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  1. #1
    Lo Stato è un furto!
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    Predefinito La Svizzera, un drago dell'economia

    La Svizzera sta vivendo un periodo di grande prosperità economica, soprattutto se confrontata con i paesi vicini. La disoccupazione, anche tra i giovani, è praticamente inesistente. Gli stipendi nel Canton Ticino sono mediamente il doppio di quelli italiani, mentre nella Svizzera tedesca sono il triplo. In particolare Zurigo vanta il primo posto al mondo per i salari più alti, davanti a New York, Tokio, Londra, Stoccolma e Parigi (a Zurigo si guadagna il doppio rispetto alla capitale francese). Gli svizzeri hanno di recente respinto con un referendum il salario minimo legale, ma di fatto non esistono impieghi pagati meno di 2000 franchi svizzeri al mese (1850 euro); il 96,3 per cento degli svizzeri, infatti, guadagna più di questa cifra. La tassazione è molto più bassa rispetto all’Italia e agli altri paesi europei, però il costo della vita è più alto del 30-40 per cento, e inoltre vi sono alcune spese obbligatorie abbastanza rilevanti, a partire dall’assicurazione sanitaria privata. Ad ogni modo, secondo l’Ufficio Federale di Statistica nel 2011 il reddito disponibile medio per famiglia, una volta dedotte tutte le imposte e le assicurazioni obbligatorie, è stato di 6750 franchi al mese, ossia 5500 euro. Rispetto al 2006 il reddito medio mensile di ogni famiglia svizzera è cresciuto di 650 franchi (533 euro).

    Come ha fatto questo paese di soli otto milioni di abitanti, stretti in un territorio inospitale e montagnoso al 65 per cento, senza sbocchi al mare e senza risorse naturali, a parte le acque delle sue dighe idrauliche, a raggiungere questi risultati economici? A dispetto degli stereotipi, la Svizzera non è soltanto un paradiso fiscale, e del resto lo sarà sempre meno vista la progressiva abolizione del segreto bancario. La Svizzera è prima di tutto una potenza economica, tecnologica e scientifica. Solo il 5,6 per cento della popolazione attiva lavora nel settore bancario e assicurativo, generando però il 15 per cento del pil, a conferma della loro forte produttività. Per il resto la Svizzera ha una industria estremamente competitiva in molti settori ad alto valore aggiunto, come la farmaceutica, la chimica e l’alta tecnologia. La sua forza sono le numerosissime piccole e medie imprese che commerciano con il mondo intero: 138.000 entità che danno lavoro a 2,2 milioni di persone, ossia un’impresa ogni 55 abitanti. I patetici lamenti italici o francesi contro la globalizzazione qui non hanno attecchito. Gli svizzeri si sono inseriti con entusiasmo nell’economia globalizzata, hanno respinto ogni tentazione protezionista e si sono specializzati nei settori dove erano già forti, continuando a guadagnare fette di mercato in un ambiente globale altamente concorrenziale. All’opposto dell’Italia, la Svizzera si è reindustrializzata proprio grazie alla globalizzazione.

    Gli abitanti della Confederazione Elvetica dimostrano con i fatti che l’inventiva e il lavoro sono la fonte della prosperità. Questi saggi e indefessi lavoratori hanno sempre bocciato con referendum tutte le reiterate proposte di ridurre per legge l’orario di lavoro. Nel marzo 2012 hanno respinto in maniera massiccia l’iniziativa lanciata dai sindacati per “sei settimane di congedo per tutti”, e hanno continuato a lavorare più degli omologhi europei. Hanno in media solo 29 giorni di riposo all’anno contro, ad esempio, i 40 dei francesi. Inoltre, grazie a regole del mercato del lavoro molto liberali, in Svizzera lavorano tutti, giovani e anziani. La Svizzera conta infatti il 68 per cento di popolazione attiva nella fascia di età tra i 55 anni e i 64 anni: un record europeo. Secondo una recente inchiesta il 96 per cento delle persone sopra i 55 anni si sono dichiarate soddisfatte delle loro condizioni di lavoro.

