User Tag List

Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    Forumista senior
    Data Registrazione
    25 Jul 2009
    Località
    Campidano
    Messaggi
    3,214
     Likes dati
    69
     Like avuti
    450
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito EreticaMente intervista Diego Fusaro

    EreticaMente: EreticaMente intervista Diego Fusaro (a cura di Luca Cancelliere)

    EreticaMente intervista Diego Fusaro
    (a cura di Luca Cancelliere)


    PUBBLICATO DA ADMIN IL SABATO, LUGLIO 19, 2014


    Diego Fusaro è nato a Torino nel 1983 e si è diplomato al Liceo Classico "Vittorio Alfieri" di Torino. Nel 2007 si è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Torino, dove è stato allievo di Pier Paolo Portinaro, Gianni Vattimo ed Enrico Pasini, con una tesi su Karl Marx. Dopo un periodo di ricerca all'Università di Bielefeld in Germania, ha conseguito il dottorato in Storia della Filosofia presso l'Università San Raffaele di Milano, dove attualmente è ricercatore nella stessa materia. Collabora con Giovanni Reale e Giuseppe Girgenti nell’opera di traduzione e di commento degli atomisti antichi per l’editore Bompiani. Ha già pubblicato oltre venti opere tra curatele e saggi, oltre a diversi articoli apparsi su varie riviste filosofiche. Tra questi si ricordano I suoi interessi di ricerca sono incentrati in particolare sulla storia critica delle idee, sull'idealismo tedesco e sui suoi anticipatori e continuatori (Marx). Ha fondato e dirige uno dei principali siti internet italiani di Filosofia (“La Filosofia e i suoi Eroi”, LA FILOSOFIA E I SUOI EROI).


    D. Diego Fusaro, EreticaMente ti ringrazia sentitamente per l'intervista concessa. Per cominciare, ci puoi parlare delle tue origini familiari e sociali e dell'influsso che hanno avuto sul tuo percorso intellettuale? Quale influenza hanno avuto su di te l'identità piemontese e torinese in particolare?
    R. Io sono cresciuto a Torino pur non essendo torinese, perché mio padre è di Venezia e mia madre è di Acqui Terme. Ho avuto una passione precoce per la filosofia, avendo frequentato il Liceo Classico Alfieri di Torino dove ho avuto un ottimo professore di filosofia che mi ha fatto appassionare alla disciplina filosofica, Marco Chiauzza.


    D. Quali letture hanno destato nel Diego Fusaro adolescente, durante gli anni del Liceo, l'interesse per la filosofia, indirizzandolo verso lo studio di questa? Qual è stato, invece, il ruolo dialettico e/o esistenziale della dimensione religiosa nella tua formazione?
    R. Le letture che più hanno inciso sulla mia formazione filosofica ai tempi del Liceo sono sicuramente state Platone, Marx, Epicuro e Nietzsche, autori che sin dal Liceo ho letto per conto mio. Da lì ho capito che avrei dovuto studiare filosofia per dare un senso alla mia vita.


    D. Una figura che sembra avere avuto un'influenza decisiva sulla tua formazione è quella di Costanzo Preve, nobile figura di pensatore marxista e di Italiano nonché personaggio anticonformista e demolitore dei luoghi comuni neocapitalistici della sinistra post-sessantottina. Molti ti individuano come il suo vero erede. Qual è il rapporto tra il Diego Fusaro filosofo e il pensiero dell'ultimo grande marxista italiano?
    R. Io ebbi la fortuna di conoscere Preve tramite i miei studi su Marx e cominciai a frequentarlo assiduamente perché anch’egli abitava a Torino. Da quando lo conobbi mi invitò a casa sua tutte le settimane a discutere di filosofia. Non sta a me dire se sono il suo vero e autentico erede, posso però dire di considerarlo il mio grande maestro e di avere nei suoi confronti un grande debito intellettuale, morale e umano. Dire che Costanzo Preve è solo un grande marxista è dire poco, perché è anche un grande innovatore teorico e filosofico, per tutta una serie di motivi che non sto qui ad elencare.


    D. Hegel appare come il vertice del pensiero occidentale moderno, quale pensatore che ricompone la scissione tra assoluto e divenire, tra Ragione e Storia. La dialettica hegeliana supera la logica aristotelica, la "coscienza infelice" cristiana e la distinzione "fenomeno-noumeno" di Immanuel Kant. Lo Stato appare in Hegel il luogo della realizzazione della coscienza sociale comunitaria e della vera libertà del cittadino. In quale misura l'hegelismo, sia nella sua variante conservatrice che in quella marxista, è ancora presente nella cultura politica e filosofica europea?
    R. Secondo me oggi Hegel è la vera bestia nera nella filosofia e nella cultura contemporanea, perché tutte le filosofie oggi presenti nel panorama culturale italiano ed europeo, anche le più diverse, hanno come comune orizzonte l’odio conclamato verso la filosofia di Hegel (dalla filosofia analitica al pensiero debole, dal femminismo residuo al pensiero francese della differenza). Come ho cercato di chiarire nel mio libro “Minima mercatalia”, Hegel è oggi odiato essenzialmente per tre motivi: 1) egli è il teorico della verità filosofica come acquisizione storica dell’autocoscienza dell’umanità, e dunque si contrappone tanto all’odierna superstizione scientifica che pensa che la sola verità sia la certezza delle scienze, quanto all’odierna “malattia antistorica” propria di un’epoca – quella post-1989 – che pretende di aver chiuso per sempre i conti con la storicità; 2) Hegel è teorico della comunità storica e sociale contro l’individualismo o – egli direbbe – il sistema dell’atomistica proprio dell’odierno capitalistico regno animale dello spirito; 3) il pensatore di Stoccarda teorizza fermamente il primato della politica sull’economia, e dello Stato sul sistema dei bisogni. Egli sostiene che se abbandonata a se stessa, l’economia produce “tragedie nell’etico”, che è esattamente quanto sta accadendo nell’odierno mondo dell’economia spoliticizzata e del mercato senza frontiere e senza Stati sovrani.


    D. Friedrich Nietzsche è "epilogo necessario" o negazione dell'Idealismo tedesco in particolare e della Metafisica occidentale in generale? "Volontà di potenza" nietzschiana ed "esigenza veritativa della filosofia" sono definitivamente inconciliabili? In quale misura l'Idealismo sopravvive dopo Nietzsche e in questo quale ruolo riveste l'Attualismo di Giovanni Gentile?
    R. Secondo la nota tesi di Heidegger, Nietzsche è il compimento della metafisica idealistica che, dimenticando l’essere, riduce l’essente a “posizione” (Fichte, Hegel) e a “volontà di potenza” (Nietzsche). Dal canto mio penso che Nietzsche debba essere invece collocato in un’altra linea filosofica che, come già sosteneva Lukàcs ne “La distruzione della ragione”, muovendo da Schelling e da Schopenauer, è totalmente altra rispetto a quella hegelo-marxiana della dialettica razionale della Storia. Oggi più che mai la scelta tra l’Idealismo e Nietzsche è una scelta decisiva. Io, personalmente, sto con l’Idealismo, come ho chiarito nel mio libro “Idealismo e prassi”. L’idea del superamento vale nelle scienze, ma non ha senso nella filosofia, dove dopo Nietzsche si può tornare a Hegel, Fichte o Platone. Gentile è il più grande filosofo italiano del Novecento, tanto più grande quanto più sottovalutato, silenziato, dimenticato da una cultura, quella italiana, che si rivela tanto più provinciale quanto più è goffamente cosmopolita e americanofila. L’attualismo di Gentile sta al Novecento filosofico italiano come la dialettica di Hegel sta all’Ottocento filosofico tedesco. Marx è hegeliano tanto quanto Gramsci è gentiliano. Ed è questa la tesi centrale del mio libro “Idealismo e prassi”.


