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Discussione: Catalogna libera!

  1. #11
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    I SÜD-TIROLER FREIHEIT E L’INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
    Il Capo del Governo catalano Artur Mas ha confermato sabato a Barcellona mediante un decreto lo svolgimento di un referendum per l’indipendenza il 9 novembre. La decisione rispetta la decisione del Parlamento catalano, il quale in data 18 settembre si era espresso per il referendum per l’indipendenza con una maggioranza di quasi l’80%. “Anche se la Spagna farà tutto il possibile per tenere i Catani lontani dalle urne, l’insistenza dei politici di Barcellona rimane esemplare e costituisce anche un modello per il Sudtirolo.” Sono queste le parole usate dai Süd-Tiroler Freiheit in merito ai possibili eventi che coinvolgeranno Barcellona.
    Al contempo il Partito guidato da Eva Klotz lancia una dura accusa anche nei confronti del SVP e dell’Italia:
    “Qui da noi non si è purtroppo potuto sognare finora tanto coraggio e una simile preveggenza. La conferenza del direttivo della Südtiroler Volkspartei di sabato scorso ha confermato che anche le più gravi violazioni dell’autonomia non determinano alcun ripensamento nel partito di governo. Sebbene lo Stato nel frattempo sia debitore di miliardi nei confronti del Sudtirolo e non passi giorno senza notizie funeste da Roma, la Südtiroler Volkspartei mantiene la propria fedeltà all’Italia.”
    Achammer ha informato di voler rinnovare il programma fondamentale della Südtiroler Volkspartei che risale al 1963. Nel programma si legge: ”La SVP rafforza l’irrunciabilità del diritto all’autodeterminazione per il Sudtirolo”. La speranza per i Süd-Tiroler Freiheit è quella che “la Südtiroler Volkspartei non si limiti in futuro soltanto alle dichiarazioni, bensì che agisca attivamente secondo il modello della Catalogna. Una prima occasione per questa finalità sarà quando si discuterà in Consiglio Regionale la risoluzione per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione in Sudtirolo presentata dalla Süd-Tiroler Freiheit.”
    I SÜD-TIROLER FREIHEIT E L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA



    I poteri forti hanno già cominciato a muoversi....

    Spagna, Fitch mette Catalogna in rating watch negativo
    Fitch ha posto il merito di credito della Catalogna in rating watch negativo dopo che il governo della regione autonoma ha indetto un referendum sull'indipendenza per il 9 novembre, poi sospeso dalla Corte costituzionale spagnola. In un comunicato l'agenzia di rating ha fatto sapere che la Catalogna resta dipendente dai finanziamenti del governo centrale a causa delle difficoltà ad accedere al mercato dei capitali. "Fitch ritiene che gli sviluppi nelle prossime sei settimane probabilmente complicheranno la relazione tra la Catalogna e il governo centrale", spiega Guilhem Costes, direttore senior di Fitch, aggiungendo che gli investitori internazionali probabilmente non acquisteranno bond emessi dalla Catalogna in un contesto di incertezza politica.
    Spagna, Fitch mette Catalogna in rating watch negativo - MilanoFinanza.it