    Il segreto del successo: la concorrenza fiscale

    Mentre nell’inferno fiscale e burocratico italiano dal 2007 a oggi gli investimenti esteri sono crollati del 58 per cento, la Svizzera continua ad attirarli come un magnete. Il 59 per cento delle società straniere che hanno insediato il loro quartier generale in Europa, come Hewlett-Packard, Gillette, Procter & Gamble, Ralph Laure, Colgate Palmolive, Cisco o General Motors, hanno scelto la Svizzera. Anche Microsoft e Google hanno stabilito a Zurigo il loro centro di ricerca europeo. Questo fatto fa infuriare i politici europei, che si vedono sfuggire di mano miliardi di imposte a causa della “sleale” concorrenza fiscale svizzera. Nel 2007 un politico socialista francese, Arnaud Montebourg, ebbe un breve periodo di notorietà quando si lanciò in una durissima accusa contro la “mancanza di civismo e la fuga” dei contribuenti francesi più ricchi “nei paradisi fiscali alle porte dell’Europa”. «Fin dove può giungere la nostra tolleranza nei confronti della Svizzera? – tuonò Montebourg – Non sarebbe forse meglio assumere il confronto inevitabile con questi territori, come fece il generale De Gaulle nel 1963 quando decretò il blocco contro il Principato di Monaco, che dovette così piegare la schiena di fronte alle esigenze fiscali francesi?». Il giorno seguente il quotidiano Liberation uscì con questo titolo a grandi caratteri in prima pagina: “Evasione fiscale. Bisogna invadere la Svizzera?”

    La risposta degli svizzeri a questo novello Robespierre è stata secca e definitiva: «Non c’è nulla da trattare. Montebourg non conosce il sistema fiscale elvetico». Il governo svizzero non poteva trattare su questioni fiscali con il governo francese neanche se l’avesse voluto, perché la Svizzera è una Confederazione nella quale ciascuno dei 26 cantoni è padrone della propria fiscalità. Non solo: all’interno di ogni singolo cantone la competizione fiscale tra i comuni è ancor più accanita. Al deputato francese sfuggiva inoltre un altro dato fondamentale: la partecipazione decisiva dei contribuenti alla determinazione dei tassi d’imposta. In Svizzera, infatti, sono i cittadini che votano la maggior parte delle aliquote fiscali attraverso la democrazia diretta e i referendum. Per realizzare il suo obiettivo Montebourg avrebbe quindi dovuto fare il giro di tutti i comuni e di tutti i cantoni elvetici, e perorare la sua richiesta di “armonizzazione fiscale” con la Francia davanti ai cittadini riuniti per le votazioni a Obvaldo, Nidvaldo, Glarona o Appenzello. Molto difficilmente però sarebbe riuscito a ottenere il loro consenso, dato che, come spiega l’economista svizzero Beat Kappeler, le istituzioni locali elvetiche «producono un tipo particolare di politico dell’esecutivo, investito della delicata missione di mantenere uno Stato minimale: egli è il delegato del popolo, incaricato di sorvegliare il mostro e non certo di renderlo potente, splendido, seducente».

