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  1. #961
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    E cosa cambia per gli indipendentisti? Siamo alle solite prese per il culo.
    Storia vecchia non fa buon brodo.
    È solo una caccia alle poltrone in veste falso nordica.

  2. #962
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Per un leghismo che vada oltre la Lega: Macroregioni e istruzione. Non si fanno con “Prima gli italiani”
    22 LUGLIO 202222 LUGLIO 2022 OPINIONI LETTURA 7 MIN

    di Cuoreverde – In questi giorni afosi di luglio mi astengo deliberatamente dal seguire gli sviluppi della crisi di governo. Un mondo troppo lontano dalla realtà. Preferisco invece commentare la notizia della convocazione, per il 20 settembre, del Consiglio Federale della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. All’ordine del giorno è prevista anche l’indizione del Congresso Federale. Le questioni che riguardano la “vecchia” Lega sono varie e complesse (commissariamento, ricorsi, iscritti ecc.), ma qui vorrei limitarmi ad esprimere un mio piccolo personale suggerimento per un eventuale dibattito politico congressuale. Si tratta, in definitiva, di considerare obiettivi circoscritti e praticabili. Certamente non mi riconosco nella “Lega del Presente” , la Lega tricolore di Salvini, partito nazionalista (“Prima gli italiani”) privato di ogni riferimento al Nord e all’autonomia della Padania. Ogni tanto, per mio piacere personale, ripercorro idealmente i momenti più significativi della “Lega del Passato”, la Lega di Bossi. Ma, in questo caso, non si può evitare di considerare anche gli errori compiuti: innumerevoli iniziative intraprese ma pochissimi risultati ottenuti. In particolare, sul piano socio-culturale. In questo senso, vorrei poter contribuire alla costruzione di una “Lega del Futuro”. Per un leghismo che vada oltre la Lega.

    Per iniziare, sarebbe un piccolo ma rilevante risultato realizzare un progetto politico “soft” come la “super-regione della Padania” di Guido Fanti (1975), una alleanza delle regioni del Nord padano che all’epoca fu appunto definita “lega del Po”. Ritengo che per arrivare ad una vera autonomia occorra comunque partire con gradualità e senza percorre le astruse quanto scarsamente realizzabili geometrie dei decentramenti verticali, orizzontali e differenziati. In questo senso, con una situazione geopolitica ben chiara e definita come quella della Padania, non comprendo per quale motivo i presidenti delle regioni del Nord, non abbiamo mai ritenuto opportuno riunirsi periodicamente in una specie di “conferenza” istituzionale per discutere di temi di interesse comune, a prescindere dalla loro appartenenza partitica.

    Un altro argomento che mi interessa particolarmente è l’insegnamento delle lingue locali nelle scuole. Paradossalmente, lo studio scientifico dei “dialetti” è stato variamente sostenuto come metodo per insegnare l’italiano nelle scuole elementari a partire dalla seconda metà dell’ottocento da studiosi come Graziadio Isaia Ascoli fino ad arrivare a Lombardo-Radice. Quest’ultimo, negli anni 1922-1924, collaboratore diretto del Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, si occupò della stesura dei programmi ministeriali per le scuole primarie, inserendo, fra le altre materie, anche l’uso delle lingue locali nei testi didattici. Il metodo Dal dialetto alla lingua di Lombardo-Radice, negli anni seguenti, fu sostanzialmente accantonato perché il fascismo, fortemente impegnato nella costruzione del nuovo cittadino italiano, e, quindi, nella eliminazione di ogni differenza che potesse contraddire questo assunto tanto ideologico quanto artificiale, adottò una politica linguistica chiaramente antidialettale e dialettofoba. Si voleva equiparare la pretesa nazione italiana ad una sola lingua attraverso la pratica dello sradicamento sistematico dei dialetti. Reintrodurre lo studio delle lingue locali nelle scuole dopo la seconda guerra mondiale, sarebbe stato, pertanto, un vero e proprio atto “anti-fascista”.

