Ultima modifica di John Orr; 13-10-14 alle 09:15
Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.
Ripeto mi accontento anche di Kirzner, un mostro in confronto al fetente Keynes e tutto i suoi miserabili seguaci. Che poi, i politici parlano di Keynes, ma alla fine applicano Lenin. Keynes, per quanto aberrante, si limitava a dire che occorreva rapinare la gente con tasse, accise e multe solo nei periodi di forte crisi, per un anno o due al massimo, non certo in modo sistematico per decenni.
Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.
Boldrin non è certo ne un Liberista della scuola di Chicago e ne un Keynesiano. Almeno fosse. E' un costrutto Leninista in mano al PD, che parla di Liberismo, ma che in realtà pavoneggia un Leninismo leggermente meno oppressivo di Renzi.
Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.
qualcuno mi spiegherebbe la particolarità della scuola austriaca?
a livello epistemologico sono per il metodo logico deduttivo, al contrario del mainstream che tendenzialmente usa una metodologia statistico-induttivista.
"politicamente" sono liberisti, talmente liberisti da rappresentare la bestia nera anche per i liberisti di chicago.
La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.
L. von Mises
SILENDO LIBERTATEM SERVO
Purtroppo tutto è tornato alla normalità. Il Nobel dell'Economia non l'ha vinto Kirzner ma un francese terrificante che spiega come devono fare gli Stati a regolamentare i settori economici.
Puro delirio pianificatorio in stile sovietico. Da rabbrividire.
Il premio 2014 a Tirole - spiega ancora l’Accademia svedese delle scienze - riguarda «la sua analisi delle forze di mercato e della regolamentazione».
Tirole, definito «uno dei più influenti economisti del nostro tempo», «più di ogni altra cosa ha chiarito come capire e regolamentare i settori industriali con poche, potenti imprese dominanti» e i rispettivi «fallimenti dei meccanismi di mercato», come prezzi più alti rispetto a quanto sarebbe motivato dai costi, o la sopravvivenza di imprese improduttive attraverso meccanismi per bloccare l’ingresso di aziende nuove e più produttive, dando risposta a come i governi debbano disciplinare la concorrenza e regolamentare il monopolio, o gestire fusioni e cartelli d’imprese.
Le migliori politiche della concorrenza «devono essere attentamente adattate alle condizioni specifiche di ciascun settore industriale», si legge in una nota da Stoccolma. E in una serie di articoli e libri Tirole «ha presentato uno schema generale per progettare queste politiche e applicarle, aiutando i governi a «incoraggiare le imprese potenti a diventare più produttive e, allo stesso tempo, impedirgli di danneggiare la concorrenza e i clienti».
Ricordatevi la lezione di questo Tirole: i mercati falliscono; gli stati invece sono infallibili. Sono Dio in terra.
Ultima modifica di Mister Libertarian; 13-10-14 alle 16:04