CONSERVATORI E LIBERALI INTRODUCONO TENSIONI NEL SISTEMA PUTINIANO
Pubblicato il 14 settembre 2014di voltideldonbass
LE ANALISI
'p9iul0ìlmy.–?mùentare la pressione.E’ difficile immaginare che cosa i traditori possano avere promesso al Presidente, ma ormai è ovvio che lo hanno ingannato. Non ci sarà alcun riavvicinamento. Il problema è che adesso la pressione occidentale non ha più una dimensione limitata all’Ucraina. Le sanzioni e le restrizioni sono finalizzate al solo scopo di fomentare una dissidenza nellaelite Russa, a ledere gli interessi di una delle sue componenti e così da provocare un colpo di stato.Quello che è in gioco oggi è nè più nè meno la testa di Putin stesso – nessun altro esito lascerà l’occidente soddisfatto. Già dopo la Crimea, l’elite Euro Americana, atterrita, ha deciso che non ci possono essere accordi con la Russia di Putin e per questa ragione ha approntato piani per la sua defenestrazione. In un primo momento attraverso un colpo di stato posto in atto da oligarchi danneggiati dalle sanzioni. Se questo tentativo non funzionerà: attraverso un conflitto militare.Per quanto riguarda il confronto militare sembra che la dirigenza Russa abbia compreso la minaccia, e le esercitazioni delle truppe del Distretto Militare Orientale tenutesi ieri, esercitazioni che richiedono il massimo livello di allerta al combattimento, sono una dimostrazione del fatto che la Russia è pronta per un simile sviluppo della situazione. L’unica questione è se sia pronta al tradimento.Gli ultimi tre, quattro anni, ci hanno fornito una quantità di materiale che ci permette di immaginare possibili scenari di guerra alla Russia. Libia, Egitto, Yemen, Ucraina: sono paesi in cui l’occidente ha conseguito i suoi obettivi grazie all’insurrezione di una parte delle elite locali, in seguito alla quale ha supportato l’arrivo della democrazia in quelle selvagge periferie della civiltà. In Libia i bombardamenti della NATO hanno dato un aiutino; in Egitto i finanziamenti delle società occidentali con base in Qatar sono piovuti nelle tasche dei gruppi terroristi; in Yemen si è scommesso su leader tribali e sul lancio del progetto “Al Qaeda nella Penisola Arabica”. In Ucraina… beh, in Ucraina tutto si svolge davanti ai nostri occhi.In Siria questo scenario ha funzionato male. L’elite Siriana ha rifiutato di tradire Assad, visto che i suoi interessi sono legati a quelli del paese, e i suoi affari e il suo benessere si basano su di una Siria stabile ed unita. Quando esistono questi presupposti, singoli traditori nella dirigenza del paese non possono compromettene la stabilità. L’occidente ha dovuto ripiegare, quindi, sulle forze torristiche di Al Nusra, sull’ISIS, sul Fronte Islamico, sulle Brigate Farouk, sull’Esercito Libero Siriano, e su molti altri ancora. Ora Obama si prepara a bombardare il territorio Siriano sotto la copertura di una campagna contro lo Stato Islamico. Non c’è dubbio che il raggio della campagna di bombardamenti si estenderà molto più lontano, e se la Russia tollererà il bombardamento di Ar Raqqua in un paio di mesi i falchi di Obama inizieranno a bombardare Damasco. Se la Russia non provvede immediatamente a spedire in Siria sistemi missilistici antiaerei capaci di abbattere i terroristi Americani, ci troveremo molto presto a fronteggiare un acuto aggravamento della crisi nel sud, oltre ai problemi in Ucraina.La Russia deve fronteggiare una prospettiva simile. Prima di tutto possiamo aspettarci un colpo di stato, perchè, a differenza della situazione in Siria, una parte significativa dellaelite Russa contemporanea è composta da speculatori che che non hanno niente in comune con il paese a parte il fatto che Russia acquistano in Russia quanto necessario al loro benessere subcutaneo. Oggi questa gente è messa sotto grave pressione dai suoi padroni occidentali, che usano le sanzioni come una frusta per incoraggiarli ad organizzare un colpo d stato. E più loro aspettano, più le sanzioni saranno potenti e devastanti.In ogni caso le sanzioni hanno anche un altro significato. Nel caso il colpo di stato fallisca, l’occidente vuole indebolire più possibile i settori portanti della economia Russa, in modo da assicurarsi che la Russia sia più debole possibile quando incomincerà in conflitto armato. Parlando del quale possiamo oggi dire con certezza che le idee di George Friedman sull’uso congiunto delle guerre in Iraq ed Ucraina diventeranno la base dell’intervento militare contro la Russia. Che ciò avvenga per mezzo di un conflitto in Cecenia o di una guerra in Crimea dipende da elementi puramente contingenti. E’ certo che si stanno elaborando scenari diversi, e che le offensive verranno lanciate o subito dopo il tentativo di golpe, o contemporaneamente ad esso.Gli eventi degli anni passati hanno dimostrato in maniera molto chiara che l’occidente ha scommesso sulla distruzione del presente ordine mondiale. E’ allarmato dall’emergere di nuovi centi di potere, che spingono la sua civiltà nel precipizio di una catastrofe. La dolce vita