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  1. #11
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    Per chi avesse dei dubbi su miracoli e conversioni e apparizioni mariane...questa è una storia che a me piace molto...sono anche stato a Roma a visitare la Chiesa dove è avvenuta...

    http://www.donbosco-torino.it/ita/Ma...atisbonne.html

    L'HO VISTA, L'HO VISTA
    20 gennaioo 1842: Apparizione della Madonna ad Alfonso Ratisbonne

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    Giovedì 20 gennaio 1842 verso le 12.45, il giovane Alfonso Ratisbonne accompagna, per pura cortesia, l’amico Teodoro de Bussière nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte in Roma. Mentre l’amico è in colloquio con il Parroco, Alfonso visita curioso, con sguardo freddo ed indifferente la Chiesa, dove si stanno facendo i preparativi per il funerale del conte di Laferronnays. Passati non più di 10 minuti, rientrato in Chiesa, l’amico Teodoro trova Alfonso inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele, profondamente assorto, quasi in estasi. «Ho dovuto toccarlo tre o quattro volte – scrive due giorni dopo al fratello di Alfonso – e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un’espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la Medaglia Miracolosa, la coprì di baci e di lacrime e proferì queste parole: “Ah! Come sono felice, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità!”».1
    Passata la commozione del momento, Alfonso viene accompagnato prima in albergo e poi nella Chiesa del Gesù, dal Padre Filippo Villefort che gli ordina di raccontare quanto ha visto e sperimentato. Alfonso, stringendo in mano la Medaglia Miracolosa, con commozione la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”. A stento poi, dominando la forte emozione, continua il suo racconto: «Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: “Così va bene!”. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!».1 Nella deposizione del Processo canonico del 18/19 Febbraio 1842, Alfonso completerà: «Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola capii tutto!».1
    Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, Alfonso Ratisbonne fa la sua abiura pubblica tra le mani del Cardinale Patrizi e riceve il Battesimo, prendendo anche il nome Maria. Diventerà Gesuita, Sacerdote e lavorerà con il fratello P. Teodoro, anche lui convertito, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme.
    Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, appartiene ad una famiglia ebrea di banchieri molto facoltosa, ma il cui senso religioso della tradizione ebraica e la fede nell’unico Dio si erano assai affievoliti, cedendo il posto all’interesse per il denaro. Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso è seguito dallo zio Luigi, ricchissimo banchiere senza figli, che provvede ai suoi studi. Frequenta il Collegio reale di Strasburgo, poi un Istituto protestante; consegue il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto.
    Nella lettera autobiografica del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, così descrive se stesso: «Amavo solo i piaceri; gli affari mi impazientivano e l’aria degli uffici mi soffocava: pensavo che nel mondo si vivesse solo per godere... Non sognavo che feste e piaceri e ad essi mi abbandonavo con passione... Ero un ebreo solo di nome, poiché non credevo nemmeno in Dio! Non aprii mai un libro di religione, e, nella casa di mio zio, come presso i miei fratelli e sorelle, non si praticava la minima Prescrizione del giudaismo».1
    In mezzo a questa povertà spirituale, Alfonso ha due richiami a valori più nobili e degni di essere vissuti. Il primo è la conversione al cattolicesimo (1827) del fratello maggiore Teodoro, più anziano di lui di 12 anni, che diventerà Sacerdote e fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme; il secondo è il fidanzamento (1841) con la nipote Flora, di appena sedici anni, figlia del fratello Adolfo.
    La conversione del fratello Teodoro ha suscitato la reazione ostile di tutta la famiglia, come se avesse tradito il suo popolo. Alfonso dal canto suo rompe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo saluta i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per tutti loro, Alfonso ride sarcasticamente.
    Flora Ratisbonne, bella ed intelligente, minore di 11 anni rispetto ad Alfonso, è troppo giovane ed ancora in età minorile. Gli anziani della famiglia decidono di prendere tempo e di allontanare Alfonso da Strasburgo, con un lungo viaggio turistico, dovunque gli sia gradito. Egli decide per l’Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l’Italia, Malta e l’Egeo, e Costantinopoli come meta finale. Flora, preoccupata per la sua salute e più per la sua fede ebraica, gli fa giurare di non visitare Roma perché vi perversa la malaria, e perché il centro della cattolicità è un pericolo di perversione.
    Invece, per un insieme di contrattempi imprevisti e coincidenze non volute, Alfonso da Napoli giunge a Roma dove, per un semplice atto di cortesia verso il Barone Teodoro de Bussière, amico del fratello, accetta di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di S. Bernardo Ricordati piissima Vergine.
    La Madonna lo attende nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte il giovedì 20 gennaio, lo abbaglia e lo converte come S. Paolo sulla via di Damasco.
    Don Mario Morra SDB

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    IMMAGINE:
    Disegno di N. MUSIO : Maria appare ad Alfonso Ratisbonne
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    1 Relazione autentica del barone Teodoro de Bussières seguita dalla Lettera di Maria-Alfonso Ratisbonne al sig. Dufriche-Desgenettes, Fondatore e Direttore dell’Arciconfraternita di N. S. delle Vittorie (Torino, La Salute 1933).

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  2. #12
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    http://madonnadimedju.altervista.org...onversione.htm

    L'apparizione di Rue du Bac (Parigi, 1830)

    LA CONVERSIONE DI ALFONSO RATISBONNE

    L'apparizione della Madonna del Miracolo nella Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma (20 gennaio 1842)

    Alfonso Ratisbonne appartiene a una delle più ricche e influenti famiglie della numerosa comunità ebraica di Strasburgo. Il figlio maggiore, Théodore, convertitosi al Cristianesimo, era stato ordinato sacerdote nel 1830, l'anno stesso delle apparizioni a Santa Caterina Labourè. Don Thèodore diventerà uno dei principali collaboratori del parroco di Nostra Signora delle Vittorie e, come tale, propagandista entusiasta e instancabile della devozione all'Immacolata della "Medaglia miracolosa", cui raccomanderà ogni giorno il fratello Alphonse. In effetti, il giovane Alphonse, fedele all'Ebraismo più come riti e tradizioni che come pratica, sente doveroso battersi per l'assistenza e il riscatto dei fratelli nella fede d'Israele. La sua ostilità verso il Cristianesimo in generale, e il Cattolicesimo in particolare, non solo non è nascosta, ma è pubblicamente manifestata. Innamorato di una cugina, Flore, ha fissato con lei la data di un matrimonio vantaggioso anche sul piano sociale, ma voluto dai due soprattutto per amore. Prima di sposarsi, decide di fare un viaggio che lo porti sino a Gerusalemme, per vedere la terra dei suoi padri. Con una imprevista variazione, però, al suo programma, sceglie di visitare anche Roma. Arrivato nel giorno dell'Epifania del 1842, una delle sue prime visite è al Ghetto, dove vivono gli oltre quattromila ebrei romani. "Ho capito", scriverà ai familiari a Strasburgo, "quanto sia meglio far parte dei perseguitati piuttosto che dei persecutori".

    Apparizione di Maria
    ad Alfonso Ratisbonne
    A Roma, il Ratisbonne seppure di malavoglia viene in contatto con il gruppo dei ferventi cattolici francesi (molti dei quali convertiti) dei quali fa parte il barone Thèodore de Bussières, venuto dal Protestantesimo e amico del fratello sacerdote. Il de Bussières non solo impegna gli amici perché preghino per quel giovane ebreo, ma quasi come per una sfida lo convince a portare su di sé la "Medaglia miracolosa". Di più: ottiene da lui la promessa (poi mantenuta) di ricopiare il testo della famosa preghiera di san Bernardo che inizia con il Memorare, quel "Ricordati, Vergine Maria, che non si è mai sentito al mondo che qualcuno abbia invocato il tuo soccorso e sia stato abbandonato…". Malgrado abbia già prenotato la partenza in diligenza per Napoli (per proseguire poi da qui, in bastimento, verso Instambul e da lì in Palestina) Alphonse, spinto da una forza misteriosa, decide di restare ancora qualche giorno a Roma. Nella tarda mattinata del 1842 accompagna il barone de Bussières nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, dicendo che resterà sulla carrozza mentre quel suo conoscente (più che amico) deve intendersi con i frati per l'organizzazione di un funerale. Malgrado l'intenzione di trattenersi su quel veicolo nobiliare, restato solo con il cocchiere, la curiosità di vedere l'interno della chiesa lo spinge ad entrare. E qui del tutto inaspettato, giungerà il "colpo di fulmine" che sconvolgerà radicalmente la sua vita, cambiandola per sempre. Diamo a lui la parola, traducendo il testo che Renè Laurentin (dedicatosi per anni anche alla ricostruzione critica di questo caso) ha ricostruito sulle fonti più sicure. "All'improvviso, mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi come scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là. Non posso rendermi conto di come mi sia trovato in ginocchio davanti alla balaustra di quella cappella: in effetti, ero dall'altra parte della chiesa e tra me e la cappella c'erano, a sbarrare il passo, gli arredi che erano stati montati per un funerale. Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull'altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall'aria misericordiosa, la santa vergine Maria, simile nell'atto e nella struttura all'immagine della Medaglia che mi era stata donata perché la portassi. Cercai più volte di alzare gli occhi verso di lei, ma il suo splendore e il rispetto me li fecero abbassare, senza impedirmi però di sentire l'evidenza dell'apparizione. Fissai lo sguardo, allora, sulle sue mani e vidi in esse l'espressione del perdono e della misericordia. Con quelle stesse mani, mi fece segno di restare inginocchiato. Ma una forza irresistibile mi spingeva verso di lei. Alla sua presenza, benché ella non abbia detto alcuna parola, compresi di colpo l'orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica: in una parola, compresi tutto, di colpo".

    La sconvolgente testimonianza di Ratisbonne termina con una frase che, per tutta la vita, amò ripetere: "Elle ne m'a rien dit, mais j'ai tout compris" ("Lei non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto"). Come divorato nel desiderio di ricevere il battesimo (la cui importanza era stata rivelata), undici giorni dopo è ammesso al sacramento, assumendo il semplice nome di "Maria", che non abbandonerà neppure entrando nell'Ordine dei Gesuiti. Ordinato sacerdote nel 1848, resterà nella Compagnia con soddisfazione sua e dei superiori per alcuni anni: l'abbandonerà, in pieno accordo anche con il Papa, per unirsi al fratello Thèdore (prete già dal 1830, come sappiamo) che aveva fondato una congregazione quella di Notre Dame de Sion, ancora esistente per la conversione degli ebrei al Vangelo. Morirà in Terra Santa, ad Ain Karin, il luogo tradizionale della Visitazione di Maria a Elisabetta. Curiosa l'annotazione che ho trovato nel Diario di Paul Claudel, alla data del 14 marzo 1950: "La Provvidenza riservava a un giudeo convertito, padre Alphonse Ratisbonne, l'onore di ritrovare, sotto l'ammasso di rifiuti da lui acquistati a Gerusalemme, il lastricato autentico del Litostroto, il luogo dell'Ecce Homo". In effetti, è proprio così: il luogo comprato a Gerusalemme dai due fratelli Ratisbonne, nel 1856, si rivelerà uno dei più illustri della storia evangelica, addirittura il posto dove Pilato aveva stabilito il suo tribunale la fatale mattina di quel venerdì che precedeva la Pasqua. In Terra Santa, comunque, il lavoro dei due fratelli convertiti sarà massacrante e sarà posto soprattutto a favore degli orfani e, in genere, dei giovani (musulmani, ebrei, cristiani) privi di mezzi di sussistenza. Sulla conversione di Alphonse più ancora che su quella di Thèodore si accanirà l'opposizione violenta da parte dei membri della sua numerosa famiglia e dei correligionari sparsi in mezza Europa. Questa conversione, seguita all'esperienza del 20 gennaio 1842 a Sant'Andrea delle Fratte, fu sottoposta a processo davanti al tribunale canonico del Vicario di Roma. Sfilarono molti testi giurati, e dopo mesi di lavoro, il cardinale Costantino Patrizi firmava un decreto (porta la data del 3 giugno 1842) che così si conclude: "Consta pienamente la verità dell'insigne miracolo operato da Dio onnipotente per intercessione della Beata Vergine Maria, cioè la istantanea e perfetta conversione di Alfonso Ratisbonne dall'Ebraismo".

