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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Voltafaccia: Israele apre a Putin. L'Europa ancora no (aspetta ordini). - Blondet & Friends
    Voltafaccia: Israele apre a Putin. L’Europa ancora no (aspetta ordini).

    Maurizio Blondet 16 ottobre 2015
    Noi non siamo né pro né contro Assad”: così, riporta l’Economist,Netanyahu ha esordito nell’incontro che ha avuto su sua richiesta con Putin a Mosca il 21 settembre scorso. Ufficialmente l’incontro era motivato dalla preoccupazione di evitare scontri involontari fra gli aerei russi e quelli israeliani quando – come fanno di routine – bombardano la Siria “per eliminare certi tipi di armi” (come ha scritto Times of Israel). Ma la cosa avrà un seguito: come ha rivelato la radio dell’esercito israeliano, alla fine di ottobre sono previsti altri incontri di alto livello con la Russia sulla Siria”.
    La manifestazione di forza di Mosca nell’area dove Sion fa’ quel che vuole da decenni, e la constatazione che l’influenza russa in Medio Oriente è lì per durare, ha indotto una riflessione sui “vantaggi” che Israele potrebbe ricavare dalla sua amicizia con Putin, che – del resto – non ha mai trattato nel modo insultante con cui tratta il presidente Obama. Cosa di cui adesso si rallegra.
    Il vero pericolo per Israele non Assad, è il caos; se il dispiegamento russo previene il caos, può essere positivo”, ha dichiarato la parlamentare giudea Ksenia Svetlova (nata a Mosca): un esemplare rovesciamento di visione, dopo i 15 anni in cui la nota lobby ha spinto la Superpotenza all’esaurimento militare a forza di spargere il caos e la frammentazione sanguinosa di una mezza dozzina di stati islamici.
    Vero è che la Svetlova è laborista. Un altro ex parlamentare del partito Meretz, Roman Bronfman (lui è nato in Ucraina) ha criticato Netanyahu “che volando a Mosca ha riconosciuto la superiorità della Russia, insultando un’altra volta il vero alleato di Israele, l’America”.
    Figurarsi. “L’America non ci verrà mai contro, è facile muoverla”; come disse Bibi una volta, a telecamere credute spente.
    https://youtu.be/JrtuBas3Ipw
    Si noterà che mentre tutto l’Occidente, ad un segnale convenuto, si lanciava contro la Russia per la sua supposta “invasione” dell’Ucraina e la “annessione” della Crimea, per il fatto di aver “armato i ribelli del Donbas”, anzi “inviato truppe nel territorio secessionista…Israele non ha partecipato al linciaggio. I servi europei e il Giappone hanno decretato sanzioni, bloccato i loro scambi verso la nemica Mosca; Israele non ha fatto nulla di tutto ciò, ha continuato a commerciare apertamente con la Russia. E che fior di commerci: Mosca ha comprato da Sion dei droni, quasi certamente un trasferimento di tecnologia americana. Proprio mentre Hollande, obbedendo agli ordini Ue ed Usa, si rifiutava di consegnare le portaelicotteri Mistral che Mosca ha già pagato.
    E adesso che i caccia russi ripuliscono la Siria dall’ISIS ed Al Qaeda? Gli americani ruggiscono che in realtà stanno eliminando “l’opposizione moderata”, paracadutano mezzo miliardo di dollari di armamenti ai takfiri, forniscono ai tagliagole (come ha rivelato in New York Times) missili anticarro, tutto per rendere costoso, sanguinoso e prolungato l’intervento russo – Israele si è astenuta visibilmente da queste operazioni odiose, di cui se vuole è maestra.
    La Superpotenza spara colpi di coda vili contro la popolazione civile. Pochi giorni fa’, l’aviazione Usa – aerei decollati dalla Turchia – ha colpito la centrale elettrica della Siria ad Aleppo: togliendo l’elettricità a 2,5 milioni di civili, provocando morti e feriti (qualche bomba è stata lanciata sulla zona abitata). Una bassezza malvagia per la quale Putin ha chiesto ufficialmente “spiegazioni”:
    Perchè hanno fatto questo? Chi hanno voluto castigare? Quale è il punto? “, s’è sconfortato coi suoi. Una mossa di stile “israeliano”, ma gli americani sono proprio un passo in ritardo.
    Adesso, Israele mosse simili non le ha fatte . Sta cambiando alleato? Certo anche il lancio dei 26 missili Kalibr-Nk dal Caspio – ossia da acque territoriali russe – e il loro arrivo a 1500 chilometri di distanza (il suo raggio comprende Israele) ha avviato una salutare riflessione nella piccola potenza nucleare che ha occupato la Palestina.
    La portata del Kalibr, dalla Russia.
    La Russia “può infliggere colpi chirurgici nell’intera zona del Medio Oriente senza rischiare contromisure dalle forze navali NATO” e siccome questi missili sono stati lanciati da incrociatori tascabili (2 mila tonnellate) e possono esserlo da sommergibili stazionati dovunque negli oceani, “possono minimizzare l’uso potenziale di armi nucleari e sistemi antibalistici offensivi da parte di quegli stati che considerano ancora la Russia il “Nostro più grande nemico”, o “stato aggressore” e “annessionista”. Queste armi infatti possono essere usate per colpi preventivi o di rappresaglia con testate non-nucleari”. Spiegazione offerta – a chi la vuole intendere – dall’accademico Vladimir Kozin, capo dei consiglieri per l’Istituto Russo di Studi Strategici e docente all’Accademia di scienze militari della Federazione.
    http://www.strategic-culture.org/new...es-launch.html
    L’importanza della presenza russa in Siria – così l’analisi israeliana – non sta solo nella protezione di Assad. Sta nei forti e molteplici rapporti che Mosca è riuscita a legare fra gli (ex) alleati degli Usa – Egitto e persino Arabia Saudita – oltre che l’amicizia con l’Iran divenuta sempre più una alleanza militare (migliaia di iraniani combattono in Siria per Assad), il favore che riscuote presso l’Irak, i canali che ha aperti con Hamas (una entità “con cui l’Occidente non ha rapporti”) ed ovviamente con Hezbollah: nemici di Israele, ma verso cui Mosca può agire da affidabile mediatore, se occorre a Sion; un’affidabilità che gli americani (per servire Sion) hanno perso.
    Negli ultimi mesi Mosca ha corteggiato l’Arabia Saudita con accordi commerciali comprendenti tecnologia nucleare; ha invitato l’Egitto ad entrare nella Unione Economica Eurasiatica, la zona di libero commercio che finora comprende solo gli stati ex-sovietici”, dice Times of Israel.
    Un mutamento di grande importanza. La Russia occupa il vuoto di potere lasciato dal non-intervento americano”, rincara la Svetlova.


