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  1. #11
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    8 ottobre 2014: Santa Brigida, vedova

    Brigida di Svezia, santa, fondatrice dell’Ordine del S. Salvatore. Il monastero delle Clarisse di S. Lorenzo in Panisperna fu santificato dalla sua presenza e da quella di sua figlia, Caterina. La salma deposta il 27 luglio 1371 in un sarcofago d’epoca romana, che ancora oggi si conserva nella cappella a lei dedicata, venne traslata in Svezia il 2 dicembre dello stesso anno. Nella chiesa romana sono conservati l’osso del femore e parte di un suo braccio. Quest’ultimo è stato da pochi anni portato nella chiesa di S. Brigida in Piazza Farnese e nell’attiguo convento, nel quale la santa morì, vi sono altre sue reliquie. Sotto l’altare della cappella di S. Brigida a S. Lorenzo in Panisperna sono conservate, in una cassetta di metallo, i resti di una martire di nome Vittoria, che viene festeggiata nella chiesa il 23 dicembre. Fino a pochi anni fa il suo corpo era visibile attraverso un cristallo.
    M.R.: 23 luglio - A Roma il natale di santa Brigida Vedova, la quale, dopo molti pellegrinaggi ai Luoghi Santi, ripiena dello Spirito divino si riposò. La sua festa si celebra l’otto Ottobre.
    8 ottobre - Santa Brigida Vedova, il cui giorno natalizio si commemora il 23 Luglio, e la sua Traslazione il sette di questo mese.

  2. #12
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    Predefinito Re: 4.10.14: S. Francesco d'Assisi, confessore, patrono d'Italia e delle isole adiace

    9 ottobre 2014: san Giovanni Leonardi, confessore

    Nasce a Diecimo (Lucca) nel 1541. Nel 1567 è farmacista in Lucca. Opera nel sodalizio dei Colombini soccorrendo i poveri. Nel 1572 diventa prete, con una particolare passione per l'insegnamento religioso così come è stato prescritto dal Concilio di Trneto (1563). Inizia conl'insegnamento ai bambini, ma successivamente il vescovo gli affida la catechesi per gli adulti. Fonda la "Compagnia della dottrina cristiana" e nel 1574 la famiglia religiosa detta successivamente dei "Chierici Regolari della Madre di Dio". Partecipa attivamente alla riforma cattolica, infastidendo gli ambienti lucchesi vicini al protestantesimo, ma anche quella parte del clero che vede di cattivo d'occhio la riforma cattolica. Per questo motivo viene bandito dalla Repubblica di Lucca per disturbo all'ordine pubblico e mancanza di rispetto alle autorità costituite. La prova provoca inquietudine e divisioni anche tra la sua famiglia religiosa, che però supera il momento critico. S. Giovanni è nel frattempo chiamato da Papa Clemente VIII a riordinare congregazioni religiose, riformare monasteri e a dirimere controversie. Nel 1601 i "Chierici" aprono una loro casa a Roma, dove vengono chiamati "Leonardini". Nel 1603 insieme a Giovanni Vivés, Giovanni Leonardi promuove il Collegio Urbano di Propaganda Fide. Muore a Roma, l'8 ottobre 1609, sepolto prima a Santa Maria di Portico e poi a Santa Maria in Campitelli, dove è tuttoggi la casa generalizia dei "Chierici Regolari della Madre di Dio". Canonizzato il 10 novembre 1861, il 17 ottobre 1938 è proclamato infallibilmente santo da Papa Pio XI.

    Giovanni Leonardi, santo, dal 1662 riposa sotto la mensa dell’altare della cappella, a lui dedicata, di S. Maria in Portico. Nato nel 1541 a Diecimo (Lucca) morì a Roma l’8 ottobre 1609. Nel 1756 fu riconosciuta l’eroicità della sua virtù, beatificato il 10 novembre 1861 e canonizzato infallibilmente il 17 aprile 1938.
    M.R.: 9 ottobre - A Roma san Giovanni Leonardi Confessore, Fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio, illustre per le fatiche e per miracoli. Per opera sua furono istituite le Missioni della Propagazione della Fede.

    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]

  3. #13
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    Predefinito Re: 4.10.14: S. Francesco d'Assisi, confessore, patrono d'Italia e delle isole adiace

    9 ottobre 2014: Ss. Dionigi vescovo e compagni martiri

    Fu il primo vescovo di Parigi, inviato in Gallia dal Papa Fabiano nel 250. Subì il martirio insieme a Rustico ed Eleuterio. Le sue reliquie sono custodite nella Basilica che Santa Genoveffa fece erigere nel 495. Accanto ad essa nel secolo VII sorse la celebre abbazia che da lui prese il nome. (Mess. Rom.)

  4. #14
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    San Francesco Borgia, Confessore
    10 ottobre 2014
    Gandia, Spagna, 28 ottobre 1510 - Roma, 30 settembre 1572
    Nato nel 1510 a Gandia, in Spagna, fu paggio presso la Corte di Carlo V. Si sposò con Eleonora de Castro da cui ebbe otto figli. Nonostante gli impegni che la carica di Viceré della Catalogna comportava, non tralasciò di condurre una vita spirituale intensa. Morta la moglie, entrò nella Compagnia di Gesù e, divenuto sacerdote, alternò la predicazione alla scrittura di trattati spirituali. Rinunciò alla carica di cardinale ma accettò gli incarichi importanti per la Compagnia, come quello di Commissario Generale. Sue caratteristiche furono l'umiltà, la mortificazione e una grande devozione all'Eucarestia e alla Vergine. Fondatore delle prime missioni dell'America Latina spagnola, vigilò sullo spirito originale dei gesuiti. Morì nel 1572. (Avvenire)
    Martirologio Romano: A Roma, san Francesco Borgia, sacerdote, che, morta la moglie, dalla quale aveva avuto otto figli, entrò nella Compagnia di Gesù e, lasciati gli onori terreni e rifiutati quelli ecclesiastici, eletto preposito generale, restò celebre per austerità di vita e spirito di preghiera.

