Metà circa dell'Europa, più o meno corrispondente all'ex blocco orientale, ha, con la sola eccezione di Romania e Ungheria, la caratteristica di essere etnicamente riconducibile ad un solo nucleo, quello slavo.
LE GRANDI MIGRAZIONI DI MASSA
Tali contaminazioni derivavano più che altro dalle grandi distanze che si erano venute a creare tra nuclei differenti a causa delle accennate grandi migrazioni. Durante gli anni tra il 1.500 a.C. e il 100 d.C. avevano avuto luogo già alcune prime migrazioni minori, che, però, risultavano comunque interne all'area della "Culla" ed erano dovute essenzialmente all'ambiente ostile delle paludi di Pripet, che costringeva gli Slavi a migrare in tutte le direzioni per linee concentriche. Villaggio fortificato slavo
Gli studi archeologici ci mostrano i proto-Slavi come contadini nomadi che praticavano primitive forme di agricoltura e come cacciatori che inseguivano branchi di prede per mesi: proprio questo dato fa pensare che la loro migrazione in questa fase non fosse legata ad uno stile di conquista violenta di nuove zone da parte di guerrieri , ma ad una colonizzazione pacifica da parte di contadini che si muovevano con tende per gruppi familiari.
Riproposizione di un culto della fertilitàParticolarmente interessante è lo studio di Lubor Niederle, che teorizza una correlazione diretta tra clima e morfologia dell'area primaria e forme di civiltà sviluppate: dato che le condizioni naturali delle paludi di Pripet erano sfavorevoli, gli Slavi avrebbero creato forme di organizzazione sociale basate sulla cooperazione tra famiglie numerose ("zadruga"), sull'uguaglianza sociale e sulla democrazia, cosa questa che avrebbe limitato i tentativi di centralizzazione economica o politica di potere. Il risutato di questo sistema egualitario, oltre che del clima rigido delle paludi, sarebbe stato un basso livello di civiltà rispetto agli altri popoli proto-europei, visibile anche nelle semplicissime (per quanto profondissime) forme di culto religioso, unicamente legate ai cicli della natura e che prevedevano sacrifici rituali per favorire lAmuleto slavo della fertilitàa fertilità del suolo (probabilmente risultanti da una influenza gota), Rappresentazione del culto solarema che non andarono mai a formare una costruzione mitologica compiuta, se non in relazione ad un culto solare (o del fulmine) di chiara derivazione iranica. Allo stesso modo, l'incapacità di organizzazione politica gerarchica, negata dallo stile cooperativo della società, li portò ad essere dominati in successione dagli Sciti, dai Sarmati, dai Goti, dagli Unni, e dagli Avari, con i quali condivisero in parte l'espansione verso ovest, quasi sempre dopo essere stati ridotti in stato di schiavitù.
Insediamento slavoCiò risulta particolarmente evidente dagli scavi compiuti in quello che può essere considerato il maggior insediamento primario della "Culla", il borgo fortificato di Biskupi, sorto intorno al 450 a.C. nell'area raggiunta nel VII-VI secolo a.C. dalla cultura protoslava originaria delle regioni della Lusazia, della Slesia e della Wielkopolska. E' da questa zona che partì il primo raggio migratorio a lunga distanza slavo, quello legato ai Veneti che, probabilmente in un periodo di particolare crisi alimentale, nel I secolo a.C., si impegnarono in una lunga marcia verso sud, superando i valichi alpini e stabilendosi nella fertile area padana. Dai manufatti rinvenuti nell'area veneta è possiblile comprendere come, comunque, questo "Gruppo Wend", probabilmente non considerato pericoloso dagli autoctoni, si fondesse completamente, nell'arco di un paio di secoli (cioè in un periodo relativamente breve) con la popolazione locale, assumendone le caratteristiche culturali (ad esempio l'alfabeto di origine etrusca), differenziandosi nettamente dal nucleo originario e raffinando le proprie competenze in materia di fusione di oggetti metallici a differenza degli "Slavi stanziali" che erano fermi allo sfruttamento del patrimonio ligneo sia per la costruzione di utensili agricoli che di mezzi di trasporto.
Placche con fregi slavi in VenetoQuello dei Veneti, comunque, rimase un caso piuttosto isolato. Anzi, proprio la stanzialità (o meglio il cortissimo raggio nomadico) dei proto-Slavi potrebbe far pensare a loro come al "ramo più puro" degli Indoeuropei, toccati solo marginalmente da contatti con predoni sciti (che distrussero Biskupin nel 400 a.C.), ma sostanzialmente chiusi nella loro patria ancestrale per quasi 2000 anni, anche per la loro totale permeabilità alle invasioni staniere che non li portò a "venir spinti" verso sud-ovest (e che, probabilmente, portò a ritardi di sviluppo sociale a causa del loro isolamento).