del “miliardo dorato” è sempre stata consentita dall’esistenza miserabile degli schiavi del resto del mondo, che lavoravano per i loro padroni. Ma oggi nuovi centri e strutture di potere crescono, le nuove associazioni di paesi del Terzo Mondo stanno guadagnando terreno, e tutto questo neutralizza le fondamenta del neocolonialismo, e l’occidente andrà alla guerra. Sotto un certo punto di vista, semplicemente non ha altra scelta.Le “rivoluzioni colorate” hanno offerto a Stati Uniti ed alleati uno strumento che si aspettano possa sconfiggere i loro competitori strategici senza che sia necessario porgli una sfida diretta, che rischierebbe di provocare una distruzione totale. Chi diffonde nel mondo le cellule tumorali del cancro che, nell’interpretazione occidentale, sono “democrazia” e “dirittti umani”, prepara il terreno per “rivoluzioni colorate” che portano con sè diverse tonalità di ferocia.La pressione delle sanzioni sulla Russia, che nessuno è più interessato a fermare, elevano il livello dello scontro ad una soglia qualitativa completamente diversa. Evidentemente esiste un certo punto di non ritorno, raggiunto il quale non è più possibile una retromarcia. C’è il fondato sospetto che tale punto sia già stato oltrepassato, magari per caso e senza che fosse possibile accorgersene. Probabilmente questo punto deve essere rintracciato nel momento in cui la Russia ha rinunciato a combattere per l’Ucraina. Il maggio del 2014, quando senza spiegazioni il popolo della regione del Donbass è stato semplicemente tradito, può essere considerato un punto di svolta: lì l’occidente ha avuto la prova di essere in grado di imporre i propri interessi con la forza. Il Presidente della Russia sa meglio di tutti chi è stato, nella elite Russa e nell’apparato statale, ad esercitare pressioni o ingannarlo. Ebbene: quelli sono gli stessi che saranno dietro al colpo di stato.Se siamo entrati in un periodo pre bellico, allora la logica dei nostri comportamenti deve essere diversa di quella in tempo di pace. Anche la più remota possibilità di un colpo di stato deve essere eliminata. La gente che potrebbe tradire e vendere il paese deve essere rimossa dal potere. Devono essere privati degli strumenti di persuasione in loro possesso. Se faremo così, all’occidente resterà solo l’opzione militare: una strada che teme. Una strada che gli assicura possibilità di successo assai più esigue di quella del tradimento.
NOTA: il Post di El Murid, che in qualche modo sintetizza l’intervista rilasciata da Igor Strelko,v ci offre lo spunto per alcune considerazioni.
In primo luogo la situazione internazionale (l’accerchiamento della Russia, le “rivoluzioni colorate” come strumento di egemonia occidentale, la “quinta colonna” interna…) è analizzata in modo semplice e convincente, e descritta come un confronto occidente – resto del mondo. Si tratta di un modello che ha indubbiamente grande potenzialità esplicativa, e tuttavia, come tutti i modelli semplici, potrebbe non riuscire a riprodurre per intero problemi complessi quali quelli indubbiamente posti dalla situazione politica internazionale.
Simmetrico al binomio occidente – resto del mondo (all’esterno) viene proposto il binomio patrioti – traditori all’interno. In questi ambienti conservatori il timore del traditore, della quinta colonna, del nemico interno, sta diventando una vera e propria ossessione. Anche per questo secondo approccio analitico valgono le considerazioni già proposte per il primo.
Terzo e ultimo: nonostante queste posizioni oltranziste facciano professione di lealismo verso il vertice dello stato, non possiamo nasconderci che di fatto contengono, se pure implicitamente, tutti gli elementi di una contestazione diretta non a qualche oligarca, ma a chi così facilmente è stato “ingannato” e “ricattato” dai traditori: il Presidente Putin. Sebbene formalmente le obiezioni si fermino fuori dalle mura del Cremlino, ed anzi si attestino attorno al suo perimetro difensivo, nella sostanza il Presidente è chiamato direttamente in causa, ed in qualche modo si adombra un commissariamento del suo potere da parte dei “veri patrioti” che, non lo dimentichiamo, si trovano ad occupare le stesse posizioni nei Servizi di Sicurezza da cui proviene il Presidente stesso.
In conclusione: a quanto pare l’evolzione della crisi sta sottoponendo la compattezza della società Russa e la stabilità del sistema Putiniano a sollecitazioni significative: la dorsale di potere, che per un attimo era parsa un blocco monolitico, sta presentando, se non delle spaccature, delle fessurazioni da tenere sotto controllo, tanto più in quando è difficile distinguere gli amici dai nemici, e i buoni e dai cattivi consiglieri.
Dal punto di vista Europeo tutto ciò non fa che confermare che le sanzioni contro la Russia sono state l’ultima di una serie di pessime idee, potendo innescare nella direzione politica Russa una serie di processi ad oggi imprevedibili, ma prevedibilmente pericolosi per la sicurezza stessa dell’intero continente.Condividi: