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Senato, Pd vota no a uso intercettazioni di Azzollini. Casson si sospende dal partito


In giunta per l’immunità tutto il gruppo dem si è detto contrario alla richiesta di utilizzo delle registrazioni del senatore Ncd nell'ambito dell'inchiesta sul porto di Molfetta e il relatore del Partito democratico si è autosospeso. Dopo 9 mesi di rinvii, ora la decisione spetta all'Aula

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 7 ottobre 2014Commenti (481)


Più informazioni su: Antonio Azzollini, Felice Casson, Molfetta, PD, Trani.





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Il gruppo Pd vota compatto contro l’uso delle intercettazioni di Antonio Azzollini nell’inchiesta su una presunta truffa da 150 milioni e il relatore Felice Casson (Pd) si autosospende per protesta. Dopo nove mesi di rinvii, la giunta per le immunità del Senato è arrivata al voto sulla richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle conversazioni del presidente della commissione Bilancio del Senato in quota Nuovo centrodestra. La richiesta era arrivata a gennaio scorso dalla procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta sul porto di Molfetta. I senatori democratici, dopo aver chiesto dieci minuti di sospensione dei lavori, hanno votato contro la proposta di autorizzazione delle intercettazioni avanzata dal relatore Felice Casson. Dopo la bocciatura, il parlamentare democratico si è immediatamente sospeso dal gruppo. E ora il presidente della giunta Dario Stefano (Sel), dovrà nominare un nuovo relatore tra quelli che hanno detto “no” alla proposta del relatore.
Numerose le defezioni tra i senatori chiamati ad esprimersi sulla richiesta degli inquirenti. Forza Italia era assente. Elisabetta Maria Casellati è appena stata eletta al Csm, mentre Lucio Malan e Giacomo Caliendo non si sono presentati. Così, hanno detto no ai magistrati Ncd, Pd e Lega. Solo il Movimento 5 Stelle e Casson si sono detti a favore. La parola ora spetta all’Aula, dove la giunta si presenterà con la proposta di dire “no” alla procura di Trani. La ferita è però in casa del Partito democratico. In queste ore Palazzo Madama è chiamata a votare la fiducia al disegno di legge delega sul lavoro e la minoranza dem continua ad esprimere le sue perplessità. Lo strappo di Casson, da sempre su posizioni critiche, è l’ennesimo segnale dei rapporti tesi con il presidente del Consiglio e leader del partito.
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Se l’Aula confermerà la posizione della giunta, la Procura di Trani non potrà utilizzare le intercettazioni del senatore del Nuovo centrodestra ed ex sindaco di Molfetta. Azzollini è indagato nell’inchiesta sulla presunta maxifrode da 150 milioni per la costruzione del nuovo porto di Molfetta. Le indagini della procura hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale sia stato trasferito in favore del Comune barese, all’epoca dei fatti Azzollini era sindaco, un ingente “fiume di denaro pubblico“: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. Nell’ambito dell’inchiesta, dove sono indagate a vario titolo oltre 60 persone, sono stati arrestati un funzionario e un imprenditore. Gli indagati – ex amministratori pubblici e imprenditori – sono accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
La votazione era attesa da lungo tempo: la Giunta per le Immunità ha aspettato ben 9 mesi prima di esprimersi sul caso. La richiesta della Procura di Trani di poter utilizzare le intercettazioni e i tabulati telefonici relativi al presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama era stata trasmessa a Palazzo Madama il 21 gennaio scorso. Ma in nove mesi, ha sottolineato più volte l’opposizione, non si sarebbe riusciti a decidere per via delle “continue richieste di rinvio, acquisizione di nuovi documenti avanzata da più parti e convocazioni di altri organismi parlamentari proprio negli stessi orari in cui si riunisce la Giunta”.Un esempio: il primo ottobre la Giunta era stata convocata alle 13.30, ma esponenti del Ncd avrebbero fatto notare che alle 14 si sarebbe riunita la commissione Giustizia e pertanto sarebbe stato meglio un rinvio perché sarebbe stato a rischio il numero legale.