Chi rimase in questa situazione più lungo (anzi, in realtà, non ne uscì mai) furono gli odierni Slovacchi, la cui dislocazione è situata praticamente al centro della Culla Slava: la prova evidente di ciò si ha dagli studi folkloristici che mostrano come non esista, in Slovacchia, alcuna saga relativa a spostamenti fuori dalla zona d'origine, al contrario di quanto rinvenibile nella "mitologia nazionale" polacca, ceca o russa. Una ulteriore prova è data dalla linguistica: la facilità di comprensione da parte dei madrelingua slovacchi di qualunque altra lingua slava può essere ritenuta prova del fatto che lo slovacco sia rimasto più prossimo al substrato linguistico comune protoslavo.
Cavallieri slaviProbabilmente, invece, il gruppo che si mostrò propenso al movimento fu quello croato: ancora una volta è il retaggio folkloristico che ci parla di "cinque fratelli slavi e due sorelle che portarono i Croati dalla zona intorno a Cracovia, in Polonia, nei Balcani" nel VII secolo, fatto questo che presenta riscontri storici dal momento che sia gli scavi archeologici che le cronache medioevali permettono di sapere che il primo regno di Croazia, la cosiddetta "Croazia Bianca", non era situata in Dalmazia, ma tra Polonia, Boemia e Slovacchia (non è un caso che il primo santo patrono della Polonia, San Wojciech o 'Wojciech degli Slavi' fosse un croato bianco).
Guerriero slavo della fase nomadicaIn realtà gli Slavi emersero dall'oscurità proprio con l'inizio delle loro migrazioni, tra V e VI secolo: tali migrazioni, inizialmente, ebbero un carattere assolutamente pacifico, con un movimento verso le terre abbandonate dalle tribù germaniche in fuga dagli Unni e dai loro alleati. A grandi gruppi gli Slavi lasciarono la "Culla", in cui le condizioni di vita si erano ulteriormente deteriorate a causa del progressivo impoverimento agricolo dell'area, e si mossero verso ovest nell'area tra l'Oder e la linea Elba-Saale, verso sud in Boemia, Moravia, in gran parte dell'odierna Austria, verso la pianura pannonica ed i Balcani e verso nord lungo il corso settentrionale del fiume Dnieper.
Certamente, intorno al VI secolo gli Slavi apparvero ai confini bizantini in gran numero e, a questo punto, la loro penetrazione si fece meno pacifica, con scontri che assicurarono loro persino alcune zone del Peloponneso e dell'Asia Minore.
Con ogni probabilità, furono proprio le necessità imposte dai lunghi spostamenti a portare gli Slavi a dotarsi dei primi rudimenti di organizzazione statale, con gruppi tribali ognuna guidato da un principe e con una forza di difesa e a differenziarsi in classi sociali. Sicuramente fu proprio questo elemento a portare allo sviluppo dei primi stati slavi in Europa centrale (come quello descritto dal mercante franco Samo, che, in ogni caso, probabilmente non sopravvisse al suo fondatore, il Insegne tribali slaveRegno di Carantania, il Principato di Nitra e il Principato di Moravia) che, da un nucleo omogeneo, furono in seguito separati dall'espanione magiara e dalla germanizzazione dell'Austria.
Con la formazione di questi nuovi stati, si ebbe un movimento di slavizzazione delle popolazioni pre-esistenti, che risultò particolarmente forte a sud (con l'inglobamento di Traci e Illiri) e a est (con Variaghi scandinavi e Finni) e Guerrioreo slavo (IX secolo)di mescolamento che portò allo sviluppo di caratteristiche nazionali distinte.
In ogni caso, le nazioni slave continuarono a rimanere piuttosto omogenee al proprio interno e poco permeabili a contatti con altri popoli: quando Carlo Magno fu incoronato imperatore nell'anno 800 d.C., sapeva meno sulla superficie delle terre in cui abitavano i Slavi di qualsiasi altra parte del continente europeo e il suo dominio finiva lungo un confine più o meno equivalente a quello della recentemente defunta "cortina di ferro". Solo con l'assunzione del Cristianesimo, contemporaneo al consolidato del loro dominio, i popoli slavi cominciarono a prendere parte attiva nella storia e nella politica europea, finendo per svolgervi un ruolo cruciale di baluardo per l'intera cristianità contro le invasioni mussulmane.
Slavi: l'etnogenesi di un popolo democratico, di Lawrence M.F. Sudbury, BarBar