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  1. #1131
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Presidenzialismo romano “alla francese”? Alla Padania non serve!
    10 MAGGIO 2023 OPINIONI LETTURA 1 MIN

    di Cuore Verde – Elezione diretta del Presidente della Repubblica. Obiettivo politico e ideologico dei “patrioti” esplicitamente previsto dall’”Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra” per le elezioni politiche del 2022. La sinistra, politicamente atrofizzata, si limita a preconizzare una “deriva” autoritaria se non addirittura “fascista”.

    Il dibattito politico sembra confusamente orientato verso una trattativa “romana” riguardo ad una vaga idea di (semi)presidenzialismo “alla francese”. In questo senso, si continua a perseverare nell’errore storico che si perpetua fin dal cosiddetto “risorgimento”: ispirarsi ad un sistema politico e culturale, quello francese, appunto, basato su una plurisecolare tradizione centralista ed accentratrice del potere decisionale.

    Una visione politica in netto contrasto con la realtà storica e regionale “italiana” e, in particolare, con quella policentrica della Padania. Una riforma centralista come quella “presidenziale” dovrebbe essere bilanciata da una forte autonomia politica e amministrativa dei territori.

    Il modello a cui ispirarsi, quello tedesco: una federazione di “stati-regione” e “città-stato”. In realtà, in questo momento, nessun partito “italiano”, compresa la Lega tricolore di Salvini, può intestarsi la battaglia federalista. I “patrioti” centralisti e presidenzialisti non si contrastano con inutili lezioni di morale politica come quelle offerte dalla sinistra il cui l’unico obiettivo è mantenere lo status quo ma valutando l’opportunità di realizzare delle regioni nuove, delle regioni diverse, più grandi e più forti rispetto alle attuali regioni amministrative previste dalla Costituzione che vediamo disegnate sulla carta geografica.

    Realizzare delle “aree forti”, con una grossa capacità di concentrare risorse e di programmare il proprio sviluppo su dimensioni continentali. II maggiore fraintendimento nel dibattito politico sulle “autonomie”, infatti, è quello di considerare immutabili le regioni previste dalla Costituzione. In sostanza, con qualche aggiunta successiva, i compartimenti e le regioni “inventate” da Pietro Maestri (1864) e Alfeo Pozzi (1870) per mere ragioni statistiche.

    Ecco quindi la conseguente necessità di rivalutare seriamente i noti progetti macro-regionali: la “super-regione della Padania” di Guido Fanti (1975), gli accorpamenti regionali proposti dalla Fondazione Agnelli nel 1992 e le tre Repubbliche di Gianfranco Miglio.

    Milano, Genova, Venezia, Torino e Bologna non sono in grado di governarsi come le grandi città europee?

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...nia-non-serve/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #1132
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Risultati elezioni Trapani 2023: si conferma il centrosinistra, Tranchida rieletto al primo turno
    Giacomo Tranchida ha vinto le elezioni comunali a Trapani 2023. Il candidato del centrosinistra sostenuto anche dalla Lega ha ottenuto il 42% al primo turno, e per la legge siciliana è sufficiente a evitare il ballottaggio. Si tratta di una conferma per l’uscente Tranchida, che ha battuto il rivale di centrodestra Maurizio Miceli.


    continua su: https://www.fanpage.it/politica/risu...l-primo-turno/
    https://www.fanpage.it/
    Quando parlo di traditori...

  3. #1133
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Trapani leggi Messina.
    Con più denaro.

  4. #1134
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Da la vecchia Padania in edicola al giornale online pontesullostrettonews.it
    8 GIUGNO 2023 POLITICA LETTURA 2 MIN

    di Stefania Piazzo – Occorre essere sempre felici e rallegrarsi quando nasce un nuovo giornale. Il pluralismo, l’informazione specie se territoriale, è una ricchezza per la democrazia ed è un anticorpo al disinteresse, al qualunquismo. Ed è un “cane da guardia” per i cittadini verso chi amministra. Ben venga quindi l’arrivo di una testata online come pontesullostrettonews.it. Non una, ma mille volte bene! Da giornalista esprimo i migliori auguri ai colleghi. Il nostro è un mestiere fondamentale anche per la Costituzione.

    Felicitazioni arrivano anche dal partito che sul Ponte ha investito tantissimo. Eccole. “Esprimo davvero soddisfazione per la nascita della prima testata giornalistica online il cui focus è il Ponte sullo Stretto di Messina: pontesullostrettonews.it. Il giornale si prefigge di fungere da sentinella e da contraltare alle fake news sul Ponte, e si avvarrà del contributo di un comitato tecnico editoriale, di docenti universitari e di professionisti. Sarà, appunto, un contenitore tematico sulla più importante opera strategica e green del Mezzogiorno, utile anche a far recuperare a tutto il Meridione quel gap infrastrutturale che divide Sicilia e Calabria dal resto del Paese e dell’Europa”.
    Così Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo LEGA al Senato e segretario in commissione Lavori pubblici, a margine della presentazione del portale che si è tenuta a Palazzo Madama.

    E aggiunge: “Ringrazio non solo il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per aver finalmente messo fine alla politica dei ‘No’ di certa sinistra che finora ha fortemente penalizzato il Sud, ma anche gli ideatori del giornale. Anche la stampa e la giusta informazione- aggiunge- avranno un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo progetto. Plaudo l’iniziativa editoriale perché come dichiarato dal direttore Davide Gambale non chiederà finanziamenti pubblici”.

    Confesso che un po’ li invidio, in senso affettuoso, i colleghi che saranno sentinella giornalistica sul progetto. Perché ad un’altra testata, che era sentinella di un territorio e che ha dato voce, nel pluralismo della politica nazionale, alle istanze dei ponti irrealizzati al Nord, come l’autonomia, il federalismo, l’Europa dei popoli, è andata un po’ diversamente. La vecchia Padania cartacea non è sopravvissuta nemmeno al passaggio al digitale. Peccato, poteva essere una voce originale, come lo è sempre stata, anche online. Ma era cambiata l’aria, la linea politica, e quel nome era obsoleto, vecchio, da non far più vedere. Era ingombrante. Come ci si vergogna dei parenti anziani rimbambiti.

    Sia chiaro, non c’è alcun nesso tra la vecchia Padania e il nuovo sito online sul ponte. Sono storie e vicende diverse, ma gli eventi imponevano una riflessione, un’opinione su come la politica esprime la propria alternante sensibilità sui territori.

    La nuova Padania invece c’è, resiste, ed è letta, e ci fa piacere, da non leghisti, da neoleghisti e postleghisti. Segno che più che le strategie politiche dettate dal consenso, fare informazione dal punto di vista del Nord, anche solo nel taglio di un titolo, fa la differenza.

    La Lega salviniana esulta per la sicilianità che sarà espressa, come deve essere, dalla testata che nasce all’insegna di un’opera strategica per il Sud.

    Mai nessun “rimpianto”, invece, per una voce del Nord liquidata e chiusa. Eppure gli italiani vivono da Nord a Sud. In qualsiasi momento storico. I padani non sono folclore, lo dicono i dati del Pil, della previdenza, delle tasse, del residuo fiscale. Sono una regione-stato di fatto, non riconosciuta. Finché non arriverà un nuovo progetto politico che ridarà voce e rappresentanza ad un territorio tradito, dimenticato, rimosso dall’agenda politica e, soprattutto, dalla coscienza e dall’etica di chi è stato eletto al Nord. Qualsiasi sia il partito di appartenenza.

    La Padania non è un partito, è una società di donne e uomini, di imprese, di giovani, dentro l’Europa, la Mitteleuropa, ma burocraticamente amministrata da chi non la conosce e la snobba. In Parlamento in primis. E si vede.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...trettonews-it/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  5. #1135
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

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  6. #1136
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

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  7. #1137
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    C'è sempre qualche leghista della prima ora che vorrebbe Giorgetti alla guida di una Lega per il Nord o preferirebbero quell'ex arrestato ieri per truffa e che avrebbe voluto ricostruirla?
    Possibile mai che ci sia un simile ammasso di coglioni tra gli indipendentisti?

  8. #1138
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    https://t.me/Osiride1/5785
    Che menta di persona.
    O che persona di menta.
    A scelta.
    Ultima modifica di Eridano; 04-07-23 alle 20:35

  9. #1139
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    .
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  10. #1140
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    Predefinito Re: Problemi vecchi e nuovi nella lega

    Calderoli annuncia che se non passa la sua riforma, si dimetterà. Chi fa il bilancio di 30 anni di centrosudismo?
    8 LUGLIO 2023 CRONACA LETTURA 2 MIN

    di Sergio Bianchini – Calderoli ha detto che se la sua proposta di riforma non passerà si ritirerà dalla politica.

    E probabilmente la riforma non passerà. Tutto il dibattito in corso ha uno sviluppo esattamente contrario alla moda dominante del dirittismo. In termini di diritto le richieste di Calderoli sono ultra legali ma in questo caso il pensiero dominante dei “liberisti” dominanti è un altro e cioè la salvaguardia dell’uniformità dei territori.

    Anzi i LEP (livelli essenziali delle prestazioni), premessa dichiarata per la concessione di alcune forme di auto amministrazione a costo statale invariato, tendono ad aumentare l’uniformità nazionale anche rispetto alla situazione attuale.

    Amato, Gallo, Pajno e Bassanini, autorevolissimi esperti di costituzione e di regolamenti, si sono dimessi dalla commissione CLEP che dovrebbe definire appunto i livelli minimi di uniformità.

    Di piu’, qualcuno sostiene ad esempio Bassanini, che i livelli minimi nazionali vanno determinati non solo per le materie di cui le regioni chiedono l’utogestione ma piuttosto in tutte le materie anche quelle non richieste.

    Così verrebbe prima di tutto determinata una maggiore uniformità generale, quella si con costi aggiuntivi assolutamente impossibili da sostenere e quindi sarebbe decretato il rinvio infinito di ogni provvedimento per specifici territori..

    Sembra una farsa ed in effetti lo è ma mostra la grande furbizia e sapienza della classe dirigente nazionale basata sull’alleanza centrosudista che però vede la benedizione della chiesa ed anche l’appoggio delle associazioni industriali del nord.

    Bassanini poi nell’esplicitazione di quali siano i livelli minimi addirittura li pone al di sopra dei livelli massimi odierni e nel caso della scuola presenta come esempio di LEP classi con massimo di 15 alunni, tempo pieno per tutti (e non si capisce se obbligatorio), palestre con 10 metri quadri per alunno. Sono livelli da sogno anche nelle regioni più sviluppate e quindi la battaglia sia concettuale che quantitativa si annuncia infinita.

    Dunque Calderoli molto probabilmente si ritirerà. Ma qualcuno si pone il problema di fare un bilancio di questi 30 anni e di stabilire obiettivi realistici per il cambiamento dello stato?

    Io, alla luce della quasi certa impossibilità attuale di costituire differenze regolamentari territoriali( a parte quelle storiche)direi di insistere sulla nordificazione dello stato, chiedendo che il personale dello stato centrale sia quantitativamente proporzionale alle popolazioni di nord, centro e sud. E in aggiunta clausole regionali per il lavoro amministrativo, sanitario, scolastico ecc. che ad esempio prevedano almeno il 50% di abitanti regionali nell’amministrazione di qualunque regione, provincia o comune.

    Lo schema legale sarebbe sempre concettualmente e giuridicamente unico a livello nazionale ma il rapporto tra centro e territori ne sarebbe fortemente influenzato. Mi rendo conto che questo discorso sembra il classico coniglio uscito dalla tuba ma non posso accettare la rinuncia al cambiamento dello stato che è il principale ostacolo ad un buon funzionamento dell’intero paese.

    Un paese che continua ad avere la caratteristica una e trina che ho più volte citato ma che non riesce a porla esplicitamente sul piatto dei programmi sia di governo che di architettura costituzionale.

    D’altra parte il secessionismo anche dove raccoglie davvero più del 50% della popolazione come in Catalogna (cosa che non avviene nel nostro nord) appare in blocco totale. Evidentemente una secessione o un’autonomia potente richiedono maggioranze “bulgare” o appoggi esterni che non si vedono perché l’Europa si oppone alla frammentazione.

    https://www.lanuovapadania.it/cronac...centrosudismo/
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