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  1. #1081
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Paolo Franco: “Il presidente della Sicilia dice no all’autonomia. I deputati eletti nella Salvini Premier escano dalla maggioranza”
    5 DICEMBRE 20225 DICEMBRE 2022 OPINIONI LETTURA 1 MIN

    Poche parole, dirette. “Il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, eletto il 25 settembre scorso, si è detto contrario all’autonomia di Veneto e Lombardia. Spero che i deputati regionali siciliani eletti nella lista Lega Salvini Premier a sostegno di Schifani escano dalla maggioranza e che questo sia chiesto loro dal consiglio federale della Lega”. Così all’AdnKronos, Paolo Franco, ex senatore della Lega, oggi responsabile dei Comitati dell’Autonomia del Veneto.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...a-maggioranza/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #1082
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Regionali, si vota il 12 e 13 febbraio 2023. Lombardia, i tre fuoriusciti dalla Salvini Premier costituiscono il gruppo Comitato Nord
    9 DICEMBRE 20229 DICEMBRE 2022 ELEZIONI REGIONALI LETTURA 1 MIN

    Il consiglio dei ministri ha approvato le date per le prossime elezioni regionali in Lazio e Lombardia. Si andrà ai seggi domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023 sino alle ore 15. Ora si mette in modo la macchina elettorale, con fibrillazioni che sono soprattutto in casa della Lega. I tre consiglieri regionali del Carroccio Roberto Mura, Federico Lena e Antonello Formenti sono usciti dal gruppo consiliare della Salvini Premier, e hanno depositato a quanto pare il nome del nuovo gruppo, Comitato Nord.

    https://www.lanuovapadania.it/photog...comitato-nord/
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  3. #1083
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Crisi Lega, Lombardia: consiglieri regionali Mura, Lena e Formenti lasciano Salvini. Verso nuovo gruppo
    9 DICEMBRE 20229 DICEMBRE 2022 LOMBARDIA LETTURA 1 MIN

    I consiglieri regionali Lombardi Roberto Mura, Federico Lena ed Antonello Formenti nella giornata di oggi visto i malesseri interni e la non predisposizione all’ascolto delle innumerevoli criticità territoriali e l’abbandono totale delle tematiche autonomiste nordiste , hanno deciso di lasciare il gruppo Lega Salvini Premier e costituire un nuovo gruppo regionale.

    https://www.lanuovapadania.it/lombar...-nuovo-gruppo/
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  4. #1084
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    L’intervista – Grimoldi: L’80-90% dei dirigenti dà ragione al Comitato Nord. La Lega non può essere prigioniera di 10 persone nominate calate dall’alto
    8 DICEMBRE 20228 DICEMBRE 2022 POLITICA LETTURA 10 MIN

    di Stefania Piazzo – E’ l’Immacolata e Paolo Grimoldi sta per andare a portare i suoi saluti a Umberto Bossi, a Gemonio. Ma prima si concede in una lunga videointervista organizzata dal NordEst Quotidiano-Vivi Italia Tv e alla quale partecipa la Nuova Padania.

    Grimoldi ha ribadito che il Comitato Nord nasce per ritrovare una visione, un progetto politico, per tornare a parlare di Nord. La Lega nata al Nord per rivendicare la libertà dei territori, la meritocrazia nella macchina pubblica, oggi deve tornare ad avere una identità.

    Grimoldi va diritto al punto. “Con Fratelli d’Italia non siamo un partito unico, con Forza Italia non siamo un partito unico. Non siamo uguali. Se però FdI prende dalle due e alle tre volte i voti che prendeva la Lega in Lombardia e Veneto, delle due l’una, o FdI ha iniziato a parlare al Nord o è la Lega che ha smesso di parlare al Nord. Il Comitato del Nord nasce su sollecitazione di Bossi, perché un partito senza una identità è destinato a morire. Se sei la brutta copia di FdI la gente vota l’originale. Doveva arrivare Umberto Bossi per ricordare questo? In un mese e mezzo siamo nel 60% delle province lombarde, arriveremo anche in Veneto e in altre regioni. C’è una Lega che non vuole essere un ibrido con Fratelli d’Italia, senza una visione”.

