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Discussione: Catalogna libera!

  1. #141
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Madrid blocca il referendum sull'indipendenza della Catalogna
    La Corte Costituzionale spagnola ha deciso oggi di sospendere le risoluzioni approvate in ottobre dal parlamento regionale
    BARCELLONA - Si riapre fra Barcellona e Madrid il fronte della "guerra d'indipendenza" della Catalogna dopo la decisione oggi della Corte Costituzionale spagnola di vietare in forma cautelare il referendum di autodeterminazione previsto nel 2017 dal parlamento catalano.
    Lo stop ordinato dalla consulta di Madrid interviene a pochi giorni dal vertice "catalanista" convocato dal presidente Carles Puigdemont il 23 dicembre, che dovrebbe decidere quando si terrà la consultazione referendaria, che il governo spagnolo considera anticostituzionale.
    Il pronunciamento dei giudici di Madrid impone la sospensione delle risoluzioni approvate in ottobre dal parlamento regionale - a maggioranza assoluta secessionista - che prevedono la tenuta del referendum nella seconda metà del 2017. Il presidente catalano Puigdemont e la presidente del Parlament Carme Forcadell sono anche diffidati dal portare avanti il progetto, o rischiano sanzioni penali, avverte la Corte.
    La misura è precauzionale, la Corte costituzionale prenderà una decisione definitiva con ogni probabilità identica all'inizio del 2017. La corte si è sempre pronunciata contro ogni spinta secessionista catalana, in nome della costituzione centralista spagnola del 1978 adottata nella transizione fra franchismo e democrazia.
    La Catalogna indipendentista non sembra disposta ad obbedire. Alcuni suoi dirigenti - l'ex-presidente Artur Mas, la stessa Forcadell - sono già indagati per "disobbedienza".
    Jordi Turull, leader della coalizione JPS che appoggia Puigdemont, ha avvertito che il fronte indipendentista andrà avanti verso il referendum.
    La capogruppo dei secessionisti anti-sistema della CUP - che hanno votato per Puigdemont - Anna Gabriel, ha reagito alla sentenza invitando il governo catalano a garantire che la polizia regionale, i Mossos de Esquadra, non impedirà la consultazione se riceverà ordini in questo senso da Madrid.
    Il leader di Podemos in Catalogna Xavier Domenech ha accusato la Corte di voler "soffocare l'incendio catalano con la benzina".
    Rajoy, in minoranza, per stabilizzare il suo esecutivo ha avviato un cauto avvicinamento con i nazionalisti baschi del PNV e pur restando granitico sul no alla secessione usa toni più cauti.
    Ma se, come sembra probabile la Catalogna andrà avanti verso il referendum disobbedendo alla Corte, Madrid potrebbe usare misure forti: destituire Forcadell, o anche ipotizzare la sospensione di Puigdemont, che vuole arrivare per fine 2017 alla Repubblica di Catalogna.
    Il costituzionalista Francesco de Carreras avverte che Madrid può proclamare lo stato d'assedio per fermare la secessione, "se è in pericolo l'integrità dello stato". I carri armati spagnoli sulla Rambla? Per ora nessuno lo immagina. Ma nessuno al momento pare pronto a un passo indietro.
    Mondo - Madrid blocca il referendum sull'indipendenza della Catalogna



