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  1. #1
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    BREVE MA ESAUSTIVO

    NO AL POLITICAMENTE CORRETTO DEI CENTRI SOCIALI E DEGLI INTELLETTUALI


    Non si tratta certamente di diventare politicamente corretti, e quindi accettabili “moralmente” al mondo dei centri sociali ed al mondo degli intellettuali universitari di tipo azionista-antifascista (peraltro, da decenni in assenza completa di fascismo). Non è questo il problema, per una buona ragione.
    Ed infatti, sarebbe comunque impossibile, perché queste due forze, che sono in realtà una sola (i centri sociali sono la guardia plebea gratuita del ceto intellettuale universitario di sinistra), vivono di una rendita di posizione, e nessuno abbandona gratuitamente una rendita di posizione comoda. Per i centri sociali, il sogno dello scontro fisico con Casa Pound rappresenta la ragion d’essere della loro stessa esistenza, perché essi non dispongono né di cultura né di ragion d’essere storica, ma solo di spinellamento di gruppo e di musica ad altissimo volume. Lo stesso interesse per i migranti è un pretesto, perché essi vivono i migranti come un raddoppiamento mimetico della loro marginalità, con la differenza, in favore dei migranti, che i migranti vorrebbero volentieri integrarsi, se potessero (ed io appoggio interamente la loro giustificatissima intenzione di integrarsi, e non di vivere come auto emarginati pigri e parassitari). In quanto agli intellettuali antifascisti del moralismo azionista accademico, si tratta di un gruppo sociale parassitario, privo di proposte e di profili culturali reali. E’ allora del tutto normale che essi difendano rendite di posizione parassitarie, e facciano del continuo agitare di un antifascismo in assenza completa di fascismo la loro ragion d’essere storica. La maggior parte di questi miserabili sostiene il sionismo, la teologia interventista dei diritti umani, i tribunali internazionali per i nemici degli USA, la religione olocaustica, eccetera, ma si sentono superiori al “fascista” Berlusconi, alle sue veline, ed al cavaliere imbottito di Viagra. Costoro, deve essere chiaro, non sono un interlocutore, non sono titolari di un possibile convincimento razionale alla Habermas, eccetera. Costoro sono pappagalli del sistema, che difendono una rendita di posizione, e chi vive di rendita non è accessibile a ragionamenti di tipo socratico.

    Costanzo Preve, Sul comunismo e sul comunitarismo, maggio 2009

  2. #2
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Ottimo, anche se tale osservazione vale per la stragrande maggioranza dei CS, ma non per tutti.

  3. #3
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    BREVE MA ESAUSTIVO

    NO AL POLITICAMENTE CORRETTO DEI CENTRI SOCIALI E DEGLI INTELLETTUALI


    Non si tratta certamente di diventare politicamente corretti, e quindi accettabili “moralmente” al mondo dei centri sociali ed al mondo degli intellettuali universitari di tipo azionista-antifascista (peraltro, da decenni in assenza completa di fascismo). Non è questo il problema, per una buona ragione.
    Ed infatti, sarebbe comunque impossibile, perché queste due forze, che sono in realtà una sola (i centri sociali sono la guardia plebea gratuita del ceto intellettuale universitario di sinistra), vivono di una rendita di posizione, e nessuno abbandona gratuitamente una rendita di posizione comoda. Per i centri sociali, il sogno dello scontro fisico con Casa Pound rappresenta la ragion d’essere della loro stessa esistenza, perché essi non dispongono né di cultura né di ragion d’essere storica, ma solo di spinellamento di gruppo e di musica ad altissimo volume.
    L'accozzaglia peggiore di luoghi comuni da bar Sport di provincia, per di più pronunziata da uno studioso considerato da taluni acuto e trasgressivo.
    Nel corso della mia vita, ho criticato aspramente l'operato di molti centri sociali, sempre, però, dalla prospettiva di chi conosce a fondo quelle realtà ed è in grado di enumerarne i difetti, i pregi, le radicali differenze, le profonde distanze (non mi stancherò mai di ripetere quanto sia fuorviante pensare che un contenitore semantico generale come "centro sociale" possa esaurire in sé tutta la complessità del fenomeno).
    E' del tutto manifesta, invece, la scarsa preparazione dell'autore, la cui fonte di informazione privilegiata pare essere la consueta colluvie giornalistica o, a voler essere generosi, qualche voce distorta riportata da concittadini o sodali.
    Ad ogni modo, non stupisce più di tanto che una simile superficialità, condita di triti stereotipi, trovi terreno fertile tanto nelle menti meno avvezze alla riflessione quanto in quelle più allenate.
    "Una salus victis, nullam sperare salutem"