    Grimoldi, c’è una questione aperta ed è la rappresentanza del Nord, la macroregione, la questione settentrionale, bandiera che ha alzato la Moratti. Sono temi che non si sentono da un decennio. La domanda, che è poi l’obiezione che viene fatta, è “Ma voi, in tutti questi anni, dove eravate finiti?”. Occorreva Bossi per dare voce al malessere che monta, non da settimane, da mesi, da tanto dentro il contenitore della Salvini Premier?

    “Sì, ci voleva Bossi. Tutta la classe dirigente della Lega, diciamo all’80-90% la pensa così”.

    Questa è una dichiarazione molto importante, ci sta dicendo che quasi tutto il partito è sulla linea bossiana del Comitato Nord, per una Lega delle origini?

    “Più che delle origini, è una Lega che guarda al futuro. Non può esistere uno stato assistenziale, che non promuove la responsabilità, e quindi l’autonomia dei territori dallo stato centrale. La Lega ha radici passate? Sì. Siamo orgogliosi di quelle radici? Sì. Io e tutti i dirigenti della Lega, dai cosiddetti governatori, i cosiddetti salviniani, ai cosiddetti amministratori di primo piano che non si espongono in privato non ce n’è uno che ti dica che il Comitato del Nord non abbia ragione. L’altro giorno parlavo con un parlamentare in carica che ha parlato con tanti colleghi. E mi ha riferito così: “Non ce n’è uno neanche per sbaglio che non ti dica che il Comitato non ha ragione”.

    Quindi le visioni sono due. Quella salviniana non è più maggioritaria?

    “C’è una classe dirigente minoritaria che ha incarichi di nomina da parte del vertice che invece manda diffide, preoccupata del Comitato del Nord? Sì, ma la Lega non può essere prigioniera di 10 persone nominate calate dall’alto, ma non elette neanche nel condominio di casa loro. Questi 10 contano, perché sono nominati dall’alto, ma non possono cambiare le sorti della Lega”.

    C’è un problema di rappresentanza dentro la Lega, ma, prosegue Grimoldi nel corso della videointervista con il collega Stefano Elena, “non è mai visto che i territori vengano rappresentati da persone decise dall’alto. La Lega per 30 anni ha posto la questione dei prefetti, figure nominate dallo Stato centrale, che nulla hanno a che fare con i territori. Non è possibile nella Lega definirsi autonomisti e allo stesso tempo non riconoscere dignità, rispetto e orgoglio al popolo veneto di eleggersi un proprio segretario. Per quale motivo, il segretario in Veneto non è scelto dai veneti ma è calato dall’alto…. Così si avvilisce lo spirito identitario delle comunità locali”.

    La Moratti ha fatto una dichiarazione che ha sparigliato, dando una apertura ai bossiani in vista alle regionali. Ci sono sondaggi che la vedono in avvicinamento al candidato Fontana. Resta il fatto politico. Grimoldi, questa apertura come la interpreta, considerando che è un’apertura che ha ripercussioni lombarde ma anche romane?

    “Va fatta una premessa. Noi siamo militanti della Lega, noi sosterremo il governatore Attilio Fontana. Per quanto mi riguarda ha tutto il mio sostegno. Che il Comitato del Nord stia sparigliando le carte della politica è un dato di fatto. La Moratti ci fa la corte, il Pd ci osserva come i veri e sinceri autonomisti. Gli alleati di centrodestra ci ritengono affidabili. All’interno del Comitato ci sono persone di primo piano, c’è il sindaco più importante che la Lega ha in Lombardia, a Pavia, Fabrizio Fracassi. Ci sono rappresentanze nelle province di Bergamo e Brescia… Dopo di che noi siamo della Lega, lavoriamo per rinnovarla, non per spaccarla. La Moratti pone la questione ma è normale, gli spazi vuoti non esistono. Se non lo dice la Lega che serve l’autonomia, arrivano altri a farlo”.

    Poi Grimoldi vira sulla questione Sicilia, col governatore di un partito alleato che dell’autonomia non vuole sentirne parlare.

    “Fa il suo mestiere – commenta -. Tutela gli interessi dei siciliani, a scapito di altre regioni che continuano a pagare smenandoci come nel caso della Lombardia con 6500 euro l’anno per cittadino per mantenere comparti di statalismo, di assistenzialismo… Mi stupisco che però non lo dica più la Lega che bisogna tenere le risorse dpove vengono prodotte, mi stupisco che la Lega non risponda a Schifani, che non porti in palmo di mano l’azione di Calderoli sull’autonomia, che la priorità non sia fare infrastrutture al Nord ma in altre zone del paese, fondamentali anche quelle, ma in un paese normale prima si pensa alla locomotiva che traina tutti quanti poi si pensa ai vagoni”.

