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  1. #11
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    VI STAZIONE

    LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESU



    Dal libro dei Salmi.
    (27, 8-9)
    Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto"


    "Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto" (Sal 27, 8-9). Veronica – Berenice, secondo la tradizione greca – incarna questo anelito che accomuna tutti gli uomini pii dell'Antico Testamento, l'anelito di tutti gli uomini credenti a vedere il volto di Dio. Sulla Via crucis di Gesù, comunque, ella, all'inizio, non rende altro che un servizio di bontà femminile: offre un sudario a Gesù. Non si fa né contagiare dalla brutalità dei soldati, né immobilizzare dalla paura dei discepoli. È l'immagine della donna buona, che, nel turbamento e nell'oscurità dei cuori, mantiene il coraggio della bontà, non permette che il suo cuore si ottenebri. "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5, 8). All'inizio Veronica vede soltanto un volto maltrattato e segnato dal dolore. Ma l'atto d'amore imprime nel suo cuore la vera immagine di Gesù: nel Volto umano, pieno di sangue e di ferite, ella vede il Volto di Dio e della sua bontà, che ci segue anche nel più profondo dolore. Soltanto con il cuore possiamo vedere Gesù. Soltanto l'amore ci rende capaci di vedere e ci rende puri. Soltanto l'amore ci fa riconoscere Dio che è l'amore stesso.
    (Card. Joseph Ratzinger)
    Ultima modifica di Ucci Do; 10-05-14 alle 12:31
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  2. #12
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    VII STAZIONE

    GESU CADE PER LA SECONDA VOLTA




    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 24
    Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.


    Per la seconda volta, mentre avanza nell’angusta via del Calvario, Gesù cade. Intuiamo la sua debolezza fisica, dopo una terribile nottata, dopo le torture che Gli hanno inflitto. Forse non sono solo le sevizie, lo sfinimento e il peso della croce sulle spalle a farLo cadere. Su Gesù grava un peso non misurabile, qualcosa di intimo e profondo che si fa sentire a ogni passo più nitido.

    Ti vediamo come un povero uomo qualsiasi,
    che ha sbagliato nella vita e adesso deve pagare.
    E sembri non avere più forza fisica o morale
    di affrontare il nuovo giorno. E cadi.
    Come ci riconosciamo in Te, Gesù,
    anche in questa nuova caduta di sfinimento.
    E invece Ti alzi di nuovo, vuoi farcela.
    Per noi, per tutti noi,
    per darci il coraggio di rialzarci.
    La nostra debolezza c’è,
    ma il Tuo amore è più grande delle nostre carenze,
    può sempre accoglierci e capirci.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  3. #13
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    VIII STAZIONE

    GESU INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME



    «Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”» (Lc 23, 27-28).




    Ecco la chiamata al pentimento, al vero pentimento, al rimpianto, nella verità del male commesso. Gesù dice alle figlie di Gerusalemme che piangono alla sua vista: "Non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli " (Lc 23, 28). Non si può restare alla superficie del male, bisogna arrivare alle sue radici, alle cause, alla verità della coscienza fino in fondo.
    Proprio questo vuole dire il Gesù che porta la Croce, che da sempre " conosceva ciò che sta nell'uomo " (cf. Gv 2, 25) e sempre lo conosce.
    Perciò Lui deve restare sempre il più vicino testimone dei nostri atti e dei giudizi che su di essi facciamo nella nostra coscienza.
    Forse ci fa persino comprendere che questi giudizi devono essere ponderati, ragionevoli, oggettivi-dice: " non piangere "-, ma nello stesso tempo legati con tutto ciò che questa verità contiene: ce ne avverte perché è Lui che porta la Croce.

    Ti chiedo, Signore, di saper vivere e camminare nella Verità!
    Ultima modifica di Ucci Do; 10-05-14 alle 22:55
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  4. #14
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    IX STAZIONE

    GESU CADE PER LA TERZA VOLTA




    Dal Vangelo secondo Luca 22, 28-30a

    «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno».



    La strada in salita è breve, ma la sua debolezza è estrema. Gesù è sfinito nel fisico, ma anche nello spirito. Avverte su di Sé l’odio dei capi, dei sacerdoti, della folla che sembrano voler scaricare su di Lui la rabbia repressa per le oppressioni passate e presenti. Quasi che cerchino una rivincita, facendo valere il loro potere su Gesù.
    E cadi, cadi Gesù, per la terza volta.
    Sembri soccombere.
    Ma ecco che con estrema fatica Ti rialzi
    e riprendi il terribile cammino verso il Gòlgota.
    Certamente tanti nostri fratelli in tutto il mondo
    stanno soffrendo prove tremende perché Ti seguono, Gesù.
    Stanno salendo con Te verso il Calvario
    e con Te stanno persino cadendo
    sotto le persecuzioni che da duemila anni
    inferiscono sul Tuo Corpo che è la Chiesa.
    Ultima modifica di Ucci Do; 11-05-14 alle 17:02
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  5. #15
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    X STAZIONE

    GESU E' SPOGLIATO DELLE VESTI



    Dal Vangelo secondo Matteo.
    27, 33-36

    Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.

    MEDITAZIONE
    Gesù viene spogliato delle sue vesti. Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti. Il momento della spoliazione ci ricorda anche la cacciata dal paradiso: lo splendore di Dio è venuto meno nell’uomo, che ora si trova lì, nudo ed esposto, denudato, e si vergogna. Gesù, in questo modo, assume ancora una volta la situazione dell’uomo caduto. Il Gesù spogliato ci ricorda il fatto che tutti noi abbiamo perso la “prima veste”, e cioè lo splendore di Dio. Sotto la croce i soldati tirano a sorte per dividersi i suoi miseri averi, le sue vesti. Gli evangelisti lo raccontano con parole tratte dal Salmo 22, 19 e ci dicono così quel che Gesù dirà ai discepoli di Emmaus: tutto è accaduto “secondo le Scritture”. Qui niente è pura coincidenza, tutto quel che accade è racchiuso nella Parola di Dio e sostenuto dal suo divino disegno. Il Signore sperimenta tutti gli stadi e i gradi della perdizione degli uomini, e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo della redenzione: è proprio così che egli riporta a casa la pecorella smarrita. Ricordiamoci anche che Giovanni dice che l’oggetto del sorteggio era la tunica di Gesù, “tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo” (Gv 19, 23). Possiamo considerarlo un accenno alla veste del sommo sacerdote, la quale era “tessuta da un unico filo”, senza cuciture (Fl J a III 161). Costui, il Crocifisso, è infatti il vero sommo sacerdote.
    Ultima modifica di Ucci Do; 11-05-14 alle 17:05
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  6. #16
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    XI STAZIONE

    GESU E' INCHIODATO SULLA CROCE



    Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 18-19
    Lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».



    Guardandoti lassù sulla croce, anche noi come famiglia, sposi, genitori e figli stiamo imparando ad amarci e ad amare, a nutrire tra noi quell’accoglienza che dona se stessa e che sa essere accolta con riconoscenza. Che sa soffrire, che sa trasformare la sofferenza in amore.

    Per amore. Per amore!
    E' la legge dell’amore che porta a donare la propria vita per il bene dell’altro. Lo confermano quelle madri che hanno affrontato anche la morte pur di dare alla luce il loro figlio.

    Ultima modifica di Ucci Do; 12-05-14 alle 12:14
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  7. #17
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    XII STAZIONE

    GESU MUORE SULLA CROCE




    Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 45-50.54
    Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
    Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.