    Indipendenza della Catalogna: il governo spagnolo non spaventa nessuno
    Come già annunciato la settimana scorsa, il consiglio dei ministri spagnolo si è rivolto all’Alta Corte Costituzionale con un ricorso contro l’indizione del Referendum sull’indipendenza della Catalogna indetto dalla Generalitat, il governo della Catalogna. Naturalmente, l’atto stesso del ricorso alla Corte costituzionale indicava che il governo spagnolo aveva intrapreso la strada della contrapposizione dura e la Corte Costituzionale spagnola non poteva certamente dare immediatamente un parere a favore dell’indipendenza catalana e così si è riservata di decidere in merito.
    La Corte Costituzionale della Spagna ieri ha accolto il ricorso del governo ma non ha detto che il referendum sull’indipendenza della Catalogna è incostituzionale. Sembra che la Corte Costituzionale si sia limitata solo ad accettare come ammissibile il ricorso del governo spagnolo e a sospendere per 5 mesi le leggi con cui il governo della Catalogna ha indetto il referendum, nell’attesa di esaminare meglio la questione. Il governo spagnolo, invece, dice ora che si aspetta che Arthur Mas rispetti il giudizio della corte costituzionale, come se desse per scontato che l’accettazione del ricorso equivalga ad una decisione.
    “Cavilli di lana caprina”, vien voglia di dire leggendo questi tentativi di melina. Le frasi con cui il governo spagnolo ha però commentato il ricorso, che poi è la stesso tipo di provvedimento che ha utilizzato la corte costituzionale italiana con l’impugnazione delle leggi che hanno indetto il referendum per l'indipendenza del Veneto, sono chiarissime. Secondo il Governo spagnolo il referendum “attenta all’unità indissolubile della Spagna”. Il primo ministro spagnolo Rojoy ha commentato l’accettazione del ricorso da parte della Corte Costituzionale dicendo di essere assolutamente contrario alla convocazione del referendum. Ha poi fatto alcune dichiarazioni che sembravano più un mostrar le penne che un fare sul serio, e ha detto di non voler prendere in considerazione possibilità diverse da quelle che la Catalogna accetti la decisione dell'Alta Corte Costituzionale Spagnola. Rojoy si è spinto fino ad accusare Arthur Mas di alimentare la frustazione del popolo catalano. Una espressione davvero singolare.
    Dal canto suo il Governo catalano, con molta calma, non si è mosso di un centimetro e ha fatto sapere di aver già preparato le controdeduzioni da presentare alla Corte Costituzionale nel processo di esame delle leggi, ha definito il ricorso uno dei più gravi errori politici da parte del governo centrale spagnolo e ha fatto sapere che i preparativi per il referendum del 9 novembre andranno avanti come previsto. Intanto gli indipendentisti stanno preparando una grande manifestazione popolare a sostegno del referendum per l’indipendenza della Catalogna.
    Indipendenza della Catalogna: la Spagna non spaventa

    Spagna: migliaia in piazza contro alt a referendum Catalogna
    (AGI) - Barcellona, 30 set. - Migliaia di persone sono scese in piazza a Barcellona per protestare contro il la sospensione del referendum sull'indipendenza deciso dalla Corte costituzionale.
    I manifestanti hanno raggiunto piazza Sant Jaume, nella parte nord-orientale della citta'. "Non ci fermeranno ne' la pioggia ne' la neve ne' il tribunale. Il 9 novembre voteremo e vinceremo", ha avvertito il leader dell'Assemblea nazionale catalana Carme Forcadell.
    Spagna: migliaia in piazza contro alt a referendum Catalogna

