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  1. #1101
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Umberto Magno. La vera storia del'imperatore della Padania Copertina flessibile – 2 dicembre 2010
    di Leonardo Facco (Autore)

    La vera storia di Umberto Bossi, capo assoluto della Lega Nord, raccontata da un intellettuale che per quindici anni ha creduto nelle battaglie del senatùr, seguendo un fallimento dietro l'altro, fino a rendersi conto che la Lega altro non è se non un'azienda rigorosamente a disposizione del proprio leader.



    Recensione

    john
    4,0 su 5 stelle Un buon libro
    Recensito nel Regno Unito ���� il 20 agosto 2013
    Acquisto verificato

    Sono stato militante lega nord fin dal 91. Della lega conosco pregi difetti malefatte ma anche cose positive. Facco era un buon militante e ottimo giornalista che ha pagato anche lui un prezzo per avere militato nelle fila della lega. Questo libro non e' una critica alle istanze della lega che sono sacrosante, bensi alla gestione di un partito e del suo leader maximo. Ne descrive anche pregi, ma anche i difetti suoi e di alcuni colonnelli....la stampa di regime non ha mai capito bene cosa e' la lega ,,, e quando questa poteva cambiare il paese la denigravano. Questo libro invece vendica tanti militanti che ci hanno creduto e che ci credono ancora. NOn e' fazioso, riporta fatti dichiarzioni pubblicazioni e interviste. Uno dei pochi libri che insieme a uno scritto da miglio, tabladini, un altro scritto da un ragazzo veneto ex camicia verde e aggiungere alcuni saggi accademici ma pochi..... rappresenta con questi lo spaccato vero della lega.... un movimento che e' nato con grandi ideali e su presupposti giusti e sacrosanti,,,, ma gestito il tutto alla carlona o come piace a facco alla cialtrona.......Bossi ha avuto il grande merito di avere unito i movimento del nord italia e di avere dato loro una traccia politica.... facco non omette questo... ma allo stesso tempo il libro evidenzia i limiti, gli errori, e specie la mancanza di risultati e di occasioni perse. Chi e' stato leghista dovrebbe avere questo libro. Chi non e' stato leghista dovrebbe leggerlo in un ottica non di soddisfazione ma di tristezza,,,, nel vedere che in italia non ci sono piu movimenti politici che possono cambiare le cose... non e' una cosa di cui rallegrarsi.

    https://www.amazon.it/Umberto-Magno-.../dp/8874246501
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #1102
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Bossi, errore Salvini il No al Comitato Nord che però “proseguirà dentro la Lega”
    7 GENNAIO 20237 GENNAIO 2023 ELEZIONI REGIONALI LETTURA 1 MIN

    Il Comitato Nord “prende atto – si legge in una nota – che, il Presidente Attilio Fontana, dopo il
    divieto del segretario federale Matteo Salvini, non consentirà di entrare in supporto alla coalizione di centro destra per le prossime elezioni regionali”. Il fondatore e presidente a vita
    della Lega, Umberto Bossi si legge sempre nel comunicato, dichiara che è “un errore, un’occasione persa per far valere le istanze dell’Autonomia e le richieste della militanza nordista”.

    Il Comitato Nord “proseguirà, dentro la Lega, lungo la strada intrapresa, forte del grande consenso raccolto in pochi mesi, per portare avanti Autonomia e le istanze del Nord, unica e vera locomotiva del Paese”. Le modalità con cui il Comitato sosterrà Fontana, assicurano fonti vicine al Senatùr, sarà lo
    stesso Bossi a definirle.

    https://www.lanuovapadania.it/photog...entro-la-lega/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #1103
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Tessere Lega Nord gratis a casa
    10 GENNAIO 202310 GENNAIO 2023 POLITICA LETTURA 1 MIN

    Il postino suona quante volte? Una volta di più. Perché il consiglio federale ha inviato la tessera della Lega Nord (quella per l’indipendenza della Padania) anche a chi nella Lega non c’è più, milita altrove e corre altrove da anni per altre bandiere.

    Curioso, no? Anche le date sono interessanti. Delibera del marzo 2022, scadenza aprile 2023.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...gratis-a-casa/
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  4. #1104
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Contrordine. Bossi non fa presentare la lista Comitato Nord alle elezioni regionali. E i consiglieri usciti dalla Lega non si ricandidano altrove. Quindi?
    13 GENNAIO 202313 GENNAIO 2023 ELEZIONI REGIONALI LETTURA 3 MIN

    Non ci sarà una lista del Comitato Nord fondato da BOSSI alle prossime regionali in Lombardia, né da esponenti della corrente nordista è previsto alcun supporto a Letizia Moratti, che insieme al dem Pierfrancesco Majorino, sfiderà il governatore uscente, Attilio Fontana. I quattro consiglieri del Pirellone,
    Antonello Formenti, Massimiliano Bastoni, Roberto Mura e Federico Lena, ex leghisti espulsi da Matteo Salvini nelle scorse settimane, dopo l’adesione al gruppo nordista, hanno infatti reso noto che non
    saranno in corsa per una riconferma.