    D. E' ricorrente nella cultura italiana tra Ottocento e Novecento, in esoteristi come Arturo Reghini e persino in filosofi come Giovanni Gentile, il mito di un'antichissima "sapienza italica", scaturita dal retaggio italico primordiale, dalla tradizione ermetica e dal pensiero filosofico classico, che avrebbe avuto quali suoi massimi esponenti Pitagora, Virgilio, Dante, Bruno, Campanella, Vico, fino a Mazzini e Gioberti, per poi influire in modo decisivo sulla genesi del pensiero filosofico occidentale moderno. Quale linea di sviluppo individui nel pensiero italiano attraverso i secoli?
    R. Recentemente Roberto Esposito, nel suo libro “Pensiero vivente”, l’ha identificata nella categoria di “pensiero della vita”. Io personalmente la individuerei piuttosto nel pensiero concreto della storicità. La cifra del pensiero italiano mi pare infatti essere l’attenzione per la concretezza storica e questo secondo una linea che congiunge virtualmente Gioacchino da Fiore e Benedetto Croce, Giambattista Vico e Antonio Gramsci, Niccolò Machiavelli e Giovanni Gentile, Guicciardini e Gioberti. Dal prossimo anno all’Università San Raffaele terrò il corso di “Storia della filosofia italiana”, che è un modo per valorizzare la nostra tradizione di pensiero anche in tempi difficili come quelli che la nostra penisola sta attraversando.


    D. Sinistra post-sessantottina e neocapitalismo, due facce della stessa medaglia? La finanziarizzazione dell'economia e l'individualismo consumista, come sostengono molti, per trionfare compiutamente hanno usato e usano i cavalli di battaglia del libertarismo radical-chic?
    R. Il tema l’ho affrontato ampiamente nel mio studio “Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo”. Il capitalismo, nella sua logica di sviluppo, deve superare la borghesia per due ragioni: 1) la borghesia può dare vita alla coscienza infelice di cui è espressione Carlo Marx; 2) la borghesia ha tutta una sfera di valori etici, religiosi e morali che si rivelano incompatibili con un capitalismo pienamente sviluppato, in cui cioè non vi sia più alcuna autorità in grado di fermare o disciplinare l’estensione illimitata della forma-merce. Il Sessantotto è il momento di emancipazione non “dal” capitalismo bensì “del” capitalismo che – Pasolini docet – si libera della borghesia. Dal Sessantotto ad oggi la Sinistra lotta contro la borghesia e la sua cultura e perciò stesso porta avanti la stessa lotta propria del Capitale. La Sinistra, proprio come il Capitalismo, è antiborghese e lottando contro gli ultimi residui della cultura borghese difende e favorisce un capitalismo post-borghese in cui tutto è possibile e non esiste più l’autorità. Di qui l’odierno paradosso di una Sinistra che lotta per la liberalizzazione delle droghe e per i diritti astratti dell’Io individuale e non dice più nulla sulla condizione dei lavoratori, sul precariato, sui diritti sociali, sul nuovo imperialismo statunitense, e sull’odierno genocidio finanziario interno all’Unione Europea. La situazione è tragica ma non seria: la Sinistra è il problema e pensa di essere la soluzione. Se la Sinistra smette di interessarsi a Marx e a Gramsci, bisogna smettere di interessarsi alla Sinistra.


    D. Recentemente, sotto l'urto disumanizzante della globalizzazione liberista portato avanti dalle istituzioni sovranazionali (WTO e FMI) e in particolare dal mostruoso apparato burocratico-finanziario dell'Unione Europea e della Banca Centrale Europea, sono tornati in auge le categorie, invero necessarie e indefettibili, di Sovranità, di Nazione e di Stato Nazionale. La lotta di liberazione dall'Euro e dalla UE riconcilierà gli Italiani, al di là delle vetuste categorie novecentesche, nel grande ideale della Patria italiana unita, indipendente, libera e sociale, che già fu di Mazzini e Garibaldi e di tante generazioni di connazionali prima e dopo di loro?