    Alle diffamazioni che accompagnarono la vita di "padre Maria", come volle sempre essere chiamato, si sono poi unite le divagazioni psicologiche o psicanalitiche, per ridurre a fenomeno patologico la visione che determinò la conversione. Non è qui il caso di entrare in discussioni di questo tipo. Basti però ricordare quale sia stata la forza dell'evento di quel 20 gennaio 1842: per 42 anni, sino alla morte (sopravvenuta nel mese "mariano" di maggio, del 1884), Alphonse Ratisbonne mai mise in dubbio la verità di quanto gli era successo e fu fedele alla sua assistenza di sacrificio, come religioso impegnato al contempo nella preghiera e nell'azione. Poco prima della morte uscì in espressioni come questa: "Perché mi tormentate con le vostre cure? La Santissima Vergine mi chiama e io ho bisogno di lei. Desidero solo Maria! Per me è tutto". All'avvicinarsi della fine, pur ribadendo di sentirsi peccatore, confidò ai suoi che lo assistevano di non temere la morte ma di desiderarla, per vedere finalmente faccia a faccia la Signora che gli era apparsa splendente di luce, per pochissimi minuti, in quel lontano inverno romano. Una "illusione" una "manifestazione patologica"; i cui effetti vanno così in profondità e durano tanto? Tutti quei decenni di fedeltà al lampo nella cappella di Sant'Andrea sono la migliore smentita.

    Vittorio Messori
    Tratto da "Jesus", XXI (1999), n. 1

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  3. #13
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    http://digilander.libero.it/avemaria...l_miracolo.htm

    20 gennaio 2003

    Festa della Madonna del Miracolo

    Anniversario dell’apparizione della SS. Vergine

    all’ebreo Alphonse Ratisbonne,

    nella chiesa di S. Andrea delle Fratte (Roma)

    da http://www.lucisullest.it/default.htm

    Il pellegrino chi se trova a Roma, spostandosi nella zona tra Piazza di Spagna e Via del Tritone, si imbatterà nella Basilica di Sant'Andrea delle Fratte, nella via omonima. Forse penserà che si tratti di "una in più" tra le belle e storiche chiese della Città Eterna. Entrandoci, però, si accorgerà che si tratta di un Santuario dove è accaduto qualcosa di straordinario. Infatti, entrando dalla porta principale, vedrà subito alla sua sinistra un altare particolarmente illuminato, sull'arco del quale si leggono queste impressionanti parole: "Qui apparve la Madonna del Miracolo - 20 gennaio 1842". Sotto l'arco c'è un gran dipinto che raffigura la Madonna che sovrasta le nuvole e sparge dalle mani raggi luminosi.

    A sinistra di chi guarda l'altare c'è una placca, con evidenti segni di non essere recente, scritta in francese che dice: "Il 20 gennaio 1842, Alphonse Ratisbonne da Strasburgo venne qui da ebreo ostinato. Questa Vergine gli apparve così come tu la vedi. Cadde ebreo e si alzò cristiano. - Forestiero, portati a casa il prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della Vergine."

    Più in basso, ecco un'altra placca, più recente con queste parole: "In questa cappella la Madonna apparve all'ebreo Alfonso Ratisbonne convertendolo a Cristo il 20-1-1842". Un po’ più giù si vede una colonna sulla quale poggia un'imponente busto di marmo raffigurante il privilegiato Ratisbonne, con la sua folta barba e uno sguardo che scruta l'infinito.

    Facendo pendant dal lato destro si trova il busto di San Massimiliano Maria Kolbe presso il quale una placca registra un fatto: "In questa cappella dell'apparizione San Massimiliano M. Kolbe celebrò la sua prima Messa il 29-4-1918".

    Ma, ricapitolando in breve i fatti, che cosa era accaduto in quei giorni?

    "Vidi sull'altare, in piedi, viva, grande, maestosa,

    bellissima, misericordiosa, la Santissima Vergine Maria"

    Vediamo ciò che registra il piccolo ma sostanzioso opuscolo La Madonna del Miracolo (Postulazione Generale dei Minimi, Roma, 1980), che raccomandiamo vivamente ai nostri cari lettori (i sottotitoli sono nostri, tranne l'ultimo. I lettori desiderosi di approfondire questo straordinario evento potranno consultare le seguenti fonti: La conversione miracolosa alla fede cattolica di Al'[fonso] M'[aria] Ratisbonne, tratta dai processi autentici formati a Roma nel 1842, Roma, 1892; cf pure Conversion de M.M.A. Ratisbonne, racontée par lui-même, Le Mans 1842):

    Il 20 gennaio 1842, sul mezzogiorno, miracolo nella parrocchia romana dei Minimi.

    A Sant'Andrea delle Fratte, l'israelita ventisettenne Alfonso Ratisbonne, di Strasburgo, con un'apparizione dell'Immacolata com'è coniata nella Medaglia Miracolosa, istantaneamente illuminato dalla grazia si convertì al cattolicesimo.

    Che cosa avvenne di preciso nell'ora della grazia, lo descrive lo stesso Ratisbonne in alcune lettere e nella deposizione giurata al Vicariato di Roma, per appurare la verità del fatto.

    "Vidi come un velo davanti a me - depose il veggente al processo -. La chiesa mi sembrava tutta oscura, eccetto una cappella, quasi che tutta la luce della chiesa si fosse concentrata in quella. Alzai gli occhi verso la cappella raggiante di tanta luce, e vidi sull'altare della medesima, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la Santissima Vergine Maria, simile nell'atto e nella forma, all'immagine che si vede nella Medaglia Miracolosa dell'Immacolata. Mi fece cenno con la mano di inginocchiarmi. Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei, che parve dicesse: Basta così. Non lo disse ma capii.

    "A tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai, quindi, varie volte di alzare gli occhi verso la Santissima Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li faceva abbassare, ciò che, però, non impediva l'evidenza di quell'apparizione.

    "Fissai le di Lei mani, e vidi in esse l'espressione del perdono e della misericordia. Alla presenza della Santissima Vergine, benché Ella non mi dicesse parola, compresi l'orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica, in una parola compresi tutto. (...)

    "Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre"...

    "Provavo un cambiamento così totale che mi credevo un altro. Cercavo di ritrovarmi e non mi ritrovavo... La gioia più grande si sprigionava dal fondo della mia anima; non potetti parlare; non volli rivelar niente; sentivo in me qualche cosa di solenne e di sacro che mi fece chiedere un sacerdote... Vi fui condotto, e solo dopo averne avuto l'ordine positivo ne parlai come mi era possibile, in ginocchio e col cuore tremante. (...)

    "Tutto quel che posso dire, è che al momento del prodigio, la benda cadde dai miei occhi; non una sola benda, ma una quantità di bende che mi avevano avvolto disparvero una dopo l'altra rapidamente, come la neve e il fango e il ghiaccio sotto l'azione di un sole cocente.

    "Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre, ed ero vivo, perfettamente vivo... Ma piangevo! Vedevo nel fondo dell'abisso le miserie estreme dalle quali ero stato strappato da una misericordia infinita; rabbrividivo alla vista di tutte le mie iniquità, ed ero stupito, intenerito, sprofondato in ammirazione e riconoscenza. (...)

    ...Come "un cieco nato che vedesse la luce tutto d'un colpo"

    "Ma si domanda come appresi queste verità, poiché è accertato che non ho mai aperto un libro di religione, non ho mai letto una pagina della Bibbia, e che il dogma del peccato originale, totalmente dimenticato o negato dagli Ebrei dei nostri giorni, non aveva mai occupato un istante il mio pensiero; dubito anche di averne sentito il nome. Come sono arrivato, dunque, a questa conoscenza? Non saprei dirlo. Questo io so: che entrando in chiesa ignoravo tutto; che uscendone vedevo chiaro. Non posso spiegare questo cambiamento che con l'immagine di un uomo il quale si risvegliasse da un sonno profondo, o con quella di un cieco nato che vedesse la luce tutto d'un colpo; vede, ma non può definire la luce che lo illumina e nella quale contempla gli oggetti della sua ammirazione. (...)

    "Le prevenzioni contro il cristianesimo non esistevano più"

    "Qualunque cosa ne sia di questo linguaggio inesatto e incompleto, il fatto positivo è che io mi trovavo in qualche modo come un essere nuovo, come una tabula rasa... Il mondo non era più niente per me; le prevenzioni contro il cristianesimo non esistevano più; i pregiudizi della mia infanzia non avevano più la minima traccia; l'amore del mio Dio aveva talmente preso il posto di ogni altro amore, che la mia stessa fidanzata mi appariva sotto un altro aspetto. L'amavo come un oggetto che Dio tiene nelle sue mani, come un dono prezioso che fa amare ancora di più il donatore.

    "I superiori ecclesiastici mi fecero capire che il ridicolo, le ingiurie, i falsi giudizi,

    facevano parte del calice di un vero cristiano"

    "Ripeto che scongiuravo il mio confessore, il reverendo Padre Villefort, e il signor de Bussières, di mantenere un segreto inviolabile su ciò che mi era avvenuto. Volli seppellirmi al monastero dei Trappisti per occuparmi solo delle cose eterne; lo confesso, e pensavo anche, che nella mia famiglia mi avrebbero creduto folle, che mi avrebbero tacciato di ridicolo, e che così avrei preferito fuggire totalmente il mondo, le sue chiacchiere e i suoi giudizi.

    "Però i superiori ecclesiastici mi fecero capire che il ridicolo, le ingiurie, i falsi giudizi, facevano parte del calice di un vero cristiano; mi invitarono a berlo dicendomi che Gesù Cristo aveva predetto ai suoi discepoli pene, tormenti e supplizi. Parole così gravi, lungi dallo scoraggiarmi, infiammarono la mia letizia interiore; mi sentivo pronto a tutto, e chiesi con insistenza il battesimo. Vollero ritardarlo. 'Ma come! Esclamai, gli Ebrei che ascoltarono la predicazione degli Apostoli furono battezzati immediatamente, e voi volete rimandarmelo, dopo aver io ascoltato la Regina degli Apostoli?' I miei sentimenti, i miei acuti desideri e le mie suppliche toccarono gli uomini pietosi che mi avevano accolto, e mi fecero la promessa, per sempre felice, del battesimo!" (cfr. op. cit., pp. 5, 6, 39-43).
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    Don Bosco e la conversione dell’ebreo Giona

    L 'Ebreo Giona (dalle Memorie dell’Oratorio San Francesco di Sales dal 1815 al 1855)

    L’anno di umanità, dimorando nel caffè dell’amico Gioanni Pianta contrassi relazione con un giovanetto ebreo di nome Giona. Esso era sui diciotto anni, di bellissimo aspetto; cantava con una voce rara fra le più belle.
    Giuocava assai bene al bigliardo, ed essendoci già conosciuti presso al libraio Elia, appena giungeva in bottega, dimandava tosto di me. [Io] gli portava grande affetto, egli poi era folle per amicizia verso di me. Ogni momento libero egli veniva a passarlo in mia camera; ci trattenevamo a cantare, a suonare il piano, a leggere, ascoltando volentieri mille storielle, che gli andava raccontando. Un giorno gli accadde un disordine con rissa, che poteva avere triste conseguenze, onde egli corse da me per avere consiglio. Se tu, o caro Giona, fossi cristiano, gli dissi, vorrei tosto condurti a confessarti; ma ciò non ti è possibile.
    — Ma anche noi, se vogliamo, andiamo a confessarci.
    — Andate a confessarvi, ma il vostro confessore non è tenuto al segreto, non ha potere di rimettervi i peccati, né può amministrare alcun sacramento.
    — Se mi vuoi condurre, io andrò a confessarmi da un prete.
    — Io ti potrei condurre, ma ci vuole molta preparazione.
    — Quale?
    — Sappi che la confessione rimette i peccati commessi dopo il battesimo; perciò se tu vuoi ricevere qualche sacramento bisogna che prima di ogni altra cosa tu riceva il battesimo.
    — Che cosa dovrei fare per ricevere il battesimo?
    — Istruirti nella cristiana religione, credere in Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Fatto questo tu puoi ricevere il battesimo.
    — Quale vantaggio mi darà poi il battesimo?
    — Il battesimo ti scancella il peccato originale ed anche i peccati attuali, ti apre la strada a ricevere tutti gli altri sacramenti, ti fa insomma figliuolo di Dio ed erede del paradiso.
    — Noi ebrei non possiamo salvarci?
    — No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi senza credere in Lui.
    — Se mia madre viene a sapere che io voglio farmi cristiano, guai a me!
    — Non temere, Dio e padrone dei cuori, e se egli ti chiama a farti cristiano, farà in modo che tua madre si contenterà, o provvederà in qualche modo per l’anima tua.
    — Ma tu che mi vuoi tanto bene, se fossi al mio posto, che faresti?
    — Comincierei ad istruirmi nella cristiana religione, intanto Dio aprirà la via a quanto si dovrà fare in avvenire. A questo scopo prendi il piccolo catechismo, e comincia a studiarlo. Prega Dio che ti illumini, e che ti faccia conoscere la verità.
    Da quel giorno cominciò ad essere affezionato alla fede cristiana. Veniva al caffè, e fatta appena una partita al bigliardo cercava tosto di me per discorrere di religione e del catechismo. Nello spazio di pochi mesi apprese a fare il segno della s. croce, il Pater, Ave Maria, Credo, ed altre verità principali della fede. Egli ne era contentissimo, ed ogni giorno diventava migliore nel parlare, e nell’operare.
    Egli aveva perduto il padre da fanciullo, la madre di nome Rachele aveva già inteso qualche voce vaga, ma non sapeva ancora niente di positivo. La cosa si scoprì in questo modo: Un giorno nel fargli il letto ella trovò il catechismo, che suo figlio aveva inavvedutamente dimenticato tra il materasso ed il saccone. Si mise ella a gridare per casa, porto il catechismo al Rabbino, e sospettando di quello, che era di fatto, corse frettolosa dallo studente Bosco, di cui aveva più volte udito a parlare da suo figlio medesimo. Immaginatevi il tipo della bruttezza ed avrete un’idea della madre di Giona. Era cieca da un occhio, sorda da ambe le orecchie; naso grosso; quasi senza denti, labbra esorbitanti, bocca torta, mento lungo ed acuto, voce simile al grugnito di un poledro. Gli ebrei solevano chiamarla col nome di Maga Lili, col quale nome sogliono esprimere la cosa più brutta di loro nazione. La sua comparsa mi ha spaventato, e senza dar tempo a riavermi prese a parlare così: Affè che giuro, voi avete torto; voi, si voi avete rovinato il mio Giona; l'avete disonorato in faccia al pubblico, io non so che sarà di lui. Temo che finisca col farsi cristiano; e voi ne siete la cagione.
    Compresi allora chi era e di chi parlava, e con tutta calma risposi che ella doveva essere contenta e ringraziare chi faceva del bene a suo figlio.
    — Che bene è mai questo? Sarà un bene a far rinnegare la propria religione?
    — Calmatevi, buona signora, le dissi, ed ascoltate: Io non ho cercato il vostro Giona, ma ci siamo incontrati nella bottega del libraio Elia. Siamo divenuti amici senza saperne la cagione. Egli porta molta affezione a me; io l’amo assai, e da vero amico desidero che egli si salvi l'anima, e che possa conoscere quella religione fuori di cui niuno può salvarsi. Notate bene, o Madre di Giona, che io ho dato un libro a vostro figlio dicendogli soltanto d’istruirsi nella religione e se egli si facesse cristiano non abbandona la religione ebraica, ma la perfeziona.
    — Se per disgrazia egli si facesse cristiano egli dovrebbe abbandonare i nostri profeti, perché i cristiani non credono ad Abramo, Isacco, Giacobbe, a Mosè né ai profeti.
    — Anzi noi crediamo a tutti i santi patriarchi e a tutti i profeti della Bibbia. I loro scritti, i loro detti, le loro profezie formano il fondamento della fede cristiana.
    — Se mai fosse qui il nostro Rabbino, egli saprebbe che rispondere. Io non so ne il Misna ne il Gemara (sono le due parti del Talmud). Ma che ne sarà del mio povero Giona?
    Ciò detto se ne partì. Qui sarebbe lungo riferire gli attacchi fattimi più volte dalla Madre, dal suo Rabbino, dai parenti di Giona. Non fu minaccia, violenza che non siasi usata contro al coraggioso giovanetto. Egli tutto soffrì, e continuò ad istruirsi nella fede. Siccome in famiglia non era più sicuro della vita, così dovettesi allontanare da casa e vivere quasi mendicando. Molti però gli vennero in ajuto e affinché ogni cosa procedesse colla dovuta prudenza, raccomandai il mio allievo ad un dotto sacerdote, che si prese di lui cura paterna. Allora che fu a dovere istrutto nella religione, mostrandosi impaziente di farsi cristiano, fu fatta una solennità, che tornò di buon esempio a tutti i chieresi, e di eccitamento ad altri ebrei, di cui parecchi abbracciarono più tardi il cristianesimo.
    Il Padrino e la Madrina furono Carlo ed Ottavia coniugi Bertinetti, i quali provvidero a quanto occorreva al Neofito, che divenuto cristiano, poté col suo lavoro procacciarsi onestamente il pane della vita. Il nome del neofito fu Luigi.

    (Fonte: http://www.sdb.org/ITA/Documenti/200..._4_171_.htm#66 )

    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    http://www.entraevedi.org/Bruno%20Cornacchiola.htm

    di Bernard Balayn (Tratto da Stella Maris, maggio 2004; -prima parte

    II veggente delle Tre Fontane Bruno Cornacchiola, fotografato l'11 aprile 2001
    Sono passati quasi 60 anni dal tempo in cui si verificarono a Roma le apparizioni alle Tre Fontane, il cui protagonista è morto da poco. La sua scomparsa invita a riflettere su una rivelazione che non ha detto ancora la sua ultima parola. Il termine "Vergine della Rivelazione" è stato proprio usato dalla Visione stessa e merita di essere esaminata. Certo, queste mariofanie (o manifestazioni mariane) non sono state ancora riconosciute esplicitamente - non più di quelle di Rue du Bac - ma la benevolenza ostentata dai papi dopo Pio XII in loro favore, non meno delle visite incessanti dei prelati di passaggio nella Città eterna, come pure dei numerosi miracoli avvenuti, bastano ampiamente ad accreditare la loro autenticità che, del resto, nessuno saprebbe contestare. In questo primo articolo, noi rievochiamo la prima delle quattro apparizioni, la più importante.

    "lo sono Colei che sono nella Trinità Divina"