    I sauditi hanno il dente avvelenato per il doppio tradimento del mancato intervento americano in Siria nel 2013, e dell’accordo raggiunto da Obama con l’Iran. L’Egitto di Al Sissi, ricorda la Svetlova, non può perdonare ad Obama l’aiuto e l’incitamento che ha dato alla presa di potere dei Fratelli Musulmani, e l’aver fatto mettere sotto processo il fedele alleato di un quarantennio, Hosni Mubarak. “Avete abbandonato gli egiziani, avete voltato le spalle agli egiziani. E loro non dimenticano”; ha dichiarato Al Sisi all’amministrazione Usa nel 2013.
    E non basta: l’Onu ha accettato l’invito di Lavrov per una soluzione “politica” alla crisi siriana, inviando il nostro (loro) Staffan de Mistura a discuterne a Mosca, in un colloquio cordiale.
    La UE rimane sola in guerra

    Va’ a finire che gli unici a restare fedeli alla politica americana-neocon, ora abbandonata perfino da Obama, siamo noi europei. Nato, UE, i nostri media continuano a calzare l’elmetto, e lo faranno finché gli americani (o gli ebrei) gli ordinano il cessate il fuoco.
    Si veda come i media europei hanno abbaiato all’unisono ad accusare i russi per l’aereo della Malaysian MH17 abbattuto sui cieli dell’Ucraina, con il pretesto dell’uscita del rapporto “tecnico” olandese sulla tragedia. Un rapporto che, come al solito, non dice nulla – se non tacere i molti indizi che accusano la giunta di Kiev e i suoi piloti. Come ha spiegato Paul Craig Roberts, il rapporto olandese “Non accusa la Russia . Se mai critica l”Ucraina per non aver chiuso lo spazio aereo sopra la zona di guerra”.Dice solo che ad abbattere l’aereo è stato un missile Buk, di fabbricazione sovietica, ossia ciò che si sapeva da sempre: un mezzo a disposizione degli ucraini come della Russia.
    Tutto ciò viene descritto dal giornale tedesco Bild (Axel Springer editore) con questo sobrio titolo: «Le tracce portano agli sgherri di Putin». Il rapporto olandese, nemmeno l’hanno dovuto leggere.
    http://www.ft.com/cms/s/0/235ef22a-5...#axzz3oTH8G1IE
    Ancora il 12 ottobre, obbedendo alle istruzioni ricevute, i ministri degli esteri europoidi, e la Mogherini con loro, hanno “espresso la loro profonda preoccupazione per gli attacchi aerei russi” che in Siria “colpiscono l’opposizione moderata”. Anzi hanno ingiunto a Mosca di “cessare immediatamente” i bombardamenti. Hanno ripetuto per l’ennesima volta che “Assad must go”, deve essere eliminato – per consegnare la Siria ai jihadisti, come già fatto alla Libia. L’intervento russo non fa’ che prolungare la guerra, ha avuto la faccia di dire Stoltenberg. E’ inutile, finché qualcuno non gli ordina i fermarsi, questi continuano a suonare il disco rotto. Persino i cani di Pavlov avevano un miglior dominio sui loro riflessi condizionati.
    Stoltenberg, la NATO si arma contro MoscaCome al solito, i servi europei non capiscono a tempo, restano indietro di un giro. Non solo non denunciano (ci mancherebbe) ma non prendono atto del flessibile opportunismo israeliano, che adesso si sta accreditando come un buon amico della Russia, quella Russia a cui noi non vendiamo più le nostre merci, da cui non vogliamo più il petrolio e il gas, che pretendiamo consegni la Crimea ai golpisti di Kiev, un regime che si sta sgretolando sotto i loro occhi.
    Eppure non è nemmeno la prima volta. Nel 1948, quando scoppiò la guerra arabo-israeliana, che loro chiamano guerra d’indipendenza, Ben Gurion si fece dare da Stalin (il primo a riconoscere lo Stato ebraico) tutte le armi di cui Tsahal aveva bisogno, attraverso la Cecoslovacchia e le sue industrie; gli Stati Uniti (ed ovviamente i suoi alleati in Europa) avevano invece posto l’embargo, vietando ogni fornitura di armi occidentali ad Israele. Oggi, un milione di israeliani sono arrivati dall’Urss e parlano russo: una notevole base per legare di nuovo solidi rapporti con Mosca abbandonata dagli europoidi.