    R. Sarà difficile perché il potere, tramite la manipolazione delle coscienze, ha tutto l’interesse a tenerci divisi tra rossi e neri, destri e sinistri, di modo che non possa mai prendere vita un fronte comune contro il Capitale in difesa della comunità umana. Io credo che oggi, come sapeva Gramsci, la lotta contro la cattiva universalizzazione capitalistica detta pudicamente “globalizzazione” debba trovare nel momento dello Stato sovrano democratico il proprio necessario punto di passaggio. Dire “Stato sovrano” non vuol dire richiamarsi a Stalin e a Hitler, come vuol far credere il clero giornalistico, vuol dire invece lottare per la comunità democratica e per la ripoliticizzazione dell’economia, cioè per strappare il dominio dalle mani dei banchieri apolidi e dei cinici “finanz-capitalisti” e riportarlo sotto il controllo politico della comunità. Con buona pace degli odierni politici di una Destra e di una Sinistra perfettamente interscambiabili, il Mercato non va assecondato e favorito, va disciplinato e governato in funzione dei bisogni della comunità democratica. L’odierna Unione Europea è il culmine della spoliticizzazione dell’economia. Essa è un vero e proprio colpo di Stato finanziario che si lascia anche leggere come una “rivoluzione passiva” (Gramsci) con cui le classi dominanti dopo il 1989 hanno imposto le politiche neo-liberali.

  2. #2
    Rossobruno cattivone
    Data Registrazione
    15 Dec 2009
    Località
    Morte al liberismo!
    Messaggi
    20,664
     Likes dati
    6,965
     Like avuti
    6,337
    Mentioned
    217 Post(s)
    Tagged
    20 Thread(s)

    Predefinito Re: EreticaMente intervista Diego Fusaro

    Ottimo Fusaro. Condivido la rivalutazione del pensiero hegeliano, anche Lenin era un ammiratore di Hegel. Inutile dire che mi trovo pienamente d'accordo con le considerazioni espresse da Fusaro su politicamente corretto, americanismo e immigrazione.

  3. #3
    Cinico disincantato
    Data Registrazione
    24 Nov 2011
    Località
    dal Sottosuolo
    Messaggi
    827
     Likes dati
    78
     Like avuti
    354
    Mentioned
    17 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Predefinito Re: EreticaMente intervista Diego Fusaro

    Inserisco qui un'altra intervista a Fusaro, questa volta fatta da Barbadillo:

    L’intervista. Il filosofo Diego Fusaro: “Sto con Putin perché ho letto Kant”

    Il più interessante dei nuovi filosofi italiani legge Marx & Schmitt e appoggia Putin perché riavvicina l’Europa alle radici della sua cultura giuridica e politica.
    Diego Fusaro
    (Torino, 1983) è il più interessante tra i filosofi italiani di giovane generazione. Sua è una rilettura del pensiero di Marx al di là di ogni vecchia scolastica o tentativo di “rottamazione” (Bentornato Marx! il titolo del suo libro). Tra le sue opere ricordiamo anche “Minima Mercatalia. Filosofia e capitalismo” e il recente “Idealismo e Prassi. Fichte, Marx, Gentile”. Fusaro è stato allievo del grande (e misconosciuto) Costanzo Preve e proprio Preve gli ha trasmesso l’interesse per la Russia. Costanzo Preve – ci dice Fusaro – scrisse un saggio intitolato “Russia, non deluderci!”.

    In che senso?
    Preve si aspettava che la Russia potesse opporsi allo strapotere del capitalismo americano e alle sue pulsioni imperialiste, e dunque garantire l’esistenza di un mondo multipolare. Se la Russia non delude in questa sua missione naturale, essa svolge una funzione fondamentale anzitutto per noi Europei.
    La Russia di Putin a differenza della vecchia URSS non esprime una radicale alternativa “di sistema” al mondo liberalcapitalista.
    Vero, ma dal punto di vista geopolitico la Russia rappresenta pur sempre un freno all’agire di una super-potenza che ormai tende a sconfinare nella pre-potenza. Il mondo post-1989 è esattamente questo, la tendenza americana a dominare il mondo in forma unipolare.
    Nel parlare del necessario “multipolarismo” lei fa riferimento a Kant.
    Sì, in un mio scritto: Minima Mercatalia. Filosofia e capitalismo. Kant diceva, nel 1795, che per garantire una stabile pace è meglio che vi sia una pluralità di Stati (diremmo noi: meglio più blocchi, anche contrapposti) che una Monarchia Universale. Oggi la “monarchia universale” è quella dello “one way”, del pensiero unico americano che mira ad annullare ogni diritto alla differenza e ogni modo alternativo di abitare il mondo che non sia quello americano.
    Oggi la Russia tende a scontrarsi con l’Occidente sul tema dei valori e dei cosiddetti diritti individuali.
    Quella dei diritti individuali è una vera e propria ideologia, nel senso deteriore del termine. Tale ideologia afferma i diritti di un individuo astratto, mentre i veri diritti sono quelli dell’individuo all’interno della comunità. Individuo e comunità esistono reciprocamente mediati, non ha senso pensarli astrattamente, come fa l’ideologia dei diritti civili, la quale è poi un alibi per non parlare dei diritti sociali.
    Diritti individuali magari bilanciati anche con i doveri, come diceva Mazzini.
    Certamente. Mi rifiuto poi di pensare che matrimoni gay, adozioni gay e eutanasia rappresentino i simboli della massima emancipazione possibile. È una presa in giro, anzitutto per i precari e per i disoccupati. I diritti devono essere anzitutto diritti sociali: quelli che garantiscono una sopravvivenza dignitosa dell’individuo all’interno della sua comunità, permettendogli di potersi pienamente esprimere in tutte le sue potenzialità.
    Putin si appella a quel diritto naturale che affonda le sue radici nel grande pensiero europeo: lo stoicismo, i padri della chiesa.
    In tempi più recenti possiamo ricordare Grozio e Pudendorf come alfieri di questa concezione. Se Mosca oggi ci aiuta a riavvicinarci a questi temi, allora è davvero auspicabile che essa sia forte e ci sia vicina. Infatti, appare evidente come la Russia, anche per via della sua straordinaria cultura, rappresenti una realtà molto più affine allo spirito europeo di quanto non sia l’America, che è invece il regno della tecnica (Heiddeger) e del capitale smisurato (Marx).
    E dunque…?
    Dunque l’Europa dovrebbe staccarsi dall’America, e dovrebbe schierarsi nel blocco euroasiatico. Impresa utopica… se pensiamo alla presenza delle basi militari USA in Italia, a ben sessant’anni dalla fine dei nazifascismi e a vent’anni dalla fine del comunismo. L’Italia è oggi una colonia statunitense, anche se nessuno lo dice.
    In campo economico e sociale sembra che l’“utopia si stia realizzando: flussi di studenti, di merci, di turisti. Interscambio energetico e tecnologico. Anche per questo forse si producono “crisi” … per suscitare un nuovo clima da guerra fredda e impedire la piena integrazione.
    Gli Americani devono necessariamente dividere gli Europei per conservare il lorodominio unipolare. Dividere per comandare meglio. Le basi americane che costellano vergognosamente il territorio europeo servono esattamente a mantenere in uno stato di perenne subalternità militare, geopolitica e culturale gli Europei.
    C’è anche un ritardo della cultura europea o perlomeno di quella italiana nel capire i cambiamenti epocali in atto.
    Dopo il 1989 si è verificata una ondata penosa di riflussi e pentimenti. In questo scenario si inserisce la vicenda tragicomica della sinistra italiana e di quello che, con Preve, chiamo l’orrido serpentone metamorfico PCI-PDS-DS-PD: dal grande Antonio Gramsci a Matteo Renzi. Ormai da venti anni, senza alcun infingimento, la sinistra sta dalla parte del capitalismo, delle grandi banche e dei bombardamenti “umanitari”. Per questo io non sono di sinistra: se la sinistra smette di interessarsi a Marx e Gramsci, occorre smettere di interessarsi alla sinistra.
    Se la sinistra ha assunto questa posizione è stato appunto in nome della nuova Ideologia dei Diritti umani
    Affermava Carl Schmitt : l’ ideologia diritti umani è utile per creare un fronte unito contro chi viene individuato come “non umano”. Contro un nemico che viene dipinto come un mostro, ogni strumento di annientamento è lecito: si pensi agli strumenti utilizzati contro Saddam Hussein, contro Gheddafi. Si deve sempre inventare un nuovo Hitler in modo da legittimare la nuova Hiroshima: dove c’è il dittatore sanguinario, lì deve esserci il bombardamento etico. È il canovaccio della commedia che, sempre uguale, viene impiegato per dare conto di quanto accade sullo scacchiere geopolitico dopo il 1989: il popolo compattamente unito contro il dittatore sanguinario (nuovo Hitler!), il silenzio colpevole dell’Occidente, i dissidenti “buoni”, cui è riservato il diritto di parola, e, dulcis in fundo, l’intervento armato delle forze occidentali che donano la libertà al popolo e abbattono il dittatore mostrando con orgoglio al mondo intero il suo cadavere (Saddam Hussein nel 2006, Gheddafi nel 2011, ecc.). Farebbero lo stesso contro Putin…