  5. #15
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    11 ottobre 2014: MATERNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

    Il titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua ragion d'essere, il motivo di tutti i suoi privilegi e delle sue grazie. Per noi il titolo racchiude tutto il mistero della Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia sorgente per Maria di lodi e per noi di gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una prova sicura della nostra fede.

    La Chiesa quindi non celebra alcuna festa della Vergine Maria senza lodarla per questo privilegio. E così saluta la beata madre di Dio nell'Immacolato Concepimento, nella Natività, nell'Assunzione e noi nella recita frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.

    L'eresia nestoriana.

    "Theotókos", Madre di Dio, è il nome con cui nei secoli è stata designata Maria Santissima. Fare la storia del dogma della maternità divina sarebbe fare la storia di tutto il cristianesimo, perché il nome era entrato così profondamente nel cuore dei fedeli che quando, davanti al Vescovo di Costantinopoli, Nestorio, un prete che era suo portavoce, osò affermare che Maria era soltanto madre di un uomo, perché era impossibile che Dio nascesse da una donna, il popolo protestò scandalizzato.

    Era allora vescovo di Alessandria san Cirillo, l'uomo suscitato da Dio per difendere l'onore della Madre del suo Figlio. Egli tosto manifestava il suo stupore: "Mi meraviglia che vi siano persone, che pensano che la Santa Vergine non debba essere chiamata Madre di Dio. Se nostro Signore è Dio, Maria, che lo mise al mondo, non è la Madre di Dio? Ma questa è la fede che ci hanno trasmesso gli Apostoli, anche se non si sono serviti di questo termine, ed è la dottrina che abbiamo appresa dai Santi Padri".

    Il Concilio di Efeso.

    Nestorio non cambiò pensiero e l'imperatore convocò un concilio, che si aprì ad Efeso il 24 giugno 431 sotto la presidenza di san Cirillo, legato del papa Celestino. Erano presenti 200 vescovi i quali proclamarono che "la persona di Cristo è una e divina e che la Santissima Vergine deve essere riconosciuta e venerata da tutti quale vera Madre di Dio". I cristiani di Efeso intonarono canti di trionfo, illuminarono la città e ricondussero alle loro dimore con fiaccole accese i vescovi "venuti - gridavano essi - per restituirci la Madre di Dio e ratificare con la loro santa autorità ciò che era scritto in tutti i cuori".

    Gli sforzi di Satana avevano raggiunto, come sempre, un risultato solo, cioè quello di preparare un magnifico trionfo alla Madonna e, se vogliamo credere alla tradizione, i Padri del Concilio, per perpetuare il ricordo dell'avvenimento, aggiunsero all'Ave Maria le parole: "Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Milioni di persone recitano ogni giorno questa preghiera e riconoscono a Maria la gloria di Madre di Dio, che un eretico aveva preteso negare.

    La festa dell'undici ottobre.

    Il 1931 ricorreva il XV centenario del Concilio di Efeso e Pio XI pensò che sarebbe stata "cosa utile e gradita per i fedeli meditare e riflettere sopra un dogma così importante" come quello della maternità divina e, per lasciare una testimonianza perpetua della sua divozione alla Madonna, scrisse l'Enciclica Lux veritatis, restaurò la basilica di S. Maria Maggiore in Roma e istituì una festa liturgica, che "avrebbe contribuito a sviluppare nel clero e nei fedeli la divozione verso la grande Madre di Dio, presentando alle famiglie come modelli, Maria e la sacra Famiglia di Nazareth", affinché siano sempre più rispettati la santità del matrimonio e l'educazione della gioventù.

    Che cosa implichi per Maria la dignità di Madre di Dio lo abbiamo già notato nelle feste del primo gennaio e del 25 marzo, ma l'argomento è inesauribile e possiamo fermarci su di esso ancora un poco.

    Maria sterminio delle eresie.

    "Godi, o Vergine, perché da sola hai sterminato nel mondo intero le eresie". L'antifona della Liturgia insegna che il dogma della maternità divina è sostegno e difesa di tutto il cristianesimo. Confessare la maternità divina è confessare la natura divina e l'umanità del Verbo Incarnato in unità di persona ed è altresì affermare la distinzione delle persone in Dio nell'unità di natura ed è ancora riconoscere tutto l'ordine soprannaturale della grazia e della gloria.

    Maria vera Madre di Dio.

    Riconoscere che Maria è vera Madre di Dio è cosa facile. "Se il Figlio della Santa Vergine è Dio, scrive Pio XI nell'Enciclica Lux veritatis, colei che l'ha generato merita di essere chiamata Madre di Dio; se la persona di Gesù Cristo è una e divina, tutti, senza dubbio, devono chiamare Maria Madre di Dio e non solamente di Cristo uomo. Come le altre donne sono chiamate e sono realmente madri, perché hanno formato nel loro seno la nostra sostanza mortale, e non perché abbiano creata l'anima umana, così Maria ha acquistato la maternità divina per aver generato l'unica persona del Figlio suo".