    Ultima modifica di Avanguardia; 19-10-15 alle 13:18
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  2. #12
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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Uhm, -SAVONAROLA-, tanto sbeffeggiato per le sue ardite considerazioni geopolitiche, non aveva tutti i torti ...

    Anche rabbi Zakheim è entusiasta di Vladimir. Chi si rivede... - Blondet & Friends
    Anche rabbi Zakheim è entusiasta di Vladimir. Chi si rivede…

    Maurizio Blondet 18 ottobre 2015 4
    Su The National Interest, il 16 ottobre, è comparso un elogio ammirato ed incondizionato alla strategia di Putin in Siria: firmato da Rabbi Dov Zakheim.
    http://nationalinterest.org/feature/...gy-syria-14084

    Guarda chi si rivede, è il primo impulso di noi vecchi esperti dei retroscena dell’11 Settembre.
    Ma dato che son passati 15 anni, è facile che il nome non dica niente ai trentenni. Sicché, prima di esaminare la gran lode che costui ha dedicato al presidente russo, occorrerà spiegare l’enorme importanza che ha avuto il personaggio nella strategia Usa di distruzione degli stati islamici. Quando nel gennaio 2001 George ‘Dubya’ Bush viene eletto (in modo discutibile) presidente Usa, al Pentagono, dove è formalmente ministro Donald Rumsfeld, si insediano 3 viceministri. Tutti e tre ebrei, tutti e tre sionisti simpatizzanti per l’estrema destra ebraica: Paul Wolfowitz, Douglas Feith, e il rabbino Dov Zakheim. Tutt’e tre sono personaggi interessanti, ma soffermiamoci sull’ultimo.

    Il rabbinoDov Zakheim è stato uno dei firmatari del rapporto “Rebuilding the American Defense”, emanato nel 2000 dal più importante think tank neoconservatore dell’epoca, Project for a New American Century (PNAC), fondato da due prominenti ebrei, Bill Kristol e Robert Kagan (è il marito di Victoria Nuland) e con Dick Cheney fra i maggiori membri. Il documento, scritto come “consigli al presidente”, proponeva un programma di enorme riarmo dell’America onde garantire alla superpotenza la dominanza militare mondiale, anche attraverso “nuove tecnologie e nuovi concetti” e la capacità di sferrare due guerre “maggiori” simultaneamente, e senza farsi ostacolare dal diritto internazionale; una serie d’interventi avrebbe dovuto cambiare la faccia del Medio Oriente a favore dell’alleato dell’America, la sola democrazia (eccetera). Il documento riconosceva che l’opinione pubblica americana non avrebbe accettato un simile programma con i suoi immani costi, a meno che non si producesse “un qualche evento catastrofico e catalizzatore, come una Nuova Pearl Harbor” ( “absent some catastrophic and catalyzing event – like a new Pearl Harbor).
    L’11 Settembre 2001 l’auspicata nuova Pearl Harbor ebbe luogo: due aerei di linea, dirottati dai noti terroristi islamici sotto il comando di Bin Laden, demolirono le Twin Tower, e un terzo il Pentagono. Guerra! Gridarono i tre viceministri; guerra! Gridò Dubya Bush, guerra gridò Dick Cheney: subito fu l’invasione dell’Afghanisatn, ma Wolfowitz ordinò: dobbiamo invadere anche l’Irak, perché Saddm Hussein è complice di Bin Laden – no anzi, perché ha le armi di distruzione di massa.
    E che parte ebbe Dov Zakheim? Non pensate a un rabbino dedito allo studio della Torah; è sempre stato un imprenditore del settore militare. Direttore esecutivo di un’azienda che lavora per la Difesa, settore aeronautico, la System Planning Corporation. Questa ditta stava vendendo al Pentagono un sistema (software ed hardware) che serviva a teleguidare gli aerei-bersaglio per l’addestramento dei piloti da caccia. Con questo ritrovato – Flight Termination System – aerei senza pilota potevano essere esposti alle mitragliate degli apprendisti top gun, perché non avevano nessuno a bordo: erano guidati da un operatore davanti a un computer.
    Insomma, si tratta di droni. Zakheim produceva droni e sistemi di teleguida di aerei senza pilota; applicabili anche su grossi apparecchi, e a teleguirare più di un aereo contemporaneamente. Alcuni complottisti sospettano che gli aerei che si sono avventati contro le Twin Towers fossero teleguidati . E’ un pensiero malsano da cui ovviamente ci dissociamo.
    Il punto è che, sullo stesso sito della ditta System Planing Corporation, all’epoca, si vantavano due nuovi clienti: la Eglin Air Force Base in Florida, e la vicina MacDill Air Force Base. Con questa, il rabbi aveva firmato un contratto molto succulento: la fornitura di ben 32 Boeing 767, che la sua ditta doveva trasformare in aerei-cisterna per il rifornimento in volo degli aerei militari. Secondo i succitati cospirazionisti, ad avventarsi contro le Towers e distruggerle fantasticamente bene non sarebbero stati due aerei di linea dirottati da arabi, bensì un paio di quei 767, ovviamente trasformati in droni nella ditta di Zakheim con l’applicazione del rinomato Flight Terminator System. Anzi, da foto del presunto volo 175 nei suoi ultimi istanti, essi credono di vedere sotto la pancia del mezzo una gondola siluriforme, che sarebbe proprio l’apparato della ditta.
    il volo 175 ha sotto qualcosaNoi non ci uniamo a questi sospettosi. Se mai, ci meravigliamo del fatto che un privato con lucrosi contratti in corso col Pentagono, venga scelto come viceministro del Pentagono medesimo. Non ci sarà qui un (lievissimo) conflitto d’interesse? All’epoca, non ci fu uno straccio di giornale o telegiornale in Usa, men che meno in Europa, che facesse notare la stranezza.
    L’apparato di teleguida montato sotto un aereoE il rabbino Zakheim, come viceministro, aveva il compito di “comptroller”, controllore contabile, ossia le mani sul titanico bilancio del Pentagono, che è un oceano di sprechi non documentati. Nella voce di Wikipedia che lo riguarda, si dice che Zakheim fu messo a quel posto per cercare di capire dov’erano finiti 3 miliardi e mezzo (tremila milioni) di dollari smarriti nelle pieghe del Pentagono; i complottisti dicono che fu lui a farli sparire; certo è che quei 3,5 miliardi, il bravo rabbino non li trovò mai. Ma non gli fu rimproverata alcuna incompetenza. Nessun giornale, tg, men che meno giudice o investigatore gli ha chiesto mai conto di nulla. Nemmeno la Commissione d’Inchiesta del Senato sull’11 Settembre ha ritenuto di convocarlo giusto per ascoltare un testimone di quegli eventi. Poco dopo l’11 Settembre, a missione compiuta, Dov Zakheim è tornato a vita privata. No, non in sinagoga a studiare il Talmud. Nel settore militare-industriale, in cui è da sempre uno dei membri più in vista.
    E benemeriti.
    Perché è stato lui, Zakheim, a silurare (erano i tempi di Ronald Reagan) il progetto israeliano di fabbricare un caccia tutto sionista, che affrancasse Israele dalla dipendenza strategica di Washington; l’aereo, Lavi, era voluto da ministro della difesa di allora, Moshe Arens; Zakheim dunque ha legato per sempre Sion alla Lockheed Martin e agli F-16, F-20, eccetera, e l’America ad Israele con un reciproco nodo fatale.
    Rabbi Zakheim è dunque l‘uomo del destino.