    Gli elvetici, infatti, non hanno nessuna intenzione di rinunciare al loro sistema perché, come spiega l’ex ministro delle finanze della Confederazione Hans-Rudolf Merz, la concorrenza fiscale interna è garanzia di efficienza e di innovazione. Ogni cantone è libero di sperimentare soluzioni inedite e poi, a seconda dei risultati, le soluzioni migliori vengono adottate, mantenute e eventualmente imitate. Nel 2007 il Canton Obvaldo, vero e proprio laboratorio fiscale della Svizzera, fu il primo ad adottare una tassa piatta con aliquota bassissima all’1,8 per cento per tutti i redditi, con esenzione totale sotto i 10.000 franchi. Visti i buoni risultati, questa innovazione fiscale venne copiata l’anno successivo dal Canton Turgovia. Generalmente sono i comuni e i cantoni più depressi o svantaggiati che giocano la carta delle riduzioni fiscali per recuperare un po’ di terreno nei confronti dei comuni o dei cantoni più sviluppati e meglio serviti, che possono permettersi di chiedere aliquote più alte ai propri cittadini. Ad esempio, nel 2007 il comune di Saanen nelle Alpi bernesi concesse degli sgravi fiscali ai residenti con un patrimonio particolarmente elevato. Il cittadino svizzero più ricco, l’imprenditore miliardario Ernesto Bertarelli, proprietario di Alinghi (il team svizzero vincitore di due edizione della Coppa America di vela), decise allora di trasferirsi lì dal Canton Vaud, il quale subì una forte perdita di gettito. Nel 2008, bersagliato dalla concorrenza dei cantoni vicini, anche Zurigo si piegò alla competizione fiscale abbassando le aliquote.

    Un modello per l’Europa

    La Svizzera appare come un paese ben gestito, ma lo stesso non può dirsi per molti altri paesi europei come l’Italia, la Grecia, la Spagna, il Portogallo o la Francia, che hanno accumulato dei debiti pubblici drammatici. Questi bilanci statali disastrati non meritano nessuna compassione. Secondo il professor François Garçon, gli sperperi enormi che hanno generato questi debiti sono rivelatori della mancanza di civismo della massa di cittadini, per la loro rinuncia al dovere di vigilanza sui propri eletti. Il popolo che scambia i propri eletti per Babbo Natale, ironizza Garçon, viene sempre gabbato. La crisi del debito riflette la noncuranza del popolo sovrano, incapace di prevedere le inevitabili derive cleptomani dei propri dirigenti, e di impedirle. La spiegazione della passività di tanti popoli europei di fronte allo sperpero pubblico e della facilità con la quale gli eletti di qualsivoglia colore politico li hanno raggirati risiede nel fatto che in questo debito, in questa gigantesca depredazione, molti hanno trovato il proprio sporco tornaconto: finti impieghi nell’amministrazione statale, pensioni senza aver versato contributi, e così via. L’accumulo di burocrazia parassitaria e costosa, scrive Garçon, non è la causa, bensì il sintomo del generale putridume.

    Mentre gli italiani, i greci, gli spagnoli o i francesi hanno concesso ogni libertà ai loro eletti trasformatisi in predatori, gli svizzeri sono stati vigilanti. Lo sono stati a maggior ragione poiché le istituzioni di cui si sono dotati permettono loro di sorvegliare i propri eletti e di tenerli al guinzaglio. Gli svizzeri in effetti si sono muniti di istituzioni che consentono ai cittadini di far valere in maniera pacifica e civile la loro voce, senza passare dalle violenze di piazza, dai cortei che bloccano le strade, dagli scioperi continui o dalle risse televisive. Da oltre un secolo e mezzo gli svizzeri hanno forgiato degli strumenti politici la cui utilità specifica è quella di ricordare agli eletti che, a differenza di quanto avviene nella pratica di molti paesi a “democrazia rappresentativa” come l’Italia, il mandato di cui dispongono non è assimilabile a un permesso di saccheggio concesso per un periodo di quattro o cinque anni.

    La Svizzera ci mostra quindi le virtù di un sistema basato sullo stato leggero, la decentralizzazione nelle decisioni di spesa per evitare gli sperperi, il federalismo concorrenziale, la sorveglianza degli eletti, i referendum su questioni fiscali, e il diritto d’iniziativa, che permette alla popolazione di intromettersi in ogni momento in ciò che la riguarda, canalizzando i malcontenti e dando responsabilità ai cittadini. I popoli europei dovrebbero trarre importanti lezioni da questo superiore modello di organizzazione politica.