    Conseguenze della maternità divina.

    "Derivano di qui, come da sorgente misteriosa e viva, la speciale grazia di Maria e la sua suprema dignità davanti a Dio. La beata Vergine ha una dignità quasi infinita, che proviene dal bene infinito, che è Dio, dice san Tommaso. E Cornelio a Lapide spiega le parole di san Tommaso così: Maria è la Madre di Dio, supera in eccellenza tutti gli Angeli, i Serafini, i Cherubini. È la Madre di Dio ed è dunque la più pura e più santa di tutte le creature e, dopo quella di Dio, non è possibile pensare purezza più grande. È Madre di Dio, sicché, se i santi ottennero qualche privilegio (nell'ordine della grazia santificante) Maria ebbe il suo prima di tutti".

    Dignità di Maria.

    Il privilegio della maternità divina pone Maria in una relazione troppo speciale ed intima con Dio, perché possano esserle paragonate dignità create di qualsiasi genere, la pone in un rapporto immediato con l'unione ipostatica e la introduce in relazioni intime e personali con le tre persone della Santissima Trinità.

    Maria e Gesù.

    La maternità divina unisce Maria con il Figlio con un legame più forte di quello delle altre madri con i loro figli. Queste non operano da sole la generazione e la Santa Vergine invece ha generato il Figlio, l'Uomo-Dio, con la sua stessa sostanza e Gesù è premio della sua verginità e appartiene a Maria per la generazione e per la nascita nel tempo, per l'allattamento col quale lo nutrì, per l'educazione che gli diede, per l'autorità materna esercitata su di lui.

    Maria e il Padre.

    La maternità divina unisce in modo ineffabile Maria al Padre. Maria infatti ha per Figlio il Figlio stesso di Dio, imita e riproduce nel tempo la generazione misteriosa con la quale il Padre generò il Figlio nell'eternità, restando così associata al Padre nella sua paternità. "Se il Padre ci manifestò un'affezione così sincera, dandoci suo Figlio come Maestro e Redentore, diceva Bossuet, l'amore che aveva per te, o Maria, gli fece concepire ben altri disegni a tuo riguardo e ha stabilito che Gesù fosse tuo come è suo e, per realizzare con te una società eterna, volle che tu fossi la Madre del suo unico Figlio e volle essere il Padre del tuo Figlio" (Discorso sopra la devozione alla Santa Vergine).

    Maria e lo Spirito Santo.

    La maternità divina unisce Maria allo Spirito Santo, perché per opera dello Spirito Santo ha concepito il Verbo nel suo seno. In questo senso Leone XIII chiama Maria Sposa dello Spirito Santo (Enc. Divinum munus, 9 maggio 1897) e Maria è dello Spirito Santo il santuario privilegiato, per le inaudite meraviglie che ha operate in lei.

    "Se Dio è con tutti i Santi, afferma san Bernardo, è con Maria in modo tutto speciale, perché tra Dio e Maria l'accordo è così totale che Dio non solo si è unita la sua volontà, ma la sua carne e con la sua sostanza e quella della Vergine ha fatto un solo Cristo, e Cristo se non deriva come egli è, né tutto intero da Dio, né tutto intero da Maria, è tuttavia tutto intero Dio e tutto intero di Maria, perché non ci sono due figli, ma c'è un solo Figlio, che è Figlio di Dio e della Vergine. L'Angelo dice: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. È con te non solo il Signore Figlio, che rivestisti della tua carne, ma il Signore Spirito Santo dal quale concepisti e il Signore Padre, che ha generato colui che tu concepisti. È con te il Padre che fa sì che suo Figlio sia tuo Figlio; è con te il Figlio, che, per realizzare l'adorabile mistero, apre il tuo seno miracolosamente e rispetta il sigillo della tua verginità; è con te lo Spirito Santo, che, con il Padre e con il Figlio santifica il tuo seno. Sì, il Signore è con te" (3a Omelia super Missus est).

    MESSA

    EPISTOLA (Eccli 24,23-31). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori danno frutti di gioia e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.

    A buon diritto la Chiesa anche qui applica alla Madonna un testo che è stato scritto con riferimento al Messia. Non è Maria la vera vigna, che ci ha data l'uva generosa, che riceviamo tutti i giorni nell'Eucaristia? Vi è gloria paragonabile a quella di Maria, che, essendo vergine, è divenuta Madre di Dio, senza perdere la verginità? La Chiesa la canta con gioia Madre del bell'amore e ci invita ad accostarci a lei con confidenza, perché in Maria si incontra ogni speranza della vita e della virtù e chi l'ascolta non sarà mai confuso.

    VANGELO (Lc 2,43-51). - In quel tempo: Al ritorno il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, ma i suoi genitori non se ne accorsero. Supponendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di cammino, poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti. Ma non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme in cerca di lui. E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto fra i dottori ad ascoltarli ed interrogarli, mentre gli uditori stupivano della sua sapienza e delle sue risposte. E, vedendolo, ne furono meravigliati. E sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Vedi, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Egli rispose loro: E perché cercarmi? non sapevate che mi devo occupare di quanto riguarda mio Padre? Ma essi non compresero quanto aveva loro detto. Poi se ne andò con loro e tornò a Nazaret, e stava loro sottomesso.

