Via Boccaccio, palestra per sole donne dedicata alle musulmane - Cronaca - il Mattino di Padova
Via Boccaccio, palestra per sole donne dedicata alle musulmane
È aperta il sabato in via Boccaccio e ammette iscrizioni esclusivamente femminili. Possono andarci le italiane, ma adeguatamente vestite: niente top o shorts
di Elvira Scigliano
PADOVA. Una palestra per donne musulmane con una regola scritta, niente uomini e una tacita: garbo e accortezza nel vestire. È stata inaugurata quindici giorni fa in via Boccaccio, in una sala comunale sopra il Cdq 3 Est. Oggi conta una decina di “socie” e due insegnanti italiane.
Le donne si incontrano ogni sabato pomeriggio per dedicarsi alla ginnastica dolce, un po’ di fitness e di step. Chi vuole può indossare anche il velo, ma non è obbligatorio. L’importante è non presentarsi troppo svestite, come spesso volta si vedono le sportive nelle palestre comuni: dunque “no” a pantaloncini corti e a top che striminziti; “sì” a tute, t-shirt e pantaloni al ginocchio.
La palestra di via Boccaccio, aperta il sabato pomeriggio, dà alle donne musulmane la possibilità di fare sport senza tradire o venir meno alle proprie tradizioni o alla propria fede religiosa. Naturalmente è aperta anche alle donne occidentali e già qualcuna si è informata perché potersi allenare senza l’incubo di “apparire” solletica anche le italiane.
La palestra è guidata da un uomo, Brahim Azakay, lavoratore marocchino trentenne arrivato quarto nelle candidature della consulta per stranieri del Comune. Brahim, da uomo, conosce bene pregiudizi e chiusure tra il mondo femminile e quello maschile in una parte della cultura del Nord Africa e per questo preferisce mantenere una posizione defilata.
Basta conoscere l’incipit dell’associazione per intuirne lo spirito: «Tu sei la benvenuta», un invito dolce e rassicurante per accogliere le donne arabe con tatto e delicatezza e accompagnarle nel difficile percorso dell’integrazione e della conoscenza dei servizi che Padova offre loro.
L’Associazione Assais aveva già dato prova di questa vocazione organizzando corsi con professioniste esperte sull’intimità femminile. Incontri segretissimi per un centinaio di donne ospitate con i loro bambini piccoli.
Ed ancora, in occasione del capodanno berbero, quando alcune ragazze musulmane erano state “arruolate” per parlare davanti ad un pubblico di uomini in occasione della visita dell’ambasciatore marocchino. Ma anche con le sfilate di abiti tradizionali del Marocco, seppur indossati dalle “amiche” della comunità filippina.
Dietro queste attività c’è un lavoro di sottili e precari equilibri da garantire tra uomini e donne che «sono le protagoniste dell’integrazione, artefici della costruzione di una società dove prevalgono sentimenti di giustizia sociale, solidarietà ed amicizia», spiega Brahim, «è da loro che dobbiamo partire, avendo cura e dovere di fornire gli strumenti per conoscere la realtà che le circonda».