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Risultati da 51 a 60 di 60
  1. #51
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Citazione Originariamente Scritto da Orco Bisorco Visualizza Messaggio
    Una cosa, forse per contraddirci, la possiamo dire: non se la farebbero sfasciare? Ma si son fatti fare di peggio.

    Ecco quando dicono "noi siamo sempre indietro" dobbiamo rallegrarcene, perché solitamente si intende un passo indietro rispetto al baratro in fondo alla luminosa via del Progresso.
    Intelligente osservazione.
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    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  2. #52
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    "La solitudine in Uk e Londra, così cara e ingiusta, ci hanno fatti rimpatriare" - Il Fatto Quotidiano
    Tanti italiani ogni anno decidono di tentare la fortuna nel Regno Unito. Ma la svolta non è scontata. Perché tra difficoltà nelle relazioni sociali, costo della vita troppo alto e offerte professionali deludenti, c'è chi decide di rientrare. Ecco alcune storie
    di Gianni Rosini | 5 aprile 2015 COMMENTI

    Più informazioni su: Alcol, Alcolismo, Cervelli in Fuga Regno Unito, Italiani, Lavoro, Londra, Regno Unito, Stipendi
    “Clima terribile”, “pessime opportunità di lavoro”, “difficoltà nelle relazioni sociali” sono solo alcuni dei motivi che ogni anno spingono centinaia di italiani, partiti per il Regno Unito in cerca di fortuna, a tornare in Italia. “Non è più il Paese dei balocchi degli anni ’90, dove era semplice trovare lavoro e costruirsi una carriera piena di soddisfazioni”, raccontano alcuni di loro a ilfattoquotidiano.it. E c’è chi, non riuscendo a svoltare in Uk, decide di rientrare in patria, dove il costo della vita è inferiore.


    “Ho passato 15 anni a Londra. Odiavo il binge drinking“ – “Sono partita per amore a 27 anni, nel 1994, – racconta Annalisa Coppolaro – e sono rimasta a Londra ben 15 anni. Inizialmente, avere un marito inglese mi ha avvantaggiata, sia nel lavoro sia nelle relazioni personali”. Dopo un paio di anni di entusiasmo, però, sono venuti a galla i problemi del vivere in una città come la capitale inglese: “Ho passato momenti di vera solitudine – continua – Ho provato ad invitare a casa madri inglesi dei compagni di scuola dei miei figli, ma questi miei tentativi non venivano mai ricambiati. Come se dall’altra parte non ci fosse un vero interesse a far nascere un’amicizia”.


    “Violenza in aumento, basso livello della sanità pubblica e ritmi frenetici ci hanno spinto ad andarcene. E abbiamo scelto Siena”
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    Ciò che ha portato Annalisa e suo marito Rob, nel 2009, a pensare a un futuro in Italia è anche la diversa qualità della vita tra una metropoli come Londra e le colline senesi, dove adesso vivono: “Odiavo il ‘binge drinking’, la necessità tutta british di ubriacarsi nel minor tempo possibile – spiega – Non è possibile che sia la modalità preferita per instaurare relazioni personali. Poi ci sono la violenza in aumento in alcuni quartieri della città, il basso livello della sanità e dei college pubblici, i ritmi frenetici e una qualità della vita inferiore a quella italiana. Tutti elementi che ci hanno fatto optare per Siena, dove adesso io e mio marito siamo entrambi insegnanti di lingua con ottimi stipendi”.


    “Impossibile costruire relazioni durature” – Anita M., invece, ha giocato la carta Regno Unito ben tre volte da quando, nel 2011, ha deciso di trasferirsi a Londra. Tutti tentativi che, racconta, non hanno mai pagato e che l’hanno portata ad abbandonare definitivamente la Gran Bretagna. “Ho provato ad emigrare in Uk nel 2011 – racconta – dopo aver lasciato in Italia un lavoro interessante, ma dalle condizioni insostenibili. D’estate mi iscrissi ad una scuola d’inglese, e alloggiai presso una coppia di amici in zona 4. In quel mese di vacanza, nonostante il mio inglese incerto, trovai tre lavori, ma non li accettai perché a settembre avevo già altri impegni, tra Egitto ed Italia. Tornai a Londra dopo un mese e di offerte come quelle di agosto non c’era più l’ombra”.


    “Ero stanca di Londra, così sproporzionata e così grande, dove tutti sono concentrati sulla carriera”
    Da quel momento, Anita iniziò a cercare un impiego che le permettesse di vivere nella capitale inglese. Senza risultati soddisfacenti, nonostante avesse migliorato la conoscenza della lingua. “Non trovai che posizioni da volontario con rimborso spese (mezzi e pranzo) – continua – Avevo anche provato a lavorare in un ristorante italiano aperto da poco. Me la cavavo bene, ma il proprietario per due giorni mi chiese di continuare la prova, senza pagarmi e senza nemmeno darmi un trancio di pizza. Quando mi chiamarono in Tunisia per gestire un progetto, non esitai a mollare tutto. Ero stanca di Londra, così cara, così sproporzionata, così grande, così ingiusta, dove sembrava impossibile costruire delle relazioni durature, dove tutti sono concentrati sulla carriera”. Anita nel Regno Unito tornerà una terza volta, a Glasgow, in Scozia, dove la qualità della vita, dice, è migliore rispetto alla capitale inglese, ma “le opportunità sembrano essere ancora meno”. Quindi, fine della storia: torna a casa in attesa di nuove opportunità lavorative in giro per il mondo.


    “Il mio stipendio? Ottimo. Ma la vita era frenetica e ripetitiva” – Per Salvatore Guarino, 34 anni, napoletano, i soldi e il lavoro non sono stati mai un problema nella City. Aveva deciso di trasferirsi a Londra per concludere la specializzazione in chirurgia “perché lì ti fanno operare”, poi è rimasto per altri tre anni. Bello stipendio, ottimo ambiente lavorativo, grandi soddisfazioni professionali, ma la capitale inglese lo stava sempre più stancando per lo stile di vita “frenetico e ripetitivo” e le difficoltà nei rapporti personali. “Dal punto di vista lavorativo – racconta – non posso certo lamentarmi, ho avuto belle soddisfazioni. La routine quotidiana che ho conosciuto qui, però, ti fa entrare in un vortice. E così si lavora solo per arrivare al weekend, per sfasciarsi di alcool”.


    “La routine quotidiana che ho conosciuto qui ti fa entrare in un vortice. Così si lavora solo per arrivare al weekend”
    Salvatore dice di essere abituato a vivere all’estero e di non avere particolari difficoltà di adattamento, ma non è mai riuscito a fare suoi la cultura e la socialità british. “Gli inglesi sono persone fantastiche – continua -, ma molto grigie e chiuse. Questa vita con giorni-fotocopia, seguendo abitudini prestabilite, la applicano anche fuori da lavoro, nei rapporti personali, e questo porta a un’inevitabile chiusura e incapacità di relazionarsi liberamente. Così, bere molto aiuta a rompere gli schemi nei quali sono costretti. Tornare a Londra in pianta stabile? Non ci penso proprio”.


    “Per costruirsi una vita vera devi guadagnare almeno 60mila pound” – Una questione di priorità, legata al cambiamento delle esigenze “una volta passati i 30”, è il motivo che ha riportato Mirella Melis, dopo otto anni nella capitale inglese, sulle bianche spiagge della sua Pula, in provincia di Cagliari. “Dopo diversi anni passati a Londra – racconta – ti accorgi che molti di quegli aspetti della vita londinese che inizialmente ti eccitavano oggi sono diventati un peso. È a quel punto che inizi a vedere i difetti e a sentire l’esigenza di tornare”.


    “Chi è a Londra da molti anni non può non sentire la mancanza di casa. Chi dice il contrario o non ci ha ancora trascorso abbastanza tempo o sta mentendo”
    Eppure a Mirella un buon lavoro non mancava: “Mi occupavo di comunicazione per un famoso portale di turismo – dice – e avevo uno stipendio intorno ai 45mila pound all’anno. Vivevo normalmente, ma non potevo comunque permettermi quel salto di qualità necessario per costruirsi una vita vera. Per quello ne servono almeno 60mila. Per fortuna sono tornata in Italia mantenendo il mio lavoro”. I costi eccessivi della capitale inglese, spiega, hanno contribuito a mettere in evidenza anche altri disagi tipici di una metropoli come quella britannica. “Ad un certo punto inizia a pesarti tutto – continua – il clima orribile; il fatto che vivere in una casa tutta tua voglia dire spostarsi nelle zone residenziali, in periferia, costringendoti così a fare un’ora di metropolitana per andare a lavorare; una vita troppo frenetica per coltivare amicizie vere. Io credo che chi è a Londra da molti anni non possa non sentire la mancanza di casa. Chi dice il contrario o non ci ha ancora trascorso abbastanza tempo o sta mentendo”.