    Fonti:

    http://www.movimentolibertario.com/2014/06/il-segreto-del-successo-della-svizzera/

    http://www.libreriadelponte.com/det-articolo.asp?ID=205

  2. #2
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Svizzera, che bella nazione!

  3. #3
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    concordo sulla bontà e correttezza delle decisioni economiche e fiscali della Svizzera
    così come ritengo "sufficientemente" corretta la loro visione fiscale decentralizzata,
    almeno ne condivido le intenzioni e gli scopi finali

    se così non fosse non avrei scritto quello che ho scritto nel programma in economia e finanza

    trovo tuttavia, nel contesto attuale, che il comportamento della confederazione nasconda insidie e pericoli che la stessa Svizzera non considera come dovrebbe;
    quando te la passi bene, avere dei vicini che se la passano male non è certo il miglior momento per passarsela meglio.


    comunque sempre bene rammentare che è un popolo e chi lo guida che fa grande una nazione
    mai il contrario

    se noi siamo messi come siamo messi
    è solo perché alla guida abbiamo da quasi tre decenni ladri e delinquenti di tutti i tipi
    siamo noi che li abbiamo votati ed eletti, rivotati e rieletti, a nostre guide
    e siamo noi che ancora oggi, pur lamentandoci continuamente,
    non riusciamo a trovare nuove strade né aprirci a nuove prospettive

  4. #4
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Una nazione ed un popolo simili sono a dir poco ammirevoli.

  5. #5
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Citazione Originariamente Scritto da Candido Visualizza Messaggio
    Svizzera, che bella nazione!
    Senza Euro. Alla Germania e alla Francia gli fanno un culo così.
    Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.


  6. #6
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Citazione Originariamente Scritto da Milanista Visualizza Messaggio
    Una nazione ed un popolo simili sono a dir poco ammirevoli.
    Ricorda che la Svizzera è formata anche da un Cantone Italiano, il Ticino e uno quasi Italiano, il Grigioni. . E la Svizzera è formata da Cantoni in concorrenza fiscale tra loro. Un sistema eccezionale per la crescita economica. Ma c'è anche un Cantone Italiano e uno quasi Italiano. L'Italia dovrebbe prendere come esempio la Svizzera, copiarla a livello istituzionale e politico. Sinceramente vorrei vedere una moneta per ogni Cantone. E l'Italia deve uscire dalla UE.
    Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.


  7. #7
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Citazione Originariamente Scritto da MovimentodiRicostruzione Visualizza Messaggio
    concordo sulla bontà e correttezza delle decisioni economiche e fiscali della Svizzera
    così come ritengo "sufficientemente" corretta la loro visione fiscale decentralizzata,
    almeno ne condivido le intenzioni e gli scopi finali

    se così non fosse non avrei scritto quello che ho scritto nel programma in economia e finanza

    trovo tuttavia, nel contesto attuale, che il comportamento della confederazione nasconda insidie e pericoli che la stessa Svizzera non considera come dovrebbe;
    quando te la passi bene, avere dei vicini che se la passano male non è certo il miglior momento per passarsela meglio.


    comunque sempre bene rammentare che è un popolo e chi lo guida che fa grande una nazione
    mai il contrario

    se noi siamo messi come siamo messi
    è solo perché alla guida abbiamo da quasi tre decenni ladri e delinquenti di tutti i tipi
    siamo noi che li abbiamo votati ed eletti, rivotati e rieletti, a nostre guide
    e siamo noi che ancora oggi, pur lamentandoci continuamente,
    non riusciamo a trovare nuove strade né aprirci a nuove prospettive
    Una nuova prospettiva sarebbe tornare alla Lira e tessere rapporti privilegiati e corretti con Svizzera e Regno Unito, Israele e Norvegia. Sono questi i paesi da prendere come esempio, non la Germania.
    Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.


  8. #8
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    La Svizzera sta bene perché non ha politici itaglioni che la governano.Niente di piu', nulla di meno!
    Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
    Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....

  9. #9
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Citazione Originariamente Scritto da animal Visualizza Messaggio
    La Svizzera sta bene perché non ha politici itaglioni che la governano.Niente di piu', nulla di meno!
    Non è vero, ci sono anche politici Italiani in Svizzera. Solo che la Svizzera è una confederazioni di Cantoni dove ci sono poteri decentralizzati. In Italia appena parli di decentramento e autonomie, secessioni o confederazioni di regioni urlano al disfattismo e al razzismo, al Fascismo o al Capitalismo. Allora diciamo che in Svizzera non c'è una classe dominante di stampo marxista proveniente dall'ex PCI che c'è in Italia.
    Ultima modifica di John Orr; 23-06-14 alle 08:15
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  10. #10
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    Predefinito Re: La Svizzera, un drago dell'economia

    Citazione Originariamente Scritto da John Orr Visualizza Messaggio
    Una nuova prospettiva sarebbe tornare alla Lira e tessere rapporti privilegiati e corretti con Svizzera e Regno Unito, Israele e Norvegia. Sono questi i paesi da prendere come esempio, non la Germania.

    In eventuali rapporti di reciprocità, termini come privilegiati e corretti accostati l’uno all’altro e usati verso la Svizzera, non sono possibili; cordiali e corretti è il massimo cui aspirare, non andrei oltre e comunque sarebbe già un successo. Con l’Inghilterra sono impossibili, preferirei stringere la mano a un serpente a sonagli se ne avesse una; Israele non mi sembra proprio un esempio, tutt’altro.

    la Norvegia non è possibile prenderla come metro di paragone vista la nostra situazione attuale; futura dipende dalle scelte che faremo, tutto o quasi quello che la Norvegia ha costruito lo deve alle risorse petrolifere, noi dovremmo avere altrettanto grande risorsa (in effetti abbiamo il turismo, vedi riga sotto) e mostrare assoluta determinazione nello sfruttarne le potenzialità.

    Noi siamo l’Italia non siamo un altro paese, né dobbiamo prendere spunti da altri paesi per sviluppare modelli economici, abbiamo un tesoro unico al Mondo costituito nel suo insieme da: Beni Artistici-Beni Culturali-Tradizione e Cultura Enogastronomica-Paesaggi /Campagne/Mari e Monti; se lo sfruttassimo a dovere sarebbe un enorme apportatore di posti di lavoro e ricchezza monetaria.

    dovessi prendere un esempio esclusivamente economico oltre alla Svizzera e alla Germania come determinazione e correttezza popolare, preferisco semmai la Danimarca come democrazia e il Cile come regime dirigista (il Cile di Pinochet è stato il solo esempio su scala Globale di regime dirigista/dittatoriale che ha fatto registrare indiscutibili successi in campo economico portando la nazione a una crescita economica sostenibile e la classe medio-bassa a beneficiarne percentualmente come in nessuna altra nazione al Mondo; anche qui però come e forse più della Norvegia il Cile deve la sua fortuna economiche al rame, senza il quale sarebbe una nazione quasi esclusivamente agricola quindi povera, certo come sopra scritto, si deve al regime pinochettista il merito di aver bene amministrato i proventi derivanti da tale ricchezza).

    Infine per quanto riguarda l’eurovaluta ho scritto in passato sul tema spiegando ai tempi perché era meglio non entrare, e recentemente perché non si possa ora uscire, non ora e non nella nostra situazione almeno. Non scrivo molto dopo, ossia a fatti accaduti, quando la sola cosa rimasta da fare è lamentarsi, preferisco dettagliare prima.
    Qui a tal proposito due articoli recenti da leggere in sequenza (pubblicati anche qui sul forum)
    1) Uscire dall?Euro ? Riflettiamoci seriamente | M.d.R.
    2) Uscire dall?Euro o rimanerci, uguali provvedimenti, stesso comportamento | M.d.R.
    Non mi sembra francamente il caso di aggiungere nulla più sul tema da parte mia altrimenti diverrebbe un poema.

 

 
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