    L'amore di Gesù per la Madre.

    "Se fosse permesso spingere tanto innanzi l'analisi del suo sviluppo umano, si direbbe che in Gesù, come in altri, vi fu qualcosa dell'influenza della Madre sua. La grazia, la finezza squisita, la dolcezza indulgente appartengono solo a Lui, ma proprio per tali cose si distinguono coloro, che spesso hanno sentito il cuore come addolcito dalla tenerezza materna e lo spirito ingentilito, per la conversazione con la donna venerata e amata teneramente, che si compiaceva iniziarli alle sfumature più delicate della vita. Gesù fu davvero, come lo chiamavano i concittadini, il 'figlio di Maria'.

    Egli tanto ha ricevuto da Maria, perché l'amò infinitamente. Come Dio, la scelse e le donò prerogative uniche di verginità, di purezza immacolata, e nello stesso tempo la grazia della maternità divina; come uomo, l'amò tanto fedelmente che sulla croce, in mezzo alle spaventevoli sofferenze, l'ultimo pensiero fu per lei: Donna, ecco tuo figlio. Ecco tua Madre.

    Ma il doppio amore gli fece scegliere per la madre una parte degnissima di lei. Il profeta aveva preannunziato lui come il servo di Jahvé e la Madre fu la Serva del Signore nell'oblio di sé, nella devozione e nel perfetto distacco: 'vi è più gioia nel dare che nel ricevere'. Cristo, che aveva preso per sé questa gioia, la diede alla Madre e Maria comprese così bene questo dono che nei ricordi d'infanzia segnò con attenzione particolare i rapporti che a un lettore superficiale sembrano duri: 'Perché mi cercavate? Non sapevate che debbo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio?' E più tardi: 'Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?... ' Gesù vuole insegnarci il distacco che da noi esige e darcene l'esempio" (Lebreton, La Vie e l'enseignement de J. C. N. S., p. 62).

    Maria nostra Madre.

    Salutandoti oggi col bel titolo di Madre di Dio, non dimentichiamo che "avendo dato la vita al Redentore del genere umano, sei per questo fatto stesso divenuta Madre nostra tenerissima e che Cristo ci ha voluti per fratelli. Scegliendoti per Madre del Figlio suo, Dio ti ha inculcato sentimenti del tutto materni, che respirano solo amore e perdono" (Pio XI Enc. Lux veritatis).

    "O Vergine tutta santa, è per i tuoi figli cosa dolce dire di te tutto ciò che è glorioso, tutto ciò che è grande, ma ciò facendo dicono solo il vero e non riescono a dire tutto quello che tu meriti" (Basilio di Seleucia, Omelia 39, n. 6, PG 85, 452). "Tu sei infatti la meraviglia delle meraviglie e di quanto esiste o potrà esistere, Dio eccettuato, niente è più bello di te" (Isidoro di Tessalonica, Discorso per la Presentazione di Maria, PG 189, 69).

    Dalla gloria del cielo ove sei, ricordati di noi, che ti preghiamo con tanta gioia e confidenza. "L'Onnipotente è con te e tu sei onnipotente con Lui, onnipotente per Lui, onnipotente dopo di Lui", come dice san Bonaventura. Tu puoi presentarti a Dio non tanto per pregare quanto per comandare, tu sai che Dio esaudisce infallibilmente i tuoi desideri. Noi siamo, senza dubbio, peccatori, ma tu sei divenuta Madre di Dio per causa nostra e "non si è mai inteso dire che alcuno di quelli che sono ricorsi a te sia stato abbandonato. Animati da questa confidenza, o Vergine delle vergini, o nostra Madre, veniamo a te gemendo sotto il peso dei nostri falli e ci prostriamo ai tuoi piedi. Madre del Verbo incarnato, non disprezzare le nostre preghiere, degnati di esaudirle" (san Bernardo).

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1170-1176



  6. #16
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    12 ottobre 2014: DOMENICA DICIOTTESIMA
    DOPO LA PENTECOSTE

    Il Paralitico che porta il suo letto è il soggetto del Vangelo di oggi e dà il nome alla decimaottava domenica dopo Pentecoste. Si è notato che l'ordine del Messale colloca questa domenica dopo le quattro Tempora di autunno. Non discuteremo coi liturgisti del Medio Evo, per sapere se ciò si deve al fatto di aver preso il posto della domenica che seguiva sempre l'ordinazione dei sacri ministri, nel modo che altrove abbiamo spiegato (Sabato delle quattro Tempora d'Avvento). Antichissimi manoscritti, Sacramentari e Lezionari la chiamano con questo nome, usando la formula ben nota: Dominica vacat [1].

    Si osserva non senza interesse che la Messa di oggi è la sola in cui l'ordine delle letture tratte da san Paolo e formanti il soggetto dell'Epistola, è invertito, dopo la sedicesima dopo Pentecoste. La lettera agli Efesini che già si leggeva e sarà poi continuata, è interrotta, per far posto al passo della prima lettera della prima Lettera ai Corinti nel quale l'Apostolo rende grazie a Dio, per l'abbondanza dei doni gratuiti concessi in Cristo alla Chiesa. Ora, i poteri conferiti per l'imposizione delle mani ai ministri della Chiesa sono il dono più meraviglioso che terra e cielo conoscano e d'altro lato le altre parti della Messa si riferiscono esse pure, come si vedrà, alle prerogative del novello sacerdozio.

