SI INVENTANO UN CRITERIO ASSURDO PER SALVARE SONDRIO E VERCELLI E COLPISCONO SOLO IL CENTROSUD…I FINIANI CHIEDONO DI ABOLIRLE TUTTE E BOSSI DAL SEGGIOLONE MINACCIA DI SPARARE CON LE PISTOLE AD ACQUA SE GLI TOLGONO IL REDDITIZIO GIOCHINO…QUANDO SCOPRIRANNO CHE E’ INCOSTITUZIONALE NON SE FARA’ NULLA COME AL SOLITO
Nel contesto della messa a punto della manovra finanziaria, si è verificato un fatto che merita un approfondimento: in gergo teatrale, più che di tragedia o commedia, si dovrebbe parlare di farsa.
Ci riferiamo alla proposta di abolire le province sotto i 220.000 abitanti, purchè non confinanti con Stati stranieri ed escluse quelle di regioni a statuto speciale.
Proposta mai preannunciata nei giorni scorsi e arrivata in Consiglio dei ministri nella cartelletta segreta di Tremonti, senza che neanche il premier ne sapesse nulla.
Frutto di riunioni della setta padana con il gran sacerdote Tremonti a officiare il rito.
Dato che l’argomento “abolizione delle province” è ormai patrimonio comune dell’elettorato e un atto di accusa alla Lega che si ostina a difendere le proprie remunerata poltrone al nord, che hanno pensato gli spacciatori di fumo leghisti?
Facciamo vedere che siamo anche noi d’accordo a volerne abolire qualcuna, così i pirla ci cascano.
A questo punto gli alchimisti padani si sono messi all’opera come la banda del buco e hanno fissato in 220.000 (non a caso) il tetto di abitanti consentito, dopo aver verificato che quelle amministrate da loro superassero quasi tutte il tetto.
A questo punto qualcuno ha fatto osservare che una intera ragione, la Val d’Aosta sarebbe saltata: in un attimo è stato allora deciso di includere la formula “escluso le regioni a statuto speciale”.
Ma ecco il problema di Sondrio, terra natale tremontiana: la provincia ha solo 182.205 abitanti, trovare i 37.795 di differenza è impresa impossibile anche per il maestro della finanza creativa.
Il problema esiste anche per Vercelli, ricorda qualcun altro.
Ecco che nasce alllora un altro argine: non verrano abolite le province che confinano con uno Stato straniero. E Sondrio e Vercelli sono salve.
Mentre dagli amministratori di Massa Carrara, Biella, Fermo, Isernia, Ascoli, Matera, Crotone e Vibo Valentia, cominciano ad arrivare improperi.
Mentre premier e ministri assistono allibiti all’inserimento di questa proposta nella manovra, i primi a reagire sono i finiani al grido di “aboliamole tutte”.
Su Generazione Italia si legge che “c’è una palese disparità nel taglio” e che “Berlusconi aveva detto che si sarebbe iniziato a tagliare le province grandi e non quelle piccole”.
Per far buon peso il Secolo d’Italia lancia una petizione online per abolirle tutte e persino Storace si dice indignato “per il numero ridicolo di province messe in discussione”.
A questo punto Bossi sente aria di scoperchiamento dell’inganno e dal seggiolone di via Bellerio bonfonchia che “certe province sono intoccabili, se toccano quella di Bergamo dobbiamo fare la guerra civile”.
Fatto il rutto, continua a giocare con la pistola ad acqua, l’unica arma che si vedrebbe in giro nel bergamasco sporgere dai Mercedes, in caso di abolizione delle province.
Nella serata di ieri si arriva al massimo della farsa, con Tremonti che nega di voler abolire alcuna provincia e il sito ufficiale del suo Ministero che invece lo conferma, come peraltro appare stamane.
Su tutta l’operazione comunque esiste una forte certezza di incostituzionalità: l’art 133 della Costituzione che regola la materia infatti dice: “il mutamento delle circoscrizioni provinciali e le istituzioni di nuove province sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione”.
Tutto il contrario di quanto è stato fatto sinora insomma.
E le province soggette al taglio hanno già messo in preallarme i loro esperti costituzionalisti.
Non se ne farà nulla, in fondo è stato il solito “spot per una notte”.
destra di popolo