    E l’uomo-chiave negli eventi che hanno portato l’America a destabilizzare Afghanistan, Irak, Libia, Somalia, adesso Siria . E’ l’uomo-chiave della strategia neocon che ha dissanguato l’America militarmente in 15 anni di guerre per Israele. Se dunque un simile personaggio esalta pubblicamente Vladimir Putin, vale la pena di ascoltarlo.
    Ma cosa dice, il rabbi, nel suo articolo-peana? Polemizza con quelli che, a Washington, sostengono che Putin con l’intervento in Siria s’è cacciato nel pantano, in una replica dell’intervento in Afghanistan che precipitò il crollo dell’Urss. Ma no, rimbecca Dov Zakheim: Putin ha dalla sua, oltre Assad, anche l’Iran, il governo dell’Irak ormai sotto l’influenza di Teheran; ha dalla sua Hezbollah, ha dalla sua i curdi che combattono contro l’Isis. Ha dalla sua il dittatore egiziano Al Sisi, che ha pubblicamente approvato l’intervento in Siria contro il terrorismo.
    E da ultimo (rullo di tam,buri) “la Russia ha eccellenti legami col il più potente stato del Medio Oriente, ossia Israele…quando era ministro degli esteri (di Sion) Avigdor Liberman era un frequent flier a Mosca e continua a mantenere il contatti diretti con Putin”.
    Ma scusate, Israele non aveva armato ed addestrato il tentativo di Shaakashvili, in Georgia, di riprendersi con le cattive le due regioni russofone Abkazia ed Ossetia del Sud? E questa avventura non ha rovinato il rapporti fra Mosca e Sion? Ma no, risponde Zakheim; Israele “è così sensibile ai desideri di Mosca che allora troncò le forniture militari alla Georgia durante il conflitto del 2008”; anzi di più – e qui il rabbi rivela una cosa mai sentita prima – “c’è qualche verità nell’asserzione che Israele diede alla Russia i codici per disattivare i droni della Georgia prima della guerra del 2008”.
    Quando si parla di droni, l’autorità è lui, Zakheim. Dunque sta dicendo: sono io che ho dato alla Russia i dati per neutralizzare i droni della Georgia, che noi avevamo venduto al povero sciagurato Saakashvili. Un meraviglioso doppio gioco ebraico. Collaudata abilità nel tenere i piedi in tutte le scarpe.