  2. #142
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Catalogna, la presidente del parlamento interrogata per disobbedienza
    A Barcellona manifestazioni indipendentiste a sostegno di Carme Forcadell.
    FRANCESCO OLIVO
    Mentre la Spagna ritrova una certa stabilità, dopo quasi un anno speso nella ricerca di formare un governo, torna alta la tensione con la Catalogna. Ultima goccia di un vaso ormai stracolmo è la convocazione in tribunale della presidente del parlamento catalano, Carme Forcadell, indagata per disobbedienza per aver consentito una votazione nell’assemblea di Barcellona sulla road map vietata dal Tribunale Costituzionale spagnolo, che porterà, secondo le intenzioni del governo locale, a un referendum sulla secessione dalla Spagna. Il movimento indipendentista ha visto questa indagine come l’ennesima prova che lo «Stato spagnolo preferisce una risposta giudiziaria a quella politica» alle questioni poste dalla regione/nazione (sul termine da usare c’è molto dibattito).
    La prova di forza
    Così, la convocazione di Forcadell è stata l’occasione per una prova di forza: la presidente è stata scortata da migliaia di manifestanti dal parlamento catalano, all’interno del parco della Cittadella, fino al tribunale di Barcellona. Un tragitto breve, ma percorso con tutta l’enfasi possibile, con bandiere e cori di indipendenza, accanto alle alte cariche del governo locale, dal presidente Carles Puigdemont, il suo vice Oriol Junqueras e il potente predecessore Artur Mas (anch’egli sotto processo per aver organizzato la consulta del 9 novembre 2014) e centinaia di sindaci. Forcadell ha sfidato ancora una volta le risoluzioni del Tribunale costituzionale: «La democrazie è in pericolo. Se per le nostre strade si può parlare di indipendenza, perché non lo si può fare in Parlamento?». Alle manifestazioni sparse per tutta la Catalogna si è presentata anche Ada Colau, sindaco di Barcellona, alleata di Podemos, figura politica in forte ascesa e non apertamente indipendentista: «Ma se Forcadell verrà giudicata, tutto il nostro popolo sarà giudicato», ha esclamato. Il governo spagnolo replica: «La giustizia è indipendente e non risponde a nessun tipo di pressione».
    Il governo cambia atteggiamento
    L’accelerata nel processo di indipendenza catalano arriva in un momento in cui il governo di Madrid ha decisamente cambiato atteggiamento. L’esecutivo Rajoy sembra aver capito che il muro contro muro di questi anni ha fatto crescere in maniera esponenziale la percentuali di catalani che vogliono la «disconnessione» (il PP è una «fabbrica di indipendentisti» ripetono spesso le opposizioni). La nuova stagione del dialogo della destra spagnola si basa per ora solo su intenzioni, la nomina di un delegato statale più «catalanista» e un’autocritica della vicepresidente del governo Soraya Saenz de Santamaria, sui ricorsi del passato allo statuto dell’autonomia regionale.
    Aznar contro Rajoy
    A Barcellona si fidano poco e temono che Madrid voglia prendere tempo, per rinviare i progetti di referendum ed erodere il consenso secessionista (intorno al 50 per cento). Mariano Rajoy ha anche un nemico interno al partito dal nome pesante: José Maria Aznar. L’ex premier ha criticato, attraverso un testo della fondazione Faes, per la «debolezza» nell’approccio al tema catalano. Rajoy da Bruxelles non ha voluto commentare, ma il Pp è davanti al solito dilemma: se cede in Catalogna, perde nel resto di Spagna. E viceversa.
    Catalogna, la presidente del parlamento interrogata per disobbedienza - La Stampa



    I giudici di Madrid: no all'indipendenza
    C'è un nuovo ostacolo sul percorso della Catalogna verso l'indipendenza. E' infatti di queste ore la notizia che la consulta di Madrid si è pronunciata contro la legittimità della procedura promossa da Barcellona. Stando infatti a quanto riferito dal quotidiano locale El Pais, i giudici della Corte costituzionale spagnola hanno sospeso in forma cautelare le risoluzioni adottate ad ottobre dal parlamento regionale catalano, in particolare per quanto attiene alla convocazione, nel 2017, di un referendum popolare unilaterale avente appunto ad oggetto l'indipendenza.
    Nel recente pronunciamento, inoltre, i giudici hanno avvertito le autorità locali (il presidente della regione Puidgemont e quello del Parlamento regionale Forcadell) delle possibili conseguenze anche penali in cui potrebbero incorrere in caso di mancato rispetto dell'ordine di sospensione – già reiterato - della procedura in questione. La Corte ha quindi stabilito che entro venti giorni governo e parlamento catalani dovranno trasmettere le loro motivazioni e considerazioni in vista della sentenza definitiva, che dovrebbe essere promulgata all'inizio del 2017.
    A fronte di tali recenti passaggi, va ricordato che fino ad oggi la consulta di Madrid, cui ha fatto ricorso il governo centrale spagnolo, si è sempre pronunciata contro ogni spinta centrifuga della Catalogna. Dove però l'intenzione di proseguire nel percorso di distacco alla Spagna è fortissima: basti rilevare che, politicamente parlando, nel parlamento catalano attualmente in carica i movimenti secessionisti hanno la maggioranza assoluta. Ed anche tra la gente la voglia di indipendenza è molto elevata: nonostante il recente pronunciamento della consulta, infatti, le organizzazioni civili e i partiti nazionalisti catalani hanno assicurato che la loro sfida resta in piedi e il referendum si svolgerà comunque. Ed anche il presidente Puidgemont ha confermato che tra i suoi obiettivi c'è quello di arrivare all'indipendenza entro la fine del 2017, nonostante il governo spagnolo – che ritiene la procedura messa in atto contraria alla costituzione nazionale – stia portando avanti una dura opposizione.
    In parallelo con il ricorso alla magistratura costituzionale, il governo del premier Rajoy ha affidato alla vicepremier Soraya de Santamaria l'incarico di riprendere il dialogo con le istituzioni catalane. Un tentativo questo che, negli ultimi mesi, apparentemente non sembra aver dato i risultati sperati. Un portavoce della Generalitat (governo regionale) ha assicurato che l'appuntamento con il voto referendario non è stato cancellato e che si terrà quanto prima un vertice per “raggruppare intorno alla necessità di convocare il referendum il maggior numero di forze politiche e organizzazioni sociali” possibile, costruendo uno spazio trasversale ampio e condiviso. Di fronte al quale – questa la naturale considerazione che se ne può trarre – diventerebbe sempre più problematico per Rajoy continuare ad opporsi.
    Ne frattempo tra l'altro la piazza si mantiene estremamente calda: è di pochi giorni fa, infatti, la notizia dell'arresto di alcuni attivisti indipendentisti accusati di aver bruciato in pubblico, durante la Diada (festa tradizionale catalana) dello scorso 11 settembre, foto del re Filippo VI e, sembra, alcune pagine della Costituzione. Un gesto altamente simbolico, che dà però la misura di quello che potrebbe succedere in caso si arrivasse ad uno scontro fuori delle aule dei tribunali.
    I giudici di Madrid: no all'indipendenza - giornaleditalia


  3. #143
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  4. #144
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Spagna: stampa, ?l?operazione dialogo? non funziona, Catalogna pronta all?indipendenza | L'Indipendenza Nuova

    Il governo spagnolo non puo’ decidere sulla sovranita’ di un pezzo del territorio nazionale. Ma l’amministrazione della Catalogna non intende chiedere il permesso a Madrid per convocare un referendum sulla sua indipendenza. Si e’ chiuso cosi’, scrive il quotidiano “El Pais”, il primo e atteso incontro tra la vicepresidente del governo Soraya Saenz de Santamaria e il suo omologo catalano Oriol Junqueras. I due dovevano vedersi per discutere di una lista di 46 richieste avanzate dalla “Genaralitat”, il governo della Catalogna, su questioni economiche e riforme legislative. Ma uno di questi si e’ confermato essere quello piu’ sensibile, lo stesso che da mesi apre l’agenda delle relazioni tra Madrid e Barcellona: la capitale economica del paese insiste per portare la sua regione fuori dalla Spagna, e per farlo vuole convocare la sua gente alle urne.
    media concordano nel dire che i due hanno un rapporto cordiale e tali sono stati i toni dell’incontro durato circa due ore. Ma le posizioni non possono essere piu’ distanti. De Santamaria si appoggia alla recente sentenza con cui il tribunale di Karlsruhe, Germania, ha negato alla Baviera il diritto di promuovere un referendum dal momento che la sovranita’ appartiene a tutti i tedeschi e non ai land. “I tribunali di diversi stati dell’Ue hanno spiegato molto bene cosa si puo’ fare e cosa non si puo’ fare con un referendum sull’autodeterminazione”, ha detto la numero due dell’esecutivo. La quale, assicura Junquera, torna a Madrid con la idea ben chiara che “ci sara’ un referendum in Catalogna, perche’ noi faremo il possibile” per celebrarlo. Sembra cosi’ perdere abbrivio quella che il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy aveva chiamato “operazione dialogo”, una strategia per liberare il rapporto con Barcellona dalle ruggini accumulate negli anni scorsi.
    Il governo popolare, in minoranza in parlamento, prova a fare del dialogo con le altre parti sociali e politiche del paese un asse centrale. Ma non intende girare la chiave della porta del referendum e in ultima analisi, assicurano fonti interne, confida sul fatto che alla fine i catalani troveranno piu’ conveniente collaborare. Su diversi altri capitoli – tra cui finanziamento alle autonomie, provvedimenti sulle spese per l’energia – Madrid ha gia’ mostrato di poter soddisfare le richieste di Barcellona, ha spiegato la vicepresidente. Ma anche su questi “sono mancate proposte concrete”, fanno sapere dalla Generalitat.

  5. #145
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #146
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #147
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Braccio di ferro su Catalogna, Rajoy pronto a usare la forza
    Fra Barcellona e Madrid è ormai una spirale di tensione nella corsa verso la secessione della Catalogna e il referendum sull'indipendenza promesso per settembre dal presidente catalano Carles Puigdemont. Diversi dirigenti secessionisti ora non escludono di tenerlo prima di settembre, forse già in maggio o giugno, per rispondere ai processi penali per disobbedienza avviati dalla giustizia spagnola contro l'ex-presidente Artur Mas e l'attuale presidente del parlamento catalano Carme Forcadell. Ed è di nuovo muro contro muro fra le due capitali. Puigdemont ha assicurato che il referendum «si farà», nonostante le minacce di Madrid. Il premier spagnolo Mariano Rajoy lo ha dichiarato incostituzionale, e garantisce invece che «non si farà». Citando fonti vicine a Rajoy, la stampa spagnola scrive che il premier di Madrid è pronto a usare le maniere forti per impedire referendum e secessione, annuncia «misure coercitive».
    Il premier «è disposto a impedire il referendum con la forza» afferma El Mundo. La stampa conservatrice approva. Abc in un editoriale chiede che si usi tutto il peso della legge «per fermare la sedizione».
    Madrid, usando l'articolo 155 della costituzione, potrebbe assumere il controllo della polizia regionale catalana, i Mossos d'Esquadra, impedire l'accesso ai seggi elettorali, recintandoli. O perfino, nel caso più estremo, con un voto a maggioranza assoluta del senato di Madrid - controllato dal Pp di Rajoy - sospendere l'autonomia della Catalogna e prenderne il controllo al posto delle istituzioni regionali.
    Nessuno sa quali potrebbero essere le conseguenze. Ma i due giocatori della delicatissima e incerta partita catalana continuano ad andare avanti come se l'altro non esistesse. Il secessionista Puigdemont, che ha la maggioranza assoluta nel parlamento catalano, ripete che il referendum si farà nonostante il veto di Madrid.
    Ha previsto di far scattare in luglio la base informatica del futuro fisco indipendente. Per aggirare i veti della corte costituzionale spagnola, i partiti secessionisti mettono a punto in forma segreta le tre leggi della disconnessione, che porteranno in parlamento solo all'ultimo minuto per non scatenare le sanzioni di Madrid. E se Mas e Forcadell saranno condannati, ha avvertito il vicepresidente catalano Oriol Junqueras, la resa dei conti del referendum potrebbe essere anticipata di 2 o 3 mesi. Puigdemont potrebbe poi abbinarlo con le elezioni regionali anticipate, mettendo in difficoltà Madrid. Rajoy difficilmente potrebbe chiudere i seggi manu militari per un voto legale.
    Diversi analisti annunciano uno «scontro di treni» lanciati a tutta velocità. Era previsto un autunno bollente sulla Catalogna. Ma ora primavera e estate potrebbero già essere incandescenti.
    Braccio di ferro su Catalogna, Rajoy pronto a usare la forza



  8. #148
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Migliaia davanti al tribunale di Barcellona per processo a Mas

    Mondo.L'ex presidente catalano a processo per aver aver indetto il referendum del 2014 nonostante il veto della Corte Costituzionale

    FotoRally in support of Catalonian former officials suspects of promoting an independence referendum
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

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