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  1. #41
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Socialismo e Indigenismo

    La Jornada – Lunedì 2 gennaio 2012Le comunità zapatiste, un esempio di nuove forme di governo. Javier Sicilia: i movimenti antisistema possono restare uniti ai margini dello Stato
    Hermann Bellinghasen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1° gennaio. Gli attuali movimenti antisistema “possono restare uniti in profondo dialogo ai margini dello Stato e della sua economia”, come hanno fatto le comunità zapatiste “creando forme pedagogiche e di governo”, ha affermato Javier Sicilia durante la terza giornata del Seminario Internazionale di Riflessione ed Analisi che si sta svolgendo in questa città.
    Paulina Fernández e Gustavo Esteva, da riflessioni ed aspetti molto diversi, hanno concordato con Sicilia riguardo la sua valutazione dell’esperienza di autonomia e governo zapatista come elemento di grande esemplarità in questo momento in cui, avrebbe sostenuto più tardi – anche se di persona – Pablo González Casanova, “il 99 percento vincerà”.
    Nella prima sessione è stato letto un breve messaggio di Marcos Roitman, inviato da Madrid, che oltre ad esprimere la sua “adesione” al seminario, ha ribadito il suo appoggio all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), “arma del pensiero critico” per avere la giustizia, la libertà e la democrazia, rendendo possibili alternative ai governi dei mercati nel mondo.
    Con una dura descrizione critica della rapacità dei politici di tutti i partiti e del ruolo distorto dei partiti nella pratica democratica come puro business, Paulina Fernández, che studia da vicino il funzionamento reale e quotidiano dei governi autonomi zapatisti, ha criticato con dati ed esempi queste due forme diverse e non conciliabili di esercitare le responsabilità di governo e rappresentanza.
    Ha raccontato l’esperienza “del compa Jolil” e le motivazioni che l’hanno portato a partecipare ad un consiglio municipale autonomo, opponendola alle scandalose cifre che ci costano i politici e governanti, con i loro stipendi e benefits, sia per incarichi di rappresentanza che di governo o struttura di partito. Migliaia di milioni di pesos, la decomposizione e la mancanza di impegno sono la dimostrazione “di quello di cui è fatta la democrazia che ci hanno imposto”, in un paese profondamente disuguale.
    All’opposto c’è l’esperienza del “compa” indigeno, che la ricercatrice ha potuto accompagnare e conoscere durante i due anni in cui è stato “consejo“, come le comunità zapatiste definiscono chi svolge funzioni di governo. Senza retribuzione economica né bisogno di “sapere” governare, gli indigeni partecipano per elezione delle loro comunità a strutture di delibera e decisioni collettive, la cui unica ragion d’essere è il servizio. Fernández ha denunciato “l’impudicizia” di molti dei politici che si presentano senza aver reso conto delle funzioni svolte in precedenza, o con ancora carichi pendenti. “Cercano la nomina che li protegga dalle loro precedenti malefatte”.
    “Tutti i compagni svolgono tutte le attività”, ha poi sottolineato. Praticano un “governo differente”. Ha visto lavorare “al potere” Jolil per due anni, dove “è cresciuto come zapatista e come persona, senza corrompersi”. Attribuisce questo risultato agli obiettivi chiari della lotta dell’EZLN e delle comunità che, “senza arrendersi”, mantengono “la solidità morale dell’organizzazione zapatista”.
    Gustavo Esteva, assente al Seminario per motivi di salute, come Pablo González Casanova ed il filosofo Luis Villoro, ha inviato un contributo nel quale, seguendo le sue recenti riflessioni dalle pagine di La Jornada, non colloca il momento attuale “sull’orlo dell’abisso”, perché “siamo già precipitati e non si vede il fondo”.
    Condividendo con Fernández la caduta della cosiddetta “democrazia” istituzionale, dove le elezioni sono “un circo a tre piste”, mentre prosegue “il mostruoso e spropositato piano di guerra di Felipe Calderón, che da un problema di salute pubblica è diventato un problema di sicurezza nazionale”, sfociato in “una guerra civile senza chiarezza tra le bande in lotta”, Esteva si domanda ripetutamente: “Perché ci siamo fatti trascinare fino a questo punto?”
