Tempo di bilanci in Norvegia, dove la scorsa settimana la premier Erna Solberg ha parlato di questi primi mesi passati al timone del paese. Problemi a parte (un esempio:*la visita del Dalai Lama in Norvegia e l’esecutivo che ha deciso di non incontrarlo), Solberg ha sottolineato che il suo governo ha lavorato sulla sanità, sull’educazione e sui trasporti. “Siamo sulla giusta strada verso nuove idee e migliori soluzioni” ha dichiarato, “noi pensiamo che la Norvegia sia un posto meraviglioso dove vivere, con una economia dinamica, ma sappiamo che questo non è garanzia per il futuro. La società che abbiamo oggi non è necessariamente quella che avremo tra vent’anni”.
Intanto però il governo deve preoccuparsi dei sondaggi. In testa c’è sempre il Partito Socialdemocratico, la principale forza di opposizione ma soprattutto la principale formazione politica in giro per la Norvegia. I socialdemocratici hanno fatto un bel balzo in avanti rispetto all’ultimo sondaggi piazzandosi al 36,1 per cento. Il Partito della Destra di Solberg lascia invece per strada qualche punto e si ferma al 25,3.
Scende anche il partner di governo, il Partito del Progresso, al 14,2. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Dagbladet, invece, l’asticella andrebbe abbassata al 12,1: mai così in male*dal 1997. “I sondaggi oscillano continuamente” ha risposto Siv Jensen, leader del partito e ministro delle Finanze, “sono i risultati delle elezioni quelli che contano e puntiamo a ottenere un buon risultato alle elezioni comunali dell’anno prossimo”.
Erna Solberg

Male i numeri sui partiti, male i numeri sulle persone. La popolarità di Erna Solberg è in calo: 41 per cento lo scorso settembre, 32 a dicembre, 25 a marzo e 22 oggi. Il 33 per cento dei norvegesi preferirebbe affidare il governo a Jonas Gahr Støre, da pochi giorni leader del Partito socialdemocratico.
In Finlandia invece, dopo la girandola al vertice delle principali forze politiche (Rinne al posto di Urpilainen nei socialdemocratici e Stubb al posto di Katainen nel Partito di Coalizione Nazionale), le forze che compongono la coalizione di maggioranza hanno dichiarato di aver trovato un accordo sulla nuova piattaforma di governo.
Helsinki procederà sul solco tracciato dal governo la scorsa primavera ma aumenterà gli investimenti e introdurrà misure pensate per stimolare la crescita, l’occupazione e i consumi privati.
Il risultato piace al Primo ministro Stubb e piace anche al ministro delle Finanze Rinne, che aveva chiesto una correzione di rotta e che ora invita*tutti a*impegnarsi*per rimettere in carreggiata il paese.
Per le opposizioni, invece, le scelte fatte sono sbagliate. Il Partito di Centro sostiene che le azioni che il governo metterà in campo non serviranno a ridurre la disoccupazione, il vero problema della Finlandia: 10,7 per cento a maggio.
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Scritto da: Antonio Scafati
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