Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: Il battaglione Savoia

  1. #1
    Final Yuga ◒ ◐ ◑ ◓
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    occidente putrescente
    Messaggi
    4,662
     Likes dati
    28
     Like avuti
    133
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il battaglione Savoia






    La maggior parte degli italiani liberati in Russia non venne rimpatriata subito ma arruolata in battaglioni, operanti sul fronte siberiano in appoggio alle forze antibolsceviche. La Legione Redenta e i Battaglioni Neri erano costituiti da italiani, ex prigionieri appartenenti all'esercito austro-ungarico, che hanno giurato fedeltà al Regno d'Italia. Il loro effettivo rientro in Italia via mare sarebbe avvenuto nel 1920, dopo aver dato il loro contributo militare in oriente. Un caso particolare di questa liberazione e arruolamento è costituito dal Battaglione Savoia, un battaglione “inventato” che combatté due volte, fino a raggiungere la concessione italiana di Tientsin.

    Andrea Compatangelo non era un capitano, ma un civile, un ragioniere di Benevento (così si dice), in Russia da tempo per interessi commerciali. Ma con le capacità dimostrate in seguito, doveva essere qualcosa di diverso. Cosciente delle povere condizioni dei prigionieri italiani con divisa austroungarica nella zona di Samara, si proclamò dal nulla capitano e ne trattò la liberazione con le autorità locali, in qualità di rappresentante di una grande potenza occidentale: l’Italia. Ne liberò centinaia, vestendoli con divise trovate chissà dove, fornendoli di armi e inquadrandoli in un battaglione compatto e deciso sotto il suo comando. Nel luglio 1918 Compatangelo requisì abilmente un treno e partì verso oriente sulla transiberiana. Il battaglione ad ogni sosta partecipava ai combattimenti (da parte bianca, in appoggio ai cecoslovacchi), con ricognizioni e incursioni, consolidando una fama che ben presto giunse agli sbalorditi ufficiali della Missione Militare Italiana. Il treno, ormai armato di mitragliatrici e agguerrito, era inarrestabile. Venne requisita una locomotiva più moderna. Intanto il battaglione si era ingrandito, liberando altri italiani e divenendo sempre più combattivo e gestito con ferrea disciplina. Arrivò a Krasnojarsk, dove per attendere l’arrivo di altre forze italiane, si impadronì della città e instaurò una dittatura militare, governando la regione per un mese e mezzo, occupando il municipio. Il capitano Compatangelo assegnò a due crocerossine russe, fuggite con lui, la gestione di un ospedale. Pare che una di esse fosse una granduchessa dei Romanof. Infine il treno ripartì verso oriente. Attraversando la Manciuria, i militari cinesi volevano sequestrare il treno e lo circondarono in armi, ma il capitano Compatangelo seppe spaventarne gli ufficiali per le conseguenze di un gravissimo incidente internazionale, e ripartì verso Vladivostok (dove si poteva sperare in un imbarco, verso Tientsin). Lì vennero accolti da veri ufficiali italiani e dalla notizia della fine vittoriosa della Prima Guerra Mondiale, avvenuta due mesi prima. Il viaggio era durato circa sei mesi. Compatangelo tolse la divisa e prese una lunga vacanza di riposo in albergo. Ebbe un incontro con Cosma Manera, ma non sappiamo cosa si dissero. Subito dopo Compatangelo lasciò i suoi soldati, che lo adoravano, e scomparve nel nulla. Il suo battaglione sarebbe divenuto il battaglione “rosso”, per distinguerlo dai Battaglioni Neri (nero era il colore delle mostrine da arditi). Riorganizzati a Tientsin, avrebbero combattuto di nuovo contro i bolscevici.

