille indagati per reati connessi alla protesta contro la grande opera. Arresti, forzature giudiziarie, lesioni del diritto di difesa, indifferenza smaccata o insabbiamenti per le violenze subite dai No Tav (dalle diffamazioni a mezzo stampa, ai pestaggi, agli incendi di auto e presidi, agli abusi sessuali). Tre ragazzi e una ragazza contrari all’opera sono detenuti da mesi, su ordine di Rinaudo, in completo isolamento e in regime d’alta sorveglianza nelle carceri italiane con l’accusa di aver danneggiato un compressore del cantiere, e per questo sono accusati da Rinaudo di “attentato con finalità terroristiche”. Due ragazzi scontano due anni e due mesi ai domiciliari per aver supportato un’azione No Tav. Le imputazioni e le intimidazioni del pm e dei suoi più stretti collaboratori non hanno risparmiato gli amministratori locali contrari al Tav, i giornalisti e i blogger critici verso il suo operato o verso quello della polizia, gli scrittori e gli intellettuali contrari all’opera; ma si sono concentrate soprattutto sui valligiani più affezionati alla salute della loro terra e sui giovani più generosi nel difendere un pezzo d’Italia dall’ennesima devastazione tossica da parte delle ecomafie e dei partiti.
    Perché proprio Rinaudo? Perché proprio lui? Perché la procura ha affidato a un uomo con tali legami le controversie sociali sulla Torino-Lione, che coinvolgono migliaia di cittadini in contrapposizione a interessi politici e criminali cui conduce proprio ciò che abbiamo documentato con l’inchiesta che ora pubblichiamo nella sua interezza? E perché i mezzi d’informazione non hanno mai dato conto di tutto questo, almeno da quando Rinaudo è stato destinato a quella Val Susa che anche grazie a lui è diventata, in questi anni, territorio d’emergenza? Sono possibili risposte diverse. Quel che è certo, è che l’abuso giudiziario contro il movimento No Tav rivela, grazie alle informazioni che abbiamo qui raccolto, risvolti ancora più inquietanti. Tutte le notizie che abbiamo reperito sugli intrecci tra crimine organizzato, politica e magistratura in rapporto al Tav sono basate su fonti documentate, su visure camerali, atti giudiziari, interviste e report giornalistici che troverete indicati in calce ai testi. Curiosamente, questo materiale ci ha condotto esattamente dove ci avevano condotto, da anni, le informazioni raccolte nei bar della Val di Susa e, in alcuni risvolti decisivi, per le strade di Torino.
    D’altra parte – come abbiamo già avuto modo di affermare – chi ci arresta e ci indaga sarà sempre sotto indagine da parte nostra. L’indagine di un movimento, però, è diversa da quella di un tribunale; ogni valutazione sui fatti è affidata unicamente all’attenzione critica di chi vorrà dare lettura di quanto segue.
    (per una lettura più agevole abbiamo diviso in capitoli il testo)


    Le strane amicizie del Pm Rinaudo (parte II)


    Le strane amicizie del Pm Rinaudo (parte III)


  2. #2
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Dallo scarso successo del post deduco che l'utente medio di TP ritiene più grave che un rom non paghi il biglietto del tram piuttosto che un pm abbia relazioni quantomeno ambigue con personaggi non proprio raccomandabili.

  3. #3
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Non interessano le cose serie?

  4. #4
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Che rapporto c'è tra il Pm Antonio Rinaudo e la 'Ndrangheta?

    L’inchiesta No Tav che mette in crisi il pm Antonio Rinaudo







    In queste ore sta girando in rete un’inchiesta No Tav che riguarda il pubblico ministero Antonio Rinaudo, titolare dei fascicoli aperti contro il movimento che si oppone all’Alta Velocità. Un lavoro certosino di contro informazione che giornalisticamente è impeccabile e degno di lettura. Nonostante questo però, e nonostante in passato la contro informazione sia stata fondamentale a far luce su capitoli più oscuri della storia italiana (non dimentichiamo che molte firme illustri del giornalismo nostrano provengono proprio da quelle fila) nessun quotidiano ha ripreso la notizia. Anzi. Qualcuno ha bollato tutto quanto come “storie vecchie”. Ancora peggio, ci viene da dire, visto che “vecchio” ha il suono di “dimenticato”.
    Abbiamo quindi deciso non di “copiare e incollare” l’inchiesta (avremmo fatto torto a chi ha lavorato duramente su intercettazioni e faldoni, prendendoci paternità non nostre) ma raccontare con la cronaca quanto è emerso.
    Perché secondo noi il giornalista e chi opera nell’informazione ha il dovere di far sapere e far in modo che il lettore si faccia una propria idea, e sta a noi fornire gli strumenti per farlo. E non è certo tenendo chiusi dentro i cassetti certe notizie che facciamo un buon servizio a loro o che riusciremo a sconfiggere il luogo comune che vuole i giornalisti solo dei lacchè e servi del potente di turno.
    Andrea Doi