    Grimoldi, l’elettore lombardo è pragmatico, più di altri. Non è tanto “la Moratti cosa dice”, piuttosto la domanda è “perché la Lega ha perso consenso?”. Un Nord mitteleuropeo, è stato barattato per altri “sogni”, ovvero…. “vi tolgo tutte le accise”, “mando a casa 500mila clandestini”, “in 15 minuti al primo consiglio dei ministri si fa l’autonomia”… La realtà dice che la Salvini Premier ha perso la sua spinta. Ma dietro l’angolo cosa c’è?

    “Non so cosa c’è dopo Salvini. Tutti servono, nessuno è indispensabile. Bossi è indispensabile. Il nome del segretario non mi interessa, Salvini o altri. Mi interessa il sogno, il progetto e dove si vuole andare. La gente deve essere padrona a casa propria. Voglio uno stato federale, voglio modernizzare la macchina dello stato. E’ il dna della Lega, da rimodulare in chiave moderna ma se è una cosa diversa, senza progetto sei destinato a fallire. Coi i voti presi il 25 settembre, se si scomputa l’8,8%, regione per regione, vi accorgete di un dato drammatico. L’8,8% è il dato nazionale, ma al Nord la Lega ha preso come quando presentandosi fino all’Umbria prendeva meno del 3,9%. Al Nord siamo al minimo storico, abbiamo abdicato a rappresentare le aree produttive del paese. Un tempo il 5% nazionale significava il 30% in Veneto, il 25% in Lombardia”.

    “Io sono uno che però non abbandona la nave – racconta ancora Grimoldi -. Dentro la Lega cambiamo la Lega, difendiamola, rinnoviamola”.

    Cosa ha pensato due anni fa quando uscì la nuova padania, dopo anni di silenzio?

    “Grande simpatia, grande soddisfazione, 180 minuti di applausi. Anche voi siete una stella nel buio che dà speranza. Siete vicini ma paralleli. Più si entra in sinergia più si arriva ad un obiettivo comune per il Nord”.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...late-dallalto/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  5. #1085
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    I traditori del traditore.
    Personaggini giusti per la traditrice Moratti.
    Non male.

  6. #1086
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Le motivazioni sono più che giuste, ma non bisogna lasciarsi fuorviare.
    Questi sono solo cadregari che ascoltano il vento.
    Merde.
    Direi persino peggio di Salvini.
    Ed è tutto dire.

  7. #1087
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    I traditori del traditore.
    Personaggini giusti per la traditrice Moratti.
    Non male.
    Che desolazione.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  8. #1088
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Autonomia e Scuola – Nonostante il potere regionale in Veneto e Lombardia e un ministro, il nulla di fatto della Lega per attuare la devoluzione prevista in Costituzione
    12 DICEMBRE 202212 DICEMBRE 2022 CULTURA LETTURA 4 MIN

    di Sergio Bianchini – Dei vertici scolastici della Lega la memoria è pressoché assente nella società e anche nella militanza leghista. Questo a prova del discorso successivo dove enumero alcune clamorose e incomprensibili assenze leghiste sul tema della scuola.

    La lLga ha ignorato e non menziona nemmeno più tutti i problemi relativi alla scuola e non delinea soluzioni di alcun genere né a livello regionale né a livello centrale.

    La prima domanda è come mai non si sia sfruttato minimamente e non si sfrutti il potere organizzativo sulla scuola che il titolo quinto della Costituzione affida alle regioni. L’art. 117, chiarissimo, attribuisce allo stato le norme generali sull’istruzione, pone poi l’istruzione nelle materie di legislazione concorrente affermando che su queste spetta alle regioni la potestà legislativa salvo che per i principi fondamentali.

    Se io fossi l’assessore regionale per prima cosa inviterei il dirigente regionale a chiarirmi e chiarire con Roma il significato di NORMA GENERALE, di principio fondamentale, e poi di POTERE LEGISLATIVO affidato alle Regioni sulla scuola salvo che per i principi fondamentali.

    Ad esempio chiederei al direttore della regione ed ai vertici della magistratura se il concorso regionale per le assunzioni del personale rientri o meno in queste facoltà legislative o rientri nei principi fondamentali.

