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  1. #941
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    https://www.ilfoglio.it/politica/202...lista-3935251/
    Ormai si è venduto anima e corpo al Berlusca, che è sulla scena politica da sempre solo per ingannare gli itagliani.
    Ottimo, così si è autoeliminato.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #942
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Che è ciò che vogliono i poteri della finanza.
    La sinistra serva e minoritaria, è sempre gradita per governare.
    Una sicurezza
    E chi meglio del servo burattinaio Berlusca lo può sapere?
    Non che si possa contare su un cambiamento con la Meloni, ma così hanno tolto ancora una volta ogni speranza alle maggioranze del paese di merda.
    Itaglia.

  3. #943
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Si cerca il gas da Israele.
    Chi ci va?
    Giorgetti.
    Senza parole.

  4. #944
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    La giunta Fedriga: bando da 80 mila euro per tutela dialetti veneti
    29 APRILE 202229 APRILE 2022 FRIULI VG LETTURA 1 MIN

    La Giunta del Friuli Venezia Giulia ha approvato in via preliminare il bando 2022 per la valorizzazione dei dialetti di origine veneta parlati in Regione. Il bando, approvato su proposta dell’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, prevede risorse per 80 mila euro. Al bando potranno partecipare, singolarmente o con un rapporto di partenariato, associazioni, fondazioni e altri enti di carattere privato senza finalita’ di lucro, che svolgano attivita’ di studio e ricerca, attivita’ culturali e spettacolo. Il finanziamento massimo sara’ di 5 mila euro per le domande singole e di 15 mila euro mentre per quelle presentate nell’ambito di un rapporto di partenariato. Il termine per la presentazione delle domande e’ fissato al 30 giugno 2022. Dopo l’approvazione odierna da parte della Giunta regionale, adesso il bando sara’ valutato dal comitato per la valorizzazione dei dialetti di origine veneta chiamato a esprimere il proprio parere.

    https://www.lanuovapadania.it/friuli...aletti-veneti/
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  5. #945
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    300 giorni al voto. Post leghismo e Nord, cosa si vuole fare?
    29 APRILE 202229 APRILE 2022 OPINIONI LETTURA 4 MIN

    di Roberto Pisani – 300 giorni circa. Tanto manca, teoricamente, alla scadenza naturale della legislatura romana e della consiliatura regionale lombarda. Un appuntamento importante, ovviamente, per il futuro dei nostri territori. Tuttavia in questi quattro anni tante, tantissime cose sono cambiate. Si è passati dalla gestione di una pandemia a quella, in corso, di una guerra. E tutto questo, giocoforza, ha influito sui consensi elettorali. Ma non solo.

    Il risultato del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari ha mischiato ulteriormente le carte in tavola. Inutile tornare su questo argomento che, in assenza di una legge elettorale adeguata e il conseguente ridisegno dei collegi, rischia di togliere rappresentatività ai territori, però di sicuro mina la legittimità del Parlamento italiano, ammesso che ne abbia ancora. In pratica si rischia di trovarsi un Parlamento di nominati dai partiti invece che di eletti dal popolo.

    Vabbè non è questo l’oggetto della mia riflessione. Piuttosto voglio soffermarmi sui cambiamenti politici, evidenziati dai sondaggi, per quanto essi possano valere, e sul riposizionamento degli attori in scena alla luce della diminuzione delle “cadreghe” a disposizione.

    La cosa più evidente che balza all’occhio è il dimezzamento, teorico, dei consensi del Movimento 5 Stelle e l’ascesa, e la discesa, della Lega Salvini Premier. E proprio su quest’ultima vorrei soffermarmi alla luce dell’inevitabile ripercussione che questo avrà sulle consultazioni regionali lombarde.

    Abbiamo assistito in questi anni ad una Lega che ha raggiunto dei consensi inaspettati suffragati dal 34,3% alle europee del 2019. Adesso, parrebbe dai sondaggi, che raggiunga a malapena il 16%, più che dimezzando quindi il proprio consenso elettorale.