    Nella giornata di sabato su uno dei maggiori siti di riferimento del movimento No Tav è stata pubblicata una lunga e dettagliata inchiesta dal titolo “Le strane amicizie del pm Rinaudo”. L’articolo ripercorre appunto la carriera di Antonio Rinaudo, pubblico ministero presso la Procura di Torino, il cui nome in tempi recenti è diventato noto soprattutto per la sua partecipazione al pool di magistrati che coordina le indagini sulle proteste contro l’alta velocità in Valle di Susa.
    Sono infatti quasi mille le persone inquisite negli ultimi quattro anni per episodi legati alla battaglia No Tav e molte delle indagini portano la firma di Rinaudo e del collega Andrea Padalino.
    La pubblicazione dell’inchiesta arriva peraltro a pochi giorni dalla manifestazione del 10 maggio, in cui il movimento No Tav ha convocato una marcia popolare a Torino contro la criminalizzazione degli attivisti e in particolare contro l’accusa di terrorismo che grava su quattro di loro, incarcerati dallo scorso 9 dicembre. Un’accusa grave e dai risvolti potenzialmente molto pesanti sulla quale nelle ultime settimane hanno preso parola diversi personaggi pubblici e su cui la Cassazione dovrà esprimersi il prossimo 15 maggio per stabilire se l’imputazione sia legittima o meno in riferimento ai fatti contestati ai quattro No Tav.
    Ripercorrendo indagini, intercettazioni e frequentazioni che ruotano attorno alla figura di Rinaudo, l’inchiesta pubblicata sul sito del movimento mette in luce il fitto intreccio (da sempre denunciato dagli stessi No Tav) che lega mafie imprenditoriali e sete di profitti alla costruzione dell’alta velocità in Valle di Susa e, più in generale, a tutto il “sistema grandi-opere” che in Italia conta una serie di tanto famosi quanto infelici esempi.
    Per arrivare fino alla recente apertura del cantiere geognostico di Chiomonte e al moltiplicarsi di fascicoli di indagini a carico degli attivisti, l’inchiesta parte in realtà da molto più lontano, in particolare dall’ottobre del 2003, quando un altro pm torinese, Antonio Malagnino, riceve un rapporto contenente alcune intercettazioni telefoniche tra Rinaudo e tale Antonio Esposito. Quest’ultimo è un personaggio malavitoso più volte indagato a partire dagli anni ’80 in quanto ritenuto emissario torinese di Rocco Lo Presti, boss della ‘Ndrangheta, la mafia calabrese, trasferitosi in Valle di Susa, più precisamente a Bardonecchia, che nel 1995 sarà il primo comune del Nord Italia a essere sciolto per presunte infiltrazioni mafiose.
    Tali intercettazioni, che rivelerebbero in più occasioni frequentazioni assidue e amichevoli tra Rinaudo ed Esposito, non hanno però conseguenza alcuna per la carriera del pm torinese, al quale nello stesso anno viene anzi affidata un’inchiesta riguardante 65 persone indagate per attività riconducibili alla ‘Ndrangheta. Rinaudo procederà però con il rinvio a giudizio degli indagati solo dieci anni più tardi, lasciando intercorrere un tempo decisamente più lungo di quello adottato nella maggior parte dei processi (soprattutto se paragonato ai ritmi che caratterizzano gli attuali procedimenti contro i No Tav, nei quali l’intervallo tra la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio conta solitamente pochi mesi).
    A partire da questa relazione poco ortodossa tra il pm torinese e Antonio Esposito, l’inchiesta pubblicata dai No Tav si addentra in una lunga analisi di torbide vicende torinesi e valsusine degli ultimi 30 anni fatte di appalti, favori, speculazioni e colate di cemento e ricerche di appoggi in Procura. Il documento sembra non risparmiare proprio nessuno: nell’articolo compare infatti frequentemente il nome di Luciano Moggi, ex dirigente della Juventus al centro dello scandalo di “Calciopoli” e comune amico di Rinaudo e Esposito.
    Un estratto di una delle intercettazioni riportate nell’inchiesta pare emblematico della poca limpidezza del rapporto che intercorre tra i due:
    Rinaudo: Sì! Ma difatti, io che sono un pubblico ministero e so come vanno fatte le cose…
    Moggi: Apposta (ride)
    Rinaudo: Eeh… sono un po’ più intelligente degli altri!


