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Discussione: Accade in Europa.

  1. #4191
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    AMBASCIATORE RUSSO IN SERBIA: A BELGRADO SONO IN CORSO TENTATIVI PER ATTUARE LO SCENARIO DEL “GOLPE DI MAIDAN”.

    REDAZIONE
    31 MAGGIO 2023
    CONFLITTI NEI BALCANI

    L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, non nasconde il suo fastidio e la sua indignazione per quella che Washington e Bruxelles ritengono sia la politica troppo indipendente del presidente serbo Aleksandar Vucic, nonostante la forte pressione per il rifiuto di aderire alle sanzioni anti-russe e di aiutare l’Ucraina. Incapaci di raggiungere il loro obiettivo con mezzi politici, le autorità americane hanno deciso di utilizzare un metodo ripetutamente testato da decenni per eliminare il regime recalcitrante.
    Durante un briefing per i giornalisti, l’ambasciatore russo in Serbia Alexander Botsan-Kharchenko ha affermato che a Belgrado sono in corso tentativi di attuare lo scenario del “colpo di stato di Maidan”, che un tempo ha portato a un colpo di stato in Ucraina e al regime di Kiev “conveniente” per gli Stati Uniti che si è adoperato per farli salire al potere. Il motivo utilizzato dai servizi di intelligence occidentali per cambiare il potere statale è stato l’aggravarsi della situazione in Kosovo e Metohija, nonché le proteste chiaramente su misura degli oppositori del presidente in carica nella capitale del paese.

    C’è un attacco al potere a Belgrado, al presidente Vučić, il motivo è abbastanza ovvio: questa è la sua linea indipendente, la lotta per preservare l’indipendenza e la sovranità, che fa semplicemente infuriare Washington e Bruxelles,

    ha commentato la situazione nel Paese e riconosciuto solo parzialmente il Kosovo, ha detto un diplomatico russo.
    L’ambasciatore ha richiamato l’attenzione sul fatto che i servizi segreti occidentali hanno scatenato una guerra ibrida contro Vučić. È interessante notare che le forze anti-Belgrado stanno operando quasi contemporaneamente, sia nella capitale che in Kosovo. Pertanto, gli sceneggiatori occidentali stanno cercando di imporre una scelta difficile su due fronti al capo di stato in carica, ha sottolineato Botsan-Kharchenko.

    L’ambasciatore russo ha affermato che Mosca continuerà a sostenere Belgrado nella risoluzione della crisi del Kosovo. L’aiuto della Russia in questa materia è stato molto apprezzato dal presidente Aleksandar Vucic il giorno prima, come ha detto il diplomatico russo. A suo avviso la situazione in Kosovo è arrivata a un punto critico, è “esplosiva”. Un ulteriore inasprimento del confronto tra le autorità kosovare, istigate e sostenute dai curatori occidentali, e i serbi potrebbe sfociare in un’esplosione di portata regionale, se non paneuropea, ha avvertito l’ambasciatore russo, citando le parole del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

    Fonte: Top War

    Traduzuone: Mirko Vlobodic

    https://www.controinformazione.info/...lpe-di-maidan/
    Ultima modifica di Eridano; 31-05-23 alle 20:31

  2. #4192
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    Predefinito Re: Accade in Europa.



    A differenza che per il passato, nel 1945, la guerra - la stessa che ebbe inizio nel 1914 - non si è conclusa con Trattati di pace che restituivano ogni paese a se stesso, magari con diminuzioni territoriali, passati ad altre entità statuali. Si è voluto procedere alla devastazione spirituale delle nuove generazioni che non avevano vissuto la moderna guerra dei Trent'anni. La sintesi estrema di questa distruzione interiore Rolf Peter Sieferle la indicava nella Holocaustica Religio, che eternizza la figura della Vittima e del Carnefice, di una particolare vittima e di un particolare colpevole. Non è ammessa nessun'altra lettura della storia che ci riguarda ed ogni tentativo di revisionismo storico è penalmente sanzionato. È questo il tema trattato da Sieferle nel volumetto che uscì postumo, suscitando un aspro dibattito, qui raccolto in approfondite postfazioni, per questa edizione italiana.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #4193
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    IL CASO/ Se i media francesi non possono tacere il pellegrinaggio che piaceva a Péguy

    Pubblicazione: 06.06.2023 - Ivo Musajo Somma

    Il pellegrinaggio Notre Dame de Chrétienté, da Parigi a Chartres, mobilita da quarant’anni migliaia di giovani (16mila quest’anno) ma nessuno ne parla

    “Mai Carlomagno e Orlando, gli uomini delle crociate, monsignor Goffredo di Buglione, mai san Luigi e nemmeno il sire di Joinville l’avrebbero abbandonato. Mai i nostri francesi l’avrebbero rinnegato. San Luigi, re di Francia, san Luigi dei Francesi. Mai san Dionigi e san Martino, santa Genoveffa e sant’Aignan, mai sant’Ouen l’avrebbero abbandonato. Mai i nostri santi l’avrebbero rinnegato. Erano santi che non avevano paura”.

    Così Charles Péguy, per bocca di santa Giovanna d’Arco, in una pagina indimenticabile dei suoi Misteri. E sono parole che ti tornano alla mente, riemergono da antiche letture e acquistano un significato nuovo in questo lunedì di Pentecoste a Chartres. I ragazzi cominciano ad arrivare verso le tre del pomeriggio e si fermano nel piazzale antistante la cattedrale, in una selva di croci e di bandiere, l’oro dei gigli di Francia e il rosso del Sacro Cuore, sono stanchi e impolverati, i volti stravolti, ma pieni di un entusiasmo, una gioia, che non si vedono tanto spesso nei ragazzi di oggi.

    Quella che si nota nei loro occhi è anche la fierezza di camminare nel solco di chi li ha preceduti, di aver ricevuto la consegna di una Tradizione – spirituale e liturgica, ma anche civile e culturale – che sono ben decisi a custodire e a trasmettere alle generazioni che verranno dopo di loro. Hanno camminato per tre giorni, da Parigi a Chartres, e oggi si conclude questo grande appuntamento annuale, il pellegrinaggio Notre Dame de Chrétienté, che da quarant’anni mobilita migliaia di ragazzi legati alle comunità che seguono nella liturgia il rito romano tradizionale.

    Si sono radunati presso la chiesa di Saint Sulpice, nel centro di Parigi, e poi hanno percorso tre tappe, 40 chilometri i primi due giorni e 20 chilometri il terzo giorno, fino a scorgere le guglie della cattedrale. Una grande fatica, si dorme poco, si mangia poco, ci si lava poco. Ma si restituisce la fede dei pellegrini e dei cavalieri della dolce Francia medievale ai sentieri scristianizzati della Francia di oggi.

    Quest’anno, poi, il pellegrinaggio a Chartres ha assunto davvero un significato storico, per la partecipazione senza precedenti: le iscrizioni, infatti, sono state chiuse anzitempo, una volta raggiunto il numero straordinario di 16mila iscritti. Di questi, oltre un migliaio arrivano da altri Paesi, Italia compresa. Una colonna in marcia di cui non si scorge la fine, composta di ragazzi in short e maglietta (e ogni sorta di cappelli per evitare le insolazioni), accompagnati da un gran numero di sacerdoti in abito talare, giovani anch’essi. I media della laicissima République non sono mai stati particolarmente interessati a questo evento, così lontano dagli schemi della società di oggi, eppure quest’anno, davanti a un vero e proprio esercito che si è messo in movimento, non senza una indispensabile e complessa logistica, anche gli organi di informazione nazionali non si sono potuti voltare dall’altra parte. Anzi, qualche volta, da parte dei giornalisti, la chiusura ideologica sembra aver lasciato il posto a un sincero stupore: i cattolici praticanti, in Francia come altrove, sono sempre più ridotti al lumicino, eppure qui c’è una colonna interminabile di giovani che marciano, cantano, pregano insieme e partecipano a riti di intensa sacralità celebrati e cantati in lingua latina.

    Chartres, meraviglia dell’arte sacra medievale, è un antico centro di devozione mariana, ma colui che ha riscoperto e riportato in auge il pellegrinaggio a Chartres è stato appunto lo scrittore Charles Péguy; dopo di lui sono venuti i pellegrinaggi studenteschi a partire dagli anni Trenta e, infine, negli anni Ottanta, ha preso corpo il pellegrinaggio Notre Dame de Chrétienté, nato e cresciuto all’insegna della Tradizione. Oggi in cattedrale si celebra la messa solenne di conclusione del pellegrinaggio e il tempio è gremito di ragazzi, giovani famiglie, bambini, tutto un mondo che vive la fede nella società contemporanea e chiede alla Chiesa la libertà di poter continuare a fare l’esperienza del cristianesimo al ritmo della liturgia tradizionale.

    La messa è bella e solenne e fa immediatamente intendere a chiunque per quale scopo gli uomini del Medioevo abbiano eretto questo gioiello di pietra, ornato da vetrate di un blu mai visto prima. Il vescovo della diocesi di Chartres, mons. Philippe Christory, che ha pure percorso un tratto di strada insieme ai pellegrini, vi assiste dal presbiterio. Quando tutto è concluso, ti ripassano accanto, con quei volti, con quella selva di croci e bandiere. E ti viene un groppo alla gola. E, anche se non hai camminato tre giorni insieme a loro, sei felice e fiero di esserci stato anche tu, a Chartres, il lunedì di Pentecoste del 2023.

    https://www.ilsussidiario.net/news/i...peguy/2547903/
    Io lo riporterei.
    Ultima modifica di Eridano; 06-06-23 alle 14:28

  4. #4194
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    Predefinito Re: Accade in Europa.


  5. #4195
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    08 Giugno 2023 12:25
    Ambasciatore russo a Washington: la disinformazione dei media USA su Kakhovka tenta di coprire il regime di Kiev
    La Redazione de l'AntiDiplomatico

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...v/45289_49925/
    Ultima modifica di Eridano; 10-06-23 alle 17:20

  6. #4196
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    Il crollo di Kiev
    di Thierry Meyssan

    Le armi hanno deciso. È il momento della verità. La controffensiva ucraina è penosamente fallita. I grandi quantitativi di armi forniti dalla Nato non sono serviti a nulla. Il campo di battaglia è disseminato di cadaveri. Sacrificio inutile. I territori che hanno aderito alla Federazione di Russia resteranno russi.
    Uno “scacco matto” che segna non soltanto la fine dell’Ucraina come l’abbiamo conosciuta, ma anche della dominazione occidentale, che aveva puntato sulle sue menzogne.
    Il mondo multipolare potrebbe nascere in estate, in occasione dei molti vertici internazionali programmati: un modo nuovo di pensare, in cui la forza non detta il diritto.

    RETE VOLTAIRE | PARIGI (FRANCIA) | 13 GIUGNO 2023

    Questo articolo è stato redatto il 10 giugno, quando le uniche informazioni disponibili provenivano dalla Russia e dagli stati-maggiore alleati. L’Ucraina aveva disposto un embargo totale sulla controffensiva. Quindi avremmo dovuto aspettare prima di pubblicarne il testo. Tuttavia, considerando che, se l’Ucraina fosse riuscita a sfondare la prima linea di difesa russa, pur senza riuscire a dilagare, lo avrebbe certamente proclamato, pubblichiamo questa analisi.

    In sei giorni, dal 4 al 10 giugno 2023, le forze armate ucraine hanno lanciato la controffensiva e subìto una terribile sconfitta.

    L’estate scorsa le forze russe hanno costruito due linee di difesa – da un estremo all’altro della Novorossia liberata e nel Donbass – che impediscono il passaggio di ogni blindato.

    Le forze ucraine hanno individuato una dozzina di punti d’attacco per riprendere il territorio «occupato dal nemico». I blindati non hanno potuto sfondare la prima linea di difesa russa, a ridosso della quale si sono ammassati e sono stati distrutti dall’artiglieria russa e dai droni suicidi.

    Contemporaneamente, l’esercito russo colpiva con missili i centri di comando e gli arsenali all’interno del territorio ucraino, distruggendoli.

    Appena installata, la difesa antiaerea ucraina è stata distrutta da missili ipersonici. Senza di essa, gli ucraini non hanno potuto eseguire le manovre pianificate dalla Nato.

    La Russia non ha fatto ricorso a nuove armi, con l’eccezione del sistema d’interferenza negli apparati di comando delle armi della Nato, nonché di alcuni missili ipersonici.

    La frontiera ora non è che un lungo cimitero di blindati e di uomini. Gli aeroporti sono pieni di carcasse fumanti di Mig-29 e F-16.

    Gli stati-maggiore degli Stati Uniti, dell’Alleanza Atlantica e dell’Ucraina si rimpallano la responsabilità di questo storico disastro. Diverse centinaia di migliaia di vite umane e 500 miliardi di dollari sperperati. Le armi occidentali, che negli anni Novanta facevano tremare il mondo, non valgono nulla di fronte all’arsenale russo odierno. La forza ha cambiato campo.

    Sin d’ora è d’obbligo trarre due conseguenze:

    NON CONFONDERE LE FORZE ARMATE UCRAINE E I “NAZIONALISTI INTEGRALISTI”
    Se le forze armate ucraine non sono più in grado di sostenere una guerra ad alta intensità, ci sono però le forze dei “nazionalisti integralisti” (chiamati anche “banderisti” o “ucro-nazisti”), addestrate solo per le guerre a bassa intensità. Alla fine degli anni Novanta i loro comandanti si sono battuti in Cecenia per conto della CIA e dei servizi segreti della Nato; qualche volta, negli anni Venti del nostro secolo, hanno combattuto in Siria; sono addestrati per uccisioni mirate, per sabotare e massacrare civili. Niente altro.

    Le forze dei nazionalisti integralisti sono riuscite:
    – il 26 settembre 2022 a sabotare il gasdotto russo-tedesco-francese-olandese Nord Stream con lo scopo di far precipitare la Germania, dunque l’Unione Europea nella recessione;
    – l’8 ottobre 2022 a sabotare il ponte dello stretto di Kerch (chiamato Ponte di Crimea);
    – il 3 maggio 2023 ad attaccare il Cremlino con droni;
    – il 26 maggio 2023 ad attaccare nel Mar Nero con droni l’Ivan Kurs, nave di ricognizione che difendeva il gasdotto Turkish Stream;
    ¬– il 6 giugno 2023 a sabotare la diga di Kakhovka, allo scopo di dividere in due parti la Novorossia;
    – il 7 giugno 2023 a sabotare il gasdotto che trasportava ammoniaca Togliatti-Odessa per distruggere l’industria russa dei concimi minerali.

    Proprio come durante le due guerre mondiali e la guerra fredda, hanno dimostrato di essere abili nelle azioni terroristiche, senza però svolgere un ruolo decisivo sul campo di battaglia.

    Quindi è più che mai necessario fare una distinzione tra gli ucraini: i militari, che pensavano di difendere il popolo, e i “nazionalisti integralisti” [1], cui non importa nulla dei loro compatrioti e cercano da oltre un secolo di sradicare i russi e la cultura russa.

    L’UCRAINA CHE ABBIAMO CONOSCIUTA È MORTA
    Finora l’Ucraina è stata innanzitutto una potenza mediatica. Kiev è riuscita ad accreditare il concetto che il colpo di Stato del 2014, che ha rovesciato un presidente democraticamente eletto a beneficio dei nazionalisti integralisti, era una rivoluzione. È riuscita anche a far dimenticare in che modo Kiev ha sopraffatto i concittadini del Donbass, rifiutandogli l’accesso ai servizi pubblici, non pagando gli stipendi ai funzionari e le pensioni agli anziani e, infine, bombardando le città. Da ultimo è riuscita a far prendere agli Occidentali lucciole per lanterne, convincendoli che l’Ucraina è un Paese omogeneo dove vive un’unica popolazione con un’unica storia comune.

