Internet si è sviluppata a una velocità impressionante, ha aperto i confini del mondo, ha aumentato la libertà di potersi esprimere (anche alle piattole stataliste stesse purtroppo), ha creato milioni di posti di lavoro in un settore completamente nuovo, il tutto con costi bassissimi, senza interventi pubblici (soldi NOSTRI) e/o regolamentazioni burocratiche fatte da parassiti mantenuti per allargare la base elettorale.
L’internet che conosciamo oggi è nata grazie all’iniziativa individuale di alcuni privati e grazie a questo fino ad oggi è rimasta completamente LIBERA!
Ora una masnada di incompetenti statalisti bastardi vorrebbe rovinare l’unico esempio perfettamente funzionante di un sistema realmente liberale che esiste!
Con tutto il cuore auguro a questi deliri mentali scaturiti dal solito “pensiero” collettivista e regolamentatore di disperdersi prima di riuscire nell’intento di attuare tale obbrobrio.
Se non siete degli appassionati della rete questo articolo potrebbe sembrarvi irrilevante. Potreste non volerlo finire. Sappiate che vi comprendo e non vi giudico male per questo. Ma quando butteranno giù a calci la vostra porta per venirvi a prendere per qualcosa che forse un giorno potreste fare, ricordatevi di cosa avete fatto invece di investire dieci minuti del vostro tempo per incazzarvi e protestare. Potreste non avere l’occasione di farlo mai più.
La legge di cui parlerò è stata scritta da un tale Rodotà. Non siate troppo cattivi con lui. Soffre di allucinazioni. in particolare, si è convinto che la Costituzione Italiana sia bellissima. Da questa tragica patologia deriva il delirio che vi descriverò a breve, che coinvolge l’idea che lo Stato sia il vostro miglior custode. Non prendetevela con lui, ma con Basaglia.
Partiamo. E’ in discussione, alla Camera, una proposta di costituzione per internet. Serve a proteggere, si dice, la persona dai cattivoni del mercato. Figo vero? La mia storia, però, inizia un anno fa. A Francoforte sul Meno, all’ID World, un consesso di altissimo livello in cui parlava dei temi legati all’identità. Il tema dell’anno era, ovviamente, l’Identità Digitale. L’organizzatrice, Sophie B. de la Gironday, una delle avanguardie nel settore, presentò un tavolo di lavoro sul tema di cui si dovrebbe occupare questa legge. Ovviamente in maniera molto più professionale e competente di come Rodotà potrà mai fare, ma dopotutto è la differenza tra fare le cose ed insegnarle. Si discuteva in sostanza di questo: è giusto, è SICURO che Google sappia di me cose come i libri che leggo? Cosa compro? Cosa mangio? Siamo sicuri che, data una mole di dati sempre crescente e senza limiti visibili, Google un giorno non riesca a prevedere cosa farò?
Perchè se fosse possibile si aprirebbe un mercato molto inquietante. Si venderebbero il nostro futuro.La risposta, ovviamente, era no. Molto meglio che gli Stati ci proteggano. Questa idea era molto intrigante. Nella sessione pomeridiana, durante il dibattito, feci questa domanda: “D’accordo, non è sicuro che Google sappia tutte queste cose di me. Ma l’ultima volta che ho controllato Brin e Page non avevano una polizia che poteva sfondarmi la porta di casa, armata. E non avevano nemmeno un esercito per bombardarmi. O delle celle dove farmi riflettere sull’importanza della libertà. Siamo sicuri che sia sicuro che VOI, rappresentanti di eminenti governi armati fino ai denti, abbiate quei dati?”.
Il gelo scese in sala. Perchè il problema è esattamente questo: Big Data, ovvero i quintillioni di informazioni prodotti giornalmente nelle mani sbagliate potrebbero fare danni incalcolabili. E se l’Olocausto ci ha insegnato qualcosa, nulla più di un’anagrafe efficiente interessa ad un dittatore.
Ecco, Rodotà vuole esattamente questo. Il monopolio del Big Data. Egli, infatti, nella sua schizofrenica proposta, non vieta la raccolta delle informazioni. Ne vieta l’uso. Ergo, voi date i dati a Google, poi il governo gli buca, legalmente ovviamente, il sistema e glieli frega.
O se li fa dare. Do you remember Nsa? Ecco, appunto. L’unico modo per proteggersi da questo è tenere lo Stato fuori, ovvero consentire ad un mercato globale, veloce e reattivo di fregare il sistema. Più legacci gli mettete, meglio preparate il pasto al Leviatano. Tutte le altre boiate, che vedremo rapidamente sotto, sono lucine per gli allocchi.
Infatti questa analisi non la leggerete ovunque, sono tutti impegnati a decidere se sia una legge bavaglio o meno. Dementi. Il bavaglio arriverà con calma a casa, ma non certo per due fesserie diffamatorie su Facebook. Perchè le esigenze di sicurezza, dietro cui ogni dittatura sempre si barrica, sono innumerevoli. E il sistema delle intercettazioni ci dimostra ogni giorno che per sapere che reati vengono commessi, si devono prima acquisire TUTTI i dati. Quindi non esisteranno zone franche. Non esisterà più riservatezza. Non esisterò, in una sola parola, più libertà.
L’ancora di salvezza, che rende il lavoro di Rodotà un mero ed accademico esercizio di stile è che PER ORA siamo abbastanza soli. Per ora. Domani, chissà. Domani, ve lo ricordo, sarà il giorno in cui protestare sarà inutile e pericoloso.Il contorno della legge è del tutto irrilevante: si garantiscono diritti senza previsioni od impegni di spesa: tipo garantire a tutti l’accesso paritetico ad internet.
Il che è ridicolo. Sappiate, comunque, che vi addebiteranno le connessioni veloci per i vostri fratelli immigrati. Questo è certo, il resto boh vedremo. Ma vi assicuro, è tutto secondario rispetto al fatto che lasceranno accumulare i dati per poi fregarseli di imperio sulla punta di quelle pistole che Google non ha interesse ad avere. Al contrario vostro. Voi dovreste avere un interesse primario, quando butteranno giù a calci la vostra, ad uscire con le mani in alto e la pistola pronta.
Luca Rampazzo