  4. #4
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Citazione Originariamente Scritto da Egomet Visualizza Messaggio
    L'accozzaglia peggiore di luoghi comuni da bar Sport di provincia, per di più pronunziata da uno studioso considerato da taluni acuto e trasgressivo.
    Nel corso della mia vita, ho criticato aspramente l'operato di molti centri sociali, sempre, però, dalla prospettiva di chi conosce a fondo quelle realtà ed è in grado di enumerarne i difetti, i pregi, le radicali differenze, le profonde distanze (non mi stancherò mai di ripetere quanto sia fuorviante pensare che un contenitore semantico generale come "centro sociale" possa esaurire in sé tutta la complessità del fenomeno).
    E' del tutto manifesta, invece, la scarsa preparazione dell'autore, la cui fonte di informazione privilegiata pare essere la consueta colluvie giornalistica o, a voler essere generosi, qualche voce distorta riportata da concittadini o sodali.
    Ad ogni modo, non stupisce più di tanto che una simile superficialità, condita di triti stereotipi, trovi terreno fertile tanto nelle menti meno avvezze alla riflessione quanto in quelle più allenate.
    Non sono d'accordo.

    Le battaglie dei CS e quelle dei baroni accademici, spesso e volentieri coincidono. L'idea dell'uomo/donna titolare di diritti civili, la macchina desiderante di deleuzeiana memoria, il laicismo fine a se stesso, l'antifascismo ossessivo/ossessionante in assenza di fascismo. Tutti temi che accomunano le due parti e che, spesso, le rendono alleate.

    Se dovessi riassumere il tutto: borghesia colta accademica e disobbedienti/antagonisti sono figli degeneri del libertarismo. Non del marxismo o del marxismo-leninismo.

    In passato hanno detto di aderire a questa linea, ma ora, in piena post-modernità, hanno gettato la maschera. Consapevolmente o meno. In questo senso è emersa la loro natura individualista e anti-autoritaria.

    Dove per anti-autoritarismo, intendo non l'opposizione al sistema capitalistico, bensì l'ostilità di fronte a determinati feticci "mostrificati" dall'occidente liberal/libertario: Putin, Berlusconi, i neofascisti, la figura dell'uomo, la famiglia ecc...

    Inoltre non si lotta più per "necessità" ma per "desiderio". Preve su quest'ultimo punto fu molto chiaro.
    Ultima modifica di LupoSciolto°; 13-10-14 alle 09:28

  5. #5
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    O meglio: si vuole far credere che la lotta sia spinta dal desiderio e non dalla necessità.

  6. #6
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Le battaglie dei CS e quelle dei baroni accademici, spesso e volentieri coincidono. L'idea dell'uomo/donna titolare di diritti civili, la macchina desiderante di deleuzeiana memoria, il laicismo fine a se stesso, l'antifascismo ossessivo/ossessionante in assenza di fascismo. Tutti temi che accomunano le due parti e che, spesso, le rendono alleate.