    Chiederei inoltre se un contratto di lavoro regionale per il personale docente sia parte o meno di questo potere organizzativo regionale e perché. E così per la potestà sui trasferimenti. E avanti con l’orario scolastico degli alunni, se le date delle vacanze scolastiche siano principi generali o meno ecc.

    Ad esempio se la macroregione nord o un coordinamento dei presidenti di Regione decidessero di raddoppiare le vacanze natalizie la ricaduta sul turismo alpino invernale e sulla stanchezza degli alunni sarebbe immediata. Basterebbe in questo imitare la Francia che è alla stessa latitudine nostra. Quale principio fondamentale verrebbe leso? Se il contratto di lavoro dei docenti prevedesse 15 ore di docenza al mattino e tre al pomeriggio per attività di recupero mirate quale principio fondamentale si lederebbe? Potrei continuare all’infinito. Non mi mancano le proposte semplici e chiare e utili.

    Certo la furbizia giuridica del centro ha parlato del rapporto tra generale e particolare che filosoficamente coesistono ovunque. Ma proprio qui, in questa ineliminabile duplicità, sta la necessità del rapporto politico di comunicazione non furbesca e di patti concordati. La risposta ai quesiti, anche filosoficamente, non può essere che il centro disciplina tutto. E quindi anche il centro dovrebbe scendere dal pero se messo davanti all’opinione pubblica.

    La Lega, innervosita davanti al furbesco ma anche rassegnato contenzioso giuridico ha dato per scontato che il centro avrebbe frenato tutto per cui non ha posto alcuna questione e il centro non ha dovuto frenare nulla. Con la scusa che il potere centrale avrebbe frenato tutto la lega non ha formulato alcun desiderio nemmeno a se stessa.

    Ma il titolo quinto ha ormai 20 anni e il personale leghista molti di più. Perché si continua ad ignorare la tematica?
    Per un anno intero la Lega ha avuto in mano il potere regionale sulla scuola in Lombardia e Veneto e contemporaneamente il potere ministeriale. Si è visto un sospiro qualsiasi, un dialogo qualunque tra i due livelli? Niente.

    Il potere, anche quello scritto, va preso con la pazienza, la tenacia, la sincerità e la chiarezza sia con chi si oppone che con chi ci sostiene. Sulla scuola la lega ha deluso totalmente e non ci sono segni di ripresa.

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...-costituzione/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #1089
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Quelli che non vogliono morire leghisti-salviniani. Al Nord serve lo stile di Adriano Olivetti
    12 DICEMBRE 202212 DICEMBRE 2022 OPINIONI LETTURA 6 MIN

    di STEFANIA PIAZZO – Un tempo si sentiva dire: non voglio morire democristiano. Oggi si sente l’eco di un altro modo di dire: non voglio morire “salviniano”. C’è chi non vuole morire da postleghisti, nella lega denordizzata.

    Letizia Moratti oggi offre spazio a chi pensa di poter proseguire a governare il Nord, se non ora, domani, arrivando da quell’esperienza che partì con Umberto Bossi a metà anni ’80.

    IMG-20180915-WA0017
    C’è un libricino dalla copertina gialla che Giuseppe Turani mi regalò mangiando insieme alla pizzeria Santa Lucia in Galleria, a Milano, dopo una mia irriverente intervista che gli feci su altro suo libro ancora, “Scappiamo in Europa”. Il libretto giallo era “Il sogno del Grande Nord”. Già allora si cercava di interpretare il futuro di questa terra, profeticamente, già senza Bossi e Berlusconi. Ed era “appena” il 1996. L’idea della secessione aveva cortocircuitato la politica, il Cav aveva preso un’altra strada, i due si erano di fatto separati in casa e tutti i sogni di rivoluzione dopo Mani Pulite erano finiti miseramente.

    La sintesi di Turani era questa: “Tutti i disegni, o i sogni, elaborati dal capitalismo italiano durante gli anni Ottanta si sono dissolti. I poteri forti sono diventati poteri discussi, e i protagonisti di quella stagione ruggente sono ancora sulla scena, ma agiscono senza più avere obiettivi di rilievo strategico. Intanto lassù, nella frontiera del Nordest, è esploso un miracolo anarchico. E allora, che cos’è oggi il Nord? E’ un’economia alla disperata ricerca di qualcuno che la rappresenti politicamente. Sembrava avere trovato i suoi referenti in Bossi e in Berlusconi…. Fine delle speranze? Forse il destino del Nord è in un nuovo capitalismo”.

    Da sottolineare e rileggere: “Un’economia alla disperata ricerca di qualcuno che la rappresenti politicamente”. Vent’anni fa come oggi.

    Lo snodo è sempre lo stesso, acutamente infiammato da decenni di nulla di fatto. E da una economia che cambia e non ha riferimenti politici.

    Eppure basta porsi una domanda: chi parlò per primo di questione settentrionale? Non la Lega. Questa formula circolava nell’ambiente milanese negli anni ’50 attorno ad Adriano Olivetti. Lo spiegò bene lo storico Luciano Carfagna in un capitolo di un altro libro, “La questione settentrionale”, edito nel 2007 dalla Fondazione Feltrinelli e a cura di Giuseppe Berta, docente di Storia contemporanea alla Bocconi. Lo stesso che, nel 2015, riprovò a interpretare i mali del Nord nel suo “La via del Nord”, recensito, guarda casa, da Peppino Turani.

    IMG-20180915-WA0016
    Si legge (da Il quotidiano nazionale del 12 aprile 2015): “Nel libro di oggi, “La via del Nord”, Berta non crede più nemmeno a una delle illusioni che per anni hanno alimentato il mito del Nord e della Padania. Si è perso tutto per strada: la via del Nord si è smarrita. E quel territorio non ha più niente da indicare al resto del paese (…). Ma il Nord, questo Nord orgoglioso, capace e intelligente, non ha nemmeno saputo difendere il proprio territorio, che ormai viene devastato a ogni pioggia appena un po’ insistente. Della “buona amministrazione” pubblica non si ha più notizia. Ma, soprattutto, in questo Nord non ci sono più idee e progetti. Si tira a campare. Nel Nord di una volta si aggiravano personaggi come Adriano Olivetti e altri capaci di inventare il futuro e di costruire una nuova società. Laboriosa, certo, ma anche abbastanza giusta. Oggi, invece, il Nord è un insieme di attività senza una direzione, senza un disegno. Certo, l’ultima crisi lo ha colpito duramente. Ma i segni del declino, scrive Berta, erano già tutti presenti, bastava vederli. E, a tratti, sembra dispiaciuto di aver scritto dieci anni fa il primo libro sul Nord, assai più positivo. Grande esempio di onestà intellettuale. Ma, purtroppo, si deve convenire che il Nord di oggi è quello che lui descrive: è come il resto del paese e come quest’ultimo non sa come fare per uscire dalla crisi e per ritrovare un futuro”.

    IMG-20180915-WA0051
    Il Nord è lo specchio di chi, oggi? La classe politica si è italianizzata, meridionalizzata, la Brianza è diventata terra in cui la politica si è inquinata con le cosche. Perse le difese immunitarie, tutto sembra essere fagocitato dalla rassegnazione, dal malgoverno, dalla corruzione politica, dal baratto elettorale, da una società che non è più neanche “abbastanza giusta”. Meno Nord più Sud più voti.

    Oggi occorre costruire le alleanze, smettere di avvelenare di risentimento il presente, studiare per fare politica, allacciare le relazioni con i piccoli e grandi eredi di Olivetti sul territorio a cui stanno stretti i binari populisti che stanno sgretolando l’idea di Europa in cui, guarda caso, proprio gli indipendentisti vogliono restare. Vedi la Scozia, vedi i catalani. E i padani, post leghisti di Grande Nord che ora stanno con Letizia Moratti e altri che arrivano dall’eredità post bossiana. Lo spazio c’è, ma dopo gli slogan, nella fatica della politica occorre tornare alla competenza. Meno social, meno promesse, più conoscenza.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...iano-olivetti/
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Si costituisce l’Associazione Comitato Nord
    14 DICEMBRE 202214 DICEMBRE 2022 POLITICA LETTURA 1 MIN

    “L’idea del presidente a vita della Lega, Umberto BOSSI, prende corpo con la costituzione
    dell’associazione comitato Nord con lo scopo di valorizzare e difendere le regioni del nord, sostenere e promuovere l’autonomia delle regioni del nord, promuovere e diffondere attività culturali di promozione e valorizzazione dei territori del nord”. E’ scritto in una nota che riporta anche le dichiarazioni di BOSSI: “Un atto concreto per rimanere fedele alle battaglie per il Nord”.

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