    Dunque una cosa è evidente: negli ambienti ebraico-americani c’è una seria rivalutazione delle alleanze fondamentali di Israele nello scacchiere geopolitico. Gli Stati Uniti, spremuti come un limone, hanno dato quel che potevano dare a Sion; adesso saltiamo sul vello dell’orso russo, che si è dimostrato così geniale nel rovesciare la situazione da noi stessi (neocon) inscenata.
    E pensare che solo nel luglio scorso, Radio Free Europe (la Cia) raccontava che una quantità di ebrei stavano fuggendo dalla Russia “ a causa di Putin”, che aveva annesso la Crimea; temevano un giro di vite, si rifugiavano in Israele
    http://www.rferl.org/content/jews-ar.../27107988.html
    Alquanto in contrasto con questa veridica notizia è il fatto che nel marzo 2014, il presidente Obama aveva bloccato i beni all’estero di una ventina di “oligarchi” russi amici intimi di Vladimir Putin, a lui associati da decenni. Tutti, o quasi, sono ebrei: Vladimir Yakunin, capo delle ferrovie russe, i fratelli miliardari Boris e Arkady Rotenberg, Yuri Kovalchuk, indicato come “il banchiere personale di Putin”, Vladislav Yuryevich Surkov ex vice-primo ministro, il saggista e consigliere di Putin Sergey Yurievich Glaziev, il membro della Duma Leonid Eduardovich Slutski, il docente dell’università di Mosca Andrei Klishas, e poi: Valentina Ivanovna Matviyenko, ex diplomatica e governatrice di Pietroburgo, considerata la donna politica del più alto livello in Russia, Dmitryi Olegovich Rogozin, che è stato l’ambasciatore di Mosca presso la NATO, Yelena Mizulina, membro del Partito comunista…
    Per ordine di Obama, tutti questi personaggi non possono più venire in Occidente, se si presentano gli neghiamo il visto di entrata e li ricacciamo indietro. La Grecia ha dovuto recentemente rimandare indietro la Matviyenko.
    E’ la politica neocon, caldeggiata dalla Nuland. Probabilmente nel calcolo che questi potenti personaggi, una volta che non potevano più venire a fare shopping a New York, Londra o Roma e Parigi, si sarebbero disamorati ed avrebbero magari rovesciato il loro amico Volodia, mettendo su un governo più demokratico. Il regime change invece non è arrivato. Sicché adesso il rabbi dell’11 Settembre trova tante virtù in Vladimir, e c’è persino chi sostiene che abbia una nonna o bisnonna ebrea.
    https://diggerfortruth.wordpress.com...-oligarch-jew/


    Quanto a Putin, è quello che nel settembre di un anno fa, ai visitatori della setta Lubavitcher che si lamentavano di essere stati vittime del bolscevismo, ricordò che “l’80-85% dei capi bolscevichi erano ebrei”. Naturalmente mantiene ottimi rapporti con tutti gli ebrei, ed è una cosa che non gli potremmo rimproverare: ha letto “Due secoli insieme” di Solgenitsin, e sa con chi ha a che fare.

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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    https://it.finance.yahoo.com/notizie...163314086.html
    ## Russia, i gioielli di Stato che Putin vuole privatizzare

    Da Fgl | Askanews – 1 ora 7 minuti fa









    Roma, 2 feb. (askanews) - Il piano di privatizzazioni che il presidente russo Vladimir Putin starebbe preparando riguarda sette delle più grandi partecipate pubbliche del Paese. Un tema delicato in Russia dopo la stagione delle svendite dei gioielli nazionali negli anni '90 che ha fatto nascere la casta degli oligarchi e considerando che la presenza pubblica ha un peso ancora forte nell'economia nazionale: circa il 45% contro una media globale del 30%.
    Oggi le partecipazioni pubbliche sono tutte detenute dall'Agenzia federale per la gestione delle proprietà dello Stato, Rosimushchestvo. Le aziende per le quali si potrebbe sbloccare rapidamente l'iter di privatizzazione sono sette. I vertici di queste società sono stati convocati ieri al Cremlino per discutere le modalità delle possibili cessioni. Sono queste:
    - La società ferroviaria pubblica JSC Russian Railways (detenuta al 100% dallo Stato), la terza più grande società di trasporto al mondo che gestisce 85.000 chilometri di linee ferroviarie nel Paese e che controlla poco meno della metà del traffico passeggeri e il 90% del traffico cargo in Russia.
    - Il gruppo bancario Vtb Bank, uno dei più grandi del Paese (85,2% del capitale dello Stato con il 60,9% dei diritti di voto). Il gruppo che in epoca sovietica gestiva gli scambi commerciali - Vtb sta per Vneshtorgbank, banca per il commercio estero - ora opera in 20 paesi nelle attività bancarie tradizionali, nell'investment banking, nell'asset management e nelle assicurazioni.
    - La società petrolifera Rosneft (69,5% dello Stato attraverso la RosnefteGaz, 19,75% della britannica BP più una golden share direttamente in mano al governo). E' la più grande società petrolifera del Paese e una delle più grandi al mondo. Ha riserve accertate per 34 miliardi di barili di olio equivalente.
    - Bashneft, un'altra compagnia petrolifera. Ben più piccola di Rosneft è la sesta del Paese (50,08% Stato, 25% Repubblica del Bashkortostan). E' una società verticalmente integrata, cioè svolge tutte le attività: dall'esplorazione, alla raffinazione, alla distribuzione di carburanti. E' una delle società petrolifere più vecchie della Russia. Produce greggio dal 1932. Ha riserve per 2,14 miliardi di barili di olio equivalente.
    - Il gigante minerario Alrosa, che da solo vale un quarto della produzione mondiale di diamanti. La società è per il 44% in mano allo stato per il 25% in mano al governo della repubblica di Yakutia e per l'8% proprietà di otto municipalità della regione.
    - La compagnia aerea di bandiera Aeroflot (51,17% Stato, 4,49% Aeroflot Finance) la più grande del Paese con una quota di mercato interna del 38%. La compagnia fa parte dell'alleanza internazionale SkyTeam insieme, tra gli altri, ad Air France-Klm, Delta e Alitalia.
    - La società di trasporti petroliferi Sovcomflot (100% Stato). Un'azienda poco conosciuta dai non addetti ai lavori ma fondamentale per l'industria petrolifera nazionale. Uno dei leader mondiali nel trasporto di idrocarburi con una flotta di 142 navi tra superpetroliere, navi per il trasporto di gas liquefatto, rompighiaccio e vascelli per l'esplorazione petrolifera.
    Ma il governo russo potrebbe riaprire anche altri dossier nel capitolo delle privatizzazioni. L'anno scorso la direttrice dell'agenzia Rosimushchestvo, Olga Dergunova, aveva nominato anche altre due società tra quelle potenzialmente pronte ad essere messe sul mercato.
    Si tratta della più grande compagnia di telecomunicazioni nazionali Rostelecom (48,71% Stato, 4,3% Banca pubblica per lo sviluppo VEB, 15% della controllata Mobilet). L'azienda, oltre alle attività telefoniche, ha un portafoglio di oltre 11,4 milioni di linee broadband e 8,4 milioni di abbonati alla pay-tv. Indicata anche la società elettrica RusHydro (66,8% Stato). Un vero e proprio gigante mondiale della produzione idroelettrica con circa 39 GW di potenza installata.