    Parlare di "battaglie dei centri sociali" come se esistesse una linea programmatica comune è inesatto, specie tenendo conto delle differenze, in certi casi davvero notevoli, tra gli stessi.
    Comunque, a parte la precisazione puntigliosa, gli elementi menzionati sono solo tracce di una contiguità teorica apparente, completamente smentita sul piano fattuale, sia negli obiettivi sia nelle modalità scelte.
    Agli accademici, prezzolati e colmi d'ossequio per i poteri forti come sono, poco importa della vera "macchina desiderante", laddove non sono mai satolli della retorica ad essa correlata.
    Del resto, hai mai assistito ad un tentativo da parte di un cattedratico di riappropriarsi di tempi e spazi mediante azioni forti dettate da un profondo desiderio? Il discorso vale anche per il buon Costanzo.
    Può darsi che ai cosiddetti intellettuali stiano a cuore i "diritti civili", ma un conto è firmare petizioni affinché vengano emanate leggi ad hoc da sfruttare per guadagnare consensi o visibilità, un altro è difendere l'autodeterminazione dell'individuo, a prescindere dall'ordinamento sociale vigente, anche in ambiti a torto ritenuti secondari come quello emotivo, quello sessuale, psicologico etc
    Per quanto concerne l'ossessione antifascista, non posso certo darti torto, infatti spesso e volentieri mi sono espresso in merito e trovo sia uno degli innumerevoli limiti di una buona parte del movimento legato ai centri sociali (sempre tenendo conto della fallacia di tale etichetta).

    Se dovessi riassumere il tutto: borghesia colta accademica e disobbedienti/antagonisti sono figli degeneri del libertarismo. Non del marxismo o del marxismo-leninismo.
    Steso il classico velo pietoso sui "disobbedienti", oramai-deo gratias- quasi estinti, ti posso dire che gli "antagonisti" (altro lemma da terreno sdrucciolevole), quando non di dichiarata estrazione anarchica, tentano di resuscitare pratiche e lotte che furono dell'Autonomia, spesso con alterni risultati, ma tant'è.
    Se stessimo parlando di ortodossia leninista, il tuo discorso non farebbe una piega; addentrandosi, invece, nel magmatico flusso del marxismo novecentesco, i confini divengono meno netti e più sfumati.
    In ogni caso, non trovo la querelle sulle appartenenze tanto avvincente.


    In passato hanno detto di aderire a questa linea, ma ora, in piena post-modernità, hanno gettato la maschera. Consapevolmente o meno. In questo senso è emersa la loro natura individualista e anti-autoritaria.
    Dal momento che è dai ruggenti settanta che si dichiarano "anti-autoritari", non mi sembra ci si debba stupire.
    Quando marxismo sarà divenuto sinonimo di autoritarismo, verranno aggiornati i dizionari filosofici.

    Dove per anti-autoritarismo, intendo non l'opposizione al sistema capitalistico, bensì l'ostilità di fronte a determinati feticci "mostrificati" dall'occidente liberal/libertario: Putin, Berlusconi, i neofascisti, la figura dell'uomo, la famiglia ecc...
    La lotta all'autoritarismo investe numerosi campi, non ultimo quello economico, inoltre lo scontro col capitalismo non è solo parte integrante, ma vero e proprio punto nodale delle teorie del movimento.
    Pensi forse che le critiche alla famiglia, per altro care anche al vostro mentore, alla superiorità di genere, alle figure despotiche etc non abbiano nessun legame con quelle al sistema capitalistico?
    Per quanto disprezzi molti militanti dell'area dei centri sociali, posso confermare di non averne mai trovato uno così sciocco da pensare che Berlusconi fosse il reale nemico e non una delle consuete pedine di Stato e capitale.


    Inoltre non si lotta più per "necessità" ma per "desiderio". Preve su quest'ultimo punto fu molto chiaro.
    [/QUOTE]