    Prima di questa fase dialettofoba erano comunque già da tempo in uso testi e dizionari dal dialetto all’italiano corredati di grammatica, declinazioni e verbi, redatti da studiosi e professori patrocinati da scuole ed università. Ad esempio, le opere per le scuole elementari di Giulio Nazari Dizionario Vicentino-Italiano e regole di grammatica ad uso delle scuole elementari di Vicenza, 1876; Dizionario veneziano-italiano e regole di grammatica ad uso delle scuole elementari di Venezia, 1876, parallelo fra il dialetto bellunese rustico e la lingua italiana. Saggio di un metodo d’insegnare la lingua per mezzo dei dialetti nelle scuole elementari d’Italia, 1894.

    Rimarchevole poi la pubblicazione dei testi della serie Esercizi di traduzione dai dialetti (della Liguria, della Lombardia, della Sicilia, ecc.) edita dalla Paravia negli anni ’20. Nelle “Avvertenze per i maestri” di uno di questi testi di può leggere: “Il maestro tenga sempre presente che questi manualetti devono servire non ad insegnare il dialetto, che gli scolari conoscono già perfettamente, ma ad insegnare la lingua per mezzo di esso”.

    Quando un popolo riscopre la propria lingua nella dignità di materia scolastica è chiaro che si possono creare le basi per una spontanea e consapevole coscienza politica autonomista. Esattamente il contrario di quello che auspicava la scuola fascista. L’insegnamento delle lingue locali, negli ultimi anni, è stato solo oggetto di banali strumentalizzazioni politiche. L’unica vera battaglia che la Lega avrebbe dovuto vincere. La battaglia culturale. Non si sarebbe trattato quindi di “diminuire” il sapere degli alunni ma di “aggiungere” cultura. La nostra cultura. Senza inutili conflitti. Una nuova Lega, secondo me, dovrebbe pertanto sostenere, con forte impegno, l’insegnamento delle lingue locali nelle scuole.

    A coloro che poi ritengono che si tratti di una questione retrograda e fuori moda, vorrei far notare che è proprio di questi giorni la notizia che i distributori automatici di carburante di oltre 1.700 stazioni di servizio di una nota impresa del settore “parleranno” i dialetti locali di cento province. I distributori, multilingue, con apposito pulsante, forniranno istruzioni oltreché in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, anche nel dialetto locale al quale, pertanto, viene riconosciuta “dignità di lingua”.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...-gli-italiani/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #963
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Patelli: Ma davvero il residuo fiscale lombardo è la sola ragione per chiedere l’autonomia? Ci vuole altro
    2 AGOSTO 20222 AGOSTO 2022 OPINIONI LETTURA 2 MIN

    di Alessandro Patelli – Spesso esprimo dubbi sul richiamo del residuo fiscale della Lombardia come motivo per rivendicare l’autonomia. Residuo pari a 54 miliardi in riferimento alle risultanze per l’anno 2016 ma sempre citato come fosse sempre attuale. Ricordo che il residuo è la risultanza tra quanto viene raccolto dallo Stato, tassando il reddito e il valore aggiunto su merci e beni di consumo e quanto lo stesso spende o trasferisce sulla porzione di territorio considerato. Nel nostro caso la Lombardia o il Nord.

    Allo stesso modo della rivendicazione lombarda, in ambito europeo chiediamo che la tassazione avvenga nel paese di residenza o di produzione dei beni o servizi. Semplificando, sarebbe come dire che le altre singole Regioni, Province o Comuni rivendicassero che aziende e cittadini in Italia pagassero le tasse sul reddito e sul valore aggiunto direttamente a loro. Che per quanto mi riguarda sarei anche favorevole.

    In questo caso avremmo comunque un residuo fiscale di 54 miliardi?

    Diciamo che in Lombardia e in particolare a Milano, abbiamo la sede legale della maggior parte delle multinazionali, delle aziende nazionali di servizi, delle banche, i più grandi gruppi finanziari e molto altro, che versano qui i loro redditi ma operano o producono su tutto il territorio nazionale. Pensiamo alle aziende di distribuzione di servizi (telefonia ed energetiche), che hanno la sede legale a Milano ma operano sul territorio nazionale.