    Negli scorsi giorni per loro, a vario titolo, si era parlato di una possibile corsa in autonomia, o
    addirittura a supporto di Letizia Moratti, candidata civica alla presidenza della Regione con l’appoggio del Terzo Polo.
    “La decisione di non candidarci – spiegano i consiglieri del Comitato nasce dal fatto che non ci sarà una lista del Comitato Nord alle prossime elezioni regionali, data l’impossibilità per il comitato di presentarsi a sostegno del governatore uscente Attilio Fontana”.
    “Questa è la volontà di BOSSI e noi la rispettiamo fino in fondo così come abbiamo sempre rispettato la linea del fondatore della Lega”, aggiungono. “Potremmo percorrere altre strade e candidarci sotto altre
    bandiere ma è un’ipotesi che abbiamo deciso di scartare in quanto non
    sarebbe coerente con la nostra storia politica”, fanno ancora sapere.

    “Altre strade” che erano state escluse dallo stesso Comitato Nord: la linea di Bossi, sin dal blitz fatto dal Senatur al Pirellone lo scorso 21 dicembre, quando ci fu un incontro con Fontana, alla presenza dei ribelli passati al Comitato e di Angelo Ciocca e Paolo Grimoldi, i due coordinatori del gruppo, è sempre stata quella di non ostacolare Attilio Fontana, con cui Bossi intrattiene un rapporto personale da tanti anni. In quella occasione a Fontana furono offerti i voti del Comitato, chiedendogli di “farsi parte attiva con gli alleati di coalizione al fine di riconoscere il Comitato Nord come lista all’interno della coalizione di centrodestra”. Un tentativo andato a vuoto, per il no secco di Matteo Salvini che ha chiuso la
    porta in faccia ai bossiani.

    Un no duro, in linea con l’espulsione dei quattro consiglieri, che di fatto impedisce ai frondisti del nord di potersi contare elettoralmente, cosa che avrebbe potuto essere un ulteriore problema per la segreteria salviniana. A quel punto il Comitato, si è preso una pausa di riflessione, nuovi incontri ci sono stati a Gemonio, tra Bossi e Fontana. Oggi la decisione di non correre alle elezioni.

    Rimandando la resa dei conti a dopo il voto. Siamo nati “per portare avanti l’Autonomia, le istanze del Nord e dar voce alla militanza nordista inascoltata”, hanno ribadito i bossiani, dopo aver chiesto ai
    consiglieri di non candidarsi. “Qualcuno – spiegano fonti del Comitato avrebbe potuto accusarci di un eventuale risultato negativo della Lega al voto di febbraio. Vedremo quello che succederà, ma le nostre
    ragioni non intendiamo metterle da parte. E prima o poi ci sarà il congresso della Lega e altre tornate elettorali”.

    https://www.lanuovapadania.it/photog...ltrove-quindi/
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    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #1105
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    La lettera – “Ma non si può fare niente per dare una mossa al Nord?”
    29 GENNAIO 2023 LETTERE LETTURA 3 MIN

    Buonasera, Dott.ssa Piazzo.

    Mi chiamo Davide Fabio Rovarino e sono un Torinese che ha “abitato” politicamente nella Lega Nord per più di vent’anni.

    In allegato a questa email troverà una lettera nella quale ho cercato di raccogliere alcune mie riflessioni, come “esule” vetero-leghista da qualche anno ex-tesserato, insieme ad alcune analisi e proposte relative alla Questione Settentrionale e alle possibili strategie per riportare seriamente il tema del Federalismo e dell’Autonomia al centro del dibattito politico.

    Premetto che non sono un “addetto ai lavori” della politica: sono un ingegnere, figlio di una tuta blu – una di quelle che dal dopoguerra alla fine degli anni di piombo hanno contribuito con impegno e capacità a fare di Torino una capitale industriale – e di un’impiegata statale che ha lavorato nelle segreterie delle scuole medie e superiori.

    Leggendo assiduamente “La Nuova Padania”, so che la mia esperienza è comune a tanti e che molto probabilmente il grosso di quello che ho scritto non rappresenterà una grande novità ai suoi occhi, ma ho deciso comunque di scriverLe perché l’ho sempre stimata molto come persona e come giornalista e mi farebbe davvero piacere ricevere un Suo commento a riguardo.

    Nel caso in cui volesse quindi inviarmi le Sue impressioni, può rispondere direttamente a questa email o contattarmi via telefono al numero che è indicato nell’allegato alla presente.

    La ringrazio fin da subito per l’attenzione e la disponibilità e La saluto cordialmente.

    Davide Fabio Rovarino

    file:///C:/Users/Marisa/Desktop/Rova...0230120_v2.pdf

    amministrazione e della politica.

    Faccio una riflessione. Chi oggi vota ed ha meno di 40 anni, della Lega di un tempo non sa nulla. Né può immaginare cosa sia stata. Anche volendo, la dirigenza attuale non ha salvato in digitale i documenti che hanno testimoniano quella storia. Anche ci fosse qualcosa, chissà dov’è. La storia si cancella anche così, e con lei la memoria. Obiettivo centrato. La Nuova Padania è un’eccezione, fastidiosa, per chi ha rimosso tutto. ma è una luce accesa per chi è ancora “là dentro”.

    Della Lega di un tempo poco interessa a buona parte dell’elettorato del Nord. E quello che vede, o vota, è come sappiamo un altro partito.

    Un tema come quello dell’autonomia ha perso il treno. E’ museo sul binario della memoria. Quando una questione viene sfilacciata in anni di roboanti proclami, tira e molla, e quando non c’è un leader che ne fa una questione imprescindibile, chiude la campagna elettorale in Calabria, perde tre quarti dei voti al Nord, dopo l’arresto del latitante Messina Denaro afferma che l’altra priorità dopo questo evento è il ponte sullo Stretto, oggettivamente, cosa stiamo qui a raccontarci, caro Davide?

    Se non sono i colonnelli, i governatori a contestare, apertamente, la linea, poco c’è da dire. Fuori dall’arena ci sono altri soggetti in movimento. Di cui nutro stima e non penso a “sottofondi”. Tutti cercano di risalire la corrente a modo loro, partendo da una comune identità.

    Le questioni si affrontano oltre il dualismo Nord-Sud. Perché non si torna al passato. Io le propongo un’altra questione che deve essere inserita nella fame del Nord di autonomia e nella fame del Sud di lavoro e sicurezza. E’ l’epistocrazia. La democrazia è in crisi, perché l’accesso ai ruoli chiave non filtra chi non ha requisiti. Un tempo ci pensava la scuola, la famiglia. E pure i partiti. Ora uno vale uno. Io voglio politici competenti al Nord. Voglio politici competenti al Sud. Desidero elettori competenti, che capiscano cosa votano, al Nord e al Sud. Una democrazia di competenti, trova la quadra sui temi che lei solleva.

    Una domanda, visto che lei parla di Lega. Chi sceglie, e come, gli eletti, i segretari, anzi, i commissari? Con quali requisiti per rispondere a quali criteri? E la sinistra, si chiede mai perché perde così tanti voti? E il consenso degli assistenziali 5Stelle? Da dove arriva?

    Il Nord non è la Lega. Non lo sarà mai più. Come il Sud non lo è mai stato. I tempi sono cambiati, che deve cambiare è la capacità di proporre le ragioni del Nord con persone più capaci. Anzi, senza il più. Semplicemente capaci.

    Stefania Piazzo

    https://www.lanuovapadania.it/letter...mossa-al-nord/
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  6. #1106
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Borgaro Torinese, 20.01.2023
    Gent.ma DoƩ.ssa Piazzo,
    mi chiamo Davide Fabio Rovarino e sono nato a Torino quarantaquaƩro anni fa. Mio padre, oggi
    roccioso novantatreenne, ha seguito la (fu) Lega Nord Piemont fin dai suoi esordi ed è stato militante della
    sezione di Venaria Reale nella seconda metà degli anni ’90. Anch’io mi sono avvicinato alla Lega in quegli
    anni, per me tra la fine del liceo e l’inizio dell’università: dal primo numero soƩo la direzione di Gianluca
    Marchi fino all’ulƟmo, a casa nostra “La Padania” è stata una presenza fissa.
    Da sempre convinto della necessità portare avanƟ la baƩaglia autonomista, per tanƟ anni ho avuto la
    tessera da Sostenitore della Lega Nord. Non ho mai potuto pensare di diventare Militante, per via di diversi
    problemi familiari che non mi consenƟvano di garanƟre una presenza costante per l’aƫvità poliƟca, ma ho
    cercato sempre di fare la mia parte, partecipando a congressi, feste e manifestazioni ogni volta che mi era
    possibile.
    Le scrivo perché anch’io, per esaƩezza dal 2016, faccio parte oggi della famiglia degli ex-iscriƫ al
    Movimento (non ex-leghisƟ, dal momento che mi considero ancora leghista a tuƫ gli effeƫ, ma della Lega
    di un tempo), poiché non ho mai considerato giusto l’aver snaturato l’anima della Lega Nord per
    trasformarla in una bruƩa copia di Alleanza Nazionale. Da anni prevedevo che la svolta nazionalista avrebbe
    finito per portare acqua (e voƟ) ai “centralisƟ originali” e infaƫ così è stato.
    Anche grazie alla meritoria e coraggiosa impresa di aver dato alla luce “La Nuova Padania”, cosa per la
    quale Le esprimo tuƩa la mia sƟma e La ringrazio senƟtamente, ho potuto constatare che i miei senƟmenƟ
    e la mia visione del cambiamento di pelle della nuova Lega sono molto condivisi all’interno della base
    storica e da un po’ di tempo, sopraƩuƩo a seguito dell’ulƟma debacle eleƩorale (per la cronaca, io alle
    ulƟme elezioni poliƟche ho votato scheda bianca), pare risvegliarsi la voglia di riprendere in mano le anƟche
    bandiere del federalismo e dell’autonomia e rivendicare la nostra storia di sindacato del territorio.
    Lo scorso oƩobre sono andato ad assistere all’evento organizzato a Biassono da Gianni Fava (tra l’altro, mi
    sono ritrovato in una fotografia da voi pubblicata: sono quello in piedi a braccia conserte, con occhiali e
    felpa, proprio dietro Gianni Fava). Mi ha faƩo molto piacere inoltre che il primo evento pubblico del
    Comitato Nord in quel di Pavia, alla presenza di Umberto Bossi, abbia avuto un riscontro di partecipazione
    oltre le aƩese e anche una buona eco sui media.
    Devo però ammeƩere che non nutro molto oƫmismo sulla reale possibilità che queste ulƟme “scosse”
    riescano a portare nel medio-lungo periodo dei risultaƟ concreƟ in merito alla QuesƟone SeƩentrionale. E
    questo per diverse ragioni.
    Per prima cosa, credo che l’ostacolo più grande al riconoscimento del diriƩo all’autogoverno e quantomeno
    alla riduzione del Residuo Fiscale, che da sempre caraƩerizza il Nord, sia rappresentato dal disinteresse
    pressoché totale che i ciƩadini delle nostre regioni dimostrano per quesƟ temi. Quelli che riescono ad
    analizzare davvero la nostra realtà e a riconoscere l’esigenza di rappresentarla a livello poliƟco sono
    drammaƟcamente pochi. La bilancia dei numeri pende a favore degli indifferenƟ o degli specialisƟ del
    mugugno, che affrontano ogni quesƟone come Ɵfosi da Bar Sport: prendersela a prescindere con l’Europa e
    con i negher è più facile che ragionare di sussidiarietà e Residuo Fiscale. Il tuƩo va poi calato in un contesto
    nel quale la popolazione italiana risulta prima in Europa come percentuale di analfabeƟ funzionali (secondo
    alcune sƟme, oltre il 50%). Meƫamo pure che al Nord questa percentuale sia un po’ più bassa, ma non mi
    pare comunque che il “materiale umano” a diposizione sia all’altezza di una qualunque rivendicazione che
    possa impensierire lo stato centrale.
    Dall’altra parte, poi, abbiamo un panorama molto variegato di soggeƫ poliƟci e/o culturali che propongono
    diverse strategie per il raggiungimento dell’agognata libertà della Padania, o di sue porzioni. Tra neomovimenƟ autonomisƟ, correnƟ e associazioni si ripropone il solito frazionamento ideologico o
    quantomeno progeƩuale, dove sembra quasi che sia più importante rimarcare la propria idenƟtà rispeƩo
    agli altri soggeƫ autonomisƟ, di quanto non conƟ difendere gli interessi dei nostri territori. Io parlo
    naturalmente da osservatore, che ha leƩo diversi arƟcoli e preso parte, da speƩatore, a vari incontri, quindi
    può darsi che la mia impressione non sia del tuƩo correƩa. Certo che aver senƟto tra gli oratori di Biassono
    un ex-parlamentare leghista (non ricordo il nome) che alle ulƟme poliƟche si era presentato con Italexit
    (sic!) e vedere oggi che Grande Nord appoggia la Moraƫ, sostenuta da due prodi alfieri della loƩa
    autonomista come Calenda e Renzi (senza contare i brillanƟ “acquisƟ” del Terzo Polo in Parlamento:
    Gelmini e Carfagna), francamente mi fa nutrire più di un dubbio sull’onestà intelleƩuale di certe recenƟ
    operazioni.
    Una menzione a parte meritano poi i soggeƫ che spingono più osƟnatamente sulla quesƟone idenƟtaria
    dal punto di vista etno-culturale, cioè quelli che pensano che la “baƩaglia culturale” del padanismo sia la
    pre-condizione per qualunque azione di rivendicazione poliƟca. Sulla carta nessuno può dirsi contrario alla
    necessità di dare una base e una connotazione culturale alla difesa dei nostri territori, ed io per primo sono
    favorevole ad ogni sforzo in questo senso. Nel contempo, però, non possiamo prescindere dal considerare
    che, come dicevo prima, parƟamo da un “materiale umano” molto scadente e che una sua “elevazione”
    culturale, ammesso che sia ancora possibile, richiederebbe delle generazioni. Ecco perché, a mio avviso,
    questo approccio, pur condivisibilissimo in linea teorica, rischia di portare ad inseguire chimere piuƩosto
    che a raggiungere obieƫvi reali.
    Ci sono ancora molte cose che vorrei dire, ma mi rendo conto di essermi già dilungato molto (Lei perdonerà
    le mie scarse qualità di sintesi: essere ingegnere e non giornalista evidentemente ha il suo peso). Di seguito
    cercherò di riassumere per punƟ alcune mie considerazioni di base sulla QuesƟone SeƩentrionale. Sono
    convinto che difficilmente vi troverà degli spunƟ del tuƩo originali e, ad essere onesƟ, non so nemmeno io
    se e quanto il mio punto di vista possa essere di una qualche uƟlità per la nostra causa. Credo però che, al
    di là delle manifestazioni di criƟca o dissenso, sia importante anche fare delle proposte e dare dei
    suggerimenƟ. Non è obbligatorio essere un poliƟco di mesƟere per maturare delle idee in grado di
    contribuire a realizzare un progeƩo poliƟco concreto: magari il mio contributo sarà minuscolo o addiriƩura
    inesistente, ma voglio comunque provare.
    1. La QuesƟone SeƩentrionale (QS) si fonda su due elemenƟ di base:
    o l'esistenza di una comunanza valoriale/culturale/antropologica che "idenƟfica" la regione
    padano-alpina come un corpus omogeneo, pur considerando gli elemenƟ specifici di ogni
    comunità locale (anche in presenza di differenze al suo interno, gli elemenƟ comuni in ambito
    valoriale, culturale, sociale ed economico sono prevalenƟ);
    o la condizione consolidata di sfruƩamento economico operata dallo stato italiano per mezzo del
    controllo legislaƟvo-burocraƟco romanocentrico a vantaggio del generalizzato parassiƟsmo
    centro-meridionale.
    2. Anche se i punƟ sopra elencaƟ perdurano dalla fondazione dello stato italiano, il modo di affrontare
    la QS non può non tener conto delle condizioni aƩuali, con parƟcolare aƩenzione al "faƩore
    umano", cioè al reale grado di coscienza e di interesse alla QS stessa da parte delle popolazioni che
    oggi abitano le regioni padane.
    3. Un aƩeggiamento "purista" che si proponga di subordinare ogni rivendicazione praƟca al primato
    etno-culturale ed idenƟtario rischia di compromeƩere il raggiungimento di qualsiasi obieƫvo
    concreto: i popoli padani, di oggi come di ieri, non sono formaƟ da soggeƫ da idealizzare, ma sono
    cosƟtuiƟ da persone reali, con pregi e difeƫ reali, che vanno valutaƟ freddamente e
    obieƫvamente.
    4. Certamente la valorizzazione delle culture locali e sopraƩuƩo delle loro manifestazioni arƟsƟche (in
    parƟcolare leƩerarie) può dare un contributo posiƟvo al dibaƫto e rafforzare la QS in termini di
    "consapevolezza di sé", ma certamente non è sufficiente per una strategia efficace di rivendicazione
    di reale rappresentanza poliƟca e difesa degli interessi socio-economici della Padania.
    5. L'elemento economico, nelle sue varie declinazioni (a cominciare dalla quesƟone del Residuo
    Fiscale), è per forza di cose il pilastro principale su cui basare qualsiasi strategia di rivendicazione,
    non soltanto perché - piaccia o meno - il denaro è il carburante delle aƫvità umane "praƟche", ma
    sopraƩuƩo perché i conceƫ di bisogno, di ricchezza, di capacità di spesa o di ristreƩezza sono
    comprensibili immediatamente a chiunque, perché fanno parte della vita di tuƫ,
    indipendentemente dal grado di istruzione e di coscienza di ciascuno.
    6. Non si può realisƟcamente pensare che una società in cui gli analfabeƟ funzionali superano il 50% si
    lasci aƫrare e poi convincere da temaƟche culturali, pur meritevolissime di aƩenzione e
    divulgazione.
    7. L'elemento del Residuo Fiscale e le sue conseguenze sulla vita reale e quoƟdiana dei ciƩadini
    padani dovrebbe essere il fulcro di ogni azione poliƟca che si prefigga di affrontare la QS.
    8. Naturalmente la strategia poliƟca e di comunicazione deve prevedere non solo la denuncia delle
    vergognose condizioni aƩuali di vessazione dei nostri territori, ma dovrebbe includere anche i
    seguenƟ punƟ:
    o diffusione degli esempi virtuosi reali rappresentaƟ dai diversi staƟ federali e dai loro
    ordinamenƟ per avere un termine di paragone efficace con lo status quo italiano;
    o proposte di adaƩamento dei suddeƫ modelli al caso italiano ed inquadramento della Padania
    all'interno di un'architeƩura federale macro-regionale (o altro modello alternaƟvo).
    9. Nel considerare le caraƩerisƟche principali dei "padani medi" non bisogna dimenƟcare la
    tradizionale avversione per i "gesƟ estremi", quindi è meglio evitare un approccio oltranzista (Ɵpo
    "o indipendenza o niente"), che tanto finirebbe per spaventare ed allontanare gli eleƩori anziché
    convincerli: un approccio realista basato su passi progressivi (anche piccoli, purché davvero concreƟ
    e non semplici “bandierine” propagandisƟche o altre “scatole vuote”) può essere un buon
    compromesso in termini di strategia.
    10. Dal momento che, a mio avviso, non è realizzabile – e probabilmente neppure saggio – “chiudere il
    rubineƩo” dell’assistenzialismo dall’oggi al domani, una strategia concreta per la QS non può
    prescindere dall’indicare modelli alternaƟvi per le varie forme di perequazione Nord-Sud.
    11. I sostegni alle aree caraƩerizzate da svantaggi socio-economici dovrebbero essere ridoƫ in termini
    quanƟtaƟvi (riduzione progressiva del Residuo Fiscale), ma non eliminaƟ, bensì resi realmente
    efficaci come generatori di sviluppo, e quindi di opportunità di lavoro e inclusione sociale: uno
    sviluppo che può benissimo essere aiutato a “germogliare” col contributo delle regioni più
    produƫve, ma che deve essere orientato da subito a crescere e consolidarsi localmente e in modo
    autonomo fino a potersi autosostenere responsabilmente. Per non restare troppo sul vago, si
    potrebbe ad esempio immaginare di:
    o SosƟtuire l’aƩuale flusso di denaro “a pioggia” con contribuƟ alla realizzazione di opere e
    progeƫ concreƟ (infrastruƩure, scuole, ospedali, ecc.), previa valutazione della reale
    necessità degli stessi e della loro sostenibilità economica, in fase di costruzione, ma
    sopraƩuƩo in esercizio (ho sempre pensato che le Regioni potrebbero dialogare
    direƩamente tra loro, bypassando del tuƩo lo stato centrale, per collaborare alla
    realizzazione di opere pubbliche o altri progeƫ di interesse delle comunità, sulla falsariga
    dei finanziamenƟ europei per i progeƫ di ricerca: si ragionerebbe di progeƫ specifici, che
    la Regione finanziatrice avrebbe valutato ed approvato, e l’erogazione dei contributi
    avverrebbe per fasi successive, avendo monitorato periodicamente l’avanzamento lavori e
    la qualità dei risultaƟ);
    o Fornire assistenza “sul campo” (corsi di formazione, aggiornamento metodologie di lavoro,
    nuovi strumenƟ soŌware, ecc.) per migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione
    locale, intesa in tuƩe le sue declinazioni, concentrandosi in primis sulla qualità dei Servizi
    offerƟ ai ciƩadini, ma migliorando anche il più possibile le condizioni di lavoro degli
    operatori.
    DoƩ.ssa Piazzo, innanzituƩo la ringrazio per aver avuto la bontà e la pazienza di leggere le mie riflessioni.
    Voglio pensare che non si siano state interpretate come un’espressione di supponenza e presunzione, ma
    né più né meno che per ciò che sono realmente: pensieri liberi di un bogia nen innamorato della sua terra,
    oggi poliƟcamente un “senzateƩo”, che non ha mai pensato di custodire delle verità nelle proprie tasche,
    ma che si augura col cuore di poter ancora dare un contributo, anche solo con un’idea, per fare un po’ di
    bene a quella terra e alla sua gente.
    Prima dei saluƟ, ci tengo a chiarire che ho deciso di scriverLe questa leƩera perché mi interessa la Sua
    opinione. Non Le chiedo di pubblicarla, anche perché è palesemente troppo lunga; nel caso in cui, però,
    ritenesse di qualche interesse farla leggere ad altri o pubblicarne degli estraƫ, si senta pure libera di farne
    l’uso che vuole: niente di quanto ho scriƩo è segreto, anzi, come ho deƩo prima, se potesse essere di un
    qualche aiuto anche solo al dibaƫto sull’autonomia e il federalismo, sarei il primo ad esserne felice.
    La ringrazio ancora per l’aƩenzione e La saluto calorosamente.

    Davide Fabio Rovarino

    file:///C:/Users/Marisa/Desktop/Rova...0230120_v2.pdf
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #1107
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    La Lettera – La Padania, non è questione di tasse e fatturato
    31 GENNAIO 2023 LETTERE LETTURA 1 MIN

    Alla c.a. Stefania Piazzo, Direttore La Nuova Padania

    Insieme uniti per la Padania

    di Cuore Verde – Ho letto con molto interesse l’analisi sulla “questione padana” proposta da Davide Fabio Rovarino. Potrei soffermarmi sui singoli punti e dimostrare le mie divergenze. La mia posizione è nota. Sono infatti uno di quelli che “spingono più ostinatamente sulla questione identitaria dal punto di vista etno-culturale, cioè quelli che pensano che la “battaglia culturale” del padanismo sia la pre-condizione per qualunque azione di rivendicazione politica”.

    Lo farò invece in un altro separato commento, per chiarire la mia posizione senza alcuna contrapposizione, perché qui invece voglio elogiare Rovarino per aver dedicato il suo tempo e la sua passione politica alla Padania. Al di là delle singole soluzioni che ognuno di noi può proporre, la Padania, fondamentalmente, è un sentimento. Un sentimento che supera le considerazioni di vantaggio economicistico e di logica ragionieristica come possono essere il “residuo fiscale”, il “fatturato” e le “tasse”.

    Argomenti che, pur essendo stati sbandierati per anni, allo stato attuale, non hanno certo incrementato un senso di appartenenza “nordista”. Paradossalmente, alle ultime elezioni, nonostante Salvini si erga come vincitore, gli elettori del Nord hanno spalancato le porte della Padania ai “patrioti” romano-centrici e presidenzialisti. Ripeto, qui voglio elogiare chi con chiarezza e lucidità, senza alcun personale tornaconto politico, pensa che la Padania sia ancora un obiettivo politico serio. Insieme uniti per la Padania.

    Cordiali saluti

    CUOREVERDE

    https://www.lanuovapadania.it/letter...e-e-fatturato/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  8. #1108
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Né la finanza né la borghesia banderuola rispettano l’identità popolare. Nella civiltà alpina e padana i valori di una riscossa possibile
    8 FEBBRAIO 2023 OPINIONI LETTURA 2 MIN

    di Roberto Gremmo – Suona il trombone e rullano i tamburi perché i gonzi del Nord inghiottono senza protestare la fasulla autonomia che è in realtà la benevola concessione di marginali competenze dal centralismo italiano ad una classe politica solo di facciata nordista ma in realtà subalterna e mediocre.

    Mi trovo come sempre in perfetta sintonia con Luigi Basso che con una coraggiosa analisi controcorrente respinge con forza le lodi tribunizie all’ennesima farsa federalista messa in scena perché tutto resti come prima, o addirittura peggiorino le cose.

    Tre macigni pesanti sbarrano la strada ad un vero federalismo e Basso li indica con grande lucidità: i manéggi speculativi di una casta politica lontana dai veri bisogni della gente; i poteri reali scippati pian piano dalla cosiddetta Unione Europea dei passacarte dei potenti della finanza e del militarismo e, terzo ma non ultimo elemento negativo, la mondializzazione d’una borghesia nostrana che non ha interesse a difendere i territori cisalpini perché nel suo nomadismo speculativo non ha una patria che non sia il suo portafoglio.

    In verità, la borghesia è sempre stata contro i diritti dei Popoli e le identità delle etnie.

    Lo è stata già dai tempi sanguinari dei tagliagole della “grande revolution” che, in nome dell’uguaglianza, toglievano al popolo tutte le sue differenze identitarie; ha continuato a seminar lutti e dolori per fare buoni affari con le invasioni sanguinarie del risorgimento, ha voluto il bagno di sangue della grande guerra, poi è passata indenne dal re al duce ed alla repubblica, ma sempre e soltanto guardando ai propri interessi.

    Dai padroni del vapore ci si devono aspettare solo disastri.

    Come confermano le vergognose campagne guerrafondaie che ci stanno costando pesanti sacrifici.

    E allora? Nessuna speranza per noi tenaci indipendenti, cuori barbari non sognanti ma irriducibili avversari del nazionalismo? Non molliamo.

    Se le élites lombarde, piemontesi, venete, liguri, emiliane e romagnole sono come sempre contro di noi, se la così detta “mitica classe operaia” è in estinzione e si è ormai rassegnata ad essere schiava del consumismo, esiste nei nostri Popoli un vasto gruppo sociale che può essere sensibile ad una riscoperta dei valori profondi della nostra autoctona civiltà alpina e padana.

    Migliaia di giovani generosi si mobilitano in difesa dell’ambiente e della natura; cadono nella trappola del “cambiamenti climatici” mostro invisibile e fasullo, ma la loro generosa battaglia può trovare uno sbocco positivo se sapremo spiegare che il nostro territorio si difende solo se sapremo imporre regole a misura d’uomo per la sua conservazione.

    La vera alternativa al degrado ambientale è l’autodeterminazione delle genti, tagliando le unghie rapaci dei padroni del mondo.

    Certo, sarà necessario un lungo lavoro culturale ed un impegno politico senza compromessi coi partiti nazionalisti, uno peggio dell’altro, come abbiamo sempre detto.

    Questi giovani debbono scoprire il fascino del ritorno alla terra, ritrovare i vincoli di solidarietà della civiltà contadina, fare fronte comune e comunitario contro “quelli di città”, i parassiti senza radici avversati nella saga padana di Guareschi dai paesani, finalmente compatti, superando le fasulle barriere ideologiche che li dividevano.

    Non è il mugugnante travet dei capannoni che può condividere davvero la nostra speranza d’essere padroni in casa nostra. Non sono gli intellettuali un tanto a riga con sgambettante genuflessione ai potenti. Meno ancora possono essere dalla nostra i burocrati parassitari che difendono con le unghie e coi denti i loro privilegi di paracadutati da fuori in casa nostra.

    Dobbiamo fare appello ad una gioventù che merita di meglio d’una società decadente, amorale e massificante.

    Negli anni più cupi della dittatura franchista, baschi e catalani hanno continuato la loro lotta difendendo come un tesoro lingua, tradizioni ed i propri modi particolari di vita.

    Cominciamo anche noi una lunga marcia per salvare la nostra gente.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...ssa-possibile/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  9. #1109
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Fontana, Bossi sempre al mio fianco
    14 FEBBRAIO 2023 ELEZIONI REGIONALI LETTURA 1 MIN

    “Umberto Bossi sempre al mio fianco, voglio ringraziare lui e tutti quelli che mi hanno sostenuto. Nessun contrasto. Sta cercando con quel gruppo di persone di puntare su un aspetto fondamentale: l’autonomia. E’ stato fatto qualche passo in avanti significativo”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ai microfoni di Rtl 102.5. Poi, a chi gli chiedeva se nelle ultime ore, dopo il trionfo alle elezioni regionali ha sentito il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, Fontana ha spiegato: “Non ci siamo ancora sentiti. Ho sentito altri governatori, ma Vincenzo ancora no. Ho ricevuto molte telefonate ed ho dato, ieri, il mio cellulare a un mio collaboratore nel delirio della giornata”.

    https://www.lanuovapadania.it/photog...al-mio-fianco/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  10. #1110
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Un disastro politico – Salvini canta vittoria (con metà voti e metà consiglieri) sulle macerie politiche del Nord
    15 FEBBRAIO 2023 ELEZIONI REGIONALI LETTURA 1 MIN

    di Cuore Verde – Salvini: «Possiamo dirvi grazie, grazie, grazie. Grazie ai lombardi che hanno riconfermato a furor di popolo il buongoverno della Lega e del centrodestra e soprattutto di Attilio Fontana».

    In queste ore, nonostante la Lega non sia più il primo partito della Lombardia, Salvini “tira un sospiro di sollievo” perché non vi sarebbe stato “nessun tracollo”. Furor di popolo? Il popolo lombardo non mai stato così calmo e distaccato: il 58,32% degli elettori si è dedicato ad attività più dilettevoli di quella del voto. In Lombardia, i Fratelli d’Italia ora sono il primo partito con il 25,18%, ovvero, più della Lega (16,53%) sommata a Forza Italia (7,23%).

    In sostanza, Fratelli d’Italia, dopo le elezioni politiche di settembre, stravince anche ai “tempi supplementari” osservando che alle elezioni regionali del 2018, in Lombardia, aveva ottenuto un misero 3,64%. Non vi sarebbe stato “nessun tracollo”?

    La Lega di Salvini, in Lombardia, passa dal 29,65% del 2018 (28 seggi) al 16,53% del 2023 (14 seggi). Numeri chiarissimi. Sostanzialmente, la perdita in percentuale di quasi la metà dei consensi e della metà netta dei seggi.

    In valori assoluti, da 1.553.787 del 2018 a 476.175 elettori del 2023. Come ho scritto altre volte, mi interessano ben poco le progressive e regressive sorti della Lega di Salvini. Continuo a rilevare invece con preoccupazione il danno politico e culturale prodotto dalla sua ormai consolidata svolta nazionalista.

    Maneggiare politicamente un “brand” come il tricolore può portare a conseguenze imprevedibili. Alla fine, ha riportato alla grande ribalta politica quelli che, da sempre, se ne considerano i legittimi detentori: i “patrioti”. Errore storico commesso anche da una certa sinistra che lo ha usato per anni contro la Lega bossiana delle origini.

    Ora i patriottici “fratelli italiani” vincono agevolmente sulle macerie politiche del Nord. Loro hanno vinto e tutti gli altri hanno perso, compresi i loro alleati.

    L’elettorato del Nord chiedeva maggiore libertà politica ed economica, e ora, dopo l’insuccesso della svolta pseudonazionalista della Lega, ha spalancato le porte della Padania ai “Fratelli d’Italia”. Non mi voglio soffermare sulla inconsistente evanescenza di certi “comitati” e di altre iniziative individuali di nessun beneficio per la causa padana. Il Nord non ha più una sua vera rappresentanza. Un vero disastro politico.

    https://www.lanuovapadania.it/photog...iche-del-nord/
    Ultima modifica di Eridano; 19-03-23 alle 17:44
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