    Nell'Italia del dopo-guerra, una grotta romana s'illumina. Ci troviamo dunque in Italia, in un Paese non ancora ristabilito dalla sua disfatta a fianco dei nazisti, ancora a disagio nella sua nascente repubblica. Roma è al centro dei sommovimenti politici, delle tensioni sociali, dell'incertezza per l'avvenire. Nel 1946, la periferia, molto estesa, è malfamata, nei quartieri del sud-est, in particolare là dove si svolgono i fatti. Nelle numerose parrocchie bisognose di essere riadattate, dei sacerdoti, a volte stranieri - tra cui un certo Karol Wojtyla -cercano di ridare la speranza alla gente disincantata. È il momento storico vissuto in questo senso. Lungo la Via Laurentina, si erge uno dei luoghi importanti della Roma cristiana, la basilica di San Paolo fuori le Mura, sul luogo del martirio dell'Apostolo delle genti. La tradizione afferma che cadendo, la sua testa avrebbe fatto sorgere tre sorgenti; da qui il nome del quartiere: Tre Fontane. Non lontano da lì, più tardi, si è elevata la Curia genera-lizia dei Trappisti, con la sua abbazia,
    riaperta sotto Pio IX.
    Dal 1939, Papa Pio XII governa la cattolicità, che la guerra ha tanto provato, e la sua Diocesi romana. Egli prepara allora il Dogma dell'Assunzione e, prima di pronunciarsi, attende dei segni di conferma. Al di fuori della Basilica di Santa Maria Maggiore, il santuario mariano accreditato è quello del Divino Amore.
    Sul luogo dal terreno ondulato semideserto delle Tre Fontane, ricoperto di eucalipti, s'aprono qua e là delle grotte nel tufo calcareo, luoghi di appuntamento di tutte le osceni- *à, denunciate dai Trappisti. H 12 aprile 1947, un padre di famiglia, abitante della zona, è contrariato perché ha perso il treno per Ostia, allo sbocco del Tevere. Decide allora di fermarsi lì, con i suoi tre bambini intenti ai loro giochi, come il pallone. Da una cartella, egli estrae carta e penna, per scrivere. Essendo un anticlericale superficiale, (egli non ha alcuna istruzione), si propone di scrìvere contro i Dogmi di Maria, e cerca l'ispirazione...
    Ad un tratto, la palla rotola in una di quelle grotte e, a turno, i tre bambini vi spariscono dentro, credendo di ritrovarla. Non vedendo nessuno di loro uscire dalla grotta, il padre, preoccupato, si alza e scopre i bambini in ginocchio, immobili, con le mani giunte, che
    dicevano di vedere una bella signora, nel fondo della cavità. Invano li invita ad uscire, e cerca di sollevarli, di portarli via; non gli resta che invocare: "Dio salvaci!". Un emulo di San Paolo?
    L'uomo così in collera, ma che chiama anche Dio in aiuto, si chiama Bruno Cornacchiola. Nato nella periferia romana da una famiglia difficile, battezzato, da bambino si ritrova presto sulla strada, e quando rientra a casa sua, arriva fino a picchiare violentemente la madre. Malgrado la sua Prima Comunione, fatta quasi per caso, egli non conosce più Dio e si abbandona alle miserie e alla brutalità della zona. Nel 1936, a 23 anni, sposa, di nascosto, in sacrestia, lolanda, cattolica praticante. Hanno presto una figlia, Isola. Ma, adescato dal lucro e dalla simpatia per i "rossi", si arruola nello stesso anno come volontario nella guerra civile spagnola. Vi incontra un tedesco, portaordini come lui, luterano fanatico che, con la Bibbia sempre in mano, gli insegna l'odio contro il Cattolicesimo, in particolare per la messa, per la Vergine e per il Papa, non avendo scrupoli ad influenzare Bruno, poco istruito nella sua fede d'infanzia. Prima di rientrare in Italia, egli acquista a Toledo un pugnale e
    incide sul manico: "morte al Papa". Al suo ritorno, l'apostata non ha che un pensiero: distruggere la Chiesa, rovesciando la Scrittura contro di essa, e volendo perfino pugnalare il Santo Padre. Subito mette in azione il suo programma. Divenuto autista di autobus, un giorno egli provoca la caduta dall'auto di un sacerdote che deve essere ricoverato in ospedale. Diventa propagandista appassionato, aprendo un centro per i giovani, e vuole convertire con la forza sua moglie al protestantesimo. Benché abbia avuto da lei altri due figli, egli la minaccia a causa della sua fedeltà alla sua fede, e comincia a batterla sempre più violentemente, sotto gli occhi in lacrime dei bambini. Dopo aver d'istrutto le immagini sacre che sono nella casa, arriva a bestemmiare la Madonna dì Pompei, e la povera donna lo supplica: "No, non fare questo, io l'ho tanto pregata perché tu ritornassi sano e salvo dalla Spagna!". "Faccio quello che voglio!", ribatte il marito. E, preso dal suo odio diabolico, non solo brucia l'immagine ma strappa il crocifisso dalla loro camera, lo spezza e lo getta nella spazzatura. La moglie allora fa un ultimo tentativo: fa una novena dei primi venerdì del mese, che apparentemente non ottiene alcun cambiamento in bene, ed ella segue dunque il suo sposo, per amore, per non dividere la famiglia e salvare così i bambini, ai quali è proibito frequentare il catechismo. Siamo nel 1947: il persecutore di Cristo ha 34 anni. Come San Paolo, egli sta per essere atterrato da una luce, la Luce della Fede...
    La Vergine della Rivelazione
    All'improvviso, Dio risponde alla sua implorazione. Bruno racconta: "lo vidi due mani candide avanzare verso di me e sfiorarmi il volto. Apparve una luce e, nel suo centro, ebbi la visione del volto di una giovane donna, venuta nello splendore di una luce d'oro...". È una donna incomparabile, che lo soggioga con la sua bellezza e la sua grazia. Egli nota due cose essenziali: Ella porta nelle sue mani incrociate sul petto, un libro... e sotto i suoi piedi verginali, giace una veste nera, strappata, e una croce spezzata... Egli comincia a comprendere e a leggere la sua vita ma, più ancora, comprende ciò che la Bellezza celeste apparsa vuole dirgli. La sua comunicazione, il suo parlare riguarda Ella stessa nel piano della Redenzione; riguarda la conversione dei peccatori attraverso la conversione di Bruno; riguarda la Chiesa e il suo Capo, il Papa.
    Offrendo il suo libro, Ella dice subito all'uomo, con ineffabile dolcezza: "lo sono la Vergine della Rivelazione... Il mio corpo non poteva corrompersi, e non lo fu. Mio Figlio e gli Angeli vennero a prendermi al momento del mio trapasso...".
    Ella prosegue: "Tu mi perseguiti, ora basta! Entra nel santo Ovile, corte celeste della terra. Se tu preghi molto e reciti il santo Rosario quotidiano, otterrai la conversione dei peccatori e l'unità dei cristiani. Le Ave Maria dette con fede e amore sono altrettante frecce d'oro che toccano il Cuore di Gesù. Con questa terra di peccato, lo farò miracoli portentosi per la conversione dei non credenti". Dopo avergli detto come sarebbe avvenuta la sua conversione, mediante sofferenze e persecuzioni, la Vergine lo assicura dell'azione "redentrice" della sua sposa e del suo ruolo vincente della sua novena al Sacro Cuore. Infine, Ella nomina la Chiesa: "Tu andrai dal Santo Padre, il supremo Pastore della Cristianità, e gli confiderai personalmente il mio messaggio...".
    Dopo un colloquio di un'ora e un quarto, la Vergine scompare nel fondo del muro; non rimane che il suo soave profumo, di cui Bruno è impregnato, rimane una grande pace e la gioia dei tre bambini. L'insegnamento mariano è chiaro, senza equivoco e adatto al tempo
    Esso contiene innanzitutto una parte dogmatica, con l'affermazione dell'importanza della Rivelazione, rappresentata dal libro tenuto da Maria sul suo Cuore: la Bibbia, certamente. Al centro di questa Rivelazione, è la Santissima Trinità, il dogma per eccellenza. Nel cuore della Trinità è colei che, come a Lourdes, si definisce per la sua qualità e non per la sua identità, non dicendo: "lo sono Maria, o la Vergine, o Nostra Signora", ma: "lo sono Colei che sono nella Trinità Divina". Così, Maria afferma apertamente ciò che ha lasciato intrav-vedere a Fatima, trent'anni prima. Ella stabilisce le sue relazioni uniche ed intime con ciascuna delle Tre Persone della Trinità: Figlia del Padre, creatura perfetta, che ha conservato la sua totale rassomìglianza; Santuario dello Spirito Santo, che l'ha fatta Immacolata; Madre di Cristo per opera dello stesso Spirito, Madre di Dio. Creata da tutta l'eternità nel pensiero del Padre, ella può definirsi per un eterno presente, secondo quello che dice il Libro dei Proverbi in merito. Se questo libro celebra la Sapienza eterna, esso loda a maggior ragione Colei che ne è la Madre. Di fronte al falso insegnamento protestante, Maria ha voluto così dimostrare che "Ella è al centro della Rivelazione". - Sono la Vergine della Rivelazione - e non può esserne esclusa. Ella si presenta come Madre della Verità.
    L'insegnamento mariano comporta dopo una parte pastorale, con la conversione dei peccatori - a cominciare dal persecutore - e il loro ritorno nel "santo Ovile", vale a dire la Chiesa. Maria dimostra così che la Chiesa cattolica è la sola fondata dal Figlio suo, ed Ella se ne presenta dunque come la Madre. E come tale, desidera il ritorno di tutti i suoi figli, e raccomanda dunque l'unità di tutti i cristiani, annunciando così il Concilio Vaticano II. Occorre ricostruire la Chiesa la cui unità è spezzata (è il simbolo della Croce a pezzi), e cessare le per-
    secuzioni (delle quali il XX secolo è stato riempito); è la spiegazione di quel velo nero, simbolo della potenza delle tenebre.
    Questa unità non può farsi se non intorno al "Pastore universale", vale a re il Papa: è la parte ecclesiologica, come a Fatima. Colui che voleva pugnalare il Santo Padre deve trasmettergli un messaggio della Regina della Chiesa. Per Lei, si trattava di confermare Pio XII nel suo desiderio di proclamare il Dogma della sua Assunzione, cosa che sarà fatta tre anni dopo. Il Papa è il Vicario di Cristo, con tutte le conseguenze che ne derivano come, innanzitutto, il governo della Chiesa e la proclamazione e la salvaguardia della verità rivelata. Per ben indicare l'importanza di questo, è proprio a Roma che Ella lo ha fatto. Il ritorno a casa Questo ritorno è il primo aspetto del ritorno totale. Vale la pena raccontarlo.
    Prima di lasciare la grotta, il padre incide sulla roccia con un temperino la testimonianza dell'apparizione: "II 12 aprile 1947, qui, in questa grotta, la Vergine della Rivelazione è apparsa al protestante B.C. e ai suoi bambini, ed egli si è convcrtito".
    Siccome la Vergine gli aveva detto che, contrariamente a quanto sostengono i protestanti, Gesù è realmente presente nell'Eucaristia, in conformità col Vangelo (come l'angelo lo ha mostrato a Fatima e ripeterà più tardi ad Akita (Giappone) il convertito si ferma alla chiesa abbaziale vicina e dice ai bambini: "Preghiamo e adoriamo il Signore". La bambina più grande chiede: "Papa, che preghiera diciamo?" - Non lo so, figlia mia -.
    "Diciamo l'Ave Maria, piena di grazia...". Egli prega e piange. I bambini non sanno mantenere a lungo il segreto e lo raccontano arrivando a casa, lolanda è incuriosita dal profumo squisito che emana il suo sposo... "Da' loro da mangiare e mettili a letto, ti racconterò dopo...", dice lui con una bontà inconsueta. Ciò fatto, egli la prende per mano con dolcezza e le dice: "lo ti ho insegnato il rifiuto dell'Eucaristia, ecc. Non so cosa è successo, ma mi sento cambiato". S'inginocchia davanti a lei e le chiede perdono. La povera donna, sbalordita, gli risponde: "È un vero miracolo: tu t'ingi-nocchi davanti a me?... E in passato ero io che lo facevo davanti a te per pregarti di non battermi più!". Lui le racconta tutto, poi rimasero in preghiera fino all'alba, ringraziando Dio e la Madonna. Grazie all'amore di una sposa e a quello della Madre delle famiglie, la salvezza era entrata in quella casa. È in preparazione la biografia del veggente delle Tre Fontane, la prima dopo la sua morte, dell'autrice Anna Maria Turi, dal titolo La storia di Bruno Cornacchiola e del Santuario delle Tre Fontane. Ve ne daremo notizia sui prossimi numeri di Segno. dal segno del Soprannaturale Novembre 2004

    I suoi insegnamenti

    (Tratto da Stella Maris, giugno 2004)

    Nel 1947, a Roma, nel quartiere popolare delle Tre Fontane, luogo del martirio di san Paolo, Nostra Signora ha iniziato a far conoscere un messaggio

