Originariamente Scritto da
Giò
Partirò anch'io dalla definizione 'romualdiana' di Destra:
“Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo. Essere di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose. Essere di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto ‘a ciascuno il suo’ non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa. Infine, essere di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e – in nome di questa spiritualità e dei suoi valori – accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa”.
Adriano Romualdi
Questa, a mio avviso, è l'accezione originaria di Destra.
La Destra nasce come opposizione alla sovversione della sinistra rivoluzionaria.
Simbolo di essa sono le rivolte di Vandea, il pensiero di De Bonald e De Maistre, la gioventù dorata, i moscardini, i controrivoluzionari che tanti colpi di Stato tentarono per rovesciare la situazione dopo il terrore giacobino, il legittimismo reazionario di Carlo X e lo 'squadrismo' ante literram degli ultras.
Il divenire storico ha esposto la 'Destra' e la sinistra ad una contaminazione - sul piano politico concreto - quasi inevitabile.
L'ingresso nella storia delle masse operaie e l'avvento dei socialismi in tutta Europa ha portato ad un riposizionamento a destra di parte del liberalismo europeo.
Lo stesso avvenne, seppur in modalità differenti e con minor tormento, in Inghilterra, dove pure già esisteva la divisione fra conservatori - tories - e liberali - whigs - corrispondente grosso modo al 'destra/sinistra' originario che troveremo nelle aule parlamentari della Francia dell'ultimo decennio del '700 e del primo trentennio - ma non solo - dell'Ottocento.
Ciò non tolse, però, che il liberalismo di per sè fosse in realtà un qualcosa di sinistra rispetto alla 'Destra primigenia' e ciò valeva nonostante il riposizionamento a destra di una parte di esso.
Infatti, ribadisco: tale 'cambiamento' fu dovuto ad una mancanza di spazio al centro e a sinistra, non ad una reale conversione ai principi reazionari della Destra aristocratica.
La stessa componente borghese della destra è - in realtà - la conseguenza dell'avvento del socialismo: una borghesia, un ceto medio, che vede minacciate le proprie posizioni sociali da un lato dall'alta borghesia e dagli industriali e dall'altro dalle masse operaie non può fare altro che porsi su posizioni difensive, che vedono con favore soluzioni politiche autoritarie, repressive, decisioniste e conservatrici sia politicamente che socialmente.
Non c'è una rivalutazione del ruolo sociale e politico dell'aristocrazia, ma semplicemente si ha paura del nuovo che avanza.
Certo, è pur sempre vero che fra gli intellettuali di destra d'estrazione borghese incominciano a diffondersi le teorie sulla circolazione delle élites, idee che auspicano l'avvento di un'aristocrazia dello spirito formata da combattenti o da guerrieri o da superuomini, ecc.
Ma si tratta appunto di un voler restaurare un qualcosa che si dà per decaduto, per non più esistente, per spento. Questa però fu solo una fra le tante tendenze.
E' qui che hanno origine le divisioni all'interno della destra politica, a livello storico.
E' per questo che, ad esempio, un reazionario o un fascista a volte si scannano di più con il liberale conservatore piuttosto che col comunista o con l'anarchico.
E' questa 'confusione', dovuta al già citato riposizionamento liberale, ad aver reso le categorie destra/sinistra/centro meno rigide di quello che erano all'inizio.
Ed infatti la storia vide paradossi incredibili come quello di un Sorel e di un Maurras, che si trovarono sulla stessa 'barricata' politica, o come quello di un figlio di un fabbro socialista romagnolo che fondò un movimento di 'reazione nazionale' all'avanzata delle sinistre e alla decadenza dello stato liberale.
Io intendo le categorie destra/sinistra nell'accezione originaria e ragiono spesso in base a quelle, ma se devo calarmi nel contesto politico contingente, soprattutto quello attuale, noto come esse siano non superate ma comunque parecchio 'flessibili'. Parlo ovviamente di un piano estremamente concreto, della pratica insomma. L'ideale e la teoria sono un'altra cosa.
E' possibile un minimo comune denominatore? Forse deluderà un po' la mia risposta, ma non lo so. Purtroppo, nella pratica, è tutto vincolato alle contingenze storiche e politiche.
Io personalmente ho sempre creduto ad una possibile unità delle destre contro le forze della sovversione.
Ma se si vuole fare uno schieramento organico, è necessario avere delle basi 'ideali' comuni. Il che però significa che qualcuno ne potrebbe restare fuori, perchè se ci si confronta sulle idee o si buttano fuori i più 'moderati' o si buttano fuori i più 'radicali'.
A meno che - appunto - non sorga l'uomo forte, autorevole, deciso, il cui carisma e le cui qualità uniscono componenti ideali che in teoria si scontrerebbero ma che in pratica si sentono rappresentante dalla figura del capo, del condottiero, del 'Cesare'.
Questo perchè? Perchè in realtà, consapevolmente o meno, la Destra politica è orfana del katechon.
Ebbene sì: qua dobbiamo fare nostra - totalmente nostra - la lezione di Donoso Cortes e Carl Schmitt.
Le rivoluzioni varie hanno portato alla decadenza e all'inattualità dell'istituto monarchico concepito in senso legittimista.
Ciò che rimane è la figura del 'dittatore coronato', che rappresenta un suo sostituto in attesa che nella storia sorgano nuovamente uomini degni di essere riconosciuti come Re o Imperatori.
E' questa figura autoritaria, per la destra reazionaria di metà Ottocento, a rappresentare il katechon a fronte dell'avanzata inarrestabile della sovversione.
Al di là dell'adesione o meno della varie correnti politiche e più o meno ideologiche o spirituali della destra politica europea alle tesi di Donoso Cortes, la storia dimostra inequivocabilmente come solo di fronte ad una figura carismatica e forte la destra è riuscita a ricompattarsi.
Qual è allora la soluzione? Sembrerà banale, ma lo ripeto: la Destra o le destre che dir si voglia devono trovare nuovamente qualcuno o qualcosa che incarni storicamente il katechon.