Originariamente Scritto da
Alla Pugna
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Purghe sì, ma democratiche
di Marco Travaglio (FQ del 14/06/2014)
Ma che soave delicatezza, cari colleghi giornalisti!
E quali flautati vocaboli state escogitando
per non chiamare con il suo nome la brutale eliminazione
dei dissidenti ordinata da Renzi e dai
suoi giannizzeri, anche in gonnella, dalla commissione
che deve (imperativo categorico) approvare la
cosiddetta riforma del Senato, cioè l'abolizione dei
suoi poteri e delle relative elezioni! Eppure le parole
giuste le conoscete bene, perchè le avete usate per
mesi e mesi, ogni qual volta Grillo e Casaleggio chiamavano
gli iscritti a votare sull'espulsione di questo
o quel dissenziente: purghe, ostracismi, stalinismo,
fascismo, nazismo, metodi antidemocratici, autoritari, populisti.
Ora che toccherebbe a Renzi (caso
molto più grave perchè riguarda un partito strutturato
che per giunta si chiama Democratico, e
coinvolge il premier), invece, siete tutti velluto e vaselina:
“tensioni nel Pd”, “stretta di Renzi”(Corrie -
re ),“Renzi attacca i ribelli Pd”, “lite sulle riforme”,
“pasticciaccio brutto”, “rimozione” (Repubblica ),
“scontro nel Pd”, “sostituzione”,“Renzi: no veti” (l'Unità).
Solo Pigi Battista –una volta tanto onore
al merito – mette il dito nella piaga del doppiopesismo
italiota. Intendiamoci. L'abbiamo scritto
per alcuni sabotatori a 5 Stelle, che all'evidenza
avevano sbagliato partito e che il Movimento aveva
tutto il diritto di espellere (anche se poi lo fece
con forme antidemocratiche e inaccettabili, senza
dar loro la possibilità di difendersi e chiamando gli
iscritti a un unico voto su quattro senatori con storie
diverse, un po' come sulla scelta di Farage che
scelta non era perchè mancavano alternative all'altezza
e adeguatamente supportate): i partiti e i
movimenti non sono hotel con porte girevoli dove
uno entra e fa il suo comodo.
La disciplina di partito
non è antidemocratica: è una delle basi della
democrazia. Esistono regole d'accesso e di permanenza,
e chi le viola può essere espulso, purchè con
procedure trasparenti e garantiste. Ora, non pare
proprio che Corradino Mineo abbia violato alcunchè:
se la degradazione del Senato da Camera Alta
del Parlamento a inutile dopolavoro di sindaci e
consiglieri regionali nominati dalla Casta fosse
stata prevista dal programma del Pd alle elezioni
2013, è ovvio che il dissenso di Mineo&C. sarebbe
inaccettabile fino a giustificare l'esclusione dalla
commissione e anche l'espulsione dal Pd. La controriforma
del Senato però l'han partorita Renzi&
B. a gennaio nel famigerato Patto del Nazareno
che nessuno – tranne i due contraenti, leader di
partiti che agli elettori si presentano come avversari
irriducibili – ha il privilegio di conoscere nei
dettagli. Quindi rispetto a cosa Mineo, Chiti & C.
sarebbero traditori da punire?
Mercoledì il renziano Giachetti ha votato con FI,
Lega e 70 franchi tiratori Pd la boiata sulla responsabilità
diretta dei magistrati, contro il programma
del Pd e il parere del governo Renzi: niente da
dire? Intanto è stato appena eletto sindaco di Susa
Sandro Plano, Pd e No-Tav: e ha preso i voti non
perchè è Pd, ma perchè è No-Tav. Ora i vertici del
Pd piemontese, infischiandosene degli elettori,
minacciano di espellerlo perchè osa bestemmiare
il dogma dell'Immacolata Grande Opera tanto caro
a Chiamparino, Fassino e amici di Greganti
assortiti, che però non compare nello statuto del
Pd. Quale regole avrebbe violato Plano? Grillo e
Casaleggio – secondo noi sbagliando – contesta -
no la norma costituzionale degli eletti “senza vincolo
di mandato”. Ma con che faccia chi –secondo
noi giustamente – la rivendica spegne il dissenso
di chi vorrebbe votare secondo coscienza contro il
Patto del Nazareno, mai discusso da nessuno prima
che fosse siglato aumma aumma? Renzi dice:
“Ho preso il 41% e si vota a maggioranza”. Giusto,
anche se il 41% l'ha preso alle Europee (dove non
era neanche candidato). Ma votare a maggioranza
non significa eliminare la minoranza, altrimenti
il voto è bulgaro. L'anno scorso, quando il
Pd di Bersani decise a maggioranza –secondo noi
sbagliando - di mandare al Quirinale Franco Marini,
i renziani rifiutarono – secondo noi giustamente - di votarlo.
Ora vogliono negare ad altri il
diritto di fare altrettanto: le purghe renziane profumano
di Chanel numero 5.
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