    La Grotta oggi

    di enorme importanza per la Chiesa, per l'umanità, per la pace e per il Papato. Un messaggio per la Santa Chiesa La prima reoccupazione della Madre della Chiesa è la "salvaguardia e la divulgazione della Verità". Istruendo a lungo Bruno Cornacchiola, Ella imita suo Figlio sulla via di Emmaus. Ella indica al suo confidente come studiare la S. Scrittura, soprattutto non da soli, ma facendo appello all'autorità preposta per insegnarla: il Magistero. Il lavoro di esegesi, di discernimento e di catechesi appartiene sempre prioritariamente alla gerarchla ecclesiastica, come afferma San Paolo. In questa dipendenza, Maria invita la Chiesa ad un orientamento pastorale profetico. Ella raccomanda l'unità dei cristiani, anticipando il Concilio Vaticano II, e l'ecumenismo caro a Paolo VI e soprattutto a Giovanni Paolo II. Ma non confonde dogma e pastorale, essendo la seconda dipendente dal primo. Non si tratta di edulcorare la Rivelazione cattolica - la sola pienamente vera - ricordata alle Tre Fontane, come le verità intangibili del Credo, la dottrina sulla Presenza reale, Maria o l'autorità infallibile del Papa, ma di spiegarle, di chiarirle, a buon diritto e consapevolmente. Il secondo insegnamento ecclesiale conceme "i sacerdoti". La Vergine aveva raccomandato al veggente di cercarne due per soddisfare le sue richieste particolari. A fine aprile, dopo una lunga attesa, Bruno incontra finalmente il primo sacerdote che, al suo rivolgergli parola, doveva rispondere: "Ave Maria, figliolo! Cosa vuoi?". Questo consacrato diventa il suo confessore, facilita la sua abiura, lo consiglia nella catechesi, gli amministra i sacramenti, battezza il suo ultimo figlio. Bruno si affida alla sua autorità, comprendendo che i veri convelliti non santificheranno la Chiesa da soli, come certi esaltati credono di fare. I figli prodighi non possono fare a meno di sacerdoti esperti dei quali hanno bisogno più di ogni altro, né devono intralciare l'apostolato dei loro fratelli già impegnati. Ponendosi al servizio di Dio, il veggente si sforza di dare, durante la sua vita apostolica, l'esempio del modo appropriato con cui un neofita deve agire nella Chiesa.
    In un messaggio ulteriore, Maria incita i sacerdoti a credere intensamente alle verità della fede, a obbedire in tutto al Magistero, a un grande discernimento presso i fedeli, a una vita conforme al loro sacerdozio. Ella fa capire nello stesso tempo che i laici devono rispettarli, ascoltarli e obbedirli. (Maria ha raccomandato a Bruno: "Quando avrai trovato il prete, obbediscigli").
    Un messaggio per i peccatori II significato complessivo dell'apparizione induceva il diserto re della Chiesa a cambiare vita, tanto più che egli diceva: "lo non ho dimenticato una sillaba, e non ho avuto bisogno di trascrivere il colloquio". Con insistenza la Vergine "raccomandava il Vangelo vissuto, la dottrina vissuta". Quando, molto tempo dopo, Bruno incontrerà Giovanni Paolo II, questi gli dirà: "Tu hai visto la Madre di Dio, devi dunque diventare santo!". In effetti, egli ne ha preso la decisione fin dal giorno stesso dell'apparizione, incidendo con la sua mano sulla roccia: "In questa grotta mi è apparsa la Madre divina... Ella mi invita con amore a rientrare nella Chiesa cattolica, apostolica e romana..." La Vergine gli aveva infatti comandato: "Tu mi perseguiti - (allusione chiara a Saulo di Tarso che, un tempo, perseguitava Gesù) - ora basta! Entra nel santo Ovile (della Chiesa)!". Ella doveva essere esigente e ferma, sapendo bene che la conversione sarà effettiva a partire dalla sua abiura, il 7 maggio, all'indomani della seconda apparizione, dove, risplendente, sorridente e silenziosa, la Vergine della Rivelazione gli manifesta la gioia del suo ritorno a Dio. Nella sua scia, egli trascina la sua famiglia e ì suoi parenti, e vorrebbe toccare tutti i cuori. Ma, come Maria gli aveva detto, in un sogno egli intravvede quanto la sua testimonianza sarà messa alla prova attraverso la sofferenza e le contraddizioni (sospetti, interrogatori civili e religiosi...). Ed ella promette in cambio: "Con questa terra di peccato, io farò dei miracoli portentosi per la loro conversione". La sua casa diventa un centro di catechesi; testimonia davanti ai giornali nazionali, fin da maggio. Con l'incoraggiamento del Papa Pio XII, egli se ne va ad evangelizzare gli operai "rossi" dell'Emilia. Organizza una comunità secolare di evangelizzazione, la S.A.C.R.I. alla quale il clero aggiungerà due sacerdoti. Nel corso della quarta apparizione, il 30 maggio 1947, la Vergine gli chiede di andare dalle Suore Filippine vicine, affinchè "preghino per i non credenti del quartiere". Con il concorso della municipalità, la Chiesa deve regola-
    mentare l'evento, almeno per evitare gli eccessi. Dal 5 ottobre 1947, il Papa benedice in Piazza San Pietro una statua in legno dell'apparizione, a grandezza naturale, portata solennemente in processione fino alla grotta, dove viene sempre venerata. Il Vicariato di Roma autorizza il culto della Vergine nel 1955, dopo le inchieste canoniche, e lo affida alle cure dei Francescani conventuali vicini. A poco a poco, il luogo viene sistemato, viene costruito un piccolo santuario, davanti al quale Bruno parla, a partire dal 1956. Più tardi, la grotta è trasformata in cappella dove viene celebrata la santa Messa fin dagli anni '80. Si costituisce anche un Comitato di Laici, per propagare la devozione della Vergine della Rivelazione, per aiutare le conversioni, ecc. Infine, durante l'apparizione del 23 ottobre 1982, Maria chiede la costruzione di una casa-santuario, adiacente "con il nome della Vergine della Rivelazione, Madre della Chiesa. La mia casa sarà aperta a tutti, affinchè tutti entrino nella casa della salvezza e si convertano. Qui verranno a pregare gli assetati, gli smarriti. Qui troveranno amore, comprensione, consolazione: il vero senso della vita. La grotta dove sono apparsa diverse volte, sarà il Santuario dell'espiazione, come se fosse il Purgatorio interra...".
    Al Santuario delle Tre Fontane, Nostra Signora merita più che mai il titolo di "Rifugio dei peccatori!".

    Un messaggio di pace

    Maria termina la sua comunicazione rivolgendo una nuova
    richiesta: "Questo Santuario avrà una porta dal nome significativo - Porta della Pace -. Tutti dovranno entrare per questa porta. E si saluteranno con il saluto della Pace e dell'Unità. Dio ci benedica e la Vergine ci protegga!". Bisogna ricordare che all'epoca, lo spettro della guerra nucleare assillava ancor gli animi. Eravamo appena usciti dalla "guerra fredda" che il Papa Giovanni XXIII aveva scongiurato con la sua famosa enciclica "Pacem in Terris". La Cortina di Ferro e il Muro di Berlino lanciavano sempre la loro sfida, e i conflitti erano purtroppo ben lontani dalla fine, quando si ripercorre la tragica storia di questi ultimi 25 anni. Ed è per questo che il Papa Paolo VI aveva creato il 1° gennaio 1968 la prima Giornata Mondiale della Pace, missione che continua intensamente Giovanni Paolo II. Un giorno, dei fedeli gli hanno domandato se sarebbe venuto a pregare alle Tre Fontane. Egli ha risposto: "Sì, ci andrò presto. E pregheremo insieme la Regina della Pace...". Come a Fatima, la Vergine indica qual è la via della concordia. Passa attraverso la conversione dei cuori, la preghiera come il santo Rosario, il ricorso ai sacramenti, lo studio e la pratica del Vangelo, unica fonte di verità. Non è forse un grande segno che Nostra Signora sia apparsa nel luogo del martirio di San Paolo, il grande propagatore della Parola di Dio, e che lo abbia fatto col titolo di "Vergine della Rivelazione"?
    Un messaggio per i Papi
    I Papi non sono solo dei messaggeri di pace, per quanto sia essa necessaria. A loro compete innanzitutto il dovere di proclamare questa Verità e di evangelizzare. L'azione provvidenziale di Maria alle Tre Fontane provvede a questa doppia esigenza e ce ne da due esempi sorprendenti attraverso i Papi Pio XII e Giovanni Paolo II.
    II 12 aprile 1947, la Vergine aveva confidato a Bruno: "Tu andrai dal Santo Padre, il supremo Pastore della cristianità, e gli consegnerai personalmente il mio messaggio. Qualcuno che io ti indicherò, ti accompagnerà, e ti dirà: "Mi sento legato a te...".
    Questo "qualcuno" era il secondo sacerdote designato il 12 aprile 1947. Fu durante la terza apparizione della Vergine, il 23 maggio 1947, che questo sacerdote, desideroso di pregare alla grotta insieme al veggente e sconvolto dal suo atteggiamento durante la preghiera e la visione, gli disse la parola predetta dalla Madonna: "lo mi sento legato a te". Da allora, con l'aiuto della sorella del Papa Pio XII, vivamente interpellata per le apparizioni, Bruno potrà incontrare il Pontefice e rivelargli da parte di Maria la certezza della sua Assunzione al cielo, "dogma che il Papa cercava di definire" davanti alla cristianità. Inoltre, lo ha rincontrato il 9 novembre 1949, durante un'udienza concessa ai tranvieri di Roma. Dopo la recita del Rosario nella sua cappella privata, il Papa vede Bruno avanzare verso di lui e che gli dice: "Santità, ecco la Bibbia protestante con la quale io ho "ucciso" anime". Poi, con le lacrime agli occhi: "Ecco il pugnale, con la scritta "morte al Papa", col quale progettavo di uccidervi! Vengo a chiedervi perdono". E il Papa rispose: "Uccidendomi, non avresti fatto che dare un nuovo martire alla Chiesa, e a Cristo una vittoria dell'amore. Figlio mio, il miglior perdono è il pentimento...". La Vergine delle Tre Fontane dimostrerà di nuovo la sua grande sollecitudine materna per la persona del santo Vicario, preoccupazione legata unitamente alla pace e all'evangelizzazione.
    Molto tempo dopo, lo si è detto, il veggente si è trovato in relazione con Giovanni Paolo II, a proposito di un altro tentativo di attentato, molto più grave questo, perché se il primo restò velleitario e fu l'azione di un laico, il secondo passò all'azione e proveniva da un prete! In effetti, in Piazza San Pietro, il 2 febbraio 1982, nove mesi dopo il primo attentato del 13 maggio 1981, nel quale il Papa era stato protetto dalla Vergine del Rosario di Fatima, la Madonna annuncia al veggente che il Santo Padre sarà protetto nuovamente. Questa profezia gli era stata trasmessa ed, effettivamente, il 12 maggio seguente, proprio a Fatima, mentre Giovanni Paolo II veniva a ringraziare Maria per averlo preservato dalla morte, io ho visto la scena del secondo attentato: ho visto il prete che estraeva dalla sua manica una daga (notare la similitudine col pugnale di Bruno), ma subito afferrato dalla guardia vicina al Papa, che tuttavia lo benediceva... Tutta questa scena è rimasta impressa nella mia memoria; rivedo ancora il prete deviato, portato via dalle guardie... Ma, a differenza del suo predecessore, egli non volle chiedere perdono.
    Se Pio XII e Giovanni Paolo 11 fossero stati uccisi, che ne sarebbe stato per l'uno, il dogma progettato, e per l'altro, la sua prodigiosa pastorale di evangelizzazione? E il corso gigantesco di consacrazione della Chiesa, del mondo e della Russia iniziati da Pio XII, avrebbe avuto il suo seguito e il suo compimento? La portata e l'attualità del messaggio
    In queste condizioni, su questa terra di santificazione, i prodigi promessi e i più vari non tardarono a prodursi, a cominciare dalle guarigioni. La prima è toccata ad un impiegato municipale, Carlo Mancuso che, gravemente malato per un incidente che lo aveva colpito al bacino, guarì improvvisamente dopo l'applicazione di un po' di terra delle Tre Fontane sul suo male. Oggi, il Santuario è tappezzato di ex-voto che testimoniano il numero incalcolabile di grazie ricevute dai pellegrini e dai malati. Noi lo abbiamo constatato nel corso di numerosi pellegrinaggi. Il carisma delle Tre Fontane non ha finito di stupire; Maria ha moltiplicato i segni della sua presenza, in rapporto alla nostra epoca tormentata. Il 12 aprile 1980, mentre si festeggia il 33° anniversario delle apparizioni, davanti a circa 30.000 fedeli, al momento della Consacrazione, il sole comincia a palpitare, come a Fatima, e a perdere la sua brillantezza fino a diventare simile all'ostia. La maggioranza delle persone all'esterno del santuario, vedono fenomeni simili a quelli delle apparizioni di Fatima. Tutto questo dura per 40 minuti, alla presenza di Bruno, che la Vergine aveva avvertito il 7 novembre precedente.
    Il 12 aprile 1982, durante una cerimonia del Movimento Sacerdotale Mariano che riuniva 34 concelebranti (tra i quali un membro della Segreteria di Stato) circondati da 10.000 presenti, al momento in cui i sacerdoti cominciano a dire: "Ecco l'Agnello di Dio... " nuovi segni appaiono nel sole: diventato visibile, con al centro il monogramma HIS, si colora interamente di diversi colori successivi, con una bordura a forma
    di corona brillantissima e con dei raggi straordinari multicolo-re. Alcuni lo vedono roteare, altri restare fisso, e tutto questo per circa una cinquantina di minuti; alla fine, il sole scende di colpo a riprendere il suo tempo astronomico. Come non pensare al celebre capitolo XII dell'Apocalisse dove si parla della "Donna vestita di sole, con una corona di dodici stelle...". È pur vero che ci si trovava ad un mese dalla consacrazione solenne del mondo e della Chiesa a Fatima, consacrazione che Satana aveva cercato in ogni modo di impedire. Ma Nostra Signora, nella sua onnipotenza, aveva tratto da un male (l'attentato del 13 maggio) un grande bene, e intendeva dimostrarlo.
    Fu in quel periodo che lolanda, la sposa di Bruno, lo ha lasciato vedovo, con i figli ormai adulti. Il veggente non ha terminato di essere fedele alla sua conversione: veniva spesso alle Tre Fontane, ricevendo i pellegrinaggi, animando le cerimonie, parlando ai vescovi e, soprattutto, recitando instancabilmente il suo rosario. Noi lo abbiamo visto una volta, seduto davanti all'altare, recitandolo in silenzio. Egli ci ha lasciati in queste sante disposizioni venerdì 22 giugno 2001. Il quadruplice messaggio delle Tre Fontane rimane più attuale che mai, con la "Verità minacciata dall'apostasia silenziosa (Giovanni Paolo II), dal progresso delle sètte e dell'Isiam, con il Sacerdozio dai tanti problemi, con la pace ostacolata dalla piaga del terrorismo e dall'estensione dei conflitti di ogni sorta e a tutti i livelli, con la "missione di Pietro" che le forze sataniche tentano di bloccare senza tregua. Ma il carisma delle Tre Fontane ci invita a sperare in tutta fiducia nel nome del Signore e nell'intercessione potente del Cuore Immacolato di Maria, se infine gli uomini lo comprenderanno. È il cammino che ci ha indicato il confidente della Vergine della Rivelazione.
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