    Twitter: @GianniRosini
    Ultima modifica di Avanguardia; 05-04-15 alle 10:25
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  3. #53
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Dai, che crolla il mito australiano, dopo quello inglese e quello tedesco!
    Australia, ecco i giovani «schiavi» italiani: undici ore a notte, a raccogliere cipolle nei campi - Corriere.it
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  4. #54
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Qui sono d' accordo con Vittorio Feltri, il quale commenta il clima in seguito alle inchieste del New York Times sulla spazzatura a Roma:
    Pensate alla monnezza vostra
    I giornali francesi, dopo il New York Times, si sono accodati ai media internazionali nelle demolizione della nostra reputazione, maltrattando Roma in modo eccessivo e sorvolando sul fatto che a Parigi la raccolta differenziata è considerata un optional, essendo ferma al 7 per cento. Salerno al confronto è un modello mondiale.
    DI VITTORIO FELTRI - 1 AGOSTO 2015

    I giornali stranieri ci attaccano da tempo immemorabile con articoli denigratori, ricchi di luoghi comuni triti e ritriti, malignità, sciocchezze spacciate per profonde analisi sociologiche. Chi fornisce materiale antinazionale alla stampa straniera siamo, però, noi stessi che sui quotidiani, sulle tivù e sui settimanali di casa nostra ci divertiamo masochisticamente a enfatizzare i guai che ci perseguitano, gli scandali, qualsiasi grana peraltro comune a quasi tutti i popoli.


    Siamo fatti così. Godiamo a parlare male della patria, a bistrattarla e a dipingerla peggio di quanto non sia. È naturale che tedeschi, inglesi, francesi eccetera ci sfottano periodicamente pensando: se gli italiani per primi si danno dei fessi, significa che lo sono davvero. Ma qualcuno, benché giustificato, talvolta esagera nel credere alle nostre autoaccuse. Recentemente il New York Times è andato giù pesante nei confronti di Roma sozzona descrivendola come una specie di letamaio frequentato, e non solo amministrato, da gente incivile, incurante delle più elementari norme igieniche.


    Mi fermo qui per decenza. Ora, che la Città eterna sia conciata male è noto: invasa dai rom, dagli extracomunitari senz’arte né parte, uomini e donne che insudiciano il suolo, strade gruviera, pattume in quantità enorme, topi in ogni angolo. Lo ha denunciato anche il Giornale, quindi saremmo stolti se non riconoscessimo il degrado della capitale, per tacere di Napoli e altri capoluoghi. Ma la trasandatezza e l’incuria non sono fenomeni esclusivi dell’Italia, ne soffrono parecchie metropoli che nessuno osa biasimare e disprezzare.


    L’esempio più eclatante è fornito dalla stessa New York, l’ultima in grado di dare consigli ad altre megalopoli (Roma compresa). Infatti, è tra le più sporche e trascurate del globo terracqueo, essendo assediata da spazzatura, pantegane, cimici e schifezze varie. Mi riferisco in particolare al metro. Scendere le scale per accedere ai vagoni è arduo: c’è da avere ribrezzo a toccare lo scorrimano, ad appoggiarsi ai muri, a toccare qualsiasi cosa. In molte stazioni si assiste a spettacoli deprimenti di una umanità allo sbando, miserabile e priva di dignità nonché di adeguati mezzi di sopravvivenza: barboni, suonatori ambulanti, perfino bimbetti questuanti. Scene identiche a quelle offerte da Stazione Termini.


    Che dire delle strade? Si passeggia fra montagne di sacchi maleodoranti, altro che immondizia differenziata. D’altronde, la gestione dei rifiuti è un dramma dappertutto, anche negli Stati Uniti. Che per distruggerli li esportano, e spesso ci guadagnano pure, a differenza del Mezzogiorno d’Italia che paga per eliminarli. La Grande Mela si è inventata un sistema di trasporto navale del pattume. Ma noi continuiamo nell’autoflagellazione, cosicché è passata l’idea che siamo un Paese di sporcaccioni, e abbiamo addirittura maturato la convinzione di esserlo.


    I giornali francesi, dopo il New York Times, si sono accodati ai media internazionali nelle demolizione della nostra reputazione, maltrattando Roma in modo eccessivo e sorvolando sul fatto che a Parigi la raccolta differenziata è considerata un optional, essendo ferma al 7 per cento. Salerno al confronto è un modello mondiale.


    Ciò non significa che possiamo vantarci quali maestri di pulizia e di rispetto per i dettami ecologici, ma è assurdo che ci impegniamo allo scopo di apparire più sozzoni di quanto siamo, scoprendo il fianco a favore di coloro che dall’estero ci colpiscono senza averne titolo. Insomma, diamoci una regolata se non vogliamo che troppi censori improvvisati insistano nell’esercizio di cogliere le nostre pagliuzze, tacendo delle proprie travi.


    Fonte:
    Il Giornale
    Ultima modifica di Avanguardia; 01-08-15 alle 10:17
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  5. #55
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Manipolazione delle menti, non v'è dubbio.
    Vile e sudicia propaganda mondialista di stampo anglo-giudaico-massonico, alla quale la massa inerme e acefala non può sottrarsi mentre la ristretta cerchia declina in chiave effetto pavloviano del male incondizionato.
    Ultima modifica di Ethnos; 01-08-15 alle 11:14
    Come nel golfo d'Alaska dove due oceani si incontrano, ma non si mischiano.
    "Preferisco stare in fondo ad un abisso senza cielo, piuttosto che vedere te, cielo di luce, macchiato di nuvole lente."

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  6. #56
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    L' esterofilia endemica del cosiddetto popolo italiano, ci stavo riflettendo, secondo me è spiegabile col fatto che l' unità d' Italia è stata fatta male, in maniera quasi violenta contro le identità locali che componevano la penisola italiana, per il fatto che il processo unitario si accompagnava a riformismo economico di tipo neoliberista e ad anticlericalismo becero, a politiche di rapina. Tutte cose che non potevano non destare ostilità tra le masse specialmente quelle contadine, allora la grande maggioranza. Il problema potrebbe risiedere nel massonico risorgimento.
    L' Italia è forse il paese che meno ha motivo di fare l' esterofilo, visto tutto l' insieme di innovazioni di cui la penisola italiana fu motrice nei secoli, dai tempi dei comuni sino all' ultimo dopoguerra. Però la costituzione dell' Italia come stato unitario è stata fatta malissimo. L' asserzione dell' Italia come mera espressione geografica è vera e falsa al tempo stesso. Eravamo prima della fatidica unità come le città stato dell' antica Grecia, che dovevamo restare stati indipendenti ma saperci alleare quando necessario.
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  7. #57
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    L'Esterofilia non serve a niente se non è critica.
    Mi dispiace solo che da Paese manifatturiero di grande livello, siamo diventati dei banali importatori di ogni cosa e mentre noi abbiamo la cultura & civiltà sotto casa, gettiamo il sudicio dove i nostri antenati hanno cerato la storia.
    Siamo un grande Paese che si è dimenticato di essere tale a furia di mangiare hamburger e patatine fritte.

  8. #58
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Ho votato giusta, un popolo capace di dare il 41% al PD fa davvero schifo e si merita solo il peggio

  9. #59
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Citazione Originariamente Scritto da Avanguardia Visualizza Messaggio
    La Russia di bello ha Putin
    Cioe' un criminale terrorista che ha riportato la guerra in Europa ? chissa' cos'erano le altre cose belle del paese, allora

  10. #60
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    Predefinito Re: Esterofilia. Quale valutazione date.

    Citazione Originariamente Scritto da Gaudente Visualizza Messaggio
    Cioe' un criminale terrorista che ha riportato la guerra in Europa ? chissa' cos'erano le altre cose belle del paese, allora
    Quale guerra?
    Spaghetti e pistole

 

 
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