    Magari fosse così, invece si lotta per uniformarsi il più possibile ai dettami della "normalità" o per farsi incantare da un mito.
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  7. #7
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    PS a me della creazione di una "comunità umana" non importa nulla, ma credo che per voi sia fondamentale, quindi quali tra questi giudichereste più adatti allo scopo: i panegirici su Hegel di un professore o atti come la difesa delle famiglie del quartiere da sfratti e sgomberi,la creazione, e la conseguente protezione, di spazi e tempi collettivi, l'istituzione di forme di mutuo appoggio autogestite etc ?
    Quali potrebbero fornire gli elementi coesivi necessari per instaurare rapporti duraturi tra "compagni" (terminologia vostra e loro), ideale prodromo di una futura "comunità umana"?
    A me non interessa impegnarmi in una strenua difesa dei"CS", in fondo mi servo solamente di una serie di pratiche per fini squisitamente personali, forse però, anche alla luce di quanto emerso dai quesiti precedenti, dovrebbe interessare a voi.
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  8. #8
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Citazione Originariamente Scritto da Egomet Visualizza Messaggio
    A me non interessa impegnarmi in una strenua difesa dei"CS", in fondo mi servo solamente di una serie di pratiche per fini squisitamente personali...
    Sai che non avevamo alcun dubbio su questo?
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  9. #9
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Citazione Originariamente Scritto da Egomet Visualizza Messaggio

    Parlare di "battaglie dei centri sociali" come se esistesse una linea programmatica comune è inesatto, specie tenendo conto delle differenze, in certi casi davvero notevoli, tra gli stessi.
    Comunque, a parte la precisazione puntigliosa, gli elementi menzionati sono solo tracce di una contiguità teorica apparente, completamente smentita sul piano fattuale, sia negli obiettivi sia nelle modalità scelte.
    Agli accademici, prezzolati e colmi d'ossequio per i poteri forti come sono, poco importa della vera "macchina desiderante", laddove non sono mai satolli della retorica ad essa correlata.
    Del resto, hai mai assistito ad un tentativo da parte di un cattedratico di riappropriarsi di tempi e spazi mediante azioni forti dettate da un profondo desiderio? Il discorso vale anche per il buon Costanzo.
    Può darsi che ai cosiddetti intellettuali stiano a cuore i "diritti civili", ma un conto è firmare petizioni affinché vengano emanate leggi ad hoc da sfruttare per guadagnare consensi o visibilità, un altro è difendere l'autodeterminazione dell'individuo, a prescindere dall'ordinamento sociale vigente, anche in ambiti a torto ritenuti secondari come quello emotivo, quello sessuale, psicologico etc
    Per quanto concerne l'ossessione antifascista, non posso certo darti torto, infatti spesso e volentieri mi sono espresso in merito e trovo sia uno degli innumerevoli limiti di una buona parte del movimento legato ai centri sociali (sempre tenendo conto della fallacia di tale etichetta).



    Steso il classico velo pietoso sui "disobbedienti", oramai-deo gratias- quasi estinti, ti posso dire che gli "antagonisti" (altro lemma da terreno sdrucciolevole), quando non di dichiarata estrazione anarchica, tentano di resuscitare pratiche e lotte che furono dell'Autonomia, spesso con alterni risultati, ma tant'è.
    Se stessimo parlando di ortodossia leninista, il tuo discorso non farebbe una piega; addentrandosi, invece, nel magmatico flusso del marxismo novecentesco, i confini divengono meno netti e più sfumati.
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    Dal momento che è dai ruggenti settanta che si dichiarano "anti-autoritari", non mi sembra ci si debba stupire.
    Quando marxismo sarà divenuto sinonimo di autoritarismo, verranno aggiornati i dizionari filosofici.



    La lotta all'autoritarismo investe numerosi campi, non ultimo quello economico, inoltre lo scontro col capitalismo non è solo parte integrante, ma vero e proprio punto nodale delle teorie del movimento.
    Pensi forse che le critiche alla famiglia, per altro care anche al vostro mentore, alla superiorità di genere, alle figure despotiche etc non abbiano nessun legame con quelle al sistema capitalistico?
    Per quanto disprezzi molti militanti dell'area dei centri sociali, posso confermare di non averne mai trovato uno così sciocco da pensare che Berlusconi fosse il reale nemico e non una delle consuete pedine di Stato e capitale.


    Magari fosse così, invece si lotta per uniformarsi il più possibile ai dettami della "normalità" o per farsi incantare da un mito.