    Questo fatto, associato alla diminuzione delle comode poltrone a disposizione, ha portato in questo periodo ad un fermento interno ed esterno alla Lega stessa e nel suo elettorato, soprattutto quello storico padano. La gestione nazionalista e personalistica del suo segretario sembra scontentare molti dirigenti, parlamentari e militanti, tant’è che negli ultimi tempi si assiste sempre di più a tentativi di costituire gruppi interni ed esterni alla Lega che inneggiano al federalismo, all’autonomia e addirittura all’indipendenza, vecchi cavalli di battaglia del partito.

    L’intervista dello storico segretario federale, nonché fondatore Umberto Bossi realizzata dalla direttrice di questa testata Stefania Piazzo, ha gettato benzina sul fuoco.

    Nessuno mette, ovviamente, in discussione le parole del Senatùr, di lui parla la sua storia politica, ma fanno pensare le dichiarazioni e le prese di posizione di tanti esponenti della vecchia guardia leghista.

    Considerando come punto fermo la buona fede rimane un dubbio: dov’erano questi signori in questi anni quando hanno assistito alla svolta nazionalista e populista del loro partito? Come mai non hanno fiatato quando i consensi elettorali erano al massimo? Che siano stati ibernati, loro malgrado, direttamente seduti su qualche comoda poltrona profumatamente retribuita?

    Nessuno ha la verità in tasca, e tanto meno io, però il dubbio che qualcuno sia spinto da un tentativo di riposizionamento personale, preodorando un’esclusione dalle candidature, cercando di dimostrare di avere ancora un certo seguito per portare consensi alla mamma Lega, magari di quegli elettori delusi dalla svolta nazionalista, rimane.

    Il Nord, a mio avviso, non ha bisogno di tutto questo. Il Nord ha bisogno di idee nuove, di facce nuove, pulite, e non di vecchi esclusi rancorosi.

    Il Nord ha bisogno di rappresentanza seria e non più legata al passato che non abbia nessun tipo di legame con i partiti nazionali, se si vuole avere quell’autonomia e quell’indipendenza politica richiesta da troppo tempo ormai e che uno stato moderno dovrebbe concedere ad occhi chiusi.

    E se lo stato centrale, vecchio ed ottuso, dovesse essere ancora reluttante a concederla, penso che il Nord sia maturo al punto di prendersela.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...si-vuole-fare/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  6. #946
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Pini: Non può essere Salvini a far ripartire la Lega Nord. Caro Fava, apprezzo il tuo ottimismo, ma son più di duemila anni che non si vedono miracoli
    30 APRILE 202230 APRILE 2022 POLITICA LETTURA 3 MIN

    di Gianluca Pini – Capita molto di rado di non esser d’accordo con Gianni. A onor del vero temo che anche stavolta sostanzialmente possa aver ragione, ma non a sufficienza per convincermi.

    (https://www.lanuovapadania.it/opinioni/fava-la-lega-nord-esiste-ancora-e-se-ce-qualcuno-che-puo-toglierla-dalla-naftalina-e-matteo-salvini/)

    O perlomeno: il suo ragionamento sarebbe logico se gli interpreti di questa specie di commedia, alla quale è ormai ridotta la politica italica, fossero politici sul serio.

    Per questo motivo non posso condividere le sue oneste aspettative perché io, al suo contrario, vivo il pragmatico realismo della disillusione.

    Ed è a tutto tondo una pia illusione anche il solo pensare che un pasticcione come Matteo Salvini abbia né la forza, né tantomeno la volontà di emanciparsi del personaggio da “circo Barnum” che ha creato e che ormai lo ingabbia avendolo di fatto ridotto ad una vittima da social che egli per primo ha alimentato, a suo uso e consumo.

    “Metiu”, per quanto abituato a smentire se stesso (con una semplicità da far impallidire un clown) mantiene troppi debiti – politici – con la sua cerchia meridionalista e centralista per tornare a parlare di Nord in maniera convincente.

    Capisco il ragionamento di Gianni Fava nella parte in cui sostiene che servirebbe un gesto generoso per liberare l’unico contenitore politico che abbia la credibilità e la storia per poter proseguire nella battaglia (visto le alternative che l’attuale panorama ci consegna).

    Ma ho la ragionevole certezza che non lo vorrà fare.