    Se in Catalogna suona la campana per lo Stato nazione
    di Carlo Lottieri
    Stiamo entrando nella fase finale: era facilmente prevedibile e ora sembra non esserci più spazio per altro. La Catalogna di Artur Mas e la Spagna di Mariano Rajoy stanno per dirigersi verso uno scontro assai duro. Da un lato il governo nazionalista di Rajoy usa una costituzione illiberale e ancora segnata dall’eredità franchista per negare ai catalani il diritto di votare: la libertà di cui hanno goduto gli scozzesi solo pochi giorni fa (ma molti altri prima di loro) per scegliere se restare entro un ordinamento o dare vita a un’altra entità politica viene conculcata da un sistema di potere che sa bene come la Catalogna sia una gallina dalle uova d’oro, ma soprattutto è consapevole della fragilità della legittimità dell’unità spagnola. Senza le parrucche della Corte costituzionale e senza le armi degli sbirri di Stato, la Spagna è destinata a sfaldarsi. In prima linea, subito dopo la Catalogna, ci sono gli irrequieti Paesi Baschi, ma anche altre comunità sarebbero felici di poter disporre del loro destino.
    A Barcellona, dall’altro lato, nella Generalitat (il governo regionale) di Mas non c’è alcuno stupore per l’ottusità madrilena. In nessuna circostanza la libertà è gratuita. Ma in Catalogna si procede nella convinzione che certe logiche siano fuori dal tempo e che non sia possibile impedire a una popolazione di scegliere il proprio futuro quando la comunità è coesa, determinata, convinta ad andare fino in fondo. Oggi lo sforzo è tutto nel coordinare gruppi, sensibilità, personalità e partiti che vorrebbe adottare strategie più ardite o più prudenti.
    In questo senso, ovviamente, i catalani oggi corrono qualche rischio. La liberazione da Madrid – contrariamente a quanto afferma certa stampa anche italiana, timorosa di veder sgretolare gli Stati nazionali – sarebbe benefica per varie ragioni, poiché Barcellona smetterebbe di subire lo sfruttamento territoriale a cui ora è sottoposta e potrebbe definire una politica di maggiore apertura nei riguardi del mondo: entro l’Unione europea o al di fuori. Ma il crescere delle tensioni può suscitare timori nel fronte di quanti sognano una Catalogna che si amministra da sé e si ridefinisce come una nuova Svizzera. Sul piano politico e comunicativo, insomma, lo squadrismo madrileno che invoca l’autoritarismo della legge contro la volontà popolare e che ricorda di disporre di un esercito a quanti vogliono poter decidere con il voto i propri confini rischia di minare quell’unità che lo scorso 11 settembre ha portato più di un milione di persone nelle strade a disegnare un’enorme “V” che gridava al mondo la voglia di democrazia di tanti catalani.
    La mossa di Rajoy, però, non tiene conto del fatto che il ventunesimo secolo ha sempre meno a che fare con le logiche dello Stato nazionale. Nel suo fortino governativo, il premier spagnolo difende istituzioni svuotate e ignora quanto il consenso oggi sia decisivo: più della prepotenza degli uomini politici. Qualcuno dovrebbe ricordargli il 1989 e spiegargli che ancora 25 anni fa il muro di Berlino sembrava roccioso e quasi invalicabile. Alla fine, però, è bastato un semplice malinteso comunicativo da parte del regime comunista per inondare le strade della parte occidentale della città tedesca di cittadini della DDR curiosi di vedere com’era una società più aperta, libera, ricca, pluralista.
    Ora Madrid ha negato la possibilità per i catalani di votare il prossimo 9 novembre. Davvero a Barcellona non si voterà? Difficile dirlo. Certamente i catalani pensano che per loro non sia più tempo di stare in Spagna e stanno solo valutando quale sia la strategia migliore e più adeguata per diventare indipendenti. Potrebbero sciogliere il governo locale e trasformare il rinnovo del parlamento catalano in un referendum di fatto, oppure potrebbero tenere egualmente le elezioni il prossimo 9 novembre, sfidando apertamente Rajoy e vedendo se vi è davvero in Europa qualcuno che ancora avversa il “diritto di voto”. È chiaro che Madrid sta giocando la sua partita tutta in difesa. Al contrario, Barcellona è sempre all’attacco ed è un assedio che prima o poi dovrebbe portare i catalani alla vittoria. Ormai non è più questione di sapere “se”, ma soltanto “come “ e “quando”.
    Nello scontro tra Madrid e Barcellona emerge come lo Stato nazionale e moderno possa essere ormai giunto al capolinea, insieme a quella sua proiezione su scala continentale che è l’Unione europea. Non a caso nelle ore scorse Herman von Rompuy ha dichiarato che “la democrazia non serve a cambiare i confini”, ma queste parole sanno di vecchio e per giunta sono false, se si considera che proprio nell’Unione figurano Paesi come la Lituania, la Slovacchia, la Croazia e via dicendo.
    Lo Stato moderno è un’istituzione che ha causato tanti danni alle popolazioni del Vecchio Continente e che ancora oggi ne intralcia la creatività, con alte tasse e una regolamentazione asfissiante: non basteranno gli eurocrati di Bruxelles a evitarne la fatale decadenza. In questo senso, la Catalogna che sta per nascere potrebbe essere molto più che un nuovo Stato in Europa: potrebbe essere l’inizio di un’Europa assai diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a oggi.
    Se in Catalogna suona la campana per lo Stato nazione | L'intraprendente