    Ma proseguendo con la lettura si incontrano anche ex deputati missini, l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi e il suo vice Ugo Martinat (entrambi in carica dal 2001 al 2006 sotto il governo Berlusconi, proprio negli anni in cui la battaglia contro il Tav Torino-Lione giunge ai primi momenti di scontro aperto), candidati nelle liste del Pd e il sindaco Fassino, responsabili della gestione dei giochi olimpici invernali di Torino 2006 e altri magistrati torinesi. In particolare figura il nome del pm Maurizio Laudi, che nel ‘98 indagò su tre anarchici accusati di ecoterrorismo contro l’Alta Velocità valsusina. Due di loro, Sole e Baleno, moriranno in carcere prima di essere assolti.
    Passando per la costruzione dell’autostrada Torino-Bardonecchia (e relativi appalti poco limpidi) negli anni ‘80 e ‘90, molti di questi nomi arrivano fino a oggi e alla vicenda Tav grazie a legami più o meno diretti con le ditte che hanno attualmente in gestione la realizzazione della Torino-Lione.
    Un nome in particolare sembra chiudere il cerchio della lunga vicenda: è quello dell’imprenditore Vincenzo Procopio che in Valle di Susa muove i primi passi come membro del comitato direttivo delle Olimpiadi per poi passare alla gestione del cantiere del Tav di Venaus. Per entrambi gli incarichi è stato indagato e condannato in primo grado in un’inchiesta per turbativa d’asta che vedeva coinvolto anche l’ex viceministro Ugo Martinat.
    Il documento non è ancora completo e, come annuncia il sito del movimento No Tav, le parti conclusive verranno pubblicate nei prossimi giorni. Tuttavia, un interrogativo rimbalza con insistenza sui social network e sorge spontaneo sulla bocca di chi in questi giorni è arrivato fino in fondo alla lettura dell’inchiesta: alla luce degli intrecci che lo vedrebbero coinvolto, come mai la gestione giudiziaria delle proteste contro l’alta velocità è stata affidata proprio al pm Antonio Rinaudo?
    Per gli attivisti No Tav, come dichiarano essi stessi, il contenuto del documento diffuso in questi giorni, non sarebbe che la conferma di quanto vanno denunciando da anni.
    Per tutti si tratta comunque di una controinchiesta che non può essere semplicemente ignorata perché quanto si legge rivelerebbe tratti decisamente inquietanti rispetto alla tenacia con cui la maggior parte dei partiti italiani continua a sostenere la realizzazione di un’opera tanto avversata e messa più volte in discussione nella sua utilità.

    L?inchiesta No Tav che mette in crisi il pm Antonio Rinaudo | NuovaSocietà

  5. #5
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Per carità, Raymond: non sia mai!!

    Per una volta che posti qualcosa di degno... Qualche conseguenza l'inchiesta l'ha avuta... fatti un giro nel tribunale di Torino e fatti qualche chiacchierata con chi lì ci lavora: è buona norma andare alle fonti, non credi?

    P.S. Il rom che non paga il biglietto, visto che non pagherà nemmeno la multa, dal tram va cacciato COMUNQUE a calci in culo.

  6. #6
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Citazione Originariamente Scritto da Raymond la Science Visualizza Messaggio
    Non interessano le cose serie?

    Mister Raymond le faccio notare che lei assieme ai suoi soci Airbus e Magamanar
    siete i tre utenti più odiati e disprezzati di questo forum, ormai non vi da retta più
    nessuno, fatevene una ragione!!!

    Raymond - Airbus - Magamanar


  7. #7
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    si sapevo dell'amicizia con Moggi ai tempi di Calciopoli.
    Basta gugolare #rinaudo #moggi

  8. #8
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Citazione Originariamente Scritto da Hiroo Onoda Visualizza Messaggio
    Mister Raymond le faccio notare che lei assieme ai suoi soci Airbus e Magamanar
    siete i tre utenti più odiati e disprezzati di questo forum, ormai non vi da retta più
    nessuno, fatevene una ragione!!!

    Raymond - Airbus - Magamanar

    Mi sarei preoccupato del contrario...

    Citazione Originariamente Scritto da Korax Visualizza Messaggio
    Per una volta che posti qualcosa di degno... Qualche conseguenza l'inchiesta l'ha avuta... fatti un giro nel tribunale di Torino e fatti qualche chiacchierata con chi lì ci lavora: è buona norma andare alle fonti, non credi?

    .
    Quali conseguenze ha avuto l'inchiesta? Che l'hanno messo ad indagare sui NO TAV? Proprio le sue amicizie dimostrano che i valsusini hanno ragione e che la repressione ha il solo scopo di far proseguire il grande business.

  9. #9
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Citazione Originariamente Scritto da Raymond la Science Visualizza Messaggio
    Mi sarei preoccupato del contrario...



    Quali conseguenze ha avuto l'inchiesta? Che l'hanno messo ad indagare sui NO TAV? Proprio le sue amicizie dimostrano che i valsusini hanno ragione e che la repressione ha il solo scopo di far proseguire il grande business.
    ........i Valsusini soprattutto ..............che la TAV sparisce a 400 metri per rivederla direttamente oltralpe ............
    FAi te quanti Valsusini sono coinvolti ..........

  10. #10
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le strane amicizie del pm Rinaudo

    Citazione Originariamente Scritto da albertob Visualizza Messaggio
    ........i Valsusini soprattutto ..............che la TAV sparisce a 400 metri per rivederla direttamente oltralpe ............
    FAi te quanti Valsusini sono coinvolti ..........
    Leggi di più, informati meglio e smetti di scrivere cazzate sentite al TG.

 

 
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