    O forse semplicemente non lo potrà fare, essendo consapevole di non poter essere lui a governarne le dinamiche.

    “Metiu” ha intrapreso una strada che nella migliore delle ipotesi lo ha reso alieno alle parole d’ordine che quel messaggio politico esige ed ha definitivamente deteriorato la propria immagine e credibilità nei confronti di quell’elettorato che a lui non riserva più alcun credito.

    Non solo: probabilmente potrebbe diffidarne anche chi, con maggior serietà, intenda portare seriamente avanti quel messaggio se dovesse emergere un qualsiasi collegamento a chi ha già tradito. E di chi ha voltato le spalle alla causa nordista, da Calderoli in giù, son pieni i fossi.

    In buona sostanza, è pur vero che i tempi sono maturi per il ritorno sulla scena di un soggetto politico che raccolga l’eredità storica della Lega Nord; ma questo soggetto non può aver nulla a che fare con Salvini e la sua classe dirigente.

    Pena la fine della battaglia per il federalismo e l’autonomia dei popoli.

    Ma tanto il problema non si porrà: Salvini (pur con un forte imbarazzo e resistendo a molte pressioni interne) fingerà di non aver mai letto quella che resta comunque una lucida analisi politica di un amico come Gianni che per me e per tanti vecchi Leghisti ( L ) rimane uno dei pochissimi esempi di serietà e coerenza in politica.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...dono-miracoli/
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  7. #947
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Salvini convoca Pontida e i colonnelli esultano. Boni: Senza decenza voler far credere che sia tutto come prima
    30 APRILE 202230 APRILE 2022 OPINIONI LETTURA 1 MIN

    di Davide Boni – Perché, voi della Salvini Premier e di Prima l’Italia, parlate di Pontida? Lo dico soprattutto per coloro che come me hanno indossato la camicia Verde e cantato il Va Pensiero sul pratone. Ma come fate a dire queste cose è crederci, ma soprattutto voler far credere che è come prima?! E voi che siete parlamentari e consiglieri regionali che dite che non siete d’accordo con il vostro Capitano, ma state lì? Lo dite oggi perché calate nei sondaggi, ma sperate che il Capitano vi metta in lista o vi sistemi, perché è così, per voi è solo una questione di posti? Ma abbiate almeno la decenza di non parlare di Pontida.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...to-come-prima/
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  8. #948
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Robusti: La Padania non era uno slogan. E Prima l’Italia, invece, che cos’è? Una discesa velocissima verso…
    3 MAGGIO 20223 MAGGIO 2022 OPINIONI LETTURA 4 MIN

    di Giovanni Robusti – Chi ha vissuto in Lega nel secolo scorso, quando “Padania” era al posto del nome del leader sul simbolo, ha imparato velocemente che chi sparava slogan, difficilmente ricopriva funzioni operative e gestionali. Serviva il megafono di turno. E più le sparava più diventava noto. Tuttavia, poi, a fare il sindaco, il presidente, il consigliere operativo andava chi parlava poco ma sapeva fare quello per cui era destinato. Lo stesso Umberto non ha mai voluto ricoprire ruoli operativi. E’ diventato ministro solo dopo essere tornato dalla malattia e per un ruolo di strategia più che di gestione.

    All’epoca, l’interesse ai voti era certamente una priorità come per ogni partito che sui voti vive per sua natura. Ma restava pur sempre una conseguenza della linea politica stabilita. Cioè, la Padania. Si ebbe anche la forza e il coraggio di perdere dei voti, non pochi, sfiduciando il primo governo a cui si partecipò. Perché quel governo interpretò la Padania come uno slogan e non come una aspirazione di un popolo.

    L’adesione a quella mozione di sfiducia, un anno dopo essere entrati in Parlamento, raccolse una adesione molto alta da parte dei parlamentari. Che ben sapevano che stavano firmando un suicidio politico personale nell’interesse di un progetto politico superiore e condiviso da un popolo. Abbandonammo il Parlamento romano per andare al Parlamento del Nord. Nacque il governo ombra. Non erano slogan. Erano atti, veri, vissuti e sofferti.