    … se Giuseppe Stalin non avesse innalzato attorno alla Russia una palizzata di bombe atomiche.
    Esatto, proprio per questo è opportuno che Putin conservi il primato militare come arma di dissuasione: per poter svolgere una civile funzione di freno alla super-potenza americana. Per questo, l’immagine simbolo di questi anni è quella che vede contrapposti Obama che dice: “Yes, we can” e Putin che idealmente gli risponde: “no, you can’t!”. Frenare gli Americani significa frenare la loro convinzione di essere degli eletti, di avere una special mission, che consisterebbe nell’esportare la democrazia, come si esportano merci, a colpi di embarghi o di bombardamenti. Sulla scia di questa convinzione è stata dichiarata una guerra mondiale a tutto il mondo che non si piega ai diktat e la guerra è stata portata di volta in volta in Irak, in Serbia, in Afghanistan, in Libia, attraverso la guerriglia in Siria. Solo la Russia resiste. È questa la “quarta guerra mondiale”. Essa, successiva alla terza (la “Guerra fredda”), è di ordine geopolitico e culturale ed è condotta dalla civiltà del dollaro contro the rest of the world, contro tutti i popoli e le nazioni che non siano disposti a sottomettersi al suo dominio, forma politica della conquista del mondo da parte della forma merce e della logica della reductio ad unum del globalitarismo,
    Putin stesso viene definito come una sorta di despota asiatico antidemocratico… anche se le percentuali del consenso di cui gode, espresso in regolari elezioni, sono eclatanti.
    Come dice Alain de Benoist, l’ideologia liberale occidentale è una “ideologie du meme”: riconosce e legittima solo ciò che percepisce come uniforme a sé stessa. E in nome di questo unilateralismo si glorificano anche fenomeni ridicoli come quello delle Pussy Riot, come espressioni di “dissidenza” e di “lotta per i diritti”! Il capitale odia tutto ciò che capitale non è, mira ad abbattere ogni limite, in modo da vedere ovunque sempre e solo la stessa cosa, cioè se stesso. Con le parole di Marx, “ogni limite è per il capitale un ostacolo che deve essere superato”.
    Come considera la proposta formulata da Vladimir Putin di una “Europa unita da Lisbona a Vladivostok”?
    È un concetto interessante. E’ necessario che l’asse dell’Europa si orienti altrove rispetto all’Occidente americanizzato. Ed è necessario immaginare una Europa più ampia dei confini imposti dalla UE: quella UE che rappresenta il trionfo dei principi di capitalismo speculativo di stampo occidentale. La UE è oggi la quintessenza dell’americanismo, del neoliberismo americano e della vergognosa rimozione dei diritti sociali. È, direbbe Gramsci, la “rivoluzione passiva” con cui, dopo il 1989, i dominanti hanno imposto il neoliberismo.
    E come si definirebbe Diego Fusaro oggi?
    Sono uno allievo indipendente di Hegel e Marx, Gentile e Gramsci, ma mi considero abbastanza isolato nel panorama culturale italiano, perché la sinistra in Italia è passata dalla lotta al capitale alla lotta per il capitale. I suoi nomi di spicco sono Fabio Fazio e la signora Dandini, Zagrebelsky e Rodotà. In questo senso, non ne faccio mistero, mi sento un dissidente e un ribelle, e propongo un pensiero in rivolta contro l’esistente. La sinistra oggi è contro la borghesia ma non contro il capitalismo globale: ma dal 1968 è il capitalismo stesso che lotta contro la borghesia, cioè contro quel mondo di valori (etica, religione, Stato, valori borghesi, ecc.) per loro stessa natura incompatibili con la mercificazione universale capitalistica. Per ciò, lottando contro la borghesia, dal 1968 ad oggi la sinistra lotta per il capitalismo. Io ritengo che si debba invece lottare contro il capitalismo e che sia ancora valido un ideale di emancipazione del genere umano inteso come un soggetto unitario (la razza umana), che esiste solo nella pluralità delle culture e delle lingue, delle tradizioni e dei costumi, ossia in quella pluralità che – diceva il filosofo Herder – è il modo di manifestarsi di Dio nella storia.
    All’atto della sua prima elezione Obama veniva accolto – e non solo dalla sinistra – come una sorta di Messia. Vi è chi lo definì come “il Presidente di tutto il mondo libero”.
    Quello fu un tipico caso di provincialismo italiano ed europeo: la festa per l’incoronazione dell’Imperatore Buono. Oggi i tempi sono cambiati, c’è piùdisincanto non solo verso Obama, ma anche verso la costruzione verticistica dell’Unione Europea. Mi pare che la Francia si sia rivelata “l’anello debole” della catena eurocratica. O meglio: il punto in cui la catena si può spezzare. Chi è contro il capitale, nel senso di Gramsci e di Marx, non può oggi non essere contro l’imperialismo americano, ma poi anche contro l’Europa dell’euro e della finanza, del precariato e del neoliberismo.