    Se questi soggetti versassero le Imposte o l’Iva nei rispettivi territori regionali, una grossa fetta di queste entrate resterebbero su quel territorio, mentre quanto si spende o trasferisce rimarrebbe invariato: il residuo fiscale di 54 miliardi si ridurrebbe considerevolmente. Certamente ne rimarrebbe comunque una buona fetta, ma certamente non così alta e la parte mancante andrebbe a ridurre l’attuale divario di residuo tra nord e sud del territorio italiano. Se la logica è giusta, come affermiamo noi, anche loro avrebbero più soldi da spendere!

    Quindi, quando parliamo di residuo fiscale, cerchiamo anche di rifletterci prima di usarlo come rivendicazione dell’autonomia regionale, questa non è rivendicabile tramite il residuo fiscale: ci vuole altro!

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...i-vuole-altro/
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  4. #964
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    La Lega, tra autonomia “stagionata” e presidenzialismo “grand reserve”. Ma oggi servono “aree forti”
    8 AGOSTO 20228 AGOSTO 2022 POLITICA LETTURA 3 MIN

    di Cuore Verde – Dopo lo scoppio della bolla governativa, nelle sagre estive della propaganda elettorale, ci vengono serviti dal centro-destra piatti di autonomia padana “stagionata” cinque anni accompagnata da presidenzialismo tricolore “grand reserve”. Sapori forti, contrastanti, difficile da abbinare. Una larga maggioranza governativa, almeno in teoria, potrebbe comunque creare, con una riforma costituzionale coerente e armoniosa, questo inconsueto “mix” tra presidenzialismo e maggiore autonomia territoriale. Si potrebbe trarre ispirazione dalla ricetta del presidenzialismo e federalismo statunitensi: le regioni diventerebbero veri e propri stati autonomi federati tra loro con un presidente e un parlamento eletto da tutti i cittadini della “unione federale”.

    Credo che il maggiore fraintendimento nel dibattito politico sul “decentramento”, tuttavia, sia ancora quello di considerare immutabili le regioni previste dalla Costituzione, in sostanza, con qualche aggiunta successiva, i compartimenti e le regioni “inventate” da Pietro Maestri (1864) e Alfeo Pozzi (1870) per mere ragioni statistiche. Bisognerebbe invece valutare l’opportunità di realizzare delle regioni nuove, delle regioni diverse, più grandi e più forti rispetto alle attuali regioni amministrative previste dalla Costituzione che vediamo disegnate sulla carta geografica. Realizzare delle “aree forti”, con una grossa capacità di concentrare risorse e di programmare il proprio sviluppo su dimensioni continentali.

    In questo senso, anche i fondi del PNRR dovrebbero essere “decentrati” a favore di queste “aree forti”. Peraltro, l’art. 132 della Costituzione prevede che con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, si possa disporre la fusione di regioni esistenti o la creazione di nuove regioni con un minimo di un milione d’abitanti. Attualmente occorre che la richiesta sia fatta da tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate e che la proposta debba essere approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

    Ecco quindi la conseguente necessità di rivalutare i noti progetti macro-regionali: la super-regione della Padania di Guido Fanti (1975), gli accorpamenti regionali proposti dalla Fondazione Agnelli nel 1992, le tre Repubbliche di Gianfranco Miglio. Ricordiamo poi la pubblicazione “La Padania, una regione italiana in Europa”a cura della stessa Fondazione Agnelli.

    Per far digerire questo piatto forte in salsa padana anche ai fratelli tricolore, ricordiamo che le premessa originaria, come al solito, non rispettata, della cosiddetta “2^ guerra di indipendenza”, era la creazione di una Confederazione di stati italiani (Regno dell’Alta Italia, Regno dell’Italia Centrale, Stato Pontificio, Regno delle Due Sicilie) come previsto dal Trattato di Plombieres (1858).

    Tutto questo non per abbellire programmi di governo con parole come autonomia e decentramento variamente declinato, ma per superare l’eccessiva frammentazione di aree che invece sono omogenee per riferimenti storici, sociali e culturali e per interessi economici.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...no-aree-forti/
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  5. #965
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Acque agitate nella Lega in Valsesia. Dalle urne fratture o consenso?
    4 SETTEMBRE 20224 SETTEMBRE 2022 PIEMONTE LETTURA 3 MIN

    di Roberto Gremmo – Nuova, profonda rottura nella “Lega per Salvini premier” della Valsesia dove un gruppo di dirigenti ha scritto a Salvini e Molinari puntando il dito contro il deputato non ricandidato Paolo Tiramani.