    La liturgia di questa domenica offre dunque uno speciale interesse quando si incontra all'indomani delle Quattro Tempora di settembre, ma questo incontro è ben lontano dall'essere regolare, oggi almeno, e non sapremo fermarci di più su queste considerazioni, senza entrare, in modo troppo esclusivo, nel campo dell'archeologia e passare i limiti che ci siamo imposti.

    MESSA

    L'Introito delle Messe domenicali dopo la Pentecoste è sempre stato tratto dai salmi. Scorrendo il salterio dal salmo 12 al 118 la Chiesa, senza tornare indietro nell'ordine di questi sacri canti, ha potuto scegliere in essi l'espressione adatta ai sentimenti che voleva manifestare nella liturgia. Da oggi in poi le Antifone dell'Introito saranno chieste ad altri libri dell'Antico Testamento, fatta eccezione di una volta sola in cui il libro della lode per eccellenza sarà messo a profitto. Oggi Gesù figlio di Sirac, l'autore ispirato dell'Ecclesiastico, chiede a Dio di realizzare la fedeltà dei profeti del Signore per mezzo del compimento di quello che essi hanno annunziato. Interpreti delle parole divine sono i pastori, che la Chiesa manda in suo nome a predicare la salvezza e la pace. Chiediamo anche noi che la parola della loro bocca non sia mai senza efficacia.

    EPISTOLA (1Cor 1,4-9). - Fratelli: Rendo continuamente grazie al mio Dio per voi, per la grazia di Dio, che vi ha dato in Cristo Gesù, perché siete stati in lui arricchiti in tutte le cose, nella parola e nella scienza, essendo stata così confermata in voi la testimonianza di Cristo, in maniera che nulla in nessuna grazia vi manca, nell'attesa della manifestazione di nostro Signore Gesù Cristo, che vi custodirà fino alla fine senza peccato per il giorno della venuta di nostro Signore Gesù Cristo.

    I sentimenti della Santa Chiesa.

    L'ultima venuta del Figlio di Dio non è ormai più lontana. L'approssimarsi della fine, che darà alla Chiesa il pieno possesso dello Sposo raddoppia le sue speranze, ma il giudizio finale, che porterà alla condanna di molti suoi figli, assomma in essa paura e desiderio e questi due sentimenti si manifesteranno d'ora in poi più sovente nella Santa Liturgia.

    L'attesa fu sempre per la Chiesa il motivo della sua stessa esistenza. Separata dallo Sposo, per quanto riguarda la visione della sua divina bellezza, non avrebbe fatto che sospirare nella valle d'esilio dal suo nascere, se l'amore che la spinge non l'avesse indotta a spendersi continuamente per colui al quale tutto il suo cuore tendeva dimenticando se stessa. Senza calcolo, si è donata nella fatica, nella sofferenza, nella preghiera, nelle lacrime, ma la sua dedizione, per quanto generosa, non la ha fatto dimenticare la speranza. L'amore senza desiderio non è la virtù della Chiesa, anzi lo condanna nei suoi figli come un'ingiuria allo Sposo.

    All'inizio le sue aspirazioni erano così legittime e veementi insieme che la Sapienza eterna volle aver cura della Sposa nascondendole la durata dell'esilio. L'ora del suo ritorno è l'unico punto sul quale Gesù, interpellato dagli Apostoli, rifiutò d'informare la sua Chiesa (Mt 24,3-36). Quel segreto fa parte del piano generale del governo divino sul mondo, ma nell'Uomo-Dio è anche compassione e tenerezza: la prova sarebbe stata troppo crudele, era meglio lasciare la Chiesa nella convinzione, d'altra parte rispondente a verità, che la fine era prossima davanti a Dio, per il quale mille anni sono come un giorno (2Pt 3,8).

    Attesa di Colui che viene.

    Questo ci spiega il compiacimento con cui gli Apostoli, interpreti delle aspirazioni della Santa Chiesa, ritornano continuamente nelle loro parole sull'affermazione della prossima venuta del Signore. Il cristiano, san Paolo ce lo ha detto or ora due volte nella stessa frase, è colui che attende la manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo quando verrà. Egli applica, nella lettera agli Ebrei, alla seconda venuta i sospiri infiammati dei profeti che desideravano la prima e dice: Ancora poco, pochissimo tempo e colui che deve venire verrà senza tardare (Ebr 10,37). Nella nuova come nell'antica alleanza l'Uomo-Dio, in vista della sua attesa manifestazione finale, si presenta come colui che viene, colui che deve venire (Ap 1,8). La storia del mondo si chiuderà con l'annuncio del suo arrivo: Ecco lo Sposo che viene! (Mt 25,6).

    "Cingendo dunque spiritualmente i vostri fianchi, dice a sua volta san Pietro, pensate alla gloria del giorno in cui il Signore si manifesterà: Attendetelo, speratelo con una speranza perfetta" (1Pt 1,5,7,13).

    Il miracolo.

    Se il pericolo sarà grande nell'ultimo giorno in cui le forze dei cieli saranno sconvolte (Mt 24,29), il Signore, lo dice la nostra Epistola, ha cura di confermare in noi la sua testimonianza e di irrobustire la nostra fede con la manifestazione della sua potenza. E come per dimostrare vera quest'altra parola della stessa Epistola, che egli confermerà in tal modo sino alla fine quelli che credono in Lui nei nostri tempi che preannunciano la fine, i prodigi si moltiplicano.