  2. #12
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Citazione Originariamente Scritto da Erlembaldo Visualizza Messaggio
    I SÜD-TIROLER FREIHEIT E L’INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
    Il Capo del Governo catalano Artur Mas ha confermato sabato a Barcellona mediante un decreto lo svolgimento di un referendum per l’indipendenza il 9 novembre. La decisione rispetta la decisione del Parlamento catalano, il quale in data 18 settembre si era espresso per il referendum per l’indipendenza con una maggioranza di quasi l’80%. “Anche se la Spagna farà tutto il possibile per tenere i Catani lontani dalle urne, l’insistenza dei politici di Barcellona rimane esemplare e costituisce anche un modello per il Sudtirolo.” Sono queste le parole usate dai Süd-Tiroler Freiheit in merito ai possibili eventi che coinvolgeranno Barcellona.
    Al contempo il Partito guidato da Eva Klotz lancia una dura accusa anche nei confronti del SVP e dell’Italia:
    “Qui da noi non si è purtroppo potuto sognare finora tanto coraggio e una simile preveggenza. La conferenza del direttivo della Südtiroler Volkspartei di sabato scorso ha confermato che anche le più gravi violazioni dell’autonomia non determinano alcun ripensamento nel partito di governo. Sebbene lo Stato nel frattempo sia debitore di miliardi nei confronti del Sudtirolo e non passi giorno senza notizie funeste da Roma, la Südtiroler Volkspartei mantiene la propria fedeltà all’Italia.”
    Achammer ha informato di voler rinnovare il programma fondamentale della Südtiroler Volkspartei che risale al 1963. Nel programma si legge: ”La SVP rafforza l’irrunciabilità del diritto all’autodeterminazione per il Sudtirolo”. La speranza per i Süd-Tiroler Freiheit è quella che “la Südtiroler Volkspartei non si limiti in futuro soltanto alle dichiarazioni, bensì che agisca attivamente secondo il modello della Catalogna. Una prima occasione per questa finalità sarà quando si discuterà in Consiglio Regionale la risoluzione per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione in Sudtirolo presentata dalla Süd-Tiroler Freiheit.”
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    I poteri forti hanno già cominciato a muoversi....

    Spagna, Fitch mette Catalogna in rating watch negativo
    Fitch ha posto il merito di credito della Catalogna in rating watch negativo dopo che il governo della regione autonoma ha indetto un referendum sull'indipendenza per il 9 novembre, poi sospeso dalla Corte costituzionale spagnola. In un comunicato l'agenzia di rating ha fatto sapere che la Catalogna resta dipendente dai finanziamenti del governo centrale a causa delle difficoltà ad accedere al mercato dei capitali. "Fitch ritiene che gli sviluppi nelle prossime sei settimane probabilmente complicheranno la relazione tra la Catalogna e il governo centrale", spiega Guilhem Costes, direttore senior di Fitch, aggiungendo che gli investitori internazionali probabilmente non acquisteranno bond emessi dalla Catalogna in un contesto di incertezza politica.
    Spagna, Fitch mette Catalogna in rating watch negativo - MilanoFinanza.it

    Indipendenza della Catalogna: il governo spagnolo non spaventa nessuno
    Come già annunciato la settimana scorsa, il consiglio dei ministri spagnolo si è rivolto all’Alta Corte Costituzionale con un ricorso contro l’indizione del Referendum sull’indipendenza della Catalogna indetto dalla Generalitat, il governo della Catalogna. Naturalmente, l’atto stesso del ricorso alla Corte costituzionale indicava che il governo spagnolo aveva intrapreso la strada della contrapposizione dura e la Corte Costituzionale spagnola non poteva certamente dare immediatamente un parere a favore dell’indipendenza catalana e così si è riservata di decidere in merito.
    La Corte Costituzionale della Spagna ieri ha accolto il ricorso del governo ma non ha detto che il referendum sull’indipendenza della Catalogna è incostituzionale. Sembra che la Corte Costituzionale si sia limitata solo ad accettare come ammissibile il ricorso del governo spagnolo e a sospendere per 5 mesi le leggi con cui il governo della Catalogna ha indetto il referendum, nell’attesa di esaminare meglio la questione. Il governo spagnolo, invece, dice ora che si aspetta che Arthur Mas rispetti il giudizio della corte costituzionale, come se desse per scontato che l’accettazione del ricorso equivalga ad una decisione.
    “Cavilli di lana caprina”, vien voglia di dire leggendo questi tentativi di melina. Le frasi con cui il governo spagnolo ha però commentato il ricorso, che poi è la stesso tipo di provvedimento che ha utilizzato la corte costituzionale italiana con l’impugnazione delle leggi che hanno indetto il referendum per l'indipendenza del Veneto, sono chiarissime. Secondo il Governo spagnolo il referendum “attenta all’unità indissolubile della Spagna”. Il primo ministro spagnolo Rojoy ha commentato l’accettazione del ricorso da parte della Corte Costituzionale dicendo di essere assolutamente contrario alla convocazione del referendum. Ha poi fatto alcune dichiarazioni che sembravano più un mostrar le penne che un fare sul serio, e ha detto di non voler prendere in considerazione possibilità diverse da quelle che la Catalogna accetti la decisione dell'Alta Corte Costituzionale Spagnola. Rojoy si è spinto fino ad accusare Arthur Mas di alimentare la frustazione del popolo catalano. Una espressione davvero singolare.
    Dal canto suo il Governo catalano, con molta calma, non si è mosso di un centimetro e ha fatto sapere di aver già preparato le controdeduzioni da presentare alla Corte Costituzionale nel processo di esame delle leggi, ha definito il ricorso uno dei più gravi errori politici da parte del governo centrale spagnolo e ha fatto sapere che i preparativi per il referendum del 9 novembre andranno avanti come previsto. Intanto gli indipendentisti stanno preparando una grande manifestazione popolare a sostegno del referendum per l’indipendenza della Catalogna.
    Indipendenza della Catalogna: la Spagna non spaventa

    Spagna: migliaia in piazza contro alt a referendum Catalogna
    (AGI) - Barcellona, 30 set. - Migliaia di persone sono scese in piazza a Barcellona per protestare contro il la sospensione del referendum sull'indipendenza deciso dalla Corte costituzionale.
    I manifestanti hanno raggiunto piazza Sant Jaume, nella parte nord-orientale della citta'. "Non ci fermeranno ne' la pioggia ne' la neve ne' il tribunale. Il 9 novembre voteremo e vinceremo", ha avvertito il leader dell'Assemblea nazionale catalana Carme Forcadell.
    Spagna: migliaia in piazza contro alt a referendum Catalogna

    Se in Catalogna suona la campana per lo Stato nazione
    di Carlo Lottieri
    Stiamo entrando nella fase finale: era facilmente prevedibile e ora sembra non esserci più spazio per altro. La Catalogna di Artur Mas e la Spagna di Mariano Rajoy stanno per dirigersi verso uno scontro assai duro. Da un lato il governo nazionalista di Rajoy usa una costituzione illiberale e ancora segnata dall’eredità franchista per negare ai catalani il diritto di votare: la libertà di cui hanno goduto gli scozzesi solo pochi giorni fa (ma molti altri prima di loro) per scegliere se restare entro un ordinamento o dare vita a un’altra entità politica viene conculcata da un sistema di potere che sa bene come la Catalogna sia una gallina dalle uova d’oro, ma soprattutto è consapevole della fragilità della legittimità dell’unità spagnola. Senza le parrucche della Corte costituzionale e senza le armi degli sbirri di Stato, la Spagna è destinata a sfaldarsi. In prima linea, subito dopo la Catalogna, ci sono gli irrequieti Paesi Baschi, ma anche altre comunità sarebbero felici di poter disporre del loro destino.
    A Barcellona, dall’altro lato, nella Generalitat (il governo regionale) di Mas non c’è alcuno stupore per l’ottusità madrilena. In nessuna circostanza la libertà è gratuita. Ma in Catalogna si procede nella convinzione che certe logiche siano fuori dal tempo e che non sia possibile impedire a una popolazione di scegliere il proprio futuro quando la comunità è coesa, determinata, convinta ad andare fino in fondo. Oggi lo sforzo è tutto nel coordinare gruppi, sensibilità, personalità e partiti che vorrebbe adottare strategie più ardite o più prudenti.
    In questo senso, ovviamente, i catalani oggi corrono qualche rischio. La liberazione da Madrid – contrariamente a quanto afferma certa stampa anche italiana, timorosa di veder sgretolare gli Stati nazionali – sarebbe benefica per varie ragioni, poiché Barcellona smetterebbe di subire lo sfruttamento territoriale a cui ora è sottoposta e potrebbe definire una politica di maggiore apertura nei riguardi del mondo: entro l’Unione europea o al di fuori. Ma il crescere delle tensioni può suscitare timori nel fronte di quanti sognano una Catalogna che si amministra da sé e si ridefinisce come una nuova Svizzera. Sul piano politico e comunicativo, insomma, lo squadrismo madrileno che invoca l’autoritarismo della legge contro la volontà popolare e che ricorda di disporre di un esercito a quanti vogliono poter decidere con il voto i propri confini rischia di minare quell’unità che lo scorso 11 settembre ha portato più di un milione di persone nelle strade a disegnare un’enorme “V” che gridava al mondo la voglia di democrazia di tanti catalani.
    La mossa di Rajoy, però, non tiene conto del fatto che il ventunesimo secolo ha sempre meno a che fare con le logiche dello Stato nazionale. Nel suo fortino governativo, il premier spagnolo difende istituzioni svuotate e ignora quanto il consenso oggi sia decisivo: più della prepotenza degli uomini politici. Qualcuno dovrebbe ricordargli il 1989 e spiegargli che ancora 25 anni fa il muro di Berlino sembrava roccioso e quasi invalicabile. Alla fine, però, è bastato un semplice malinteso comunicativo da parte del regime comunista per inondare le strade della parte occidentale della città tedesca di cittadini della DDR curiosi di vedere com’era una società più aperta, libera, ricca, pluralista.
    Ora Madrid ha negato la possibilità per i catalani di votare il prossimo 9 novembre. Davvero a Barcellona non si voterà? Difficile dirlo. Certamente i catalani pensano che per loro non sia più tempo di stare in Spagna e stanno solo valutando quale sia la strategia migliore e più adeguata per diventare indipendenti. Potrebbero sciogliere il governo locale e trasformare il rinnovo del parlamento catalano in un referendum di fatto, oppure potrebbero tenere egualmente le elezioni il prossimo 9 novembre, sfidando apertamente Rajoy e vedendo se vi è davvero in Europa qualcuno che ancora avversa il “diritto di voto”. È chiaro che Madrid sta giocando la sua partita tutta in difesa. Al contrario, Barcellona è sempre all’attacco ed è un assedio che prima o poi dovrebbe portare i catalani alla vittoria. Ormai non è più questione di sapere “se”, ma soltanto “come “ e “quando”.
    Nello scontro tra Madrid e Barcellona emerge come lo Stato nazionale e moderno possa essere ormai giunto al capolinea, insieme a quella sua proiezione su scala continentale che è l’Unione europea. Non a caso nelle ore scorse Herman von Rompuy ha dichiarato che “la democrazia non serve a cambiare i confini”, ma queste parole sanno di vecchio e per giunta sono false, se si considera che proprio nell’Unione figurano Paesi come la Lituania, la Slovacchia, la Croazia e via dicendo.
    Lo Stato moderno è un’istituzione che ha causato tanti danni alle popolazioni del Vecchio Continente e che ancora oggi ne intralcia la creatività, con alte tasse e una regolamentazione asfissiante: non basteranno gli eurocrati di Bruxelles a evitarne la fatale decadenza. In questo senso, la Catalogna che sta per nascere potrebbe essere molto più che un nuovo Stato in Europa: potrebbe essere l’inizio di un’Europa assai diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a oggi.
    Se in Catalogna suona la campana per lo Stato nazione | L'intraprendente

    Per quale motivo Roma e l'Umbria dovrebbero essere unite al meridione, cosa mai successa prima del 1870?
    Il tricolore poi ha una connotazione cispadana-cisalpina, non meridionale...

  3. #13
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    roma è meridione.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #14
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Qui non c'è nessun drogato, e tutti pensano la stessa cosa, che ti piaccia o no.
    Roma e Sud per noi sono identici: da eliminare dalla nostra terra.
    Quindi vadano dove pare loro, ma fora di ball!
    Poi tu pensala come ti pare. I romani l'hanno sempre fatto.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #15
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Citazione Originariamente Scritto da Leone Visualizza Messaggio
    Per quale motivo Roma e l'Umbria dovrebbero essere unite al meridione, cosa mai successa prima del 1870?
    Il tricolore poi ha una connotazione cispadana-cisalpina, non meridionale...
    Queste cartine non riescono mai ad accontentare tutti. Ad esempio gli indipendentisti veneti non approverebbero l'inclusione del Veneto nella Padania.
    Se si decidessero ad applicare il diritto di autodeterminazione, gli umbri e i "romani" potrebbero scegliere da sè con chi stare o non stare, e da quali simboli farsi rappresentare.

    Catalogna mantiene convocazione referendum 9 novembre
    La Catalogna ha mantenuto il suo progetto di organizzare il 9 novembre un referendum sull'indipendenza, ignorando la decisione del Tribunale costituzionale di Madrid che lo ha vietato.
    Il portavoce del governo regionale Francesc Homs ha affermato che è stato trovato un accordo tra i partiti pro referendum "sul mantenimento della convocazione con la volontà di far partecipare i cittadini affinché esercitino il loro diritto al voto il 9 novembre".
    Catalogna mantiene convocazione referendum 9 novembre - SWI swissinfo.ch


  6. #16
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Spero che i catalani abbiano le palle per portare tutto avanti, fino alle estreme conseguenze.
    sklöpp & kanù

  7. #17
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Se si decidessero ad applicare il diritto di autodeterminazione, gli umbri e i "romani" potrebbero scegliere da sè con chi stare o non stare, e da quali simboli farsi rappresentare.
    Scusa se sforo l'impegno di ignorarci.
    Mi auguro che il diritto di autodeterminazione, così impostato, conceda anche la possibilità di decidere con chi NON STARE!
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #18
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Citazione Originariamente Scritto da Erlembaldo Visualizza Messaggio
    Queste cartine non riescono mai ad accontentare tutti. Ad esempio gli indipendentisti veneti non approverebbero l'inclusione del Veneto nella Padania.
    Se si decidessero ad applicare il diritto di autodeterminazione, gli umbri e i "romani" potrebbero scegliere da sè con chi stare o non stare, e da quali simboli farsi rappresentare.

    Catalogna mantiene convocazione referendum 9 novembre
    La Catalogna ha mantenuto il suo progetto di organizzare il 9 novembre un referendum sull'indipendenza, ignorando la decisione del Tribunale costituzionale di Madrid che lo ha vietato.
    Il portavoce del governo regionale Francesc Homs ha affermato che è stato trovato un accordo tra i partiti pro referendum "sul mantenimento della convocazione con la volontà di far partecipare i cittadini affinché esercitino il loro diritto al voto il 9 novembre".
    Catalogna mantiene convocazione referendum 9 novembre - SWI swissinfo.ch

    Hai ragione... diciamo che unire Umbria e Roma (e Lazio settentrionale) al Sud non ha fondamento storico, mentre il Veneto ha effettivamente una parte della sua storia in comune con la Lombardia (orientale soprattutto).
    So che al nord i romani sono considerati meridionali, sono figlio di Venezia e Bologna... e i parenti di Venezia chiamano meridionali i bolognesi e terroni i toscani.

  9. #19
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Non è solo una questione di nord-sud come può essere persino tra due comuni limitrofi.
    Qui si tratta di qualcosa di molto più pesante ed importante.
    Roma per noi non rappresenta solo il meridione, del quale comunque fa parte, ma qualcosa di peggio. E non solo certamente perchè attualmente è la capitale di questo stato di merda.
    I Romani sono assolutamente e completamente diversi da noi.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  10. #20
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    Predefinito Re: Catalogna libera!

    Manca un mese al referendum, e i colonnelli si preparano.

 

 
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