    Poi tutto cambiò. Anche Umberto venne convinto a prendere la strada della ricerca dei voti che, non sempre, sono consenso vero. L’arrivo dei voti, o almeno dei sondaggi, ha galvanizzato una struttura sempre più lontana dalla Padania. E chi osava contestare, come sempre, ha dovuto prendere la porta. Per uscire!

    L’ambizione di diventare il perno della destra, ha fatto perdere la visione d’insieme. Ha fatto perdere la consapevolezza che, oltre a sparare sentenze, allarmi, battute si dovrebbero prima o poi indicare percorsi, soluzioni, strategie. Dare sicurezza non solo togliendo dalle strade “i negher”, ma anche dando soluzioni per il futuro proprio e dei propri figli. E la botta più grossa è venuta, non a caso, dal covid e soprattutto dalla guerra. Dove non si sparano parole ma proiettili, veri.

    Non tutti nel centro destra, hanno seguito la strada in discesa del populismo spinto. Ci si è svegliati dalla droga di parole vuote e per trattenere gli elettori dei sondaggi, è stato sparato ancora una volta uno slogan. Per ora vuoto: “Prima l’Italia”. E la discesa sarà ancora più ripida.

    D’altronde basta guardarsi in giro e nemmeno troppo lontano. La storia della Lega di 30 anni si è riassunta negli ultimi 10 anni del movimento dei grillini.

    Come finisce? Sino alle prossime elezioni, nulla. Sia la Lega che i 5S semmai cercheranno di abbreviare l’agonia e accelerare il voto. Ma poi i nodi verranno al pettine. Una diaspora sarà inevitabile. La parte che ancora crede sia possibile riprendere il progetto Padano in una Europa dei popoli, speriamo sappia scegliere un gruppo dirigente e soprattutto un leader, semmai esiste, capace di guardare lontano senza farsi prendere troppo dai sondaggi. E questo vale, Padania a parte, anche per i 5S.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...cissima-verso/
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  9. #949
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Robusti: Per far riprendere vita al voto padano serve ripartire da zero. Da Salvini non aspettarsi nulla
    11 MAGGIO 202211 MAGGIO 2022 OPINIONI LETTURA 3 MIN

    di Giovanni Robusti – Ho letto la posizione di Gianni Fava e la risposta di Gianluca Pini sul futuro della Lega Nord (vedi qui: https://www.lanuovapadania.it/opinioni/fava-la-lega-nord-esiste-ancora-e-se-ce-qualcuno-che-puo-toglierla-dalla-naftalina-e-matteo-salvini/,https://www.lanuovapadania.it/politica/pini-non-puo-essere-salvini-a-far-ripartire-la-lega-nord-caro-fava-apprezzo-il-tuo-ottimismo-ma-son-piu-di-duemila-anni-che-non-si-vedono-miracoli/ ). La tesi di Fava è intrigante. Quella di Pini realistica.

    Semmai fosse, il sistema di rapporti, di dare avere, su cui Salvini ha creato il suo attuale “potere” non gli consentirà mai di riaprire uno spazio politico che possa avere un peso. Non lo permetterà a meno che non sia uno spazio controllato. Cioè un giocattolo che abbaglia gli allocchi. Come andrebbe visto dunque chi si prestasse a guidare quello spazio?

    Umberto Bossi non ha creato la consapevolezza della Padania dal nulla. Ha girato in lungo e largo la Padania facendo leva su un sentimento che era già nel cuore della nostra gente. Notte dopo notte, riunione dopo riunione, manifesto dopo manifesto, scritte sui muri dopo scritte sui muri, contro ogni previsione e contro tutti Bossi ha captato un idem sentire. Senza aiuto di nessuno. Anzi, contro tanti, contro il sistema di potere dell’epoca. Sistema che ha semplicemente sottovalutato l’azione capillare di Bossi e dei suoi della prima ora.

    Certo poi c’è stata mani pulite ed è venuto giù il mondo. Ma a raccoglierlo, l’effetto, è stata l’intuizione di Berlusconi di togliere dal congelatore anche il voto della destra finiana. Ma Berlusconi non è il vergine della politica che per caso ha deciso di scendere in campo. E i suoi, oltre a lui, altro non erano che le seconde file dei vecchi democristiani e socialisti post craxiani.

    Anche dopo la sfiducia a Berlusconi il sistema riuscì a sopravvivere, semplicemente congelando i voti leghisti e quelli della destra ex finiana.

    Il sistema di potere si basa sui voti che può prendere ma anche e soprattutto sul congelare i voti degli altri.

    Prodi riuscì a governare sempre e solo quando una parte del voto di destra risultava congelato.

    Su questa base, non credo che il sistema di potere possa consentire a qualcuno di scongelare un voto che potrebbe diventare incontrollabile. Oggi, quel non voto, fa comodo che resti un non voto.

    Per scongelare quel voto, senza l’aiuto di alcuno, non c’è bisogno che Salvini sblocchi la vecchia Lega Nord. Basterebbe che scendesse in campo, ad esempio, Luca Zaia con la Liga Veneta (o anche senza). Ma non succederà.

    Per far riprendere vita al voto Padano serve ripartire da zero. Gente giovane, mai contaminata dal potere, mai espressione di attività politica. Ci vuole una credibilità nuova, vergine.

    Diversamente sarebbe sempre un déjà vu.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...ettarsi-nulla/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #950
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Lega, Castelli: “E’ tempo di unire le forze autonomiste come nel ’90, c’è malcontento. Estate decisiva per capire se questa pentola a pressione che ormai è il partito esploderà e se esploderà da che parte andrà”

    19 MAGGIO 202220 MAGGIO 2022 POLITICA LETTURA 8 MIN
    di Stefania Piazzo – “Quella è la prima tessera della Lega, è del 1987”. Roberto Castelli indica quello che sta alle sue spalle. “Facevo parte di 100 pretoriani di Bossi, ero in quei 100 con diritto di voto. Ma non sono qui per dire “formidabili quegli anni. La storia va ripercorsa alla luce degli eventi attuali”.

    L’attacco promette bene già dalle prime battute del webinar promosso da Rete 22 Ottobre con l’ex Guardasigilli, ora presidente dell’associazione Autonomia e libertà. Con lui, ospiti, ci sono il nostro quotidiano, il collega Gioan Polli, Giuseppe Leoni e Gianantonio Bevilacqua rispettivamente presidenti di Federalismo sì e della stessa Rete 22 Ottobre che organizza la serata dedicata al Federalismo. Forse, Stefano Fascio, responsabile territoriale del Piemonte, che modera la serata, neanche immagina quale lancio a lunga gittata stia per lanciare l’ex senatore leghista.

    Il tema è topico. Dal federalismo alla Lega di oggi. Già, ma quale Lega?

    “Quelle ragioni sono attuali – mette subito per inciso Castelli -. Sotto la spinta della Lega qualcosa è cambiato”. Poi mette il baricentro qui: “L’intuizione di Bossi fu quella di unire le diverse realtà autonomiste, i movimenti territoriali. In democrazia per pesare devi avere voti, e Bossi con la sua formidabile personalità riuscì a unire tutti. I gruppetti autonomisti sono come la sinistra, sono frazionisti…”.

    Ecco dove lancia il primo sasso Castelli, con una serie di avverbi che sottolineano l’ineluttabile corso degli eventi dovuti ai numeri, ad un rapporto di forza. Ma anche di crescente malessere.

    “Oggi siano tornati a quel punto. La Lega ha cambiato radicalmente la sua politica, è diventata sostanzialmente un partito centralista. Legittimamente, perché è la linea di un segretario che ha vinto un congresso. E oggi? Viviamo il paradosso che oggi la Meloni fa una convention di partito a Milano e la Lega, invece, la va a fare a Roma e a Napoli”.

    Un esempio che è sintesi della mutazione genica impressa da Salvini.

    Poi, arriva al cuore della proposta, o meglio, al bivio, col passo del mezzo maratoneta. “Oggi si pone il problema del frazionismo dei gruppi autonomisti, federalisti. Prima o poi ci si dovrà guardare in faccia e vedere se è possibile unire le forze. Io credo che questo possa essere fatto. La piattaforma di allora, degli anni ’90, di maggiore autonomia del Nord, il superamento degli squilibri territoriali di allora sono attuali (pensiamo al fatto ad esempio che gli insegnanti sono quasi tutti del Sud, idem la magistratura, i prefetti…)”.

    Tradotto? Castelli sta lanciando la proposta di mettere insieme i fuoriusciti? Tutti quelli che a diverso titolo hanno fondato movimenti politici, associazioni con ragione sociale l’autonomia, il federalismo? Di fare massa critica insieme, per un nuovo soggetto politico?

    Potevamo non rilanciare e chiedere, come la nuova padania, dove voglia arrivare Castelli?

    Glielo abbiamo chiesto. E questa è stata la sua risposta al nostro quotidiano.

    “Noi siamo nati l’anno scorso, eravamo quattro carbonari, ma ora vedo l’effetto palla di neve. Le cose stanno prendendo una accelerazione notevolissima, gli eventi sono a favore dell’istanza autonomista e federalista se non secessionista. La pancia vera della Lega, i militanti veri della Lega sono rimasti lì, oggi c’è un forte malcontento che resta sopito fino a quando il partito è potente. Ma fino a quanto ci sarà questo pentolone, che è la Salvini Premier, e di cui io ho alla tessera? Pensavamo all’inizio di costruire una corrente che potesse far sentire la propria voce all’interno del partito, poi, invece…”.

    Invece non c’è spazio per chi la pensa diversamente, ti fa capire. La corda è tesa e il punto di rottura, rispondendo sempre a la nuova padania, sembra prossimo.

    “Io credo che questa estate sarà decisiva per capire se questa pentola a pressione che ormai è il partito esploderà e se esploderà da che parte andrà. Credo che andrà dalla parte del sentimento della questione settentrionale, perché siamo in tanti, un po’ sparsi, un po’ di qua, un po’ di là, un po’ all’interno della Lega. Bisogna vedere se i dirigenti della Lega capiranno che stanno rischiando di non sfondare al Sud e di perdere nel contempo i voti del Nord. Siamo in grandissimo movimento, questo è il punto fondamentale, movimento che si aggraverà se il 12 giugno i risultati elettorali non saranno del tutto confacenti alle aspettative dei dirigenti del partito”.

    “E’ un momento di grandissima transizione – ci spiega -. Chi ha a cuore la questione settentrionale deve stare in guardia. Un importante parlamentare della Lega mesi fa mi ha detto: Basta che nasca uno che vale un quarto di Bossi perché il tema della questione settentrionale riesploda con tutti i suoi effetti. Ecco, io sono nato politicamente nella Lega nel 1987, per portare avanti determinati ideali e quegli ideali ancora li troviamo sul tavolo. Se si porteranno avanti nella Lega bene, altrimenti qualcosa succederà. Ci sono movimenti che vogliono proseguire su quella politica. Avere 5 gruppetti che vanno da soli è un conto, avere un soggetto che sia forte, qualcosa vale…”.

    Questa sera Castelli è a San Genesio, nel pavese, terra dell’europarlamentare Ciocca e casa di Roberto Mura, consigliere regionale. Tema dell’incontro, neanche a dirlo, “Autonomia”. Del Nord da Roma, di sicuro. Anche dalla Salvini Premier? O l’auspicio è che il cambiamento avvenga dall’interno?

    Poi, Castelli lancia un pensiero anche referendario in materia di giustizia.

    “Temo che con i referendum si raggiungerà una eterogenesi dei fini. Non vedo un gran sostegno sui referendum, tradizionalmente è sempre stato difficile raggiungere il quorum, questo sarebbe un grave danno perché consentirebbe alla magistratura militante che oggi è in grande difficoltà di rialzare la testa”.

    E, infine, una chiusa nostalgica.

    “Ogni tanti ripenso al 1994 e al ribaltone. Se non lo avessimo fatto sarebbe stato forse diverso il corso degli eventi? E’ una domanda sterile, però guardando la storia di ieri, occorra far tesoro di quella esperienza e capire come rilanciare la tematica autonomista”. Magari prima che arriva uno che vale un quarto di Bossi.

    Per rivedere il webinar:

    https://www.facebook.com/10958273118...22790561902893
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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