    Dappertutto il miracolo si afferma al cospetto del mondo, le mille voci della pubblicità moderna ne portano l'eco in capo al mondo. Nel nome di Gesù, nel nome dei suoi santi, soprattutto nel nome della sua Madre Immacolata, che prepara il finale trionfo della Chiesa, i ciechi vedono, gli storpi camminano, i sordi odono e le malattie del corpo e dell'anima perdono di colpo il loro dominio. La manifestazione della potenza soprannaturale si è fatta così intensa che i servizi pubblici, ostili o meno, devono tenerne conto e perfino le ferrovie si piegano alla necessità di portare i popoli nei luoghi benedetti nei quali Maria si è manifestata. L'empio può dire fin che vuole nel suo cuore: Dio non c'è (Sal 13,1), ma, se egli non capisce la testimonianza divina, vuol dire soltanto che in lui corruzione od orgoglio prevalgono sopra l'intelligenza.

    Ringraziamento.

    Ringrazieremo di cuore Dio per la generosità misericordiosa della quale dà prova verso di noi. Mai i suoi gratuiti doni furono necessari come nei tristi tempi nostri. Per noi non si tratta certo di promulgare il Vangelo, ma gli sforzi dell'inferno si sono fatti contro di esso tali che, per sostenerlo, occorre dal cielo uno spiegamento di potenza pari a quello, in certe cose, di cui la storia delle origini della Chiesa ci traccia il quadro.

    Chiediamo al Signore degli uomini potenti in parole e in opere, otteniamo che l'imposizione delle mani produca più che mai negli eletti al sacerdozio il suo pieno risultato e li renda ricchi in tutte le cose e specialmente nella parola e nella scienza. I nostri tempi, nei quali pare che tutto sia compromesso, vedano almeno la luce della salvezza brillare viva e pura per l'impegno dei condottieri dell'esercito di Cristo. I compromessi e le vigliaccherie della generazione in cui tutto intristisce e scema non portino questi novelli cristi a sminuirsi essi pure, né a lasciar mutilare nelle loro mani la misura dell'uomo perfetto (Ef 4,13), loro confidata, perché la applichino fino alla fine ai cristiani desiderosi di osservare il Vangelo. La loro voce, a dispetto delle minacce e dominando il tumulto delle passioni scatenate, possa risonare dappertutto ferma e vibrante come conviene all'eco del Verbo!

    VANGELO (Mt 9,1-8). - In quel tempo, montato Gesù in una barca, traversò il lago e andò nella sua città. Ed ecco gli presentarono un paralitico steso su un letto. E vedendo la loro fede, Gesù disse al paralitico: "Abbi fiducia, figliolo, ti son rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni Scribi dissero tra sé: "Costui bestemmia". E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: "Perché pensate male nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire: 'Alzati e cammina', o dire: 'Ti sono rimessi i tuoi peccati'? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha potestà sulla terra di rimettere i peccati: Alzati, disse al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. Ciò vedendo la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio, che dà agli uomini un così grande potere.

    Doveri dei Pastori.

    Nel secolo XII in molte chiese dell'occidente si leggeva oggi al Vangelo il passo del libro sacro in cui Gesù parla degli Scribi e dei Farisei, che si sono seduti sulla cattedra di Mosè (Mt 23,1-12). L'abate Ruperto che ci rivela questo particolare nel libro Dei divini Uffici, confronta felicemente questo vecchio Vangelo e l'Antifona dell'Offertorio ancora in uso nella quale si parla pure di Mosè. "L'Ufficio di questa domenica, dice Ruperto, a chi nella casa del Signore presiede e ha ricevuto cura di anime, insegna in modo eloquente il modo di comportarsi nella sua posizione di superiore, in cui la vocazione divina lo ha collocato. Egli non sia come questi uomini, che occupano indegnamente la cattedra di Mosè, ma sia piuttosto come Mosè stesso, che, nell'Offertorio e nei suoi versetti, presenta un ottimo modello a chi è capo nella Chiesa. I pastori di anime devono infatti sapere per quale motivo essi occupano un posto più alto e saperlo non tanto per governare quanto per servire" (Dei divini Uffici, xii, 18).

    L'Uomo-Dio diceva dei maestri giudei: Fate quello che vi dicono, ma non fate quello che fanno, perché essi dicono bensì quello che si deve fare, ma non fanno quello che dicono. Differentemente da questi indegni depositari della Legge, quelli che occupano la cattedra della verità "devono insegnare e agire in modo conforme al loro insegnamento, dice il Ruperto, ossia prima devono operare, per insegnare poi con efficacia. Non ambiscano onori e titoli, ma vogliano, come di Mosè è detto nell'Offertorio, perseguire l'unico scopo di addossarsi i peccati del popolo e riuscire ad allontanare da coloro che sono loro affidati la collera di Dio" (ibidem).

    Poteri dei Pastori.

    In seguito il Vangelo degli Scribi e dei Farisei seduti sulla cattedra di Mosè fu riservato al Martedì della seconda settimana di Quaresima, ma quanto è oggi ancora in uso non allontana affatto i nostri pensieri dalla considerazione dei poteri sopraeminenti del sacerdozio, che sono bene comune dell'umanità rigenerata. L'attenzione dei fedeli in questo giorno era una volta diretta al diritto di insegnare dato ai pastori, ora invece si ferma sulla prerogativa che questi stessi uomini hanno di perdonare i peccati e guarire le anime. Una condotta in contrasto con il loro insegnamento non toglie nulla all'autorità della cattedra sacra dalla quale dispensano ai figli della Chiesa e in suo nome il pane della dottrina e, allo stesso modo, l'indegnità della loro anima sacerdotale non indebolisce nelle loro mani la potenza delle chiavi auguste che aprono il cielo e chiudono l'inferno, perché è il Figlio dell'uomo, è Gesù che solleva dai loro falli gli uomini suoi fratelli e le sue creature, avendone prese su di sé le miserie e riscattati con il suo sangue i delitti (Ebr 2,10-18).

    Il perdono dei peccati.

    È sempre stato particolarmente caro alla Chiesa l'episodio del paralitico, che fu per Gesù occasione di affermare che il figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati. Fino dalle origini del Cristianesimo vedemmo l'eresia negare alla Chiesa il potere di perdonare in nome di Dio, potere da essa avuto dal suo divino Capo. Ciò è condannare a morte, senza remissione, un numero incalcolabile di suoi figli, sfortunatamente ricaduti dopo il Battesimo e che il sacramento della Penitenza guarisce. Quale tesoro potrebbe una madre difendere con più energia che il rimedio dal quale dipende la vita dei suoi figli? Perciò la Chiesa colpì con i suoi anatemi e cacciò dal suo seno i Farisei della legge nuova, i quali, come i loro padri del giudaismo, misconoscevano la misericordia infinita e la portata del grande mistero della Redenzione.

    Anche la Chiesa, come Gesù alla presenza dei suoi contraddittori, gli Scribi, aveva compiuto un prodigio davanti ai settari, senza potere tuttavia meglio dell'Uomo-Dio convincerli della realtà del miracolo di grazia operato invisibilmente dalle sue parole si remissione e di perdono. La guarigione esterna del paralitico fu insieme figura e prova della guarigione della sua anima ridotta prima all'impotenza; ma il paralitico rappresentava un altro malato: il genere umano che giaceva da secoli immobile nella sua colpa. L'Uomo-Dio era ormai tornato al cielo quando la fede degli Apostoli compì il primo prodigio di portare ai piedi della Chiesa il mondo invecchiato nei suoi mali e la Chiesa, vedendo il genere umano docile all'impulso dei messaggeri del cielo e già partecipe della loro fede, trovò per lui nel suo cuore di madre le parole dello sposo: Confida, figlio mio, ti sono perdonati i tuoi peccati. Sotto gli occhi attoniti della filosofia scettica e confondendo la rabbia dell'inferno, tosto il mondo si alzò dal suo ignominioso giaciglio, mostrando che gli erano state rese le sue forze, lo si vide caricarsi sulle spalle, nel travaglio della penitenza e della repressione delle passioni, il letto della sua malattia e della sua impotenza in cui l'avevano inchiodato per lungo tempo l'orgoglio, la carne e la cupidigia. Da quel momento, fedele alla parola del Signore e ripetutagli dalla Chiesa, il mondo è in marcia, per tornare a casa sua, il paradiso, dove l'attendono le gioie feconde dell'eternità! La moltitudine delle corti angeliche, vedendo sulla terra uno spettacolo simile di rinnovazione e di santità (Lc 5,26) è presa da stupore e glorifica Dio, che ha dato agli uomini una potestà così grande.

    Mosé modello dei sacerdoti.

    L'Offertorio ricorda l'altare figurativo, innalzato da Mosè per ricevere le offerte della legge in attesa, che annunziava il grande sacrificio preparato in quel momento sotto i nostri occhi. Riferiamo dopo l'Antifona i versetti una volta in uso. Mosè appare in essi come il tipo dei profeti fedeli, che salutiamo nell'Introito, come il modello di questi veri capi del popolo di Dio, che si votano ad ottenere misericordia e pace per coloro che essi guidano. Dio lotta con essi e si lascia vincere e, in compenso per la loro fedeltà, li immette alle più intime manifestazioni della sua luce e del suo amore. Il primo versetto ci mostra il sacerdote nella sua vita pubblica di intercessione e di impegno per gli altri, il secondo ci presenta la sua vita privata nutrita di contemplazione. Nessuno si stupirà per la lunghezza di questi versetti che, cantati dal coro, occuperebbero un tempo ben più lungo di quello oggi richiesto dall'offerta dell'ostia e del calice, perché occorre ricordare che una volta tutta l'assemblea prendeva parte all'offerta del pane e del vino necessari per il sacrificio. Così le poche parole cui si riduce oggi il Communio erano l'Antifona di un salmo designato per ciascun giorno nei vecchi antifonari. L'Antifona è presa da quel salmo, a meno che, essendo presa da qualche altro libro della Scrittura, si torni al salmo dell'Introito. Si cantava il salmo, ripetendo l'Antifona dopo ciascun versetto, per tutto il tempo che durava la partecipazione dei fedeli al sacro banchetto.

    OFFERTORIO. - Mosè consacrò al Signore un altare, offrendo su di esso olocausti e immolando vittime, e compì il sacrificio della sera, profumo soavissimo per il Signore Iddio, in presenza dei figli di Israele.

    V/. Il Signore parlò a Mosè dicendo: Sali verso di me sulla montagna del Sinai e fermati in piedi sulla sua sommità. Mosè, alzatosi, salì sulla montagna dove Dio gli aveva dato appuntamento e il Signore discese fino a lui in una nube e gli stette davanti alla sua faccia. Mosè, alla vista di Lui, si prostrò e adorò dicendo: Ti prego, o Signore, perdona i peccati del tuo popolo. E il Signore gli disse: Farò come tu hai detto. Allora Mosè compì il sacrificio della sera.

    V/. Mosè pregò il Signore e disse: Se ho trovato gradimento presso di Te, mostrati a me svelato, perché io possa contemplarti. E il Signore gli parlò così. Nessun uomo, se mi vede, potrà vivere, ma trattieniti sull'alto della roccia e la mia destra ti coprirà mentre io passerò. Quando sarò passato, toglierò la mia mano e allora tu vedrai la mia gloria, senza che io ti riveli la mia faccia, perché io sono Dio, che manifesta sulla terra cose degne di meraviglia. Allora Mosè compì il sacrificio della sera.

    PREGHIAMO

    Fa', o Signore, che la tua grazia diriga i nostri cuori, perché senza il tuo aiuto non possiamo fare nulla degno di te.

    [1] Thomasii, Edit. Vezzosi, t. v, pp. 148, 149, 309.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 504-511

  7. #17
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    13 ottobre 2014: Sant'Edoardo III, Re d'Inghilterra e confessore

    Normanno da parte di madre, nel primo periodo la sua vita, visse in esilio in Francia per sfuggire all'invasione danese. Incoronato re d'Inghilterra nel 1043, si trovò a far da mediatore, con grandi difficoltà ed insuccessi, fra i Normanni e i Sassoni. Per spirito di conciliazione, sposò Edith, la figlia colta e intelligente del suo principale avversario politico. Il matrimonio, nonostante inizialmente fosse stato dettato dalla ragion di Stato, fu caratterizzato da un profondo accordo. Mite e generoso, Edoardo lasciò una traccia indelebile nel popolo inglese che lo venerò non solo per alcuni saggi provvedimenti amministrativi ma, principalmente, per la sua bontà, per la carità verso coloro che avevano bisogno e per la santità della sua vita. A lui si deve la restaurazione del monastero di Westminster.

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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    14 ottobre 2014

    Callisto I, papa, santo, martire, romano (217-222), fu portato a S. Maria in Trastevere nel 790 da Adriano I dal Cimitero a lui dedicato sulla via Aurelia. Gregorio IV (827-843) rinvenne nella basilica, all’ingresso della navata, il suo corpo unitamente a quelli di Cornelio e Calepodio e li depose sotto l’altare maggiore. Alcune reliquie dei tre Santi furono traslate a Fulda e a Cysoing.

    M.R.: 14 ottobre - A Roma, sulla via Aurelia, il natale del beato Callisto primo, Papa e Martire, il quale per ordine dell'Imperatore Alessandro, dopo essere stato lungamente tormentato nel carcere colla fame, ed ogni giorno percosso con bastoni, finalmente fu precipitato da una finestra della casa in cui era custodito, e sommerso in un pozzo, e così meritò il trionfo della vittoria.

    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]

  9. #19
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    15 ottobre 2014: Santa Teresa di Gesù, vergine

    Teresa de Ahumada y Cepada nacque a Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515 da una nobile ed antica famiglia. Fin dall’infanzia si distinse per grande amore alla lettura della Sacra Scrittura e fu animata dal desiderio del martirio.
    A vent’anni entrò nel Carmelo di Avila e fece grandi progressi nella via della perfezione e ebbe rivelazioni mistiche. L’Ordine seguiva allora osservanze mitigate, Teresa riformò allora il suo Carmelo, e con l’aiuto di s. Giovanni della Croce fondò una serie di case per carmelitani e carmelitane "scalzi", riportando in esse la purezza e l'austerità delle origini carmelitane.
    Santa Teresa è una delle più grandi mistiche della Chiesa; scrisse libri di profonda dottrina e le sue opere sono annoverate tra i capolavori della letteratura spagnola.
    Fedele alla Chiesa e nello spirito del Concilio di Trento Teresa contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale..
    Morì il 4 ottobre 1582 a Alba de Tormes, che divenne per la correzione gregoriana del calendario istituita il giorno dopo, il 15 ottobre.
    Fu canonizzata il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV.

  10. #20
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    Predefinito re: 21 ottobre 2014: Sant'Ilarione - Sant'Orsola e compagne

    16 ottobre 2014: Sant'Edvige, duchessa di Slesia e vedova

    Nata nel 1174 nell’Alta Baviera, fu duchessa della Slesia, sposa di Enrico I detto il Barbuto. La sua condizione nobile non le vietò di vivere a fondo la propria fede, dando prova di profonda devozione ed esprimendo in diversi modi la carità verso gli ultimi e l’intenzione totale di porre tutta la sua persona a servizio degli altri. Provata da diverse sventure familiari e addolorata dalla rivalità tra i due figli, seppe mostrare sempre la mitezza e la saggezza di chi vive un profondo desiderio di pace. Stile che applicò nella vita di corte e nella politica estera. Quando il marito fu fatto prigioniero di guerra ne ottenne la liberazione. Si adoperò per migliorare le condizioni di vita dei carcerati e usò gran parte delle sue rendite per i poveri. Praticò un’austerità personale volta a una mortificazione offerta come segno concreto per chi viveva chiuso nel peccato e nell’egoismo. Principessa e penitente, sposa fedele e madre dolorosa, sovrana giusta e benefica, Edvige morì nel 1243 e subito venerata come santa, sia dai fedeli germanici che da quelli slavi.

 

 
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