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  6. #16
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  7. #17
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    Non dimendichiamoci del Genio dell'architettura, Antoni Gaudí.



    Antoni Gaudì passò da ateo a fervido credente e pare addirittura che devolvesse interamente in beneficenza il compenso ricevuto dai committenti borghesi.

    Il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia è senz’altro l’opera in cui il suo spirito mistico ha trovato sfogo. Fu totalmente preso dal lavoro di questa grandiosa costruzione, fino al punto di dormire al suo interno negli ultimi anni della sua vita.

    Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Familia e morì il 10 giugno.

    Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone. I Barcellonesi lo soprannominarono da quel momento "l'architetto di Dio". È sepolto nella cripta della Sagrada Familia.

    Adesso è in corso il processo di beatificazione.
    _______________________________________________

    Come è noto è in corso il processo per la Causa di Beatificazione dell’architetto catalano, poiché l’esemplarità della sua vita cristiana fu, lui stesso ancora vivente, motivo di crescita e conversione per i suoi contemporanei. Riproduciamo, solo a titolo di esempio, una delle sue riflessioni che non mise mai per iscritto, ma che ci sono tramandate dai suoi amici e discepoli:
    “La vita è amore, e l’amore è sacrificio. A qualsiasi livello si osserva che, quando una casa conduce una vita prospera, c’è qualcuno che si sacrifica; a volte questo qualcuno è un domestico, un servitore. Quando le persone che si sacrificano sono due, la vita del nucleo diventa brillante, esemplare. Un matrimonio, in cui i due coniugi hanno spirito di sacrificio, è caratterizzato dalla pace e dall’allegria, che ci siano figli o no, ricchezza o no. Se coloro che si sacrificano sono più di due, la casa brilla di mille luci che abbagliano chiunque ai avvicini. Il motivo della crescita spirituale e materiale degli ordini religiosi è che tutti i membri si sacrificano per il bene comune” (da A. Gaudí, Idee per l’architettura. Scritti e pensieri raccolti dagli allievi, a cura di I.Puig-Boada, Jaca Book, Milano, 1995, pag.277).
    Ma non fu solo la sua vita personale ad essere profondamente informata dalla fede; anche l’iconografia dei suoi edifici, innanzitutto civili, è continua espressione della sua ricerca interiore. Troviamo, solo per indicare alcuni esempi, le abbreviazioni dei nomi di Gesù, Giuseppe e Maria nella torretta di Casa Battló, l’iscrizione dell’Ave Maria all’apice di Casa Milà, detta la Pedrera, che doveva essere, nelle intenzione di Gaudí un monumento alla Vergine del Rosario culminante con una statua della Madonna che fu poi rifiutata dai committenti che lo licenziarono, troviamo ancora esistente la cappella per le preghiere familiari nel piano nobile di Palazzo Güell, mentre possediamo le foto e gli arredi, ormai non più in loco, dell’analoga cappella nel piano nobile di Casa Battló, troviamo ancora la cancellata dedicata all’Immacolata Concezione nella Torre di Bellesguard e le maioliche con i graffiti rivolti alla Vergine nella terrazza di Parc Güell, opera dell’amico e collaboratore di Gaudí Josep Maria Jujol, come il Calvario con le sue tre croci, voluto dall’architetto catalano in cima alla collina dello stesso Parc Güell.
    Fu, naturalmente però, nell’edilizia religiosa che Gaudí massimamente espresse i temi iconografici cristiani, dal Palazzo episcopale di Astorga, al restauro della cattedrale di Maiorca, fino alla Sagrada Família. Per questi monumenti Gaudí non solo studiò a lungo i principali testi di teologia liturgica del tempo, ma anche, da assiduo partecipante alla liturgia quale era, si preoccupò di seguire passo passo tutti i movimenti liturgici, per studiare la migliore sistemazione architettonica, come lui stesso ci testimonia, attraverso il ricordo dei suoi discepoli:
    “Quando il dottor Campins mi affidò il restauro della cattedrale di Maiorca, non andai a cercare le norme relative al mio lavoro nei trattati di liturgia, che a quel tempo cominciavano già ad essere pubblicati. Seguendo il metodo sperimentale, invece, trascorsi un anno osservando e annotando tutte le carenze che l’errata disposizione dell’arredo liturgico causava nel cerimoniale delle funzioni vescovili, privandole di significato e splendore” (da A. Gaudí, Idee per l’architettura. Scritti e pensieri raccolti dagli allievi, a cura di I.Puig-Boada, Jaca Book, Milano, 1995, pagg.274-275).
    Mentre ci ripromettiamo di presentare in maniera più organica una sintesi dei temi di iconografia cristiana affrontati da Gaudí nella sua edilizia civile di Barcellona, come di mettere a disposizione una selezione dei suoi pensieri sulla vita cristiana, presentiamo on-line questo lavoro di Gianmaria Bagordo che ci introduce alla Sagrada Família, con particolare attenzione ai temi trinitari ed alla presenza iconografica dello Spirito Santo .

    L’Areopago

    Quando nel 1883 l’Associazione dei Devoti di San Giuseppe commissionò ad Antoni Gaudí, giovane architetto di Barcellona, la prosecuzione del Tempio della Sagrada Família, non si poteva immaginare di certo la risonanza mondiale dell’opera che si stava per intraprendere. Ancora oggi la Sagrada Família affascina per la bellezza della sue forme incompiute, nonché per le sue dimensioni colossali, che la rendono la “terza cattedrale” nel solare panorama della città catalana. Ma ancor più un fascino sottile pervade chi si sofferma ad approfondire il carattere particolare dell’opera di Gaudí, indissolubilmente legato ad un’espressione di fede salda e sicura.
    Al moderno visitatore la chiesa appare poco più di un cantiere, con due facciate realizzate a quasi un secolo di distanza l’una dall’altra e la terza ancora in fase di costruzione, così come ampiamente in costruzione risulta la navata centrale. Eppure ogni parte, ogni pietra è stata già pensata dall’architetto catalano e attende solo di essere collocata al suo posto per esprimere compiutamente la tensione dell’uomo, di ogni uomo, verso l’infinito e verso Dio. Seppur dedicata alla Sacra Famiglia, secondo la volontà dei committenti, la “cattedrale” si pone come espressione e manifestazione del mistero della vita cristiana, il cui centro è Cristo, alfa e omega, principio e fine.
    Le tre facciate, così simili eppur diverse, si articolano nella successione degli episodi del Nuovo Testamento: ad oriente la Facciata della Natività con gli episodi dell’infanzia di Cristo; dal lato opposto il racconto del triduo pasquale si svolge sulla Facciata della Passione; verso sud la facciata della Gloria costituirà, un giorno, il principale accesso all’edificio, in un simbolico percorso attraverso la morte, al livello del suolo, e più in alto la risurrezione della carne, il giudizio universale e la Gloria celeste. Il mistero dell’Incarnazione, il mistero della Croce, il mistero della Risurrezione: da qualunque punto ci si accosti Cristo è l’unico tramite per accedere all’edificio, metafora del suo corpo mistico, secondo Gaudí, ma anche, per estensione, simbolo dell’Ecclesia universalis.
    Ma un ulteriore livello di lettura sembra svilupparsi da questa triplice iterazione della figura di Cristo. Se ad ovest la Facciata della Passione culmina con la croce innalzata, manifestazione tangibile di quanto ricordato dalle parole di Giovanni, e la Facciata della Gloria sembra ricondurre all’infinita misericordia del Padre, in cui tutto si ricapitolerà alla fine dei tempi, la Facciata della Natività, oltre a rappresentare i primi anni della vita terrena di Cristo, può essere interpretata come raffigurazione dell’opera di Dio nel mondo, in grado di operare oltre ogni schema attraverso la potenza e l’azione dello Spirito Santo. Tale ipotesi di lettura sembra essere suffragata dalla stessa simbologia adottata da Gaudí[1]. Nella facciata si aprono, infatti, tre portali dedicati alle virtù teologali: a sinistra, per chi guarda l’edificio, il Porticato della Speranza, attorniato da episodi del Nuovo Testamento in cui tale virtù si rispecchia come compagna fedele del cammino dell’Uomo. Sulla verticale del portale si distinguono, infatti, la scena della strage degli Innocenti, ma anche quella della Fuga in Egitto e, più in alto, il fidanzamento di Giuseppe e Maria, origine di quella speranza che ha portato il Salvatore nel mondo. A destra, invece, il Porticato della Fede è esaltato da quei passi del Vangelo ricollegabili a questa seconda virtù: la Visita di Maria ad Elisabetta, Gesù tra i dottori del Tempio, Zaccaria che scrive il nome di suo figlio Giovanni. In alto i principali dogmi della chiesa cattolica: la lampada con tre stoppini, simbolo della Trinità, l’Immacolata Concezione, l’Eucarestia, la Provvidenza Divina raffigurata come mano aperta al cui centro un occhio “tutto vede”.
    Il terzo Porticato, sull’asse centrale della facciata, è quello dedicato alla Carità, e viene perciò anche detto dell’Amore Cristiano. Proprio in questo portale, ancor più che nei precedenti, può essere letta in maniera chiara l’azione di Dio nella storia dell’Uomo per opera dello Spirito Santo. A partire dal basso, al centro, il primo gruppo scultoreo che si incontra è quello che dà il nome all’intera facciata, ovvero la Natività, attorniata dalla duplice adorazione dei pastori, a destra, e dei magi, a sinistra. In alto un coro di schiere angeliche fa da contorno alla scena, guidando l’osservatore dal piano terreno e terrestre a quello più elevato, sovrannaturale e celeste. Al centro, proprio sulla verticale della Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme, la stella cometa ci accompagna in un effetto ascensionale accentuato dai molteplici raggi della sua coda che, come stallattitti, si allungano dal suo nucleo radiante. La stella è il segnale dell’epifania divina: come ha condotto pastori e magi alla grotta così, in eterno, brilla, per chi si rivolge verso la facciata, a segnalare l’evento miracoloso. Ma allo stesso tempo la stella si scaglia verso l’alto, spingendo l’osservatore a rivolgere la sua attenzione ancora più su. E infatti esattamente sopra il suo nucleo si trova il gruppo dell’Annunciazione in cui, secondo quanto pensato dallo stesso Gaudí, l’angelo impone le sue mani a Maria. I due eventi, Annunciazione e Natività, sono così posti in relazione profonda e intima proprio dalla presenza della stella che diviene l’elemento di giunzione, evidenziando il carattere di causa-effetto che intercorre tra le due scene. Significativo, in tal senso, è il fatto che una lettura dall’alto verso il basso vede l’Annunciazione precedere, come logico, la Natività; quest’ultima è perciò introdotta dalla lunga coda della stella che, come pioggia luminosa, quasi un moderno riflettore, irradia la sua luce sulla scena principale. A sottolineare il carattere di importanza mondiale di questi eventi, Gaudí pose, attorno alla scena dell’Annunciazione, una parte dello zodiaco, e precisamente quella compresa tra il segno dell’Ariete e quello della Vergine. La simbologia, cara a tanta arte del passato[2], è un chiaro riferimento alla signoria di Cristo su tutto il mondo e in ogni tempo, ma nel caso specifico potrebbe anche voler significare il momento preciso in cui avvenne l’evento principio della Salvezza, e precisamente mentre il segno della Vegine ascendeva al cielo. Lo Zodiaco raffigurato svolge, perciò la duplice funzione di collocamento spazio-temporale dell’azione, ma allo stesso tempo, grazie alle stelle che si estendono sulla sua superficie, costituisce la volta celeste al di sotto della quale si staglia il mondo sensibile. L’Annunciazione, per il suo carattere di eccezionalità, diviene, quindi, il punto di unione tra divino e umano, mediato dalla presenza di Maria.
    Proseguendo verso l’alto, al di sopra, oltre le stelle ed il cielo, si staglia la terza grande scena del Portale della Carità, quella dell’Incoronazione di Maria. Cronologicamente quanto rappresentato sembra in aperto contrasto con ciò che si trova immediatamente al di sotto, perché, tradizionalmente, l’Incoronazione della Vergine è un evento posto al termine della sua vita mortale; tuttavia è anche vero che fin dal principio Maria è stata concepita senza peccato, ovvero, si può pensare, fin dal principio già destinata alla corona di Regina dei Cieli. In una lettura della facciata non statica, ma continuamente oscillante tra il senso ascendente e quello discendente, il gruppo dell’Incoronazione rappresenta, dunque, il principio e la fine di un ciclo che dall’Amore trae origine e all’Amore ritorna, dopo aver prodotto i suoi frutti nel mondo. La sua collocazione, oltre le stelle dello Zodiaco, l’aristotelico cielo delle stelle fisse, la pone perciò in una dimensione extra-sensoriale, propria dell’Empireo. E proprio perché ormai in una dimensione non più umana, il gruppo è preceduto e attorniato dagli angeli del Giudizio che suonano le loro trombe. Ancora più in alto il portale raggiunge il suo culmine nell’albero della vita, simbolo dell’unico vero axis mundi che è il corpo di Cristo. Ancora una volta l’immagine principale è preceduta e attorniata da una serie di simboli che ne preannunciano la vera natura e ne completano il significato. Si va dal pellicano che nutre i suoi piccoli, all’uovo con le iniziali JHS, alle stesse iniziali inchiodate a una croce e portate in trionfo da una folta schiera di angeli osannanti. Cristo è dunque, per Gaudí, il centro della vita dell’Uomo, attorno a cui tutto si svolge; ma, nel caso specifico di questa facciata, alla simbologia cristologica è associata anche la forte presenza di immagini dello Spirito Santo, a cominciare dalle numerose colombe in volo che circondano la chioma dell’albero e che dall’albero discendono progressivamente sul resto della facciata. Attorno all’Incoronazione della Vergine, ma anche intorno all’Annunciazione, le colombe dello Spirito emergono, di quando in quando, dal magma plastico della pietra, e si confondono tra le stelle dello Zodiaco, simili, a volte, a piccole fiammelle. Tutta la facciata è dunque rappresentazione del mistero stesso dell’Incarnazione: Cristo si è fatto uomo per la redenzione dell’umanità per mezzo dell’opera dello Spirito Santo che dall’immensità celeste è disceso nel mondo. Dall’albero della vita, dunque, le colombe-Spirito discendono, incontrando l’evento dell’Incoronazione della Vergine, da sempre pensata Regina Coeli; successivamente, attraverso la mano dell’arcangelo Gabriele, lo Spirito discende in Maria, per concludere la sua vertiginosa corsa, attraverso la coda della cometa, sulla scena della Natività. È il mistero di un Dio fatto uomo che, meglio che con qualsiasi parola, viene porto ad ogni fedele dalle braccia amorevoli di Giuseppe e Maria.

    [1] È da ricordare che al contrario della Facciata della Passione, completata dallo scultore Joseph M. Subirachs secondo uno schema iconografico che in parte si discosta dai disegni di Gaudí, la Facciata della Natività è l’unica costruita quasi completamente sotto la direzione dell’architetto catalano nel corso dei quarantadue anni in cui si dedicò all’opera.

    [2] Si veda, a tal proposito, l’immagine della Madonna dello Zodiaco, dipinta nel 1460 da Cosmè Tura. In essa la presenza della fascia zodiacale attorno alla figura della Vergine allude al ruolo di Cristo cronocatore, cioè signore del tempo cosmico.


    http://www.gliscritti.it/arte_fede/gaudi/sfamilia.htm
    L'imitazione è la più sincera forma di adulazione.(Charles Caleb Colton)

  8. #18
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    L'apparizione delle "Tre fontane" (Roma)
    Madonna della Rivelazione
    12 aprile 1947




    Il veggente
    Bruno Cornacchiola nasce a Roma il 9 maggio 1913. La sua famiglia, povera materialmente, è addirittura squallida nei valori spirituali. Sua madre, assillata dal lavoro fuori casa, non può dedicarsi alla loro educazione. Suo padre, quasi sempre ubriaco, lo picchia spesso, tanto che ad un certo momento decide di non rincasare più la sera e passa la notte in qualche grotta della periferia di Roma o nei locali presso la Scala Santa.
    Bruno racconta di sé:

    "Viaggiavo in ferrovia e non pagavo il biglietto perché mi nascondevo sotto i sedili delle carrozze quando passava il bigliettaio e se si presentava l'occasione rubavo, preoccupato soltanto di non farmi prendere dai carabinieri...".

    A 23 anni si sposa con Iolanda Lo Gatto. Non vuole però ricevere il Sacramento del Matrimonio e solo per accontentare la futura moglie accondiscende a celebrarlo in sacrestia.

    Durante la guerra civile in Spagna parte come volontario, attratto dal miraggio della buona remunerazione, e vi rimane tre anni. Fa amicizia con un soldato tedesco, protestante, che gli instilla l'odio per la Chiesa e il Papa. Finita la guerra di Spagna, prima di ritornare in patria entra in un'armeria a Toledo e compra un pugnale, sul cui manico scrive: "A morte il Papa".
    Arrivato in patria, è preoccupato nella ricerca di un lavoro e per il problema religioso che lo sconvolge. In quei giorni stende il suo piano:

    "Per salvare l'umanità dovrò uccidere i preti in qualunque luogo, cercherò in tutti i modi di distruggere la Chiesa cattolica e sarà mio dovere pugnalare il Papa".

    Vuole convincere la moglie ad abbandonare la sua fede cattolica e spesso la picchia. Un giorno la moglie, esasperata, fa con lui uno strano patto:

    "Bruno, tu vuoi che io entri con te a far parte della Chiesa protestante... Accetto, ma ad una condizione: ti devi confessare e ricevere la comunione nei primi nove venerdì del mese. Se alla fine di questa pia pratica vorrai ancora cambiare religione ti seguirò anch'io, se no continueremo insieme nella fede del nostro battesimo".

    L'uomo acconsente e riceve per nove volte, ogni primo venerdì del mese, l'Eucaristia, ma non muta parere; così, fallita la prova, la moglie passa con lui al protestantesimo.

    Ma Cristo lo attende al varco.

    L'apparizione
    Il 12 aprile 1947, sabato, decide di andare con i suoi figlioli al lido di Ostia, ma giunto alla stazione ostiense, il treno era già partito. Allora si dirige verso la località "Tre Fontane", nello spiazzo antistante l'abbazia dei Trappisti. Si rivolge ai bambini:

    - "Gianfranco, Carlo, Isola, voi potete giocare a palla, ma non allontanatevi troppo".

    Essi partono immediatamente, sparendo e apparendo tra le piante con grida festose, mentre Bruno si siede su un muretto, ai margini del boschetto di eucalipti, per preparare uno scritto contro la Vergine Maria. Si è portato una Bibbia e dei fogli e subito getta su un foglio le prime battute: "La Madonna non è Vergine, non è Immacolata, non è Assunta in cielo...".

    Frattanto i bambini lo chiamano:

    - "Papà, abbiamo perduto la palla, vieni a cercarla con noi!".

    Egli si alza e incontrato Carlo, il più grandicello, si dispone con lui a ispezionare il terreno. Isola si sposta e raccoglie fiori. Gianfranco siede in disparte per sfogliare un giornalino.
    Cornacchiola racconta:

    "Carlo ed io scendemmo nella scarpata verso via Laurentina per trovare la palla, ma non la vedemmo. Desiderando assicurarmi che il più piccolo non si fosse allontanato dal luogo assegnatogli, lo chiamavo per nome ed egli mi rispondeva.
    Ad un certo momento, però, non lo sentii più e pur avendo alzato la voce, non ebbi nessuna risposta. Preoccupato risalii, mi portai verso i cespugli vicino alla grotta dove l'avevo lasciato, ma non lo vidi. Perciò gridai ancora più forte:

    - "Gianfranco, dove sei?" - Invano.

    Sempre più preoccupato lo cercavo affannosamente tra i cespugli e le rocce e finalmente trovai il bambino inginocchiato all'ingresso di una grotta, a sinistra di chi la guarda.
    Teneva le mani giunte come se pregasse e guardava all'interno con viva attenzione, sorridendo e bisbigliando qualcosa. Mi avvicinai di più e udii distintamente tali parole:

    - "Bella Signora!... Bella Signora!...".

    - "Che dici, Gianfranco, - chiesi - che cosa fai?".

    Credevo fosse un gioco di bambini, poiché nessuno in casa aveva insegnato a lui, non ancora battezzato, quell'atteggiamento di preghiera.

    Allora chiamai:

    - "Isola, vieni giù, spiegami tu qualcosa!".

    Mi obbedì e...

    - "Cosa c'è là dentro? - domandai - Vedi niente tu?"

    - "No papà" - risponde, e nello stesso tempo anch'essa cadde in ginocchio a destra del fratellino. I fiori le uscirono dalle mani, mentre lo sguardo era fisso all'interno della grotta. Anche lei sottovoce bisbigliava:

    - "Bella Signora!... Bella Signora!...".

    Io, stizzito più che mai, mi chiedevo la motivazione del curioso modo di fare dei figli che, in ginocchio, guardavano incantati verso l'interno della grotta, ripetendo le stesse parole.
    Pensai di chiamare Carlo che stava ancora cercando la palla e...

    - "Vieni anche tu qui - pregai - e spiegami che fanno i tuoi fratelli in quella curiosa posizione... Forse l'avete preparato voi questo gioco?".

    - "Ma cosa dici - egli osservò - di quale gioco parli?... Non lo conosco e non lo so fare!".

    Appena pronunciate simili parole anche lui cadde in ginocchio a destra di Isola, con le mani giunte e gli occhi fissi ad un punto che lo affascinava entro la grotta, ripetendo le stesse parole:

    - "Bella Signora!...".

    - "È troppo! - gridai - Anche tu mi prendi in giro!".

    Non ne potevo più e con i nervi a pezzi:

    - "Carlo, - imposi - via di qui".

    E, poiché non si muoveva, cercai di alzarlo, ma non ci riuscii. Sembrava di piombo. Allora ebbi paura. Mi avvicinai trepidante alla bambina e:

    - "Isola - la invitai - alzati e non fare come Carlo!".

    Quella non rispose. Tentai di smuoverla ma non ci riuscii. Invaso dal terrore, nell'osservare le pupille dilatate dei figli estatici e il pallore dei loro volti, abbracciai il più piccolo e:

    - "Su alzati. - dissi - È possibile che le mie braccia siano state private di tanta energia?".

    A questo punto:

    - "Ma che cosa succede qui? - esclamai - Ci sono forse delle streghe nella grotta oppure qualche diavolo?...".

    Poi, istintivamente:

    - "Chiunque tu sia, fossi anche un prete, vieni fuori!".

    Entrai nell'antro, deciso di prendere a pugni lo strano essere, ma la grotta era vuota".

    Cornacchiola esce allora in preda alla disperazione e, piangendo convulsamente, alza le braccia e gli occhi al cielo e grida:

    - "Dio, salvaci tu!".

    "Quand'ecco - egli dice - emessa l'invocazione, vidi improvvisamente due candidissime mani che si muovevano verso di me e sentii che mi sfioravano la faccia. Ebbi la sensazione che mi si strappasse qualcosa dagli occhi. In quell'istante provai un certo dolore e rimasi nell'oscurità più profonda...

    A questo punto io non vedevo più né la cavità né ciò che vi stava dentro, ma fui invaso da un'insolita gioia".

    In quell'istante è rapito dalla visione di una giovanile figura di donna, avvolta nello splendore di una luce d'oro, ferma e dolcemente statica. Bruno la fissa con trasporto, vinto dal fascino di tanta bellezza, attratto da quella luce che, pur intensissima, non offende la vista ma lo inonda di soavità sovrumana.
    La donna veste una tunica bianca e luminosa, stretta ai fianchi da una fascia rosa. Ha capelli neri, un tantino sporgenti dal velo verde-prato che la copre dalle spalle ai piedi.
    Da sotto la vesta escono i piedi nudi e verginali, fermi sopra un masso di tufo anch'esso circondato di luce.
    Nella mano destra regge, appoggiandolo al petto, un libro di colore grigio, su cui tiene pure l'altra mano.
    Soprattutto è affascinato dal volto di quella creatura, un volto in cui si fondono il candore innocente della puerizia, la vaghezza e la grazia della verginità, la gravità maestosa della sublime maternità.
    Continua il veggente:

    "Vidi che la bella Signora lentamente muoveva la mano sinistra ed indicava qualcosa ai suoi piedi. Guardai e vidi a terra un drappo nero sostenente una croce spezzata".

    Cornacchiola pensa che quel drappo nero, simile a una veste stracciata, e la croce spezzata, volessero alludere all'abito talare, con ogni altro segno di distinzione, da molti religiosi e sacerdoti ormai messo da parte.

    "Il mio primo impulso fu quello di lanciare un grido, ma la voce mi moriva in gola".

    L'Apparizione, quasi offrendo il libro che teneva in mano, con tono ineffabilmente dolce disse:

    - "Sono Colei che sono nella Trinità Divina".

    - "Sono la VERGINE DELLA RIVELAZIONE".

    - "Tu mi perseguiti, ora basta! Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra. Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore, che tu facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa prima di iniziare la via dell'errore, ti hanno salvato!".

    Intanto un profumo misterioso e indefinibile inonda l'ambiente e sembra coprire la sporcizia del suolo, triste strascico di squallidi incontri.

    Dopo essersi così presentata, la celestiale Signora tiene una prolungata allocuzione al figlio che sta per ritornare a Dio, parte della quale è rivolta a lui stesso e a tutti i fedeli, l'altra invece contiene un messaggio segreto per il Santo Padre. Poi continua:

    - "Desidero darti una sicura prova della divina realtà che stai vivendo, perché tu possa escludere ogni altra motivazione del tuo incontro, compresa quella del nemico infernale. E questo è il segno: Quando incontrerai un sacerdote nella chiesa o per via, avvicinalo e rivolgigli questa espressione: "Padre, le devo parlare!". Se costui ti risponderà: "Ave Maria, figliolo, cosa vuoi?" pregalo di fermarsi perché è quello da me scelto. A lui manifesterai ciò che il cuore ti dirà e obbediscilo, ti indicherà infatti un altro sacerdote con queste parole: "Quello fa per il tuo caso".

    - "Ti recherai poi dal Santo Padre, il supremo pastore della cristianità e gli consegnerai personalmente il mio messaggio. Ti condurrà dal Papa qualcuno che io ti indicherò".

    - "Alcuni a cui tu narrerai questa visione non ti crederanno, ma non lasciarti deprimere...".

    Poi, con atteggiamento di materna benignità e serena mestizia, l'incantevole Signora gira su se stessa e si allontana.

    ***

    Nel messaggio, la Madonna chiede con insistenza a tutti la preghiera ed invita alla recita del Rosario:

    - "Si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l'unità dei cristiani. Le Ave Maria che voi dite con fede e amore, sono tante frecce d'oro che raggiungono il Cuore di Gesù".

    Ed ecco, quasi a premio di coloro che ascolteranno il suo materno messaggio, la Vergine promette celesti favori:

    - "Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli".

    Nella sua bontà Ella vuole anche svelare il Figlio nei misteri della sua vita intima, legata alla Augusta Trinità:

    - "Il mio corpo non poteva marcire e non marcì. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso".

    ***

    Il 9 dicembre 1949 il Santo Padre Pio XII invitò i tranvieri di Roma, accompagnati da padre Rotondi, a recitare con lui il Rosario nella sua cappella privata. Lasciamone la descrizione a Cornacchiola:

    "Tra i lavoratori c'ero anch'io; portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa è la morte della Chiesa Cattolica, col Papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia.
    Finito il Rosario il Papa disse:

    - "Qualcuno di voi mi vuol parlare?".

    Io mi inginocchiai e dissi:

    - "Santità, sono io!".

    Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del Papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese:

    - "Cosa c'è, figlio mio?".

    - "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime".

    Piangendo consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto "Morte al Papa" e sussurrai:

    - "Chiedo perdono di aver osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!".

    Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò:

    - "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore"...

    Tratto da:
    "La Vergine della Rivelazione"
    Mons. Fausto Rossi
    Ediz. Roma

    La Madonna apparve
    alla grotta delle Tre Fontane

    una mattina di aprile del 1937

    alla serva di Dio Luigina Sinapi

    preannunciandole che sarebbe riapparsa

    nello stesso luogo

    dieci anni dopo


    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  9. #19
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  10. #20
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    Predefinito Riferimento: quelle clamorose conversioni

    Conversione di un federale
    Questo fatto accadde nel periodo in cui l'autore del presente opuscolo studiava nel Seminario di Catania.
    Durante il fascismo c'era a Catania, quale federale onnipotente per tutta la provincia (il “federale” era il rappresentante del Partito Fascista in ogni provincia), l'avv.Pietro Angelo Mammana, di pessimi costumi. Tra le sue innumerevoli malefatte, un giorno aveva dato uno schiaffo a un giovane perché portava al petto il distintivo di Azione Cattolica (c'era allora un po' di attrito tra il Vaticano e il Partito Fascista per il movimento dell'Azione Cattolica Italiana che Mussolini non vedeva di buon occhio); glielo aveva strappato, gettato a terra e pestato, dicendo: Ora vai a dirlo al tuo Vescovo!
    Un giorno d'estate, durante l'ultima guerra, assistendo con una sigaretta accesa, nella sua villa di Trecastagni, al travaso di benzina da una macchina all'altra fatto dal suo autista, la benzina s'incendiò e Mammana fu avvolto dal le fiamme. Accorsi con delle coperte, i familiari gli spensero le fiamme addosso e quindi lo ricoverarono all'Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Le fiamme gli avevano bruciato tutta la pelle, per cui non poté essere coperto con lenzuola perché si appiccicavano le carni. Dovette essere messo sopra una incerata e coperto con un'altra incerata.
    Chiese subito un Prete. Nella stanza accanto alla sua c'era ricoverato il Sac. Giuseppe Consoli, residente nella Chiesa di S. Giuliano in via Crociferi a Catania. Egli accorse subito. Il federale Mammana, dopo avergli raccontato l'accaduto, gli disse: “Quando fui avvolto dalle fiamme sentii una voce che mi diceva: ‘Dovresti morire e andare all'inferno, ma ti aspetta misericordia perché hai fatto i Nove Primi Venerdì... Se tu non l'avessi fatti quando eri ragazzo, ora ti avrei portato con me all'Inferno!”.
    Quindi si confessò e comunicò con grande pentimento e devozione. Non volle ricevere nessuno: né amanti, né amici, ma soltanto il Sac. Consoli. Per i tormenti si torce va come un verme, ma ripeteva continuamente: Me lo merito! Me lo merito!
    Sopravvisse 15 giorni in quei tormenti e morì pienamente rassegnato e riconciliato con Dio.
    Fonti:
    http://www.cittacattolica.com/index.php?...
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

 

 
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