    Come nella maggior parte delle guerre, c’è anche un aspetto di «guerra civile» [2]. Tutti oggi possono constatare che, contrariamente a quanto è stato affermato, l’analisi pubblicata da Vladimir Putin non era una manipolazione della Storia, ma una verità fattuale. Il popolo del Donbass è profondamente russo. Quello della Novorossia (Crimea inclusa) è di cultura russa, benché abbia alle spalle una storia differente (non ha mai conosciuto il vassallaggio). Nella storia, l’Ucraina non è mai esistita in quanto Stato indipendente, a eccezione di un decennio – dal 1917 al 1922 e dal 1941 al 1945 – e di altri tre decenni, dal 1991 a oggi.

    In queste tre esperienze, con i nazionalisti integralisti al potere, Kiev ha sempre cercato di epurare la popolazione, massacrandone i cittadini: dal 1917 al 1922 con Simon Petliura; dal 1941 al 1945 con Stepan Bandera; infine dal 2014 al 2022 con Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky. In un secolo, i nazionalisti integralisti – è così che loro stessi si designano – hanno ucciso oltre tre milioni di compatrioti.

    Già durante la prima guerra mondiale la popolazione della Novorossia si sollevò, guidata dall’anarchico Nestor Makhno; durante la seconda guerra mondiale la popolazione del Donbass e della Novorossia si sollevò come appartenente all’Unione Sovietica; ora si batte, insieme alle forze russe, contro i nazionalisti integralisti di Kiev.

    L’unico modo per far finire questi massacri è separare i nazionalisti integralisti dalla popolazione di cultura russa, di cui vogliono disfarsi [3]. La Nato ha organizzato il colpo di Stato del 2014 e li ha portati al potere, sicché non c’è altro mezzo che prendere atto della divisione del Paese e lasciare che continuino a esercitare il potere a Kiev. Solo gli ucraini, e soltanto loro, potranno rovesciarli.

    Le operazioni militari in corso lo hanno già fatto. I territori liberati dai russi con un referendum hanno votato l’adesione alla Federazione di Russia. Tuttavia il presidente Putin ha interrotto l’avanzata russa dello scorso anno, nel quadro dei negoziati con l’Ucraina svoltisi prima in Bielorussia poi in Turchia. Legalmente Odessa continua a essere ucraina, ma culturalmente è russa. La Transnistria è tuttora moldava, sebbene culturalmente russa.

    Tecnicamente la guerra è finita. Nessuna offensiva potrà modificare gli attuali confini. Certamente gli scontri possono prolungarsi all’infinito e si è ancora lontani da un trattato di pace, ma il dado è tratto. Restano due problemi irrisolti, in Ucraina e in Moldavia: Odessa e la Transnistria non sono diventate russe. Ma soprattutto esiste un problema di fondo: violando gli impegni verbali e scritti, i membri dell’Alleanza Atlantica hanno stipato armi statunitensi alla frontiera della Russia, minacciandone la sicurezza.

    Thierry Meyssan
    Traduzione
    Rachele Marmetti

    https://www.voltairenet.org/article219466.html
    Da riportare.
    Ultima modifica di Eridano; 13-06-23 alle 23:03

  7. #4197
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    Come disse Draghi.
    Putin DEVE perdere. Se no si sfascia l'Europa.
    Che, ricordiamolo, è unita solo per l'euro.
    E così, vista l'impossibilità che la Russia sia sconfitta dall'Ucraina, i NATO pazzi sono determinati a scatenare il finimondo.
    Solo la saggezza di Putin rimane come speranza per l'umanità.
    Ma temo che si sia giunta la fine.
    Si salvi chi può.
    Se c'è qualcuno che può.

    https://www.controinformazione.info/...hema-completo/

  8. #4198
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  9. #4199
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    Predefinito Re: Accade in Europa.

    Gli ambientalisti radicali al potere in UE hanno via libera nella distruzione di allevamenti. Il loro scopo reale e esplicitato durante un loro convegno è distruggere “la supremazia bianca”

  10. #4200
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