    Citando il subcomandante Marcos, sottolinea come così si stia distruggendo il tessuto sociale di un paese dove dominano “gli scandali dei troppo ricchi e dei i troppo poveri”. Riferendosi ad Iván Ilich come autore cardine, in consonanza con Sicilia e Jean Robert, Esteva pensa che l’antidoto contro la “credenza fondamentalista” in una democrazia dove “le elezioni servono per stabilire a chi spetterà di premere il grilletto”, sta nei nuovi comportamenti, “alternativi alla wallmartizzazione del mondo”. Ciò che potrebbe essere “un’altra sinistra” alimentata dalle proteste mondiali, le occupazione e gli indignados che sono intervenuti ieri in questo seminario.
    Il poeta Javier Sicilia ha fatto riferimento ai “nuovi poveri” dalla certezza che il cambiamento avverrà solo se “non si metterà il vino nuovo negli otri vecchi”. Paragonando i movimenti zapatista e quello di Paz con Justicia y Dignidad, ha rimarcato le loro similitudini, perché “nascono dall’idea che si possono trasformare le condizioni imposte dallo Stato”. Sono, ha detto, “forme nuove che preludono a quello che si sta sviluppando nel presente disastro”. La Jornada: Juntos, al margen del Estado, movimientos antisistémicos
    (Traduzione “Maribel” – Bergamo)
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  2. #42
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Socialismo e Indigenismo

    EZLN: E nelle comunità zapatiste?

    24 febbraio 2016 di Comitato Chiapas "Maribel" Bergamo

    EZLN: Adesso vi raccontiamo un po’ di come stanno le comunità zapatiste, dove resistono e lottano le basi di appoggio. Quello che vi stiamo per raccontare viene dai rapporti delle compagne e dei compagni zapatisti che nei villaggi sono responsabili di commissioni (per esempio, di salute, educazione, gioventù, ecc.), sono autorità autonome e responsabili organizzativi. Abbiamo comunque controllato tutto con le/i compagni del Comitato per verificare che non fossero bugie, o alterazioni perché sembri che tutto va bene e nascondere quello che va male. Lo scopo di questi scritti non è raccontare bugie alle nostre compagne e ai nostri compagni della Sexta, né a coloro che appoggiano e sono solidali. Né a voi, né a nessuno altro.

    E NELLE COMUNITÀ ZAPATISTE?ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALEMessico
    Febbraio 2016
    Alle compagne e compagni della Sexta:
    A chi di dovere:
    Compañeroas, compagni e compagne:
    Adesso vi diciamo un po’ come stanno le comunità zapatiste, dove resistono e lottano le basi di appoggio.
    Quello che vi stiamo per raccontare viene dai rapporti delle compagne e dei compagni zapatisti che nei villaggi sono responsabili di commissioni (per esempio, di salute, educazione, gioventù, ecc.), sono autorità autonome e responsabili organizzativi. Abbiamo comunque controllato tutto con le/i compagni del Comitato per verificare che non fossero bugie, o alterazioni perché sembri che tutto va bene e nascondere quello che va male. Lo scopo di questi scritti non è raccontare bugie alle nostre compagne e ai nostri compagni della Sexta, né a coloro che appoggiano e sono solidali. Né a voi, né a nessuno altro.
    Se andiamo male, lo diciamo chiaramente, e non per rendervi più tristi di quanto già siate per tutto quello che succede nelle vostre geografie e calendari. Lo diciamo perché è il nostro modo di rendere conto, cioè di informarvi affinché sappiate se stiamo seguendo la strada che vi abbiamo detto o se ci stiamo occupando di altre cose, forse ripetendo gli stessi vizi che critichiamo.
    Ma se andiamo bene, vogliamo che lo sappiate affinché ne gioiate nel cuore collettivo che siamo.
    Come facciamo a sapere se andiamo bene o male? Per noi, zapatiste e zapatisti, è molto semplice: i popoli parlano, i popoli comandano, i popoli fanno, i popoli disfano. Nel momento in cui qualcuno prende una brutta strada, subito il collettivo gli molla, come si dice, uno scappellotto, o si corregge o se ne va.
    Questa è la nostra autonomia: è la nostra strada, noi la percorriamo, noi la indoviniamo, noi ci sbagliamo, noi ci correggiamo.