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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Israele va con la Russia: come cambia il Medio Oriente ? Il blog di Giampaolo Rossi
    Israele va con la Russia: come cambia il Medio Oriente






    LA NOTIZIA BOMBA
    La notizia è di quelle che fa capire come sta cambiando il Medio Oriente; e come l’Occidente (chiuso nell’ottusità egemonica americana) stia anni luce indietro rispetto ai nuovi equilibri mondiali che si vanno definendo.
    La notizia, riportata dal sito d’intelligence israeliano Debka, è questa:israeliani e russi si apprestano ad effettuare un’esercitazione militare congiunta nelle acque del Mediterraneo. Per la prima volta nella storia, le Forze Armate di Tel Aviv e quelle di Mosca opereranno insieme coinvolgendo reparti di Marina e Aviazione dislocati nella regione (per i russi quelli della base aerea di Latakia e navale di Tartus, in Siria).Se questa notizia fosse confermata ci troveremmo di fronte a quello che gli esperti definiscono uno “sconvolgimento strategico”.UN COSTANTE AVVICINAMENTO
    Che i rapporti tra Israele e Russia non siano più caratterizzati dall’ostilità della Guerra Fredda, lo dimostrano, da tempo, diversi segnali:
    1) CRIMEA: nel 2014, Israele è stato l’unico paese, tra gli alleati degli Usa, a non votare la mozione di condanna all’Onu per l’annessione della Crimea da parte della Russia; cosa che scatenò le ire di Obama e della lobby neocon americana.
    2) LEVIATHAN: nel Settembre scorso anticipammo in quest’articolo l’offerta di Putin a Netanyahu per la protezione militare e lo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di gas naturale che Israele detiene al largo del Mediterraneo (Leviathan); sfruttamento che consentirebbe ad Israele non solo di raggiungere autonomia energetica ma anche di diventare uno dei maggiori esportatori di gas della regione. L’articolo (che fu accolto dalla denigrazione dei soliti esperti che sanno tutto ma non ne azzeccano una) è oggi confermato dalla notizia che nello scorso vertice del 7 Giugno a Mosca, Netanyahu ha aperto alla possibilità che aziende russe cooperino nel progetto: “Le nostre porte sono aperte a tutte le compagnie che hanno esperienza nello sfruttamento di giacimenti di gas, ovviamente anche quelle russe”, un invito esplicito a Gazprom, leader mondiale nel settore, ed uno schiaffo in faccia alle sanzioni imposte da Washington.
    3) SIRIA: l’intervento russo in Siria non è stato ostacolato da Israele; anzi, Tel Aviv ha persino tollerato azioni di sconfinamento di aerei russi nei propri cieli, finalizzate a colpire i ribelli anti-siriani e le bande di Al Qaeda appoggiate dagli Usa.
    Attualmente Israele sembra possibilista all’idea russa di non frammentare la Siria, mantenendo sotto Assad anche il sud dietro la garanzia di una presenza di Mosca nella regione.
    4) LA LOBBY DEGLI EBREI RUSSI: per quanto la lobby degli ebrei d’America rimanga la più potente del mondo e la più influente nella capacità di pressione su Israele,diversi osservatori segnalano la crescita, nell’establishment di Tel Aviv, di una lobby russa; il milione di ebrei russi emigrati in Israele iniziano ad avere ruoli importanti. Durante il viaggio a Mosca, molti esponenti della delegazione israeliana, parlavano russo (tra cui due ministri del governo in carica: il “russo” Elkin e il “moldavo” Lieberman).UN DOPPIO SEGNALE ALL’OCCIDENTE
    Il segnale che Israele manda a Stati Uniti ed Europa è doppio:
    • La Guerra Fredda è finita per sempre
    • L’America non è più il pivot della strategia di sicurezza di Israele in Medio Oriente

    Per Israele la propria sicurezza è più importante dell’alleanza con gli Usa; e la sicurezza di Israele oggi è garantita più dalla determinazione russa che dalla goffa e disastrosa politica estera americana.
    Non sfugge il caos che l’America ha prodotto in Medio Oriente negli ultimi anni: dalla Primavera araba alla rimozione di Mubarak (per cui gli israeliani si erano opposti); dal disastro libico, all’ambiguità colpevole con cui Washington ha di fatto alimentato l’espandersi del Califfato islamico e armato e finanziato i gruppi di Al Qaeda travestiti da “ribelli moderati”.
    D’altro canto agli israeliani sono chiare due cose:
    1. La Russia è entrata in Siria con il chiaro intento di sconfiggere il terrorismo e l’integralismo islamico a differenza di Washington la cui dipendenza dalla monarchia saudite (principale sponsor dell’Isis), ha permesso al Califfato islamico di espandersi.
    2. Putin è in grado di mediare maggiormente con i nemici storici di Israele(Hezbollah sciti, Siria e Iran) di quanto possa farlo Washington.

    Come ha scritto in questo articolo Giancarlo Elia Valori, Israele potrebbe “sostituire – a lungo andare – gli Stati Uniti con la Federazione russa come alleato globale e come presenza di riferimento nel Medio Oriente”.
    Insomma il mondo cambia, nuovi equilibri prendono forma e con essi nuove alleanze e percorsi strategici. Solo per noi europei, sottomessi alla dittatura di Bruxelles e ai ricatti di Washington la storia sembra ferma al secolo scorso.

    Su Twitter: @GiampaoloRossi
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  7. #17
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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Se si legano ad israele , Russia kaputt .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  8. #18
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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Come Don Chisciotte Forums-viewtopic-Putin e Netanyahu: sviluppi delle relazioni Russia-Israele
    Putin e Netanyahu discutono gli sviluppi delle relazioni Russia-Israele


    Il presidente russo, Vladimir Putin, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, hanno discusso telefonicamente degli aspetti chiave della conciliazione israelo-palestinese. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del Cremlino.


    "Sono stati affrontati i temi dello sviluppo della cooperazione russo-israeliana alla luce dei risultati della visita ufficiale di Benjamin Netanyahu in Russia il 7 giugno", recita il comunicato pubblicato sul sito internet del Cremlino.


    All'inizio di giugno Netanyahu è stato in visita ufficiale a Mosca per la terza volta dall'autunno dello scorso anno. Il 7 giugno Netanyahu ha incontrato Putin.


    Netanyahu ha detto che il meccanismo di coordinamento tra Israele e l'esercito russo in Siria ha dimostrato la sua efficacia e bisogna ulteriormente rafforzarlo.


    Il primo ministro israeliano ha definito il rafforzamento dei rapporti con la Russia un fattore di sicurezza nazionale che, secondo lui, ha già salvato lo stato ebraico dall'inutile scontro sui confini settentrionali.
    http://it.sputniknews.com/mondo/2016...relazioni.html






    Tecnologie militari, l'inedita partnership tra Russia e Israele


    Durante il meeting del 7 Giugno Vladimir Putin e il capo del governo israeliano Netanyahu hanno deciso di iniziare una collaborazione militare tra i due Paesi.
    E' una decisione storica, che rompe il classico ed univoco legame tra le Forze dello Stato Ebraico e quelle degli USA.
    Un cambio di prospettiva strategica, da parte di entrambi i Paesi, che modifica sensibilmente le vecchie, tradizionali posture ereditate dalla guerra fredda.
    Finisce il sostegno univoco di Mosca ai Paesi Arabi, ereditato dal XX Congresso del PCUS, nel 1956, per rafforzare le “borghesie nazionali” del mondo islamico; termina d'altro canto il rapporto univoco tra Gerusalemme e Washington, che era anch'esso in funzione di contrasto agli alleati dell'URSS in Medio Oriente..
    Una relazione, quella con gli USA, che ha da un lato rafforzato tecnologicamente Israele, ma lo ha costretto in un orizzonte strategico da piccola potenza regionale che, oggi, non è più ragionevole.
    Alla riunione del 7 Giugno hanno partecipato, insieme a Netanyahu, il capo dell'intelligence militare, gen. Hertzi Halevi, e il capo del Mossad, Yossi Cohen.
    Nella prossima estate, peraltro, avranno luogo operazioni congiunte russo-israeliane navali ed aeree, con aerei e navi russe provenienti dalle basi siriane.
    Vi è anche da valutare un dato economico ed energetico: le aziende russe potranno partecipare allo sviluppo dei giacimenti israeliani Tamar e Leviatan.
    Ma vi è inoltre un dato strategico: la presenza russa eviterà che i giacimenti e le pipelines divengano oggetto di attacchi da parte di Iran, Hezbollah, Siria.
    Naturalmente, la collaborazione solo navale ed aerea è tale da preservare sia Israele che la Russia da un involontario mix di segreti militari.
    Sul piano operativo, il meccanismo di scambio di informazioni tra Mosca e Gerusalemme durante la guerra aerea in Siria verrà ulteriormente rafforzato ed esteso, poi vi saranno collegamenti strategici sul piano navale.
    La Russia è una grande potenza navale “tradizionale”, Israele ha una Marina Militare fatta di naviglio sottile e a risposta rapida.
    Un insieme ideale.
    Per Putin l'interesse primario, oggi, è quello di rafforzare i legami tra Israele e la Turchia, per Netanhyahu invece la Russia potrebbe essere un power broker ottimale per trattare una pace definitiva tra lo Stato Ebraico e l'universo palestinese.
    La Russia, poi, non ha mosso un dito quando l'aviazione israeliana ha attaccato i convogli che andavano a rifornire, nella guerra siriana, le milizie sciite.
    Si prefigura, anche sul piano geoeconomico ed energetico, una alleanza tra Israele, Grecia e Cipro che potrebbe cambiare molte cose nel panorama finanziario e politico della UE.
    Una Unione Europea, per insipienza, che si trova ad avere un sistema economico e geopolitico a Sud-Est che non può controllare.
    Se l' Unione Europea mantiene ancora le sanzioni verso la Russia, i Paesi strategicamente intelligenti (ormai rarissimi) cercheranno, come sta facendo Israele, di sostituirsi alla vecchia e ingenua UE.
    Le sanzioni contro Mosca dovrebbero cessare il 31 Luglio 2016, ma i danni economici per i Paesi europei sono stati drammatici.
    La Russia è, per la UE, il terzo mercato per l'export. La bilancia commerciale tra l'Unione e Mosca è caduta invece da 326 miliardi di Euro a 285.
    Le contromisure russe sono state peraltro dure: l'estensione della chiusura del mercato interno e la perdita netta della UE valgono circa 11 miliardi di Euro, con una prospettiva, se le sanzioni continuassero, di 55 miliardi di Euro in perdite per la UE.
    Ecco l'equazione strategica che cercavamo: l'economia europea, già in crisi, diventa un utile esperimento per una versione particolarmente severa del TTIP da parte degli USA; la Russia subisce un arretramento tecnologico nelle macchine utensili e in quelle per l'estrazione petrolifera, gli USA possono allora ricominciare il vecchio gioco della guerra fredda ai nuovi confini tra Europa e Federazione Russa.
    E' un progetto geopolitico ingenuo e furbo insieme.
    Ma poi, cosa ne viene all'Italia, o alla Francia, dall'innesco di un confronto in Ucraina?
    E' un Paese in gran parte russo o russificato dalla notte dei tempi ed è, per Mosca, la garanzia strategica del passaggio regolare delle proprie pipelines dal Caucaso verso il Mediterraneo ed è,infine, un punto di irraggiamento degli interessi russi tra Mar d'Azov e Mar Nero, che non possono certo essere lasciati, per Mosca, ad una generica “forza internazionale”.
    Non bisogna poi dimenticare che l'Ucraina ha siglato, il 1 Gennaio 2016, il Deep and Comprehensive Free Trade Agreement con la UE.
    Per l'ultimo dato che abbiamo a disposizione, l'interscambio commerciale tra Ucraina e Unione Europea di 20,4 miliardi di Euro e allora, anche qui si svela la formula strategica sottostante: Kiev diviene un “mercato di sostituzione” al posto della Federazione Russa.
    Peraltro, la Cina sfrutta oggi molto bene questo canale verso i mercati europei; e quindi abbiamo ancora un altro tassello della formula geopolitica attuale dell'Ucraina: essa, se la Russia non si muoverà, diverrà il grande hub tra l'Asia Centrale e l'UE, bypassando Mosca e rendendola marginale nel commercio mondiale.
    Era il grande sogno di Jeffrey Sachs della Banca Mondiale, chiamato a risolvere il disastro economico postosovietico di Mosca.
    Ma è realistico questo progetto? Noi pensiamo di no e, anzi, riteniamo che Israele abbia fatto benissimo a “sostituire” almeno inizialmente, l'appoggio delle FF.AA USA con quello dei militari russi.
    Washington se ne sta andando dal Medio Oriente, Gerusalemme lo sa bene e corre ai ripari.
    Ma gli USA, a parte la questione del TTIP, se ne stanno andando anche dall'Europa.
    Peraltro, la questione del TTIP, per quanto se ne sa, ricorda molto da vicino il vecchio Year of Europe, pensato da Henry Kissinger nel 1973.
    Noi, gli USA, apriamo una parte dei nostri mercati ai vostri prodotti, ma ve li paghiamo con commercial paper da scontare.
    D'altra parte, la questione della Brexit incombe. Se, come gli ultimi sondaggi ci fanno pensare, il Leave vincerà, cambierà l'intera struttura geopolitica della UE.
    Sugli effetti abbiamo già parlato a lungo, ma c'è un dato strategico: se la Gran Bretagna esce dalla UE, si rafforzeranno inevitabilmente i suoi legami con gli, USA, e se Londra esce dal sistema europeo, potrà, prima di rinegoziare i trattati commerciali, operare con politiche aggressive sui mercati.
    Se infine l'Inghilterra se ne andrà, avremo una UE a direzione ancor più marcatamente tedesca.
    Insomma, ogni soluzione deve essere attentamente valutata, niente è oggi certo.
    Giancarlo Elia Valori
    http://ildenaro.it/culture/232-culture/71353
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  9. #19
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    Predefinito Re: Russia e brics contro il nwo, o forse no

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    Se si legano ad israele , Russia kaputt .
    Quando il mostro usato per i tuoi interessi non è più efficiente, te ne trovi un altro. Ma non dimenticare che l' 80-90% dell' oligarchia economica russa è ebrea o di origine ebrea. E poi 2 bracci armati, magari riappacificati, sono meglio di uno solo.
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  10. #20
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