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    Predefinito Il trucco elettorale del governo: subito 80 euro, Tasi dopo il voto

    Il trucco elettorale del governo: subito 80 euro, Tasi dopo il voto - IlGiornale.it
    Il trucco elettorale del governo: subito 80 euro, Tasi dopo il voto


    La furbata di Renzi e Delrio: l'operazione bonus in busta paga è scattata già ad aprile. Invece la stangata sulla casa è rimandata a settembre con la scusa dei problemi tecnici





    Francesco Forte - Gio, 22/05/2014 - 08:12




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    Tutto si può dire di Matteo Renzi e Graziano Delrio, suo sottosegretario, tranne che non siano due furbacchioni. Uno di scuola cattocomunista fiorentina e l'altro del postcomunismo emiliano.





    Lo si vede con la loro furbata fiscale sulla Tasi, che il duo ha escogitato e irrobustito, perché serve a tassare i risparmi dei ceti medi a favore dei Comuni, da cui essi provengono come espressione del partito dei sindaci area Pd assetati di denaro.
    Il duo Renzi-Delrio (o viceversa, dato che Renzi ha definito Delrio suo fratello maggiore) ha creato le premesse per una stangata fiscale con la Tasi (creata dal governo Letta, in cui Delrio era ministro per gli Affari regionali), mediante un decreto legge convertito in legge con emendamenti del governo del 4 aprile scorso, che ha inasprito la Tasi di 0,8 per mille rispetto all'aliquota base dell'uno per mille. Quasi il raddoppio. Ma nello stesso emendamento al decreto è stato prorogata la determinazione della Tasi sulla prima casa a dicembre. Ci sono le elezioni europee e anche quelle per la regione (in Piemonte) e i sindaci rossi vogliono sia i voti dei loro elettori e quelli degli elettori moderati che i soldi della Tasi che colpisce chi ha la prima casa, il 70% delle famiglie.
    Ma il rinvio a dopo elezioni per la Tasi prima casa, in base al principio «passata la festa, gabbato lo santo», non bastava. Ci sono anche gli altri immobili: la seconda casa, gli immobili dati in affitto da privati e tutti i fabbricati del lavoro autonomo e delle imprese. E il duo Renzi-Delrio vuole esser simpatico anche a loro, benché li voglia vampirizzare con la tassazione del risparmio. Così si è escogitato il rinvio a settembre anche del resto della Tasi per i Comuni che non riescono a stabilire quanto si debba pagare.
    La difficoltà dei sindaci di stabilire le aliquote della Tasi derivano dal fatto che essa va sommata all'Imu e che i due tributi debbono stare dentro il tetto della massima aliquota di questa più lo 0,8 per mille. E tale aumento può essere usato solo per dare detrazioni per la prima casa per evitare che la Tasi su di essa pesi più dell'Imu del governo Monti. In effetti quello delle difficoltà tecniche è un argomento che ha un peso notevole, per i Comuni che non dispongono di staff di esperti che facciano i calcoli relativi alle varie ipotesi di aliquote con gli effetti sul gettito e sulle varie categorie di contribuenti. Ma ora si vede con chiarezza che questo rinvio serve per soprattutto per applicare il principio «passata la festa, gabbato lo santo» anche per gli immobili diversi dalla prima casa. Infatti solo mille comuni sugli 8mila esistenti hanno già determinato le aliquote della Tasi, tutti gli altri 7mila non ci sono riusciti.
    La percentuale insospettisce, perché fra i Comuni che applicano la proroga ci sono quasi tutti i Comuni maggiori (fa eccezione Bologna) e questi grandi Comuni hanno tutti giunte di sinistra. Certo, sono in proroga anche Comuni con giunte di centrodestra. È ovvio che i comuni di centrodestra profittino della proroga in base al principio chi «paga dopo, paga meno». Meno ovvio che i Comuni rossi che dovrebbero usare lo 0,8 di aumento sui contribuenti non prima casa per ridurre l'onere dei contribuenti prima casa con reddito modesto aspettino ottobre e dicembre per risolvere il rebus delle maggiorazioni eventuali. Così rinviano la scelta del vampirismo aggiuntivo.
    Ma non c'è la proroga per gli 80 euro in busta paga, l'erogazione è stata iniziata da aprile, benché essa sia priva di certa copertura. Tutto ciò non sembra casuale, dà la sensazione di un piano accuratamente preparato da Renzi e Delrio, gatto e volpe con ruoli intercambiabili. Infatti mentre si sono demonizzate le difficoltà tecniche di chi, nel Senato, fra gli esperti, ha avanza dubbi sulla copertura degli 80 euro, nel caso della Tasi le obiezioni sono state accolte, anche se riguardano Comuni che, date le dimensioni e il ruolo di capoluoghi, non dovrebbero avere problemi tecnici: tanto è vero che nel progetto Renzi-Delrio i sindaci di tali Comuni dovrebbero diventare, di diritto, anche senatori.

  2. #2
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    Predefinito Re: Il trucco elettorale del governo: subito 80 euro, Tasi dopo il voto

    Venduti per 80 euro, quelli del m5s rideranno amaro, ma rideranno...

  3. #3
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    Predefinito Re: Il trucco elettorale del governo: subito 80 euro, Tasi dopo il voto

    Renzi e i numeri che non tornano sugli investimenti per la scuola
    Renzi e i numeri che non tornano sugli investimenti per la scuola


    Il presidente del Consiglio ribadisce che i miliardi pronti per la riqualificazione degli istituti sono 3 e mezzo. Ma nel Def ce ne sono due. E provvedimenti non ce ne sono. Nell'intervista al Fatto aveva promesso un comunicato, mai arrivato

    23/05/2014


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    Il Fatto Quotidiano

    Tre miliardi e mezzo per la scuola. Il presidente del Consiglio lo ha ribadito nella sua intervista al Fatto. Ma ilfattoquotidiano.it aveva già scritto che in realtà i miliardi previsti per i fondi destinati agli istituti scolastici sono 2 miliardi. Matteo Renzi però è talmente sicuro di quella cifra che durante il forum con Peter Gomez, Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Marco Lillo e Wanda Marra è tornato a ricordarla. Lillo gli ha posto una domanda sugli F35 e la sua risposta è stata la seguente: “Lillo, mi dice un governo che ha tagliato 396 milioni alla Difesa? Mi dice un governo che ha investito 3 miliardi e mezzo sulla scuola?”. All’obiezione che in realtà nel Def ne sono previsti solo due, ha risposto ancora: “E mi gioco… Sono 3 miliardi e mezzo”. Visto che l’intervista stava finendo ha promesso un comunicato che chiarisse la vicenda. Ma oltre 24 ore dopo da Palazzo Chigi comunicati non se ne sono visti. Nel documento di economia e finanza – che peraltro è solo una previsione – si parla di 2 miliardi. Mentre nell’ennesima slide – questa volta pubblicata su facebook, ieri – si parla di oltre 4mila cantieri per un totale di 2,2 miliardi.
    Per ora gli unici soldi sicuri sono i 122 milioni per il 2014 e gli altrettanti per il 2015 previsti dal dl Irpef. Il 13 maggio, parlando in una scuola di via Massaua, a Milano, Renzi aveva annunciato che a partire dall’estate verranno avviati più di 7mila di nuovi cantieri per un totale di 2,2 miliardi. Le risorse arriveranno in parte dallo sblocco del patto di stabilità immediato: 1.266 per un valore di 1.392 milioni di euro; con la riprogrammazione dei fondi Ue 2007-13 verranno invece finanziati 2.700 interventi per 400 milioni. Il 19 maggio il premier annunciava festante su Twitter: “Abbiamo sbloccato il patto di stabilità, come promesso. Venerdì le risposte dei sindaci, poi i cantieri”. Ma di dispositivi di legge non c’è traccia: l’ultima volta che in Consiglio dei ministri si è parlato di edilizia scolastica è stato il 12 marzo, il giorno della conferenza stampa con le slide. Di nuovo c’è solo il via libera all’assegnazione di oltre 36 milioni per l’edilizia scolastica con lo strumento dei Fondi immobiliari, previsto il 21 maggio da un decreto del ministero dell’Istruzione. Probabilmente nel computo totale Renzi conteggia anche risorse stanziate dal precedente esecutivo. A fine aprile il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in commissione istruzione al Senato aveva spiegato di “aver reso possibili a oggi 692 interventi urgenti con 150 milioni”. Nulla di nuovo: quei soldi erano già stati stanziati dall’allora ministro Carrozza (governo Letta) nel novembre 2013. La titolare di viale Trastevere faceva riferimento anche al fatto che “con il decreto legge n.66 del 24 aprile abbiamo stanziato altri 300 milioni che riguardano interventi di edilizia immediatamente cantierabili e dunque sono disponibili cash 450 milioni”. Per ora si tratta di una possibilità e il totale sarebbe comunque lontano dai 3,5 miliardi annunciati. E anche dai 2 miliardi annunciati dal Def.

 

 

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