Le medesime semplificazioni dei "media al servizio del capitale plutocratico" da voi tanto odiati, superficiali quanto rassicuranti.
Ovviamente non mi riferivo al periodo degli anni settanta- inizio ottanta, bensì ai giorni nostri.
Gli episodi menzionati sono solo eventi sporadici e di lieve entità giudiziaria, specie se paragonati alla mole di provvedimenti repressivi degli ultimi anni, frutto di una pertinacia che talvolta si traduce in deliberata volontà persecutoria, con tanto di accuse di terrorismo, capi d'imputazione folli e detenzioni in celle di isolamento.
Pertanto non credo sia possibile paragonare un paio di avvenimenti isolati alle reiterate azioni legali degli ultimi tempi.
A mio avviso, un moloch agguerrito come lo Stato non trascorre certo notti insonni a causa delle azioni di alcune centinaia di individui, siano essi febbrili devastatori o acuti intellettuali, infatti il punto non è stilare una classifica dei nemici pubblici più pericolosi.
Bisognerebbe, semmai, limitarsi a notare quanto siano tollerate alcune linee di condotta o quanto alcuni atteggiamenti possano innescare un procedimento repressivo volto a contrastarli o semplicemente a scoraggiarne la diffusione e l'imitazione.
Considerando valido questo approccio, potremo circoscrivere alcuni fenomeni ed analizzarne il grado di pericolosità nella misura in cui il campo semantico di questo termine sarà stato ristretto e plasmato ad hoc per i nostri scopi, in tal modo risulterà semplice intuire quale sia il coefficiente di "pericolosità" di un'azione agli occhi delle istituzioni.
Giacché non mi sembra che forze dell'ordine, tribunali, reparti speciali etc lavorino alacremente per sradicare la temibile pianta del marxismo-leninismo, possiamo considerare decisamente non "pericoloso" stampare periodici, inneggianti alla rivolta, dall'accattivante grafica anni trenta, creare siti telematici con gli stessi contenuti, sostenere la potenza di turno in funzione anti-americana mediante variopinti presidi in piazza, scrivere eclatanti professioni di fede in rete etc (tutto questo per poi condurre un'esistenza consumata tra lavoro, mutuo e puntate di "Walking dead").
Comunque, a prescindere da questo prolisso discettare di semantica e nemici del sistema, io giudico una pratica in base al suo potenziale liberante, perciò non mi curo di che cosa giovi o non giovi alla grande-inesistente- causa rivoluzionaria.