Dal libro “Venezia e l’Austria” , capitolo X “Vecchi poveri e nuovi borghesi. La società veneziana nell’Ottocento asburgico” di Andrea Zannini.
Le condizioni economiche generali della città nei primi decenni dell’Ottocento sono difficilmente equivocabili: il fragile equilibrio portuale su cui si reggeva la sua economia si spezzò con la caduta del regime aristocratico, per frantumarsi definitivamente tra il 1813 e il 1817, tra il blocco continentale e la terribile carestia che mise in ginocchio le campagne venete.[…]Ridotta da capitale di uno stato transnazionale a capoluogo di dipartimento sotto il regno d’Italia a co-capitale del Lombardo-Veneto, Venezia conobbe una delle crisi demografiche più profonde della sua storia, perse nell’arco dei primi due decenni del secolo 1/3 della sua popolazione[…]
Il terzo decennio del secolo[…] costituì il momento più buio. Dai primi anni trenta, in virtù di una rinnovata vitalità commerciale stimolata dalla concessione del porto franco, per la progressivaespansione di una rete di servizi a carattere pubblico e per il prosperare delle imprese statali (Arsenale, Manifattura Tabacchi, Zecca) si reinnescò il meccanismo virtuoso della crescita che […] produsse una rincorsa che durò a lungo, per oltre un secolo come dimostra la curva di lunghissimo periodo della popolazione veneziana. (la popolazione di Venezia passa dai 100.000 abitanti del 1830 ai 125.000 del1870).
[…]Una rilevazione dell’epoca indica poi come nel 1837 il reddito pro capite del Veneto fosse solo del 3% inferiore a quello della Lombardia, assestando la regione al terzo posto dopo la Lombardia appunto e la Bassa Austria, tra le provincie dell’Impero1.
[…]Il tanto ripetuto dato dei 40.000 indigenti su 100.000 abitanti è stato relativizzato dagli stessi studiosi che hanno parlato di “pauperismo di massa”[…]In realtà se 40.000 erano gli iscritti alle fraterne parrocchiali per ricevere un sussidio, i poveri strutturali erano 3-5000[…], una cifra che non si discosta di molto dal tasso consueto di marginalità di una metropoli come Venezia. […]
Come sono stati ravvisati elementi di dinamicità e progresso nell’economia […]si pensi alla diffusione di una struttura industriale nei distretti pedemontani veneti[…]si sta guardando con occhi diversi ala struttura della popolazione veneta nel periodo della dominazione austriaca.
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1Cit. in Ginsborg, Daniele Manin, cit. p 16, n. 6