    L?intervista. Il filosofo Diego Fusaro: ?Sto con Putin perché ho letto Kant? | Barbadillo

  4. #4
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: EreticaMente intervista Diego Fusaro

    Mi sembra che la disama geopolitica di Fusaro sia largamente condivisibile e la sua critica alla sinistra perfettamente consona alla realtà. Abbiamo già ripetuto innumerevoli volte un po' tutti che la sinistra avendo accettato come irreversibile il capitalismo ha dovuto necessariamente buttarsi a pesce sull'ideologia dei diritti civili per cercare di trovare un modo di essere, un modo di esistere. Quando rinunci alla lotta per cambiare i rapporti di classe e accetti come non modificabile l'esistente, è naturale trovare nuove idee per continuare ad esistere. E le nuove idee sono sotto gli occhi di tutti: pro-invasione, pro-gay, pro tutto quello a cui una supposta destra dovrebbe essere contro. Il problema, per la sinistra odierna, è che anche la destra ha virato verso le stesse idee della sinistra in tema di diritti civili e questo sta causando, paradossalmente, confusione nel campo della destra stessa. Banalizzando possiamo vedere ad esempio le condizioni dell'elettorato di Forza Italia, voto dato in una certa direzione e poi un pezzo di chi hai votato che governa assieme a quelli che non hai votato e un altro pezzo che collabora attivamente con gli stessi. Insomma l'accettazione delle regole del capitalismo e dei mercati ha prodotto una nuova sinistra che nei fatti è pressochè identica alla nuova destra. Le idee di Fusaro, come quelle di Preve di cui è stato allievo, sono molto interessanti e sono utili a comprendere perchè noi non si sia di sinistra, però ritengo che a queste idee e alle idee di altri, mi viene in mente La Grassa, manchi ancora quel quid che permetta di fare passi in avanti. Se guardiamo il panorama politico, non solo italiano, vediamo che a fronte di una palude, centro-sx-dx, a cui va la fiducia del 60% dei cittadini, non esiste niente altro; le idee di Fusaro, perchè di lui stiamo parlando, ci dicono chiaramente perchè la sinistra e diventa questa sinistra, ma non mi sembra che ci indichino la strada per andare oltre.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

 

 

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito