Vedo che dai molta importanza alle comunicazioni mediatiche. Io quasi nessuna se non appunto come comunicazione propagandistica. Non c'è quasi mai niente di vero lì dentro. Quindi difficile qui trovare un punto comune con te che elevi a valore di fatti ciò che viene passato sui media e io che invece gli affibio il livello di pura comunicazione propagandistica.
Per me i fatti sono altri e non posso non rilevare che, fallita la road map, non si vedono fatti concreti a sostegno di un nuovo processo di pace. Non ci sono progetti, non ci sono incontri con quegli obiettivi. L'unico fatto concreto è stato quello papale, ma appariva più che altro mediatico anche quello. Se davvero vuoi fare qualcosa da quelle parti certo non ti preoccupi come prima cosa di finire sui media.
Mi è analogamente molto difficile vedere nel solo fatto della riunificazione fra Hamas e abu mazen una cosa positiva. In sè non significa nulla, potrebbero tranquillamente spingersi in un verso come in quello opposto. O banalmente continuare così. Per altro non stiamo parlando di bambini da guardare con accondiscendenza e preoccuparsi della loro educazione. Stiamo parlando di adulti che si autoderminano e di sicuro e giustamente non gradiscono nemmeno che li si tratti così.
E guarda che il fallimento della road map, che voi altri non considerate, è di una importanza enorme. E' da lì che che si ridefiniscono i termini del nuovo rapporto israelo palestinese.La responsabilità di averlo fatto fallire non è una marachella ma implica affidabilità, correttezza, volontà, fiducia .....ricostruirla in contesti del genere è un lungo processo, ammesso poi che si voglia davvero ricostruirla.
Lo stesso da parte israeliana. Le rotture che si sono determinate in quella comunità a seguito del processo per la road map ha rafforzato le posizioni più radicali. L'avere costretto i coloni ad abbandonare gaza senza alcun risultato, anche questa non è una sciocchezza. Sostanzialmente si dimostrò che aveva ragione chi diceva che era sbagliato.
In questo contesto difficile che si facciano passaggi concreti verso la mediazione. E da una serie di punti di vista ad Israele nemmeno conviene visto che difficilmente si avranno dei risultati. Inoltre sono talmente potenti da essere in grado di stoppare qualsiasi progetto di aggressione nei loro confronti.
Riepilogando:
1 - Israele oggi non ha alcun interesse a mediare e ottiene ciò che vuole grazie alla sua potenza militare. E quindi non fa passi in quella direzione. Aspetterà passi espliciti dalla controparte.
2 - dalla parte palestinese la questione è molto più complessa e contorta. Per semplificare si può affermare tranquillamente che la popolazione palestinese avrebbe tutti i vantaggi da un progetto di pace. Ma i governanti? I governanti non hanno nemmeno il controllo del loro territorio, esattamente come nn lo aveva abu mazen quando firmò il progetto di pace. Lì siamo in un pollaio dove, nella migliore delle ipotesi, ci sono troppi galli a cantare. Nella peggiore, subiscono spinte esterne che li portano a diventare pedine di un gioco più grande di loro.