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  1. #1
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    Arrow Il crollo dei contratti a tempo indeterminato


    Meno del 20 per cento. E’ questa, secondo uno studio della UIL, la percentuale delle assunzioni a tempo indeterminato registrata nel 2013. Che registra un trend al ribasso sempre più preoccupante.
    PROGRESSIVO SPOSTAMENTO - Alle cifre sull’alto numero di posti di lavoro persi – oltre un milione dal 2008 al 2013 – si aggiunge la tendenza inarrestabile ad un passaggio dai contratti a tempo indeterminato a quelli a tempo determinato. Se nel quinquennio in esame la riduzione dei contratti indeterminati è del 46.4%, quelli a termine sono aumentati del 19.7%. L’incidenza delle nuove assunzioni con forme contrattuali “instabili” sale dal 72.7% del 2008 all’80.9% del 2013. A ciò si aggiungono i licenziamenti: nel solo 2013 ne sono stati registrati oltre 900 mila, il 15.6% in più rispetto al 2009. Non va meglio per quanto riguarda l’avviamento al lavoro: se nel 2008 le aziende lo hanno operato per 11 milioni di volte, nel 2013 la cifra si riduce di 2 milioni. In calo vertiginoso le dimissioni che – anche grazie al blocco dei pensionamenti disposto dalla Legge Fornero e una stretta normativa sulle dimissioni in bianco – sono calate di oltre 400 mila unità.
    NEL 2014 NON VA MEGLIO - La fragilità del mercato del lavoro resta evidente anche nel primo trimestre 2014, con 4 nuovi contratti su 5 firmati con modalità temporanee, con un’altissima quota (67%) di contratti a termine. Appena il 17.6% è invece la quota dei nuovi contratti a tempo indeterminato, pari a poco più di 400 mila nuove assunzioni. Bassi i numeri dell’apprendistato, che incide per appena il 2.4% del totale.

    DL POLETTI - La Uil non mostra particolare ottimismo, in particolar modo con il Dl Poletti, che secondo la sigla sindacale rischierà di espandere ulteriormente una temporaneità del lavoro già in progressivo aumento. Basti pensare che nel 2013 si è registrata un’attivazione di 1.78 contratti per lavoratore, rispetto agli 1.64 del 2009. Una situazione che il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, spiega così: “In sostanza aumentano gli avviamenti a termine ma calano le persone interessate”.
    QUANTITA’ E FLESSIBILITA’ - Il maggior numero di attivazioni del 2013 si è registrato nel Lazio, davanti a Lombardia e Puglia. Ma Lazio e Puglia sono anche le regioni in cui c’è la flessibilità maggiore – con una media di 2 attivazioni per lavoratore – nonché, insieme alla stessa Lombardia, le regioni con il più alto tasso di “fine lavoro”. L’ennesima conferma di come la quantità – delle attivazioni – non si coniughi con la stabilità del posto di lavoro. Basti pensare alle cessazioni dei contratti, che hanno riguardato principalmente gli under 44 con motivazioni di “cessazione del termine del contratto” per il 65% dei casi, con contratti che per un terzo dei casi prevedevano durate non superiori ad 1 mese.


    Scritto da: Emanuele Vena
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  2. #2
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Quando si arriverà alla precarizzazione quasi totale dei 20/30enni allora arriveranno anche le soluzioni politiche. Purtroppo ci vorranno ancora una decina d'anni, a occhio, nel frattempo il resto d'Italia ha convenienza ha mantenere il dualismo del lavoro, e nel frattempo un paio di generazioni andranno perdute.

  3. #3
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Dessero almeno il RMG questi schifosi
    NO ALL'INVIO DI ARMI IN UCRAINA!!!

  4. #4
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Citazione Originariamente Scritto da POL Visualizza Messaggio

    Meno del 20 per cento. E’ questa, secondo uno studio della UIL, la percentuale delle assunzioni a tempo indeterminato registrata nel 2013. Che registra un trend al ribasso sempre più preoccupante.
    PROGRESSIVO SPOSTAMENTO - Alle cifre sull’alto numero di posti di lavoro persi – oltre un milione dal 2008 al 2013 – si aggiunge la tendenza inarrestabile ad un passaggio dai contratti a tempo indeterminato a quelli a tempo determinato. Se nel quinquennio in esame la riduzione dei contratti indeterminati è del 46.4%, quelli a termine sono aumentati del 19.7%. L’incidenza delle nuove assunzioni con forme contrattuali “instabili” sale dal 72.7% del 2008 all’80.9% del 2013. A ciò si aggiungono i licenziamenti: nel solo 2013 ne sono stati registrati oltre 900 mila, il 15.6% in più rispetto al 2009. Non va meglio per quanto riguarda l’avviamento al lavoro: se nel 2008 le aziende lo hanno operato per 11 milioni di volte, nel 2013 la cifra si riduce di 2 milioni. In calo vertiginoso le dimissioni che – anche grazie al blocco dei pensionamenti disposto dalla Legge Fornero e una stretta normativa sulle dimissioni in bianco – sono calate di oltre 400 mila unità.
    NEL 2014 NON VA MEGLIO - La fragilità del mercato del lavoro resta evidente anche nel primo trimestre 2014, con 4 nuovi contratti su 5 firmati con modalità temporanee, con un’altissima quota (67%) di contratti a termine. Appena il 17.6% è invece la quota dei nuovi contratti a tempo indeterminato, pari a poco più di 400 mila nuove assunzioni. Bassi i numeri dell’apprendistato, che incide per appena il 2.4% del totale.

    DL POLETTI - La Uil non mostra particolare ottimismo, in particolar modo con il Dl Poletti, che secondo la sigla sindacale rischierà di espandere ulteriormente una temporaneità del lavoro già in progressivo aumento. Basti pensare che nel 2013 si è registrata un’attivazione di 1.78 contratti per lavoratore, rispetto agli 1.64 del 2009. Una situazione che il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, spiega così: “In sostanza aumentano gli avviamenti a termine ma calano le persone interessate”.
    QUANTITA’ E FLESSIBILITA’ - Il maggior numero di attivazioni del 2013 si è registrato nel Lazio, davanti a Lombardia e Puglia. Ma Lazio e Puglia sono anche le regioni in cui c’è la flessibilità maggiore – con una media di 2 attivazioni per lavoratore – nonché, insieme alla stessa Lombardia, le regioni con il più alto tasso di “fine lavoro”. L’ennesima conferma di come la quantità – delle attivazioni – non si coniughi con la stabilità del posto di lavoro. Basti pensare alle cessazioni dei contratti, che hanno riguardato principalmente gli under 44 con motivazioni di “cessazione del termine del contratto” per il 65% dei casi, con contratti che per un terzo dei casi prevedevano durate non superiori ad 1 mese.


    Scritto da: Emanuele Vena
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    E pensare che ci sono pure quelli che considerano questo una grande conquista che porterà sviluppo e ripresa dell'economia ! ... vorrò vedere quanti mutui stipuleranno le banche una volta che non ci saranno più i genitori a garantire .... ma a quel punto probabilmente non ci sarà più manco l'Italia ... per cui non serve preoccuparsi inutilmente

  5. #5
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Citazione Originariamente Scritto da heint Visualizza Messaggio
    E pensare che ci sono pure quelli che considerano questo una grande conquista che porterà sviluppo e ripresa dell'economia ! ... vorrò vedere quanti mutui stipuleranno le banche una volta che non ci saranno più i genitori a garantire .... ma a quel punto probabilmente non ci sarà più manco l'Italia ... per cui non serve preoccuparsi inutilmente
    E sai quante auto si venderanno, quante famiglie nascerànno, quanti investimenti si faranno? Grazie alla precarietà vivremo tutti in un mondo migliore!

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  6. #6
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    ora ce da capire se i contratti a tempo indeterminato diminuiscono perchè manca il lavoro o cosa.

    conosco dei casi in cui in effetti l'imprenditore ne approfitta.
    ma sarebbe facile controllare.
    impossibile che tutti gli impiegati/operai sotto contratto a tempo Determinato allascadenza di questo vengono mandati via, e al loro posto ne arrivano altri.

    ancora più strano se questo giochino si ripete in particolr modo con extracomunistri.

    nonn è che oltre alle imprese ci guadagnino anche le agenzie di ricerca lavoro ?

  7. #7
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    È tutto normale... Ormai sono anni che siamo precari... Che andiamo avanti con contratti di tre mesi, poi ci staccano 20 giorni... E di nuovo da capo. La legge più stupida del mondo.



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  8. #8
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Citazione Originariamente Scritto da heint Visualizza Messaggio
    E pensare che ci sono pure quelli che considerano questo una grande conquista che porterà sviluppo e ripresa dell'economia ! ... vorrò vedere quanti mutui stipuleranno le banche una volta che non ci saranno più i genitori a garantire .... ma a quel punto probabilmente non ci sarà più manco l'Italia ... per cui non serve preoccuparsi inutilmente
    Questa notizia non e' una conquista, e' solo il mercato che si vendica di aver calpestato le sue regole.
    Avete voluto le garanzie legali per i lavoratori ? I contratti collettivi imposti per legge... ? l'illicenziabilità coatta ed imposta alle controparti ... ... bene... crisi e disoccupazione erano i prezzi di pagare, adesso sta solo arrivando il conto. Il mercato non lo si puo' fregare.

  9. #9
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    Predefinito Re: Il crollo dei contratti a tempo indeterminato

    Citazione Originariamente Scritto da kudlum Visualizza Messaggio
    E sai quante auto si venderanno, quante famiglie nascerànno, quanti investimenti si faranno? Grazie alla precarietà vivremo tutti in un mondo migliore!

    Inviato dal mio XT1032 con Tapatalk 2
    Non centra nulla. Se si tenta obbligare per legge qualcuno a pagare un altro piu' di quello che vale, quel posto di lavoro prima o poi scomparira', insieme con l'azienda che l'ha creato.
    L'idea che il contratto di lavoro possa essere imposto anche ad una controparte che lo vorrebbe rescindere, ha semplciemente fatto si che queste smettessero di assumere, e in molti casi anche di investire... non ci voleva in genio.

 

 

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