    Sopra la croce di Gesù – nelle due lingue del mondo di allora, il greco e il latino, e nella lingua del popolo eletto, l’ebraico – c’è scritto chi è: il Re dei Giudei, il Figlio promesso di Davide. Pilato, il giudice ingiusto, è diventato profeta suo malgrado. Davanti a
    ll’opinione pubblica mondiale viene proclamata la regalità di Gesù.
    Gesù stesso non aveva accettato il titolo di Messia, in quanto avrebbe richiamato un’idea sbagliata, umana, di potere e di salvezza. Ma adesso il titolo può stare scritto lì pubblicamente sopra il Crocifisso. Egli così è davvero il re del mondo. Adesso è davvero “innalzato”. Nella sua discesa egli è salito. Ora ha radicalmente adempiuto al mandato dell’amore, ha compiuto l’offerta di se stesso, e proprio così egli ora è la manifestazione del vero Dio, di quel Dio che è l’amore. Ora sappiamo chi è Dio. Ora sappiamo com’è la vera regalità. Gesù prega il Salmo 22, che comincia con le parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Sal 22, 2). Assume in sé l’intero Israele sofferente, l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio, e fa sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto e assente. La croce di Gesù è un avvenimento cosmico. Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. La terra trema.
    Il centurione romano riconosce, capisce che Gesù è il Figlio di Dio. Dalla croce egli trionfa, sempre di nuovo.
    Ultima modifica di Ucci Do; 12-05-14 alle 13:30
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  8. #18
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    XIII STAZIONE

    GESU E' DEPOSTO E CONSEGNATO ALLA MADRE




    Dal vengelo secondo Marco (15, 42-43)
    Sopraggiunta ormai la sera, Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il Regno di Dio, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce.

    Signore, sei disceso nell’oscurità della morte. Ma il tuo corpo viene raccolto da mani buone e avvolto in un candido lenzuolo (Mt 27, 59). La fede non è morta del tutto, il sole non è del tutto tramontato. Quante volte sembra che tu stia dormendo. Com’è facile che noi uomini ci allontaniamo e diciamo a noi stessi: Dio è morto. Fa’ che nell’ora dell’oscurità riconosciamo che tu comunque sei lì. Non lasciarci da soli quando tendiamo a perderci d’animo. Aiutaci a non lasciarti da solo. Donaci una fedeltà che resista nello smarrimento e un amore che ti accolga nel momento più estremo del tuo bisogno, come la Madre tua, che ti avvolse di nuovo nel suo grembo. Aiutaci, aiuta i poveri e i ricchi, i semplici e i dotti, a vedere attraverso le loro paure e i loro pregiudizi, e a offrirti la nostra capacità, il nostro cuore, il nostro tempo, preparando così il giardino nel quale può avvenire la risurrezione.





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  9. #19
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    XIV STAZIONE

    GESU E' DEPOSTO NEL SEPOLCRO


    (la fine della via crucis e l'inizio del percorso di salvezza in Cristo)



    Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 59-61
    Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

    Nel momento della deposizione comincia a realizzarsi la parola di Gesù: “In verità, in verità, vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Gesù è il chicco di grano che muore. Dal chicco di grano morto comincia la grande moltiplicazione del pane che dura fino alla fine del mondo: egli è il pane di vita capace di sfamare in misura sovrabbondante l’umanità intera e di donarle il nutrimento vitale: il Verbo eterno di Dio, che è diventato carne e anche pane, per noi, attraverso la croce e la risurrezione. Sopra la sepoltura di Gesù risplende il mistero dell’Eucaristia.
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  10. #20
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    Predefinito Re: La breve e lunga strada verso il Calvario

    Ora nona. La terra trema, le tombe si aprono

    Posted on 29/03/2013 by Il Mastino

    ORA NONA

    LA TERRA TREMA, LE TOMBE SI APRONO

    il Golgota spiegato ai dilettanti

    di Antonio Margheriti Mastino

    Prima dell’Ora Nona, ossia le 3 del pomeriggio, in cui ricordiamo e in un certo senso riviviamo – silenziosamente e ancora oggi con un certo sgomento – la passione e morte, il dramma magno del Figlio dell’Uomo sulla croce, mentre quell’Elì, Elì, lemà sabachtàni?, scuote ad una ad una le nostre ossa, propongo questa mia riflessione e spiegazione passo passo dei momenti estremi del Nazareno.
    Attimi eterni nei quali persino la nostra morte veniva distrutta per sempre. Si tratta di appunti da me scritti per degli eventi nella settimana santa del lontano 2005, mentre Giovanni Paolo II era agonizzante e il cardinale Ratzinger, destinato a succedergli, nella via crucis al Colosseo, pronunciava le famose parole “quanta sporcizia, Signore, nella tua Chiesa, quanta superbia…”. Questi miei appunti qualche anno dopo sono stati riutilizzati in una serie di prediche e lectio da parte di qualche sacerdote e ordine religioso.
    ***

    Matteo racconta la morte di Gesùa partire dal vangelo di Marco, accentuando alcuni elementi particolari. Come suo solito Matteo insiste sull’adempimento delle Scritture. Il buio in pieno giorno è la realizzazione delle profezie di Amos sul giorno del Signore. L’aceto riporta al salmo 69. Tutta la vicenda presenta in filigrana il salmo 22. La resurrezione dei giusti nel momento della morte di Gesù realizza la promessa di Ezechiele (Ez 37).Matteo davanti a chi (i pagani e i farisei)accusa Gesù di essere morto come un criminale e dichiara perciò fuorilegge anche i suoi seguaci, afferma che Gesù è morto secondo il piano di Dio, in conformità a quanto era stato profetizzato nelle Scritture e che la morte di Gesù è al centro del piano della salvezza voluto da Dio.
    E SI FECE BUIO

    Dall’ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona.Questo è il brano centrale di tutta la sezione riguardante la Passione di Gesù. La narrazione è accentuata dall’indicazione dell’orario. L’ora sesta è mezzogiorno; l’ora nona sono le tre del pomeriggio. Questa è l’ora del buio in pieno giorno, com’era stato profetizzato da Amos: «In quel giorno farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno» (Am 8,9, egli nello stesso contesto parla del “lutto per un figlio unico”). Il giorno del Signore tanto atteso da Israele si rivela essere “tenebra e non luce” (Am 5,20).Siamo come alla fine del mondo: «Subito dopo la tribolazione di quei giorni il sole si oscurerà e la luna non darà il suo chiarore… e allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo» (Mt 24,29s), cioè il segno della croce. Questa è l’ora profetizzata da Gesù quando aveva detto di fronte al sinedrio: «D’ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo» (26,64).In quest’ora, ora della sua morte in croce, Gesù cessa di essere reperibile come vivente in questo mondo, o meglio cessa di essere definibile come un condannato a morte, e assume una nuova modalità di presenza nella storia, come giudice assiso alla destra del Padre. Dobbiamo ancora attendere l’annuncio della risurrezione, ma tutto già si decide in quest’ora suprema. La quale si presenta come una duplice peripezia: ora di tenebra invece della luce sperata, ma anche ora di salvezza proprio in mezzo alla tenebra più fitta. Ora di una salvezza che si realizza paradossalmente, nel momento dell’estremo abbandono.
    L’INABISSARSI DELLA DIVINITÀ

    Verso l’ora nona Gesù esclamò a gran voce, dicendo: «Elì, Elì, lemà sabachtàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». (Sal 22,2)Quest’ora è segnata dal grido di Gesù in croce, il grido del salmista “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Si è molto discusso se queste parole vadano interpretate come un grido di disperazione, oppure se vadano lette come l’inizio di un salmo che nel suo insieme è di abbandono fiducioso nel Signore. Questa alternativa, però è falsa e nasce da un errore di prospettiva che facciamo senza avvedercene, perché il nostro modo di pensare non è più quello biblico.Per il salmista il soggetto del rapporto con Dio non è l’uomo/la donna ma è Dio stesso. Per questo motivo una persona non può sganciarsi da Dio, neppure quando dispera nel suo aiuto. Gesù dunque in croce si sente davvero abbandonato da Dio, ma non cessa di rivolgersi a Lui nella supplica, perché Egli è sempre il suo Dio.Alcuni di coloro che stavano là, udito (ciò) dicevano: «Chiama Elia, costui».Secondo la tradizione, Elia era stato rapito in cielo (2 Re 2). Poiché in vita si era schierato spesso in difesa dei più deboli, si pensava che potesse ancora venire in aiuto alle persone che lo invocassero in situazioni disperate.
    LA SETE DELLA VITA CHE SE NE VA

    E subito uno di loro, essendo corso e presa una spugna, avendola inzuppata di aceto e messa attorno a una canna, gli dava da bere (Sal 69,22).Gli fanno bere dell’aceto, che i romani erano soliti bere come bevanda dissetante. Non si sa se gli sia stato dato per compassione o per disprezzo. Matteo riporta questo particolare in riferimento al salmo 69: “Mi danno come cibo fiele e nella mia sete mi fanno bere aceto”.Ma gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!».Il termine “salvezza” è importante in tutto il vangelo di Matteo. E’ legato alla missione salvifica di Gesù, a partire dal suo stesso nome (l’angelo dice a Giuseppe di chiamare suo figlio Gesù poiché “salverà il suo popolo dai suoi peccati”, Mt 1,21).
    E LA TERRA TREMÒ, LE ROCCE SI SQUARCIARONO

    Ma Gesù, avendo gridato di nuovo a gran voce, emise lo spirito.Gesù è ormai agli estremi. Il suo grido è in linea con l’atteggiamento del giusto sofferente che prega con il salmo 22 (vv. 6.9.22). Egli gridò ed emise lo spirito, letteralmente lo rilasciò, modo di dire unico nei vangeli sinottici. Si può pensare alla semplice volontarietà della morte di Gesù, ma poiché Matteo non usa mai il termine pneuma in senso antropologico, non si è lontani dall’idea del dono dello Spirito Santo, come sarà chiaro nel Vangelo di Giovanni.Ed ecco, il velo del santuario si squarciò dall’alto in basso in due, e la terra tremò, e le rocce si squarciarono.La morte di Gesù è l’evento escatologico per eccellenza, l’ora finale della storia. Matteo lo sottolinea con termini apocalittici che gli sono propri, con una serie di sette sconvolgimenti dell’ordine naturale che vengono elencati con delle semplici congiunzioni “e”. Il velo del santuario segnava la distinzione tra la stanza più interna e più sacra del santuario (detta “santo dei santi”), dal resto del tempio. Il fatto che si sia squarciato in due indica che è ormai caduta la separazione tra Dio e i pagani. Un riferimento a questa comunicazione tra cielo e terra si trovava già nel vangelo del battesimo di Gesù, quando si squarciarono i cieli (Mt 3,16).Gli altri fenomeni apocalittici sono tutti concatenati: terremoto, rocce che si squarciano come il velo del santuario.
    I MORTI USCIRONO DALLA TOMBE

    E i sepolcri si aprirono e molti corpi dei santi addormentati risuscitarono.In questo sconvolgimento della natura vi è anche la resurrezione dei “santi”, ovvero dei giusti dell’Antico Testamento, che era attesa per i giorni del Messia. Matteo fa propria la dottrina della discesa di Cristo nel regno degli spiriti defunti, come in 1Pt 3,19. Questi versetti però sembrano soprattutto il realizzarsi della profezia di Ez 37, la resurrezione delle ossa aride (con gli stessi elementi del terremoto, resurrezione, ingresso nella terra santa).E uscendo dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella Città Santa e apparvero a molti.In questo modo Matteo anticipa l’annuncio della risurrezione già al momento della morte di Gesù. C’è un certo anacronismo e Matteo cerca di correggerlo. Non potendo affermare che i santi siano risorti prima di Gesù, si trova costretto a precisare che essi sono usciti dal sepolcro solamente dopo la risurrezione del “primogenito” dei risorti da morte. In questo modo morte e risurrezione sono viste come un evento unico.
    LO SGOMENTO DEL CENTURIONE

    Ora, il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, vedendo il terremoto e quello che accadeva, temettero grandemente, dicendo: «Davvero questi era il Figlio di Dio». (Sap 2,18).Mentre Marco parla soltanto del centurione (Mc 15,39), Matteo accompagna il romano con quelli che facevano la guardia con lui. Il riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio è provocata dai portenti cosmici che hanno accompagnato la morte di Gesù e diventa una confessione corale. Si può trovare in queste righe l’allusione al salmo 22,28-29: “si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli”.Ora nona. La terra trema, le tombe si aprono | Papalepapale.com

    Preferisco di no.

 

 
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