Già da secoli, prima insensibilmente, poi coi moto di una massa che frana, processimolteplici hanno distrutto in Occidente ogni ordinamento normale e legittimo degli uomini, hanno
falsato ogni più alta concezione dei vivere, dell’agire, del conoscere e del combattere. E il moto di
questa caduta, la sua velocità, la sua vertigine è stata chiamata « progresso ». E al « progresso »
furono innalzati inni e ci si illuse che questa civiltà — civiltà di materia e di macchine — fosse la
civiltà per eccellenza, quella a cui tutta la storia del mondo era preordinata: finché le conseguenze
ultime di tutto questo processo furono tali da imporre, in alcuni, un risveglio.