    In una lettera inviata al segretario (citata da Roberto Maggio sul quotidiano “La Stampa”) il parlamentare di Borgosesia ed attuale commissario provinciale viene accusato, così dicono gli autori, di aver pensato ad un “passaggio nelle file di Fratelli d’Italia, poi non verificatosi solo, sembrerebbe, per la mancanza di assenso finale dei vertici di F.d’I.” oltre a non aver sufficientemente valorizzato il ruolo del proprio partito nelle recenti elezioni provinciali, impegnandosi in una campagna che “sembrava più diretta ad accontentare altri”, cioè i melonisti.

    La protesta e’ firmata dal vice sindaco di Gattinara Daniele Baglione, Eraldo Botta vice sindaco di Varallo, Alessandro Montella, Claudio Tambornino, Denis Cazzadore, Franco Bercellino, Maurizio Tascini e Roberto Carelli.

    Come immaginabile nelle dinamiche di partito è subito partita da via Bellerio la difesa d’ufficio dei Tiramaniani che hanno deprecato l’uscita intempestiva degli scontenti che, lamentano, “rischia di fomentare malumori e divisioni, poco utili se non addirittura dannosi in questo momento di campagna elettorale” in cui, aggiungiamo noi, la rincorsa a chi e’ più nazionalista imposta da Capitan mohito rischia di far fare un grosso tonfo ad un Carroccio ormai in caduta libera.

    Al di là delle beghe di corridoio, la lettera che sostiene Tiramani rivela una profonda spaccatura nel gruppo dirigente valsesiano e vercellese perché porta le firme del sindaco di Tronzano Michele Pairotto, di quello di Quarona Francesco Pietrasanta e da Alberto Micca, Margherita Candeli, Carlo Stragiotti, Paolo Ferrari, Leonardo Falcetta e Davide Tagliabue.

    Per il momento non sembrano esserci reali segni di sbandamento filo melonista ma se, come molti prevedono, i risultati del voto saranno deludenti per il partito di Salvini, le acque già agitate d’una Valsesia da sempre a vocazione soprattutto autonomista potrebbero provocare alte onde di nuovi contrasti, fughe su più confortevoli lidi politici e forse addirittura la nascita di nuove organizzazioni più legate al territorio e meno ai giochetti di corridoio.

    Per adesso, siamo alle schermaglie letterarie. Dalle urne potrebbero venire più forti rotture.

    https://www.lanuovapadania.it/piemon...re-o-consenso/
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  6. #966
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Chissà se l'amico valsesiano ci vuole aggiornare?

  7. #967
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Salvini può fare l'incazzato finché vuole, e querelare chi vuole.
    Ma è fuori di dubbio che fosse stato, ingenuamente, scelto da Putin come referente per l'itaglia.
    Solo che era stato prescelto per attuare la Padania ed uscire dall'Europa.
    Ma lui è un coglione senza senso della misura e si è buttato sul nazziunalo.
    E così al Metropol è stato bruciato.
    Non importa sapere o provare se ha intascato o no rubli, la figura di merda a livello internazionale è enorme.
    E a nulla è valso il tentativo ridicolo di riconquistarsi una fiducia ormai sepolta col voler mediare per la pace.
    Non poteva che aumentare la quota di merda della figura precedente.
    Un poveretto.

  8. #968
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Caro Salvini,
    L'autonomia dei traditori te la puoi mettere su per il c...!

  9. #969
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    SE CI SONO ANCORA DUBBI SULLE PRIORITÀ DELL’EX LEGA
    18 SETTEMBRE 202218 SETTEMBRE 2022 ELEZIONI LETTURA 1 MIN

    di Gigi Cabrino – Ci limitiamo a riportare le parole dell’europarlamentare Valentino Grant coordinatore campano della Lega per Salvini premier (aspetta e spera). Le priorità del nuovo corso sembrano chiare.
    “Alcuni esponenti del PD sono talmente impegnati a gettare fango sugli avversari che dimenticano di leggere i giornali. Sulla questione dei fondi al Sud è in atto una vergognosa operazione di disinformazione, degna della peggiore dittatura comunista, un atto di terrorismo mediatico verso la verità, verso la Lega, verso gli italiani. È un segnale di paura per gli ultimi sondaggi che vedono il PD in affanno al Mezzogiorno. Sulla questione abbiamo ampiamente risposto, come sempre con i fatti, con i nostri Ministri, un sottosegretario all’economia, un ex vice ministro per il meridione, consiglieri regionali di tutte le regioni meridionali e numerosi parlamentari. I fondi al Sud non sono in discussione, basta con le fake news. Il partito democratico con questa finta narrazione ha spezzato in due il paese”.

    https://www.lanuovapadania.it/elezio...a-dellex-lega/
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  10. #970
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Pontida o Teano? Dal giuro all’obbedisco sarà un attimo
    18 SETTEMBRE 202218 SETTEMBRE 2022 OPINIONI LETTURA 3 MIN

    di Angelo Alessandri – E quindi domenica, nuovamente, gente senza identita’ e senza comprensione della storia, sara’ su quel prato, o meglio il mezzo prato rimasto, di Pontida.

    In teoria sarebbe il luogo di un giuramento.
    Un giuramento sacro. Si unirono in quella grande alleanza i liberi comuni del Nord contro l’invasore. Fu un fatto storico notevole e unico che poi a Legnano divenne leggenda. Si unirono in Lega Nord.
    I comuni delle terre padane. Non da nord a sud.
    E prima celebrare Pontida aveva un valore anche ancestrale per i popoli del Nord.


    Adesso invece sara’ la sagra del baba’, dell’ amatriciana, del caciocavalllo e dell’arancino.
    Con rosari e cuori immacolati, santi europei e tanta ma tanta nutella. Quella roba li’.
    E verranno con pullman organizzati, manco fossero la cgil, da localita’ esotiche per i cittadini delle valli bergamasche. Da posti come Vibo Valentia o Barcellona Pozzo di Gotto. Posti mai sentiti.


    Pota. Se obbligano sindaci, consiglieri, assessori, regionali e parlamentari e magari obbligano pure tutti gli stipendiati negli enti e se infine obbligano i militanti a scordarsi il giretto in collina, forse, quel mezzo prato rimasto lo riempiranno pure . Forse, ma solo cosi’.


    Finiti i bei tempi dove bastava rullare i tamburi nordisti per riempire il doppio pratone ( prima che ci costruissero il discount ). Quelle erano pontide vere. Nord che rinnovava un giuramento. Adesso reciteranno forse un Credo religioso e bigotto e forsanche poco convinto.

    Non ci saranno le bandiere delle colonie padane oppresse da Roma.
    Ma sventoleranno invece i tricolori di roma.
    Che tristezza.
    Non e’ Pontida, e’ Teano.

    Consegna tutto alla Meloni. Obbedisco.
    Si perche’ scommetto che lo fa malvolentieri.
    Rosicando, aggiungo.
    Lei forse lo triplica persino, che smacco.
    Se finisce 10 a 30 dal 26 settembre inizieranno i problemi veri.. E credo che Giorgia lo sappia.
    Ma son cazzi loro. Son cazzi di Roma.

    Ovviamente domenica sul prato di sto Teano, provera’ a smarcarsi, persino a far finta di attaccare Giorgia su qualche tema.
    Scommettiamo?
    Ha bisogno di provare a recuperare qualche voto se no li prende tutti lei il 25.


    E provera’ a usare lei come obiettivo ultima settimana . Col rischio di regalargliene altri.
    Che so, sul bilancio? Su 30 miliardi che non ci sono da promettere in piu’ ultimi giorni? O addirittura su autonomia che ne parlano i veneti ma poi non la capiscono a Gioia Tauro?
    Piccolo cinema. Piccolo teatro. Tutto li.

    Nel mentre proprio a Bergamo, lei invece viene a salutare i patrioti tricolorati. A Bergamo.
    Non c’e’ piu religione. Ma e’ cosi’ oggi.
    Non ci sono piu’ i bergamaschi di una volta.
    E dal 26 il premier potrebbe essere lei. Punto.

    Dal ” giuro” al “obbedisco, e’ un attimo…

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...ara-un-attimo/
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    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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