    1) Ma infatti il ceto accademico post sessantottino è la "mente". Il variegato mondo dei centri sociali, unito però sotto la stessa bandiera per quanto concerne molte proposte, è il "braccio armato". Metto l'aggettivo tra virgolette perché non è mia intenzione calunniare nessuno, fosse anche il mio peggior nemico, con accuse che in un primo momento potrebbero ricordare lo stile di un Vittorio Feltri *. Indubbio, comunque, che molto di quanto sostenuto dai soloni accademici sia sulle agende dei CS. Parlo, come già evidenziato, di temi anti-autoritari. Temi che a mio avviso non incidono realmente nell'elaborazione di una teoria autenticamente ed efficacemente anticapitalista. Lotta all'autorità (a volte anche a quella padronale), ma scarsa o nulla conoscenza delle dinamiche del sistema produttivo capitalistico globale e delle dinamiche del neo-imperialismo. Soprattutto di quello statunitense.

    2) Non è che condanno da un punto di vista etico pratiche care all'autonomia come l'occupazione della casa o l'esproprio detto "proletario". In alcune situazioni di NECESSITA’ posso pure giustificare queste azioni. Il problema , almeno per me, è sempre il solito: perché non c'è un partito comunista autentico pronto a sostenere battaglie riguardanti questi temi? Dobbiamo noi comunisti lasciare il testimone ad anarcume e neofascisti atlantisti (leggi CPI) ? Il problema non è di poco conto ma ha attinenza con settarismi, prime donne, lettura anacronistica del pensiero m-l e molto altro. Di strada da fare ce n'è moltissima.

    3) L'anti-autoritarismo non basta ad emancipare e a rivitalizzare il marxismo dopo taluni fallimenti che lo hanno investito in occidente. L'anti-autoritarismo, poi, si ferma spesso e volentieri di fronte a taluni feticci (famiglia patriarcale, cattivone autoritario di turno, gruppuscoli neofascisti) e non si muove, come già scritto, nell'ottica di una intelligente, sistematica e "globale" critica al capitalismo. In alcune situazioni, non tutte ovvio, è il paravento per giustificare condotte di vita improntate sul libertinaggio. Si abbia almeno il coraggio, in questi casi, di ammetterlo pubblicamente.

    4) SI FA CREDERE che la lotta sia dettata dal desiderio e non dalla necessità. Effettivamente ho impostato male la frase, poi però mi sono corretto.


    * La critica al variegato mondo dei CS/CSOA non è prerogativa della destra legalitaria, come potrebbe sembrare a molti. Non sono quindi Vittorio Feltri e Matteo Salvini gli unici che possono puntare il dito contro queste esperienze.
    Ultima modifica di LupoSciolto°; 14-10-14 alle 07:27

  10. #10
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    Predefinito Re: Preve sugli accademici e sulla loro manovalanza (centri sociali)

    Citazione Originariamente Scritto da Egomet Visualizza Messaggio
    PS a me della creazione di una "comunità umana" non importa nulla, ma credo che per voi sia fondamentale, quindi quali tra questi giudichereste più adatti allo scopo: i panegirici su Hegel di un professore o atti come la difesa delle famiglie del quartiere da sfratti e sgomberi,la creazione, e la conseguente protezione, di spazi e tempi collettivi, l'istituzione di forme di mutuo appoggio autogestite etc ?
    Quali potrebbero fornire gli elementi coesivi necessari per instaurare rapporti duraturi tra "compagni" (terminologia vostra e loro), ideale prodromo di una futura "comunità umana"?
    A me non interessa impegnarmi in una strenua difesa dei"CS", in fondo mi servo solamente di una serie di pratiche per fini squisitamente personali, forse però, anche alla luce di quanto emerso dai quesiti precedenti, dovrebbe interessare a voi.
    Nessuno condanna certe pratiche "in se". Qui , ripeto, si lamenta l'assenza di gruppi autenticamente comunisti nel portare avanti battaglie SOCIALI come l'occupazione della casa, la lotta al caro vita ecc...
    L'analisi di Preve, che non è il mentore di nessuno ma solo un acuto studioso del pensiero marxista, ne esce comunque intatta.

 

 
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