    In sintesi, vi diciamo la verità, perché dovete essere già abbastanza stufi di bugie. E la verità, anche se a volte fa male, è sempre di sollievo.
    Non vogliamo fare come i malgoverni che nei giorni scorsi sono ricorsi al trucco per piacere al visitatore affinché non vedesse quello che succede in basso. Ma tutto quel maquillage è servito solo a dimostrare quanto sono falsi i governi. Pensavano forse che chiunque mediamente intelligente non avrebbe visto la realtà? Che si esprima o no rispetto a questa realtà, ed il modo in cui lo faccia, la realtà è un’altra cosa.
    Andiamo avanti, dunque. Quello che adesso vi raccontiamo è quanto viene spiegato nei libri della Escuelita Zapatista. Se non avete frequentato la Escuelita Zapatista in comunità o fuori porta, o non conoscete quello che dicono i libri di testo, vi raccomandiamo di leggerli. Da lì imparerete a conoscere il processo di costruzione dell’autonomia.
    Quello che succede è qualcosa di nuovo, sono apparse nuove cose che uno o due anni fa non c’erano:
    – La crescita zapatista è costante. Stanno aderendo molti ragazzi e ragazze.
    – Nel campo della salute le compagne ed i compagni vanno bene. Nelle loro cliniche autonome arriva meno gente perché è cresciuto molto il lavoro di prevenzione e grazie all’assistenza prestata dai promotori di salute autonoma. Cioè, ci si ammala di meno. Quelli che arrivano sempre più numerosi nelle cliniche zapatiste autonome, sono gli aderenti ai partiti.
    – Nel settore dell’educazione, l’istruzione primaria è completa. Ma ora arriva una richiesta nuova dalle comunità: la secondaria e la preparatoria. In alcune zone c’è già la secondaria, ma non in tutte. Adesso ci sono ragazzi e ragazze che chiedono un’istruzione superiore. Non vogliono laboratori, ma studi superiori di scienze ed arte. Ma non studi secondo il metodo capitalista delle università istituzionali, bensì secondo il nostro metodo. Al riguardo, c’è ancora molto da fare.
    – Riguardo all’economia, senza contare quanto già c’è e si mantiene dei lavori collettivi e individuali (milpa, fagioli, piantagioni di caffè, banane, allevamento di polli, pecore, bestiame, negozi, miele, ortaggi, compra-vendita di bestiame ed altri tipi di prodotti), si è registrato un aumento della produzione, cosa che ha migliorato l’alimentazione e la salute, soprattutto di ragazzi e ragazze.
    – In alcune zone i promotori di salute autonoma si stanno specializzando nell’uso delle apparecchiature ad ultrasuoni, analisi di laboratorio, medicina generale, odontologia e ginecologia. Inoltre, nelle regioni si fanno campagne di prevenzione. In una zona, con il ricavato dell’allevamento collettivo di bestiame, sono stati acquistati strumenti di laboratorio ed un apparecchio ad ultrasuoni. Ci sono già compagne e compagni esperti nell’utilizzo di queste apparecchiature, risultato dell’apprendimento tra di loro come promotori di salute da un caracol all’altro, cioè si sono formati tra loro stessi. Ed è già in costruzione un’altra clinica ospedale affinché da qui in poi si possano eseguire piccoli interventi chirurgici, come già si sta facendo a La Realidad ed Oventik.
    – Nel lavoro della terra, sono cresciuti molto i collettivi che lavorano la milpa e allevano il bestiame. Con i guadagni, oltre a comperare apparecchiature e medicinali per le cliniche, si sono comperati un trattore.
    – Nel commercio, le cooperative di generi alimentari hanno raggiunto l’indipendenza economica ed hanno mantenuto prezzi bassi per le famiglie zapatiste. Questo è possibile perché non c’è chi si arricchisce col rincaro dei prodotti base di consumo.
    – Nei negozi autonomi non ci sono abiti di marchi esclusivi né all’ultima moda, ma non mancano sottane, abiti, bluse, pantaloni, camicie, scarpe (la maggioranza fabbricate nelle calzolerie autonome) e tutto quello che ognuno usa per coprire le parti intime.
    – Chi è più avanzato nei collettivi di produzione e commercio, sono le compagne. Alcuni anni fa, frutto del lavoro collettivo della comandancia, di comitati ed insurgent@s, (sì, anche noi lavoriamo per produrre ed ottenere ricavi) si destinò una somma ad ogni municipio autonomo affinché le compagne basi di appoggio la utilizzassero collettivamente o per quello che avessero deciso loro.
    Si sono rivelate amministratrici migliori degli uomini, perché in un municipio le compagne non solo avevano avviato con successo un allevamento di bestiame collettivo, ma ora è talmente cresciuto che danno “al partir” le loro mucche ad altri villaggi dove ci sono collettivi di donne (le/gli zapatisti dicono “al partir” quando quello che si ottiene si “divide” a metà e questa metà viene data ad un’altra “parte”).
    – Lo stesso è accaduto con le cooperative di generi alimentari: ormai offrono prestiti ad altri collettivi di regione o villaggi e perfino a singole compagne.
    – In tutti i municipi autonomi si fa lavoro collettivo nella milpa ed altri nell’allevamento di bestiame. In tutte le regioni si svolge lavoro collettivo che procura guadagno. Per esempio, per l’ultima celebrazione, le regioni hanno cooperato per la mucca che hanno mangiato durante la festa e per i musicisti.
    – Nella stragrande maggioranza dei villaggi si fa lavoro collettivo, in alcuni villaggi sono i compagni a non lavorare in collettivo, ma le compagne sì, e ci sono villaggi in cui sono presenti 2 collettivi, un collettivo di compagni ed un collettivo di compagne. Individualmente tutti lottano per stare bene e sono riusciti ad andare avanti. Sia le miliziane che i miliziani, come le/gli insurgent@s lavorano in collettivi di produzione per sostenersi e sostenere le comunità.
    – Nel caracol di Oventik hanno già una tortillería autonoma. Non sappiamo quanto costa un chilo di tortillas nelle vostre geografie, ma ad Oventik viene 10 pesos al chilo. E sono di mais, non di maseca [marchio di un tipo di farina di colore giallo pallido – N.d.T.]. Perfino i trasporti pubblici fanno viaggi speciali per comprare lì le loro tortillas. Nella zona degli Altos del Chiapas, dove si trova il caracol di Oventik, non si produce mais. Il mais si produce nelle regioni della Selva e viene commercializzato tra i collettivi di zona affinché le famiglie zapatiste abbiano mais a buon prezzo e senza intermediari. Per fare questo si usano i camion che sono stati donati alle Giunte di Buon Governo da brave persone di cui non facciamo i nomi ma loro e noi sappiamo chi sono.
    – In molti villaggi zapatisti circa il 50% lavora collettivamente ed il resto individualmente. In altri la maggioranza lavora individualmente. Sebbene si promuova il lavoro collettivo, si rispetta il lavoro individuale che non sfrutta altri individui. Tanto nel lavoro collettivo quanto in quello individuale, non solo si mantengono ma avanzano.
    – Ogni realtà organizza i propri lavori collettivi. Ci sono collettivi di villaggi, ed in alcuni di questi ci sono collettivi di uomini, di donne e di ragazzi e ragazze. Ci sono collettivi di regione o di municipio. Ci sono collettivi di zona o di Giunta di Buon Governo. Quando un collettivo avanza di più, appoggia gli altri collettivi che sono più indietro. O, come in alcune regioni, il ricavato del lavoro collettivo di produzione di generi alimentari viene destinato agli ostelli a disposizione delle scuole secondarie autonome.
    -*-
    Quanto vi stiamo dicendo riguardo ai progressi, non viene dalla comandancia zapatista, cioè non è uscito dalla testa di qualcuno, ma viene dalle condivisioni tra le comunità stesse.
    In queste condivisioni si raccontano dei loro lavori, dei loro progressi e dei loro problemi ed errori. Da lì escono molte e nuove idee che si scambiano tra loro. Cioè, imparano tra compagni e compagne.
    E certamente anche noi, come comandi, impariamo molto dalle nostre compagne e compagni zapatisti.
    È terribile e meraviglioso quello che vediamo e sentiamo, tanto che non sappiamo a che cosa porterà tutto questo progresso.
    Adesso non vi parliamo del riarmo dei paramilitari, dell’aumento dei pattugliamenti militari, aerei e terrestri, e di tutto quello che fanno i malgoverni per tentare di distruggerci. Non vi diamo dettagli perché sappiamo bene che neanche voi ve la passate facile, che le vostre resistenze e ribellioni subiscono aggressioni tutti i giorni, sempre ed ovunque. E che, ciò nonostante, continuate ad essere ribelli e resistenti.
    Ma sappiamo che sapete che tutto questo di cui vi parliamo avviene in mezzo ad aggressioni, attacchi, minacce, calunnie e silenzi complici. In mezzo ad una guerra.
    E sebbene nei momenti bui, come quello attuale, sorgano “commercianti della speranza”, le/gli zapatisti non si lasciano ingannare dalle sciocchezze ecclesiali, secolari o laiche di presunti “nuovi costituenti” che vogliono “salvarci” e che ricorrono agli stessi vecchi metodi di coercizione che dicono di criticare, e che mentono su presunti appoggi dell’EZLN mentre tentano di rieditare la storia con l’appoggio di “avanguardie” obsolete che, da tempo, hanno rinunciato alla loro stessa eredità.
    L’EZLN non appoggia alcuna vendita di specchi. Siamo nel 2016, non nel 1521, svegliatevi.
    -*-
    Compas della Sexta, Sorelle e Fratelli del Congresso Nazionale Indigeno:
    Con tutto questo ed in mezzo a tutti gli agguati, noi zapatiste e zapatisti ci prepariamo al peggio, quello che sta per arrivare.
    Non abbiamo paura. Non perché siamo temerari, ma perché confidiamo nei nostri compagni e compagne.
    Sembra come se, di fronte alla tormenta che già scuote i cieli ed i suoli del mondo, le basi di appoggio zapatiste fossero cresciute. Mai come adesso brillano la loro abilità, saggezza, immaginazione e creatività.
    In realtà, più che informare o rendere conto, queste parole vogliono abbracciarvi tutt@, e ricordarvi che qua, in questo angolo di mondo, avete dei compagni che, nonostante le distanze in calendari e geografie, non vi dimenticano.
    Ma non tutto va bene. Vi diciamo chiaramente che vediamo una falla: le donne zapatiste stanno avanzando più degli uomini. Ovvero, non si sta avanzando in maniera uguale.
    Resta sempre meno di quel tempo in cui l’uomo era l’unico a portare i soldi a casa. Ora in alcune zone i collettivi di donne danno lavoro agli uomini. E non sono poche le famiglie zapatiste dove è la donna che dà i soldi all’uomo perché si comperi un camicia, dei pantaloni, un paliacate ed un pettine perché si presenti in ordine in occasione delle prossime attività che presto annunceremo.
    Perché forse saremo sporchi, brutti e cattivi, ma: sempre ben pettinati.
    Dalle Montagne del Sudest MessicanoSubcomandante Insurgente Moisés Subcomandante Insurgente GaleanoMessico, febbraio 2016
    Dal Quaderno di Appunti del Gatto-Cane:
    Frammento della conversazione tra alcuni aderenti ai partiti ed alcun@ zapatisti:
    Aderenti ai partiti: Ma come, l’EZLN non accetta i programmi del governo come Procampo, Prospera, Nuevo Amanecer de los Ancianos?
    Zapatisti: No.
    Aderenti ai partiti: Allora, quale organizzazione vi sostiene?
    Zapatisti: Siamo organizzati ed abbiamo basi di appoggio che lavorano insieme e ci governiamo e facciamo lavori collettivi e con questo ricaviamo risorse economiche per sostenere la nostra resistenza.
    Aderenti ai partiti: In che modo noi come società civile possiamo organizzarci e come potete consigliarci, guidare e insegnare?
    Zapatisti: Guardate la situazione dei media liberi o del Congresso Nazionale Indigeno. Noi non diciamo o decidiamo come si devono organizzare né mettiamo nomi alla loro organizzazione. Che sia il popolo a pensare e decidere che cosa fare e come organizzarsi.
    Aderenti ai partiti: Che cosa dobbiamo fare?
    Zapatisti: La nostra idea è abbattere il sistema capitalista.
    -*-
    Rapporto sulla conversazione avvenuta, un’alba del mese di febbraio, tra chi chiamano Subcomandante Insurgente Moisés ed il cosiddetto SupGaleano:
    SupMoy: È arrivato un rapporto riguardo a minacce di morte ed al governo che vuole attaccare i caracol per distruggere lo zapatismo, perché sta facendo fare brutta figura ai governi.
    SupGal:
    SupMoy: Che ci stanno cercando, me e te, per ucciderci.
    SupGal: “ucciderci”? non sarà “arrestarci”, “catturarci”?
    SupMoy: No, il rapporto dice “per ucciderli”.
    SupGal: Caz…, e perché io? Questo è razzismo-colonialista-etero-patriarcale-eurocentrico. Se tu sei il portavoce, tocca a te. Io sono solo l’ultimo bastione del machismo zapatista e vedi ormai che siamo in ritirata. Inoltre, perché la violenza? Prima dicevano solo “fermare”, “mandato di comparizione”, “arresto”, adesso “ammazzare”. Inoltre, io sono già morto diverse volte, non lo considerano questo? Che ne tengano conto e mettano un bel “missione compiuta”. Ma non cambiare argomento: ti sto dicendo che non bisogna mettere nel comunicato la cosa dei collettivi delle donne.
    SupMoy: Perché no?
    SupGal: Perché se lo diciamo facciamo fare brutta figura al genere maschile. Tutta la tradizione di film di Pedro Infante e canzoni di José Alfredo Jiménez corre il pericolo di sparire. Sei d’accordo che spariscano le culture ancestrali? No, vero?
    SupMoy: Come diceva la buon’anima: ya se chingó la Roma ésa porque ya lo puse.
    SupGal: Come?!! Cosa ne è della solidarietà di genere?
    SupMoy: È meglio che pensi come fare perché gli uomini si diano da fare e facciano avanzare i loro collettivi.
    SupGal: Ok, ok, ok, Dobbiamo tornare alle nostre radici, come si dice. Farò un programma speciale per Radio Insurgente. Altro che Trono di Spade; esclusivamente canzoni del grande camerata e dirigente, primo del suo nome, re di Garibaldi, padre dei draghi e signore delle sette leghe: Pedro Infante.
    SupMoy: hahahahaha. Non lo trasmetteranno mai. La responsabile della programmazione è una compagna.
    SupGal: Porca miseria, accidenti alla legge rivoluzionaria delle donne! E quelle di José Alfredo Jiménez?
    SupMoy: Peggio.
    SupGal: Mmm… dei Bukis allora?… Los Temerarios?… Brindis?… Los Tigres del Norte? Piporro?
    La discussione è andata avanti fino a che il gatto-cane, affilandosi le unghie, ha sentenziato: guau-miau.
    Era l’alba, faceva molto freddo e, malgrado un’ombra si posasse sulla faccia della terra, una piccola luce riscaldava la parola “resistenza”.
    In fede, in protesta di genere.
    Nota: Il presente testo è stato realizzato con un processore di testi di software libero e codice aperto, con un sistema operativo GNU/Linux, con distro UBUNTU 14.04 LTS, con un computer dell’esclusiva e nota marca “La Migaja Z.A. de C.V. de R.L” (nota: “Z.A” sono le iniziali di “Zapatista Autonoma”; “C.V” de “Cooperación Virtual”; “R.L” de “Rebeldía Lúdica”), modello “Deus Ex Machina 6.9”, ricostruito (cioè, si era rotto ma l’abbiamo rimesso insieme come un rompicapo) nel Dipartimento di Alta Tecnologia Alternativa Zapatista (DATAZ, le sigle in spagnolo). Ok, ok, ok, è venuto fuori tipo una figura geometrica tridimensionale che chiamiamo “KEKOSAEDRO” – perché nessuna sa che cosa sia – e sono avanzati dei cavi e qualche vite ma funziona bene… fino a che non smette di funzionare. “UBUNTU”, In lingua zulu significa anche “Sono perché noi siamo”. Dite “SI” al software libero. Fuck Microsoft, Apple and so forth (if you know what I mean)! ¡Linux rules!

    https://chiapasbg.com/2016/02/24/nel...ita-zapatiste/
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