    Trentini in Cina
    Il Corpo di Spedizione Italiano in Estremo Oriente 1^ parte
    Ultima modifica di buran; 21-04-10 alle 13:30
    «Puoi togliere il selvaggio dalla foresta, ma non puoi togliere la foresta dal selvaggio.»
    Paolo Sizzi

  2. #2
    Forumista junior
    Data Registrazione
    10 May 2010
    Messaggi
    76
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il battaglione Savoia

    EROISMO ITALICO DELLA SAVOIA CAVALLERIA

    La carica di Isbuschenskij

    A metà agosto 1942 la guerra sul fronte est sembrava vinta dalle forze dell’Asse: i tedeschi avanzavano fino a Stalingrado e verso il Caucaso, mentre gli italiani presidiavano l’area del fiume Don.
    Il Raggruppamento Truppe a Cavallo, dopo una marcia estenuante con temperature giunte fino a 47 gradi, si trovava a Gratschew, un paese cosacco a sud del Don.
    L’offensiva sovietica scattò improvvisamente il 20 agosto: i russi passarono il Don e sfondarono il tratto di fronte tenuto dalla Divisione Sforzesca.
    Il Raggruppamento Truppe a Cavallo ricevette l’ordine di contenere l’avanzata nemica: in quei giorni i due Reggimenti e le Batterie a cavallo caricarono a più riprese a livello di squadrone.
    Successivamente la cavalleria italiana avviava una manovra avvolgente in direzione del Don.
    Ed in questi frangenti si inserisce l’epica carica di Isbuschenskij, dal nome di un piccolo villaggio vicino dove in realtà i cavalieri italiani non entrarono mai.
    Alle prime luci dell’alba del 24 agosto 1942 Savoia Cavalleria (700 cavalieri), che aveva passato la notte in mezzo alla steppa in quadrato protetto dai cannoni delle Voloire, le Batterie a cavallo, si preparava a riprendere la marcia verso un anonimo punto trigonometrico verso le sponde del Don, la quota 213,5.
    Durante la notte tre battaglioni di truppe siberiane (circa 2.500 soldati) si erano portati a circa un chilometro dall’accampamento e si erano trincerati in buche, fra i girasoli, formando un ampio semi-cerchio, da nord-ovest a nord-est.
    Attendevano l’alba per far scattare la trappola mortale.
    Prima di togliere il campo, però, veniva mandata in avanscoperta una pattuglia a cavallo comandata dal sergente Ernesto Comolli.

    Doveva controllare, in particolare, un carro di fieno intravisto la sera precedente.
    Alle 3.30 la pattuglia partiva al piccolo trotto.
    Fu quasi per caso che un componente della pattuglia, il caporalmaggiore Aristide Bottini, notò, nell’incerta prima luce dell’alba, qualcosa che luccicava fra i girasoli.
    Era un elmetto russo, con la caratteristica stella rossa al centro.
    In un primo tempo scambiato per un tedesco.
    Partiva, quindi, il primo colpo di moschetto che centrava il sovietico e scatenava un rabbioso fuoco di reazione.
    Venivano contate sessanta mitragliatrici oltre a mortai ed artiglieria leggera.
    Una vera e propria pioggia di fuoco si abbatteva sul quadrato del Reggimento che si apprestava a ripartire.
    Ormai quasi circondato.
    Ma la sorpresa durò soltanto un momento.
    Venne dispiegato lo stendardo ed il comandante, il colonnello Alessandro Bettoni Cazzago, con una serie di decisioni prese in base all’esame della situazione, andava a disegnare una delle pagine più gloriose e coraggiose della cavalleria di tutti i tempi.
    I pezzi, vecchi ma ben diretti, delle Voloire ed i cannoncini anti-carro avevano iniziato a rispondere al fuoco russo con precisione, ma c’era bisogno di un diversivo.
    Ordinava, quindi, al 2° Squadrone, comandato dal capitano Francesco Saverio De Leone, di caricare a fondo i sovietici sul fianco.
    In realtà, secondo le testimonianze, sembra che in un primo momento volesse caricare con tutto il Reggimento, con lo stendardo al vento, ma venisse convinto dal proprio aiutante maggiore Pietro de Vito Piscicelli di Collesano a dosare le forze in ragione dell’evolversi della situazione.
    Il 2° Squadrone, dopo aver effettuato un’ampia conversione, caricava a ranghi serrati a sciabolate, raffiche di mitragliatrice e bombe a mano: i sovietici venivano colti di sorpresa, molti fuggivano, altri cercavano riparo nelle buche, soltanto alcuni cercavano una coriacea resistenza.
    Diversi cavalli e cavalieri erano colpiti, ma lo squadrone ritornava alla carica a fronte inverso.
    In quel momento il comando del Reggimento inviava il 4° Squadrone appiedato, comandato dal capitano Silvano Abba, in un attacco frontale per alleggerire l’impegno del 2° Squadrone.
    I russi, in buona parte, si sbandavano, ma comunque ancora tenevano il terreno e provocavano sensibili perdite fra le file dei cavalieri italiani.
    Veniva, allora, ordinata la carica anche del 3° Squadrone a cavallo, comandato dal capitano Francesco Marchio.
    Lo squadrone irrompeva sul campo di battaglia nel mezzo del fronte sovietico, che intensificava la reazione.
    Secondo le testimonianze, i cavalli galoppavano furiosamente, talvolta pur feriti, mentre i cavalieri sciabolavano e sparavano coraggiosamente in mezzo ai russi in evidente difficoltà.
    Con alcune ulteriori cariche la resistenza dei sovietici cessava, nonostante il soverchiante numero dei mezzi bellici e dei soldati, sconvolti e terrorizzati dall’improvvisa e violenta reazione della cavalleria italiana.
    Il bilancio delle perdite, pur doloroso, fu contenuto, da un punto di vista militare: 32 cavalieri morti (dei quali 3 ufficiali) e 52 feriti (dei quali 5 ufficiali), un centinaio di cavalli fuori combattimento.
    I sovietici lasciano sul campo 250 morti e 300 prigionieri, oltre ad una cospicua mole di armi (decine di mitragliatrici e mortai, svariate centinaia di fucili e mitra).
    L’azione, coraggiosa quanto audace, aveva portato, soprattutto, all’allentamento della pressione dell’offensiva russa sul fronte del Don ed aveva consentito il riordino delle posizioni italiane, salvando migliaia di soldati dall’accerchiamento.
    Il Reggimento ebbe la medaglia d’oro allo stendardo, furono concesse due medaglie d’oro alla memoria, due ordini militari di Savoia, 54 medaglie d’argento, 50 medaglie di bronzo, 49 croci di guerra, diverse promozioni per merito di guerra sul campo.
    La carica di Isbuschenskij ebbe subito una vasta eco, destando ammirazione anche fra i tedeschi alleati (mai generosi nel riconoscere i meriti italiani) ed i nemici sovietici.
    In Italia suscitò vero e proprio entusiasmo, con articoli sulla stampa ed ampie cronache nei cinegiornali Luce.
    Ciò, comunque, non impedì la successiva, lenta, ritirata verso le posizioni di partenza, incalzati da un nemico decisamente più forte ed imponente per uomini e mezzi.
    Nel 1943 il Reggimento rientrava in Italia e veniva sciolto in Milano dopo le tragiche giornate conseguenti all’armistizio dell’8 settembre.
    SU QUESTA PATRIA GIURA E FARAI GIURARE AI TUOI FRATELLI CHE SARETE SEMPRE, OVUNQUE, E PRIMA DI TUTTO ITALIANI !!" [Nazario Sauro]

 

 

Discussioni Simili

  1. Un battaglione militare USA
    Di zwirner nel forum Fondoscala
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 16-06-09, 20:51
  2. Attenzione...battaglione...pupulazzione...
    Di agaragar nel forum Fondoscala
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 01-02-06, 11:02
  3. SS -Fallschirmjäger - Il Battaglione Paracadutisti SS
    Di Harm Wulf nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 12-01-05, 23:03
  4. Ecco chi finanziavano gli Usa: il battaglione Atlacatl
    Di DrugoLebowsky nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 14-11-03, 16:06
  5. Il battaglione Barbarigo
    Di Tomás de Torquemada nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17-03-02, 01:36

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito